Personaggi: Bill, Tom
Genere: Sci-Fi, Angst
Avvisi: Slash, lemon, AU, WIP
Rating: R
Capitoli: 7 (on hiatus)
Note: La storia nasce eoni fa. Inizialmente era un’idea vaga che, per arrivare dove poi è arrivata, è passata attraverso svariate mani e cervelli fino ad approdare ad un progetto quantomeno singolare.
La trama fu buttata giù dalla sottoscritta in treno, nella tratta Milano-Saronno, poi – causa blocco dello sceneggiatore e conseguente panico – fu comunicata a Majestrix nella quale la vostra affezionatissima ripone una gran fiducia. Majestrix creò, in venti minuti, quello che alla storia mancava. Si pensò inizialmente di scriverla a quattro mani ma c’era un problema fondamentale: la lingua in cui scriverla. Dopo svariate opzioni, tutte scartate – che per altro comprendevano la mia inconciliabile necessità di scrivere una storia di duemila capitoli e la sua struttura di sole sette parti, o quasi – ne abbiamo concluso che avremmo scritto due storie diverse a partire dallo stesso concetto iniziale.
Riassunto: Bevi il tuo succo d'arancia, avanti.
Genere: Sci-Fi, Angst
Avvisi: Slash, lemon, AU, WIP
Rating: R
Capitoli: 7 (on hiatus)
Note: La storia nasce eoni fa. Inizialmente era un’idea vaga che, per arrivare dove poi è arrivata, è passata attraverso svariate mani e cervelli fino ad approdare ad un progetto quantomeno singolare.
La trama fu buttata giù dalla sottoscritta in treno, nella tratta Milano-Saronno, poi – causa blocco dello sceneggiatore e conseguente panico – fu comunicata a Majestrix nella quale la vostra affezionatissima ripone una gran fiducia. Majestrix creò, in venti minuti, quello che alla storia mancava. Si pensò inizialmente di scriverla a quattro mani ma c’era un problema fondamentale: la lingua in cui scriverla. Dopo svariate opzioni, tutte scartate – che per altro comprendevano la mia inconciliabile necessità di scrivere una storia di duemila capitoli e la sua struttura di sole sette parti, o quasi – ne abbiamo concluso che avremmo scritto due storie diverse a partire dallo stesso concetto iniziale.
Riassunto: Bevi il tuo succo d'arancia, avanti.
File 000
La casa è completamente immersa nel buio, non ci sono neanche i lampioni là fuori a dare conforto e le luci private sono proibite.
La Corporazione ha dato ordine che dopo le undici nessuna luce venga accesa; le sanzioni per chi infrange la regola sono troppo alte, così tutti obbediscono e nessuno chiede il perché. Solo il grosso riflettore sulla collina di Komat è acceso e vomita un'intensa luce verde sulle celle di detenzione nella città vecchia, perché i condannati non possano mai dormire in pace. Molti di loro impazziscono per la mancanza di sonno, altri si cavano gli occhi prima che questo accada.
Sono brutti posti quelli, dove la gente perde la testa e la propria identità. Così dice Gordon. Gordon è il loro patrigno e loro credono sempre a quello che dice perchè lui non ha mai mentito. Jorg invece ha lasciato sola la mamma e, visto che non sanno più nulla di lui, Tom spera sempre che si trovi in una delle peggiori celle del carcere, tormentato dalla luce verde. Gordon dice che non è una bella cosa da dire ma a lui non importa.
La città è buia fuori dalla finestra. Nel buio ci sono cose oscure che frusciano.
"La mamma non c'è," mormora Bill, rannicchiandosi tra le braccia di Tom. E' un codice quello, il suo modo di dire che vuole fare l'amore e non sarà certo lui a infrangere i suoi desideri.
La mamma non c'è davvero. Lei e Gordon sono partiti il giorno prima per raggiungere la Fiera della Vecchia Parigi oltre il confine occidentale. Sperano che là la gente compri loro qualcosa. Mamma ha detto che quest'inverno non hanno venduto molte stoffe. Ci vorranno tre giorni di viaggio se la Corporazione non li ferma. E' già successo e Gordon era preoccupato prima di partire ma a Tom adesso non importa perchè suo fratello si è sollevato per fissarlo nel buio.
Non ha bisogno di nessuna luce per vederlo, è abituato. E poi guardare Bill è come guardarsi allo specchio, perchè sono gemelli omozigoti e l'unica cosa che davvero li distingue sono i due nei che Tom ha sul collo; ma nessuno se ne accorge mai di quei due minuscoli puntini neri.
Come Tom, Bill è alto e magro; non pesa quasi niente. Ha gli occhi ambrati e i capelli di un biondo lucido e corposo, acconciati in ciocche rasta che gli scendono morbide sulle spalle. Mamma Simone non voleva che se le facesse ma Bill non avrebbe mai accettato di differire da Tom in qualche modo.
Sono così uguali che quando si muovono, a volte, fanno paura. Ai vicini non piacciono molto e nessuno di loro fa giocare volentieri i loro figli con i gemelli Trumper. A Bill e Tom non importa, non è mai stato un problema isolarsi nel loro piccolo mondo.
"Tomi?" La voce di Bill è la cosa che Tom preferisce ascoltare. Suo fratello canta, di tanto in tanto, e quella città così grigia sembra un posto migliore. Torna a guardarlo e gli sorride.
"Sì?"
"Possiamo?" Chiede. Il suo sorriso gli dice che ha già deciso. Bill non aspetta mai il suo permesso per questo. Sa che Tom non si tirerebbe indietro per tutto l'oro del mondo. Lo bacia piano sulle labbra e poi approfondisce quel bacio, costringendo Tom ad aprire la bocca.
Tom lascia scivolare le mani sul corpo del gemello, che è più piccolo di lui soltanto di dieci minuti. Bill geme sotto le sue dita e inarca la schiena quando lo accarezza tra le gambe, piano.
La casa è vuota e lui sa che Bill ne approfitterà per gridare. Gli ansimi deliziosi che riuscirà a strappargli con i baci e le carezze si trasformeranno in grida di piacere e Tom sa che sarà costretto a chiudere gli occhi mentre il fratello grida il suo nome perché è troppo bello da sopportare.
Spinge delicatamente Bill sopra il materasso e si distende sopra di lui. Le abili mani di suo fratello lo spogliano della maglietta e gli accarezzano le spalle. Tom affonda il viso nel collo del gemello, il suo profumo è concentrato lì e adora inspirare dalla sua pelle.
Tom non sa quando i loro abiti finiscono a terra, non se ne rende mai conto. Le labbra di suo fratello e la sua lingua lo distraggono al punto da non sentire né percepire più niente se non il corpo di Bill sotto il suo e l'armonia della sua voce che gli chiede implorante più veloce, più forte, di continuare.
Bill allarga le gambe e fa posto al suo corpo, trema e sorride chiedendogli un altro bacio. Tom lo adora, letteralmente.
Sono sempre stati molto legati ma qualcosa è cambiato tra loro qualche anno prima; sono anime gemelle ormai, non c'è niente che possa separarli. Mamma non vorrebbe, lo sanno, ma nessuna regola vale quando si tratta di loro due. Hanno bisogno l'uno dell'altro come non hanno mai avuto davvero bisogno di niente in vita loro. Per Bill non è sufficiente ricevere da Tom coccole fraterne. Tom non può mai fare a meno di toccare Bill nei posti che sa. E' un bisogno fisico incontrollato. E' la necessità di mostrare amore nel modo più profondo che conoscono e quello oggettivamente più piacevole.
Bill gli cattura di nuovo le labbra in un bacio così umido da sciogliere qualcosa nel ventre di Tom.
Sente il calore di suo fratello così vicino da diventare quasi doloroso e all'improvviso il desiderio di averlo si fa devastante. Come sempre.
Lascia scivolare le dita bagnate di saliva tra le cosce di Bill che geme di nuovo e si inarca. "Fa piano," mormora.
Tom annuisce, osserva il viso di Bill contrarsi in una smorfia e poi allentarsi di nuovo mentre si stringe un labbro tra i denti. Tom può sentirlo da dentro, sa dove toccare; trova che sia bellissimo starlo a guardare, non guarderebbe nient'altro per tutta la vita.
Poi Bill gli tende le braccia e Tom si distende piano, appoggia la fronte alla sua e nessuno dei due si sogna di chiudere gli occhi. Devono guardarsi. Sempre.
"Non allontanare lo sguardo," sussurra Bill.
"Non lo farò."
E si guardano mentre Tom lo fa, il più dolcemente possibile perché mai si azzarderebbe a fargli del male o a non esserci, a non essere là per lui e con lui, anche se lo vuole così disperatamente che c'è da perderci la testa.
Bill si perde nei movimenti di Tom. Lo stringe forte a sé, per sentirlo ancora più vicino e geme nelle sue orecchie.
La stanza si riempie dei loro respiri pesanti. La città fuori non ha più alcun senso. Tom sente il corpo nudo di suo fratello scivolare sotto di sé, afferra i fianchi magri così identici ai suoi e spinge con più forza senza mai staccare gli occhi dai suoi. Glielo ha promesso.
Lo lascia gridare, finché non sente il bisogno di coprire quella bocca rossa con la sua, di stringerlo a sé e perdersi completamente, sciogliendosi nel suo corpo come anche Bill sta facendo tra le sue dita.
"Ti amo," mormora Bill.
Tom gli scosta una ciocca bionda dagli occhi e sorride. "Ti-"
Ma entrano loro ed è tutto finito.
Sono dieci uomini vestiti di nero.
Tom capirà soltanto in seguito quanti sono, quello che capisce al momento è la gran confusione che fanno invadendo la sua stanza. Non ha idea di come siano entrati in casa senza farsi sentire ma di certo hanno smesso di essere silenziosi.
Circondano il letto, Bill è confuso e spaventato. Grida e si stringe a lui, solo vagamente cosciente della propria nudità e della propria posizione.
Gli uomini si immobilizzano. Quello più vicino a Tom fa una smorfia, vedendoli. "Cazzo, ma stanno scopando," sputa fuori. Ha il viso coperto fino al naso ma Tom non ha bisogno di vedergli la faccia per sentire il disgusto che trasuda dalla sua voce.
"Quelli stanno diventando sempre più perversi nelle loro richieste," commenta qualcun altro.
Segue un coro tra risate e altri commenti. Tom non sente niente. Vede solo l'uomo di fronte a lui che continua a guardarli. Bill fra le sue braccia sta tremando.
"Chi diavolo siete?" Chiede, cercando di suonare minaccioso. Si inginocchia sul letto, tenendo Bill stretto a sé. Suo fratello sta cercando di coprirsi, continua a mormorargli nell'orecchio.
Nessuno ascolta Tom. "Quale prendiamo, signore?" Chiede un altro.
Il primo dev'essere il capo, anche se non ha alcun segno distintivo che possa indicarlo come tale. Ognuno di quei dettagli tornerà alla mente di Tom soltanto dopo. "Uno o l'altro, non fa nessuna differenza."
Tom si fa immediatamente avanti. Nessuno può toccare suo fratello. "Prendete me," esclama. Non sa per cosa. Non sa chi. Ma tutto perde importanza di fronte alla possibilità che Bill ci vada di mezzo.
"Tom, no!" Suo fratello cerca di fermarlo.
L'uomo sorride. "Allora prendiamo l'altro."
"No!"
Tom si volta per proteggere Bill ma due uomini lo afferrano per le braccia e lo tengono fermo mentre altri due trascinano Bill giù dal letto. Suo fratello scalcia e urla ma non riesce a liberarsi, la stretta è troppo forte.
"Lasciatelo stare!" Tom grida più forte che può.
"Tomi!"
Trascinano Bill sul pavimento, ancora nudo. Qualcuno di loro gli getta addosso la coperta del letto ma nessuno si prende la briga di tirarlo di nuovo su in piedi. Bill riesce a liberare un braccio, lo allunga verso Tom ma lui non può afferrare la sua mano perché quelle bestie lo tengono fermo.
"Tomi, ti prego!"
"Toglietegli le mani di dosso luridi figli di puttana!"
Il capo lo colpisce alla testa con il calcio del fucile che sta imbracciando, quindi si volta senza degnare Tom di un altro sguardo. Qualcosa sfrigola all'altezza del suo orecchio. Un auricolare. "Obbiettivo completato"
"Ottimo generale, Dreig"
A Tom si sta annebbiando la vista.
L'ultima cosa che vede è il fratello che trema e lo sguardo di paura che c'è nei suoi occhi.
La casa è completamente immersa nel buio, non ci sono neanche i lampioni là fuori a dare conforto e le luci private sono proibite.
La Corporazione ha dato ordine che dopo le undici nessuna luce venga accesa; le sanzioni per chi infrange la regola sono troppo alte, così tutti obbediscono e nessuno chiede il perché. Solo il grosso riflettore sulla collina di Komat è acceso e vomita un'intensa luce verde sulle celle di detenzione nella città vecchia, perché i condannati non possano mai dormire in pace. Molti di loro impazziscono per la mancanza di sonno, altri si cavano gli occhi prima che questo accada.
Sono brutti posti quelli, dove la gente perde la testa e la propria identità. Così dice Gordon. Gordon è il loro patrigno e loro credono sempre a quello che dice perchè lui non ha mai mentito. Jorg invece ha lasciato sola la mamma e, visto che non sanno più nulla di lui, Tom spera sempre che si trovi in una delle peggiori celle del carcere, tormentato dalla luce verde. Gordon dice che non è una bella cosa da dire ma a lui non importa.
La città è buia fuori dalla finestra. Nel buio ci sono cose oscure che frusciano.
"La mamma non c'è," mormora Bill, rannicchiandosi tra le braccia di Tom. E' un codice quello, il suo modo di dire che vuole fare l'amore e non sarà certo lui a infrangere i suoi desideri.
La mamma non c'è davvero. Lei e Gordon sono partiti il giorno prima per raggiungere la Fiera della Vecchia Parigi oltre il confine occidentale. Sperano che là la gente compri loro qualcosa. Mamma ha detto che quest'inverno non hanno venduto molte stoffe. Ci vorranno tre giorni di viaggio se la Corporazione non li ferma. E' già successo e Gordon era preoccupato prima di partire ma a Tom adesso non importa perchè suo fratello si è sollevato per fissarlo nel buio.
Non ha bisogno di nessuna luce per vederlo, è abituato. E poi guardare Bill è come guardarsi allo specchio, perchè sono gemelli omozigoti e l'unica cosa che davvero li distingue sono i due nei che Tom ha sul collo; ma nessuno se ne accorge mai di quei due minuscoli puntini neri.
Come Tom, Bill è alto e magro; non pesa quasi niente. Ha gli occhi ambrati e i capelli di un biondo lucido e corposo, acconciati in ciocche rasta che gli scendono morbide sulle spalle. Mamma Simone non voleva che se le facesse ma Bill non avrebbe mai accettato di differire da Tom in qualche modo.
Sono così uguali che quando si muovono, a volte, fanno paura. Ai vicini non piacciono molto e nessuno di loro fa giocare volentieri i loro figli con i gemelli Trumper. A Bill e Tom non importa, non è mai stato un problema isolarsi nel loro piccolo mondo.
"Tomi?" La voce di Bill è la cosa che Tom preferisce ascoltare. Suo fratello canta, di tanto in tanto, e quella città così grigia sembra un posto migliore. Torna a guardarlo e gli sorride.
"Sì?"
"Possiamo?" Chiede. Il suo sorriso gli dice che ha già deciso. Bill non aspetta mai il suo permesso per questo. Sa che Tom non si tirerebbe indietro per tutto l'oro del mondo. Lo bacia piano sulle labbra e poi approfondisce quel bacio, costringendo Tom ad aprire la bocca.
Tom lascia scivolare le mani sul corpo del gemello, che è più piccolo di lui soltanto di dieci minuti. Bill geme sotto le sue dita e inarca la schiena quando lo accarezza tra le gambe, piano.
La casa è vuota e lui sa che Bill ne approfitterà per gridare. Gli ansimi deliziosi che riuscirà a strappargli con i baci e le carezze si trasformeranno in grida di piacere e Tom sa che sarà costretto a chiudere gli occhi mentre il fratello grida il suo nome perché è troppo bello da sopportare.
Spinge delicatamente Bill sopra il materasso e si distende sopra di lui. Le abili mani di suo fratello lo spogliano della maglietta e gli accarezzano le spalle. Tom affonda il viso nel collo del gemello, il suo profumo è concentrato lì e adora inspirare dalla sua pelle.
Tom non sa quando i loro abiti finiscono a terra, non se ne rende mai conto. Le labbra di suo fratello e la sua lingua lo distraggono al punto da non sentire né percepire più niente se non il corpo di Bill sotto il suo e l'armonia della sua voce che gli chiede implorante più veloce, più forte, di continuare.
Bill allarga le gambe e fa posto al suo corpo, trema e sorride chiedendogli un altro bacio. Tom lo adora, letteralmente.
Sono sempre stati molto legati ma qualcosa è cambiato tra loro qualche anno prima; sono anime gemelle ormai, non c'è niente che possa separarli. Mamma non vorrebbe, lo sanno, ma nessuna regola vale quando si tratta di loro due. Hanno bisogno l'uno dell'altro come non hanno mai avuto davvero bisogno di niente in vita loro. Per Bill non è sufficiente ricevere da Tom coccole fraterne. Tom non può mai fare a meno di toccare Bill nei posti che sa. E' un bisogno fisico incontrollato. E' la necessità di mostrare amore nel modo più profondo che conoscono e quello oggettivamente più piacevole.
Bill gli cattura di nuovo le labbra in un bacio così umido da sciogliere qualcosa nel ventre di Tom.
Sente il calore di suo fratello così vicino da diventare quasi doloroso e all'improvviso il desiderio di averlo si fa devastante. Come sempre.
Lascia scivolare le dita bagnate di saliva tra le cosce di Bill che geme di nuovo e si inarca. "Fa piano," mormora.
Tom annuisce, osserva il viso di Bill contrarsi in una smorfia e poi allentarsi di nuovo mentre si stringe un labbro tra i denti. Tom può sentirlo da dentro, sa dove toccare; trova che sia bellissimo starlo a guardare, non guarderebbe nient'altro per tutta la vita.
Poi Bill gli tende le braccia e Tom si distende piano, appoggia la fronte alla sua e nessuno dei due si sogna di chiudere gli occhi. Devono guardarsi. Sempre.
"Non allontanare lo sguardo," sussurra Bill.
"Non lo farò."
E si guardano mentre Tom lo fa, il più dolcemente possibile perché mai si azzarderebbe a fargli del male o a non esserci, a non essere là per lui e con lui, anche se lo vuole così disperatamente che c'è da perderci la testa.
Bill si perde nei movimenti di Tom. Lo stringe forte a sé, per sentirlo ancora più vicino e geme nelle sue orecchie.
La stanza si riempie dei loro respiri pesanti. La città fuori non ha più alcun senso. Tom sente il corpo nudo di suo fratello scivolare sotto di sé, afferra i fianchi magri così identici ai suoi e spinge con più forza senza mai staccare gli occhi dai suoi. Glielo ha promesso.
Lo lascia gridare, finché non sente il bisogno di coprire quella bocca rossa con la sua, di stringerlo a sé e perdersi completamente, sciogliendosi nel suo corpo come anche Bill sta facendo tra le sue dita.
"Ti amo," mormora Bill.
Tom gli scosta una ciocca bionda dagli occhi e sorride. "Ti-"
Ma entrano loro ed è tutto finito.
Sono dieci uomini vestiti di nero.
Tom capirà soltanto in seguito quanti sono, quello che capisce al momento è la gran confusione che fanno invadendo la sua stanza. Non ha idea di come siano entrati in casa senza farsi sentire ma di certo hanno smesso di essere silenziosi.
Circondano il letto, Bill è confuso e spaventato. Grida e si stringe a lui, solo vagamente cosciente della propria nudità e della propria posizione.
Gli uomini si immobilizzano. Quello più vicino a Tom fa una smorfia, vedendoli. "Cazzo, ma stanno scopando," sputa fuori. Ha il viso coperto fino al naso ma Tom non ha bisogno di vedergli la faccia per sentire il disgusto che trasuda dalla sua voce.
"Quelli stanno diventando sempre più perversi nelle loro richieste," commenta qualcun altro.
Segue un coro tra risate e altri commenti. Tom non sente niente. Vede solo l'uomo di fronte a lui che continua a guardarli. Bill fra le sue braccia sta tremando.
"Chi diavolo siete?" Chiede, cercando di suonare minaccioso. Si inginocchia sul letto, tenendo Bill stretto a sé. Suo fratello sta cercando di coprirsi, continua a mormorargli nell'orecchio.
Nessuno ascolta Tom. "Quale prendiamo, signore?" Chiede un altro.
Il primo dev'essere il capo, anche se non ha alcun segno distintivo che possa indicarlo come tale. Ognuno di quei dettagli tornerà alla mente di Tom soltanto dopo. "Uno o l'altro, non fa nessuna differenza."
Tom si fa immediatamente avanti. Nessuno può toccare suo fratello. "Prendete me," esclama. Non sa per cosa. Non sa chi. Ma tutto perde importanza di fronte alla possibilità che Bill ci vada di mezzo.
"Tom, no!" Suo fratello cerca di fermarlo.
L'uomo sorride. "Allora prendiamo l'altro."
"No!"
Tom si volta per proteggere Bill ma due uomini lo afferrano per le braccia e lo tengono fermo mentre altri due trascinano Bill giù dal letto. Suo fratello scalcia e urla ma non riesce a liberarsi, la stretta è troppo forte.
"Lasciatelo stare!" Tom grida più forte che può.
"Tomi!"
Trascinano Bill sul pavimento, ancora nudo. Qualcuno di loro gli getta addosso la coperta del letto ma nessuno si prende la briga di tirarlo di nuovo su in piedi. Bill riesce a liberare un braccio, lo allunga verso Tom ma lui non può afferrare la sua mano perché quelle bestie lo tengono fermo.
"Tomi, ti prego!"
"Toglietegli le mani di dosso luridi figli di puttana!"
Il capo lo colpisce alla testa con il calcio del fucile che sta imbracciando, quindi si volta senza degnare Tom di un altro sguardo. Qualcosa sfrigola all'altezza del suo orecchio. Un auricolare. "Obbiettivo completato"
"Ottimo generale, Dreig"
A Tom si sta annebbiando la vista.
L'ultima cosa che vede è il fratello che trema e lo sguardo di paura che c'è nei suoi occhi.