Personaggi: un vampiro, uno zombie, un giornalista
Genere: Comico
Avvisi: Slash, crack!Fic
Rating: R
Prompt: Scritta in occasione della notte bianca di Halloween a Mari di Challenge (prompt: vampiro/zombie)
Note: Questa storia è folle, nonché il segno evidente del mio squilibrio mentale. Contiene due citazioni (che lampeggiano come due scritte al neon, quindi più che di citazioni si tratta di didascalie). Chi le coglie?
Riassunto: "E com'è iniziata questa relazione?"
Genere: Comico
Avvisi: Slash, crack!Fic
Rating: R
Prompt: Scritta in occasione della notte bianca di Halloween a Mari di Challenge (prompt: vampiro/zombie)
Note: Questa storia è folle, nonché il segno evidente del mio squilibrio mentale. Contiene due citazioni (che lampeggiano come due scritte al neon, quindi più che di citazioni si tratta di didascalie). Chi le coglie?
Riassunto: "E com'è iniziata questa relazione?"
“E com'è iniziata questa relazione?” Chiede il giornalista. E' un uomo biondo, sulla trentina, con un paio di occhiali spessi che danno l'impressione di stargli sul naso più che altro per fare scena e per dargli un'aria da intellettuale che altrimenti il viso quasi infantile gli toglierebbe. Fa il giornalista per un qualche giornale importante, dice. Ne ha il tesserino, ma questo non vuol dire niente.
“Questa è una storia lunga,” dice il vampiro, accavallando le gambe.
“Abbiamo tempo,” sorride il giornalista.
Il vampiro lo guarda con aria dubbiosa. “Se permette, io ho tempo. Lei non tanto,” commenta. “Comunque, se vuole sprecare quel poco che ha, non sarò certo io ad impedirglielo.”
Il giornalista deglutisce perché la creatura lo mette giustamente in ansia e anche perché, francamente, non capisce se gli resta poco tempo perché il vampiro vuole ammazzarlo o perché i cinquanta o sessanta anni di vita che gli restano sono certo pochi a fronte dell'eternità che aspetta lui. “Come vi siete conosciuti?” Chiede, deglutendo nel tentativo di ricacciare nello stomaco un nodo grosso come il pugno della sua mano.
“In un giardino,” annuisce il vampiro. “Egli si diletta con piante e fiori.”
“Le coltiva.”
“Più che altro le mangia,” risponde il vampiro, per poi sorridere con affetto. “Ma sa, è come i bambini. E'... come si dice? Ah sì! Nella fase orale. Esplora attraverso la bocca, mangia tutto ciò che gli si para davanti.”
Il giornalista si schiarisce la gola. “Questo perché la sua condizione di non morto è come una rinascita, ricominciare una nuova vita.”
“Se con questo vuole dire che ha il cervello di un neonato, anche sì,” concorda il vampiro.
Dal giardino della grande villa vittoriana in cui si trovano arriva un ringhio infastidito e un rumore di mandibole in movimento stranamente riconoscibile a quella distanza. Entrambi si voltano verso la finestra per vedere un cadavere deambulante che si incammina lentamente ma con estrema determinazione in giardino dove piante, probabilmente di origine tropicale ed esageratamente fuori misura, cercando di tenerlo a distanza sparando sfere di polline grosse come la sua testa. Ogni volta che una di esse lo colpisce, perde un pezzo qualsiasi ed è costretto a fermarsi per rimetterlo a posto. “Lo guardi, non è tenero?”
“Avrei detto marcio, ma insomma...” Il giornalista distoglie lo sguardo mentre il retro della testa dello zombie pulsa e quindi esplode sotto la pressione di una cascata di vermi che gli colano giù lungo la nuca.
“Non ci faccia caso,” il vampiro scuote una mano davanti a sé, con aria del tutto tranquilla. “Succede continuamente. All'inizio era un problema, sa? Le mosche gli lasciano uova addosso continuamente – un po' come i pidocchi sui bambini sopra ai sei anni, ha presente? - e non sapevamo come fare. Ora abbiamo capito che ogni tanto serve che gli diamo una ripulita. Il che porta a problemi di cedimento, ma forse questo non voleva saperlo.”
Il giornalista finge di scrivere, giusto per darsi qualcosa su cui concentrare l'attenzione e non vomitare, visto l'olezzo nauseante che sale dal giardino dove, per altro, il cadavere deambulante si è avventato su una delle enormi piante e la sta divorando un pezzo dopo l'altro. “Mi scusi se mi permetto, ma date le condizioni del suo compagno, non sembra possibile che abbiate un dialogo.”
“La comunicazione in amore è sopravalutata,” cinguetta il vampiro gettando una mano in aria e disegnando arabeschi barocchi invisibili.
“Quindi non avete mai parlato.”
“Quando lui aveva ancora la lingua, si discuteva,” sospira affranto il vampiro, annuendo a se stesso per poi tirare fuori dalla tasca un fazzoletto ricamato e tergersi lacrime che non sono mai uscite. “Poi quando l'ha persa abbiamo provato con il linguaggio dei segni. Dopo che si è liquefatto il cervello, era già un miracolo che camminasse.”
“Dev'essere molto triste.”
Il vampiro scrolla le spalle. “Non più di tanto, cosa dovrebbe mai dirmi se non che ha fame?”
L'uomo continua a scarabocchiare a casaccio finché l'urlo isterico di un qualche passante alla visione dello zombie che si è ora avventato su un'altra graziosa piantina posta appena dietro quella che si è appena mangiato non gli fa tirare una riga dritta da una parte all'altra del foglio. Tossisce e si affretta a cambiare foglio. “E nell'intimità? Mi dica dell'intimità.”
Il vampiro gli indica con un cenno un piccolo mobile. “E' lì nel cassetto,” commenta. “E' caduto due settimane fa, lo tengo finché dura.”
Il giornalista si scosta con aria estremamente disgustata. “Ma lei non ha paura?” Chiede sconvolto, forse perché ormai tra i grugniti dell'uno e lo sguardo predatore dell'altro, lui è proprio terrorizzato a morte e non gli riesce di parlare d'altro. “Voglio dire, che la attacchi. Suo marito non sembra molto... come dire, presente a se stesso, alle volte. Sovrappensiero, diciamo.”
Il vampiro sorride. “Ma mio caro signore,” replica sussiegoso, “non lo sa che i morti non mangiano altri non morti? Sarebbe cannibalismo! Ma che cosa va a pensare!”
Il giornalista lo guarda, sente il sudore colargli freddo lungo la fronte ma tenta un sorriso, per imitare quello puntuto del suo ospite. “Già, che sciocco.”
Ne segue solo qualche secondo di silenzio.
“Lei, d'altro canto...”
Il giornalista impallidisce. “Non vorrà mica...?”
Il vampiro si rassetta la camicia bianca di pizzo e cattura un'ultima goccia di sangue che sta per cadere dalle sue labbra, quindi prende l'uomo per una mano e se lo trascina dietro mentre si avvicina alla finestra. “Tesoro!” Urla, sventolando verso di lui la mano dell'uomo esanime. “La cena è pronta!”
Lo zombie si volta, sbava e lo guarda con l'occhio vitreo del vero amore.
Il vampiro sospira felice e sa che durerà in eterno.
Più o meno.