LOVE IS A PROMISE
Tutto era iniziato con una promessa.
Roxy se la ricordava bene perché, per quanto fosse stato rischioso, su quella aveva basato tutta la propria esistenza. Di tutte le scommesse che aveva fatto con se stessa e con il mondo che la circondava nel corso degli anni, quella era sempre stata la più azzardata ma, a quanto sembrava, essere così sconsiderata le era servito a qualcosa.
Erano seduti in riva all'Oceano a fissare le onde che tornavano sulla spiaggia e avevano appena compiuto diciotto anni. Jake giocava a fare l'avventuriero sugli scogli, affrontando coraggiosamente granchi che se ne fregavano di lui e Jane rideva, seduta ai suoi piedi. Lei e Dirk guardavano Jake consapevoli che da lui dipendessero entrambi i loro destini ed era ironico e triste insieme che Jake non ne sapesse niente. A Jake tutto scivolava di dosso come pioggia. Niente che non fossero se stesso o la sua sete di avventura trovava posto nei suoi pensieri. Era per questo che non aveva mai capito niente e, per un motivo o per un altro, tutti quanti loro vivevano nella spasmodica attesa del momento in cui lo avrebbe fatto.
“Glielo dirai?” Aveva chiesto Roxy, disegnando sulla sabbia con le dita bagnate.
Dirk era rimasto in silenzio a lungo, l'espressione indistinguibile dietro le lenti degli occhiali da sole. Roxy si era persa a seguire il disegno delle sue labbra serrate in una linea sottile e la piega appuntita del suo mento cercando di capire che cosa gli passasse per la testa ma era inutile.
“Un giorno,” aveva risposto lui alla fine. Aveva preso un sasso e se l'era rigirato tra le mani, attirando ancora una volta l'attenzione di Roxy che non riusciva a staccare gli occhi dalle porzioni di roccia che facevano capolino tra le sue dita magre e lunghissime.
“Ed è un giorno che esiste davvero oppure no?” Aveva chiesto ancora.
Lui si era voltato verso di lei e questa volta Roxy aveva intuito i suoi occhi stringersi e le sue sopracciglia sollevarsi in un'espressione oltraggiata. “Glielo dirò,” aveva ripetuto Dirk. “Ma lo farò una volta sola, perciò dev'essere il momento giusto.”
Roxy aveva sempre pensato che quello di Dirk non fosse semplice amore. Dirk guardava Jake come se sapesse con assoluta certezza che da lui dipendesse non solo la propria felicità ma anche la propria capacità di respirare. Non in maniera sdolcinatamente romantica, però. Era come se Dirk sapesse che di fronte ad un possibile rifiuto, lui avrebbe perso tutta la voglia di vivere, la forza che fino a quel momento lo aveva tenuto insieme abbastanza da poter continuare a dire che fosse tutto a posto. Roxy conosceva bene quel tipo di sentimento perché era lo stesso che lei provava nei confronti di Dirk. Era assolutamente certa che se Jake avesse ricambiato Dirk, lei si sarebbe stesa da qualche parte e avrebbe lasciato che il tempo le scorresse addosso senza più reagire. In fondo lo stava già facendo.
“Che cosa farai se, quando arriverà il momento, lui ti dirà di no?” Aveva chiesto, e forse c'era più di una punta di ripicca in quella domanda. Non lo faceva per cattiveria, ma sentiva che quello era l'unico modo che aveva di vendicarsi di una situazione sulla quale né lei né Dirk avevano controllo.
Dirk aveva trattenuto il fiato per un attimo solo e aveva lanciato il sasso in acqua, facendolo saltare sulla superficie soltanto un paio di volte. “Non lo so,” aveva risposto alla fine ed era stato molto deludente. Roxy pensava che lui avesse la risposta ad ogni domanda, ma alla fine non era così. “Il mondo andrà avanti, immagino.”
“E tu?” Aveva chiesto lei.
“E io farò lo stesso, Roxy,” aveva sospirato lui, senza guardarla. “Morire per amore è una cosa idiota e a quel punto ne avrò già fatta una dicendo tutto a Jack per farne anche un'altra e uccidermi. Andrò avanti con la mia vita perché è quello che ti tocca fare quando le cose non vanno per il verso giusto.”
Questo aveva fatto male perché Roxy sapeva che lui parlava anche un po' di lei che si ostinava dietro una fantasia che lui le aveva già negato. Roxy però aveva riso. “Sei sempre il solito,” aveva detto. “Un principe con l'armatura scintillante, pronto ad affrontare il proprio destino.”
“Ma cosa stai dicendo?” Aveva chiesto Dirk. “Sei già ubriaca alle nove del mattino?”
Roxy aveva annuito lentamente. “Sì, ma non c'entra niente.”
Lui si era messo a cercare altri sassi ma, invece di tirarli, se li rigirava tra le mani togliendovi da sopra la sabbia un granello alla volta. “A mio avviso c'entra eccome. Tu non sei mai lucida, a volte è pesante parlare con te, Roxy.”
Roxy avrebbe voluto dirgli che se beveva lo faceva anche per lui. Non che gliene facesse una colpa – d'accordo, un po' sì, ma per la maggior parte lo sapeva che nessuno di loro due poteva farci niente – ma era anche per sostenere questa situazione che si riduceva a non poter stare nemmeno in piedi, perché se il suo cervello fosse stato abbastanza lucido da comprendere fino in fondo la grande tragedia della sua vita, allora sarebbe stata ancora peggio di come stava adesso. “Mi aiuta ad affrontare meglio questa vitaccia,” gli aveva risposto con un sorriso un po' storto, appoggiandogli la fronte contro la spalla ed ispirando il suo profumo.
Lui l'aveva lasciata fare, forse perché avendole negato qualsiasi altro tipo di intimità si sentiva in dovere di lasciarle almeno qualcosa con cui consolarsi. Roxy non si era mai illusa che il suo lasciarla fare e le coccole che poteva chiedere fossero la vaga possibilità di una speranza. Almeno su quello, Dirk era stato molto chiaro. “Guardare la vita attraverso un bicchiere non la rende migliore, Roxy” aveva detto lui, passandole il braccio intorno alle spalle e tirandola a sé. “La rende solo più appannata.”
“Le cose brutte sembrano più dolci, come se gli spigoli del mondo fossero arrotondati dalle curve del bicchiere, capisci cosa intendo?”
Dirk lo capiva, ma non aveva mai potuto fare lo stesso. Era convinto che vedere bene gli angoli delle cose ti preparasse ad affrontare il momento in cui ti avrebbero punto. “Ma così anche le cose belle risultano confuse dietro ad un vetro.”
Lei si era stretta contro il suo petto e il suo sorriso non era vacillato nemmeno un attimo, anche se la tristezza era filtrata tra le sue parole. “Non ci sono cose belle, Dirk. Solo cose che possiamo affrontare senza problemi e cose per le quali è meglio essere armati.”
“E l'alcol sarebbe un'arma?”
“E' l'unica che riesco ad usare,” aveva risposto lei. In quel momento si era resa conto che né lui né lei guardavano più Jack da un sacco di tempo. Quando aveva controllato dove fosse finito, aveva scoperto che English e Jane non c'erano più.
“Se ne sono andati mentre parlavi di principi,” le aveva spiegato Dirk. A lui non sfuggiva mai niente. “E lei è andata con lui.”
Roxy si era soffermata a pensare a quanto fosse triste non solo che Jack e Jane se ne fossero andati per conto loro ma che non avessero neanche fatto lo sforzo di salutarli, come se il mondo iniziasse e finisse con loro. Forse era solo gelosa, voleva provare quella sensazione anche lei. “Dove pensi che saremo tra dieci anni?”
Le labbra di Dirk avevano tremato per un attimo. “Saremo dove siamo adesso.”
“Su questo scoglio?”
“No, qua dentro,” aveva risposto lui, battendole gentilmente l'indice contro la tempia. “Non importa quanto ci sforziamo, ormai non cambiamo più. Potremo solo aver imparato a sopportare meglio o peggio quello con cui combattiamo ogni giorno, ma non smetteremo di farlo.”
“Quindi ti amerò per sempre.”
Dirk non aveva detto niente in proposito, le aveva solo scompigliato i capelli e lei aveva preferito pensare che fosse un gesto di affetto più che di pietà. Aveva lasciato che rimanessero in silenzio a lungo. Stava perfino calando il sole, immergendoli in una luce rosata che avrebbe fatto sembrare tutto più dolce finché non fosse arrivata la notte. Per questo Roxy aveva scelto quel momento e non un altro per chiedergli quella cosa che le girava in testa da ore, perché l'ultima luce del sole, sparendo, si portasse via qualsiasi dolore la risposta di Dirk potesse generare. “Come credi che sarebbe se avessimo dei figli io e te?”
“Sconveniente, principalmente,” aveva risposto lui. E quello che aveva fatto male a Roxy era stato soprattutto il fatto che non ci avesse pensato su nemmeno un attimo. Solo molto più tardi si era resa conto che se non aveva avuto bisogno di pensarci in quel momento era perché ci aveva già pensato prima, tante di quelle volte che il cervello gli era quasi esploso. “Sarebbero due perfetti piccoli scherzi della natura cresciuti da due persone che non hanno chiaramente niente a che vedere col crescere chicchessia.”
“Solo io la trovo una cosa adorabile?” Aveva chiesto lei.
Dirk aveva sospirato, forse stanco di doverle resistere in questo modo. “E' una cosa terrificante, Roxy. Sarebbe la negazione di tutto ciò che ci siamo detti nelle ultime settimane.”
Le ultime settimane erano una delle cose che Roxy avrebbe voluto cancellare non solo dalla memoria ma dallo scorrere del tempo, se questo fosse stato possibile. Erano l'avvenimento più doloroso, quello per cui sarebbe tornata indietro nel suo passato rischiando di incontrare sua madre e impedirle di sposarsi con suo padre e avere lei, paradossi temporali di questo tipo. Era stato quando Dirk le aveva detto che non c'era speranza e lei aveva insistito e lui aveva negato ancora e il mondo allora aveva smesso di girare per il verso giusto finché lei aveva ripreso a bere e bere e bere per non sentire più la voce di Dirk che le diceva “Amo Jack”, anche se in realtà non lo aveva mai detto chiaramente.
“Forse potrebbe essere una soluzione,” era saltata su alla fine, così emozionata che staccarsi da lui non era stato nemmeno doloroso. “Voglio dire, se tutto il resto non funziona.”
“Dovresti davvero smetterla di bere.”
“No! No! Aspetta, dico sul serio,” aveva insistito lei. “Pensaci un attimo. Hai detto che ci proverai una volta sola, non è vero? E che se quella volta non dovesse funzionare, allora andrai avanti con la tua vita. Io farò lo stesso. Ma se questo non dovesse funzionare neanche per me, se fra vent'anni saremo davvero ancora qui,” gli toccò una tempia gentilmente, da sopra il cappello, “allora forse varrà la pena provare, non trovi? Che male potrà mai farci?”
“Non siamo in un film,” aveva risposto Dirk, duramente. “E francamente dubito che tu sia in grado di fare quello che mi stai chiedendo.”
“Spiegati.”
Dirk non aveva risposto subito, o forse Roxy aveva avuto questa impressione solo perché ogni secondo di attesa gli era pesato addosso come un macigno. Alla fine però si era voltato verso di lei e il fatto che si fosse sollevato gli occhiali per sistemarseli sulla testa – per la prima volta da che lo conosceva – aveva dato a quel momento una sacralità quasi soffocante. Roxy aveva avuto paura, anche se non sapeva bene di cosa, se del fatto che quello che Dirk stava per dire potesse essere vero o se stavolta lei non sarebbe stata in grado di sopportarlo. “Tu non proveresti, Roxy. Non ci proveresti nemmeno a vivere la tua vita,” aveva sospirato lui e alla fine i suoi occhi si erano piegati verso il basso, come fossero tristi anche loro. “Te ne staresti lì in attesa che io viva la mia e del momento in cui non dovesse funzionare.”
“E questo non va bene?”
“No! Non va bene!” Aveva detto lui, ma senza alzare la voce. “Non va bene per niente. Io non voglio dover pensare che da qualche parte ci sei tu che ti sei impedita di vivere attaccata alla speranza che questa situazione possa cambiare o che non vada più bene o chissà cos'altro! Roxy, io non lo so che cosa voglio. Non so niente di niente, ma di sicuro non ti voglio infelice.”
Roxy aveva sorriso perché quella era la cosa più dolce che lui le avesse mai detto. “E se io ti promettessi che la vivrò davvero la mia vita? Che farò di tutto per provarci?”
Dirk aveva scosso la testa, quasi rassegnato. “Non so come fare a crederci dal momento che tu non provi a fare niente, Lalonde.”
“A parte quando cerco di convincere te,” aveva sorriso lei. “Ti sei già dimenticato quante volte ci ho provato? Al momento detieni il record per essere stato vittima del maggior numero di tentativi da parte mia rispetto all'intera popolazione mondiale. Dovresti andarne fiero.”
“Questo perché sei completamente pazza.”
Roxy aveva camminato gattoni fino ad inginocchiarsi davanti a lui, sulla sabbia. Si era appoggiata alle ginocchia che lui teneva piegate contro il petto e si era avvicinata così tanto che forse lui aveva sentito l'odore del suo fiato ma non aveva avuto importanza in quel momento. “Non ti sto chiedendo di promettermi questa cosa perché così io possa attendere quel momento. Voglio solo la certezza che se qualunque altra cosa va male, tu sarai lì per me, Dirk. Puoi farlo questo?”
Tutto era iniziato con una promessa.
Ma le promesse spesso ci mettevano anni per essere mantenute. Dopo quella giornata al mare, non ce n'erano state altre. La scuola era finita e si erano persi di vista. Dirk era partito subito dopo e, anche se aveva mandato a Roxy due righe su una cartolina ogni volta che cambiava città, stato o continente, non era più tornato a casa e non le aveva mai detto dove si trovava, perciò lei non lo aveva più visto per anni.
Dopo la cerimonia dei diplomi Roxy ricordava soltanto una serie confusa di giorni tutti uguali in cui sicuramente aveva fatto cose e incontrato delle persone, e in cui si era trovata un lavoro che le aveva permesso di vivere, ma non avrebbe saputo raccontarne i dettagli. Giorno dopo giorno la sua vita si era svolta con una normalità sterile che le aveva dato l'impressione di essere entrata a far parte di un meccanismo più grande di lei, ben oliato ma anonimo, in cui lei non era altro che un ingranaggio identico a tutti quanti gli altri.
Nella sua vita c'erano stati molto uomini, tutti in qualche modo simili a Dirk, e gli unici tre che non lo erano stati li aveva sposati. Roxy non poteva dire che i suoi fossero stati matrimoni infelici perché in tutti e tre i casi, per un breve arco di tempo che poteva essere riassunto nei due mesi successivi alla luna di miele, era stata più o meno soddisfatta. Non aveva mai smesso di bere, naturalmente, ma se ripensava alla sua vita di moglie sapeva di non potersene lamentare. Tutti i matrimoni erano finiti perché quando avevano colpito il primo scoglio e avevano iniziato ad affondare, lei aveva la testa da un'altra parte e non se n'era accorta fin quando non si era trovata seduta su una zattera, diretta nuovamente a riva. Non aveva mai pianto, però, perché il divorzio era sempre sembrato inevitabile, come se i suoi matrimoni avessero avuto una data di scadenza fin dall'inizio. Al terzo però si era fermata perché era convinta che ci fosse un numero massimo di volte in cui una donna potesse illudersi che quella fosse una strada possibile.
Poi era successo che Jake e Jane si erano sposati e qualunque ordine il loro caos avesse raggiunto, era andato immediatamente perduto. Dirk era stato costretto a tornare perché rimanere lontano avrebbe significato spiegarne il motivo e a quanto pareva, dopo quasi vent'anni, questo era ancora un problema.
La cerimonia era stata fastosa dal momento che Jane era la nipote di una delle figure di rilievo della città ed i festeggiamenti erano andati avanti per tre giorni come quelli dei reali di Inghilterra, costringendo Dirk alla pazienza più di quanto fosse necessario.
Roxy non aveva potuto impedire al proprio cuore di sobbalzare quando lui era comparso dal nulla in mezzo alla folla degli invitati. Si era improvvisamente vergognata delle rughe che cominciavano a spuntare intorno ai propri occhi quando aveva visto che lui era rimasto straordinariamente uguale a se stesso. Più lo guardava, più le sembrava di essere tornata indietro su quello scoglio e che gli ultimi anni non fossero esistiti davvero. Dietro le lenti degli occhiali triangolari, il volto di Dirk era ancora imperscrutabile e per quanto ormai avesse quarant'anni come lei, questi non gli pesavano come invece facevano con Roxy. Lei li sentiva tutti sulle spalle, sapeva che avevano reso più opaco il suo sorriso e più pietoso il suo muoversi ondeggiando per via dell'alcol. Bere costantemente la rendeva una figura molto più tragica da quando non era più una ragazzina.
Non si erano parlati per quasi tutto il tempo. Roxy lo aveva osservato mentre accettava di aiutare Jake ad annodare la cravatta, nonostante Dirk non ne avesse mai portata una in tutta la sua vita. Jake parlava a ruota libera di quello che avrebbero fatto lui e Jane di lì a poco, di quello che aveva fatto fino a quel momento, delle avventure che lo aspettavano, il tutto mentre le dita di Dirk gli sfioravano appena la gola. Roxy le aveva viste tremare, aveva visto le sue labbra schiudersi e il suo sguardo fisso sulla stoffa della cravatta, e aveva saputo con assoluta certezza che il momento giusto per lui non c'era mai stato e che non ci sarebbe stato mai più.
Forse era stato quello che le aveva dato il coraggio di avvicinarsi con il suo bicchiere di Martini in mano e salutarlo non appena Jake era corso via, al solito ignaro di ciò che era appena avvenuto proprio davanti ai suoi occhi.
“Non ce l'ho fatta,” era la prima cosa che Dirk le aveva detto dopo vent'anni che non si vedevano e Roxy aveva avuto con lui solo conversazioni immaginarie basate sulle frasi generiche che lui le mandava dalla Spagna, dalla Francia, dalla Russia. “Non lo sa.”
Roxy era sicura che Dirk glielo avesse detto per stabilire subito come stavano le cose senza necessariamente doversi spiegare per ore, e a lei stava bene così. In fondo l'ultima cosa che voleva era impiegare altre ore della sua esistenza a parlare di Jake English che probabilmente di lei o Dirk non aveva mai parlato con nessuno in vita sua. “E a te come va?”
Roxy aveva fatto uno dei suoi sorrisi alcolici e si era stretta nelle spalle con falsa noncuranza. Aveva provato a sentirsi ancora bellissima con i capelli biondi freschi di parrucchiere e la sua sciarpa rosa così lunga che strisciava per terra. “Non ce l'ho fatta nemmeno io,” aveva risposto lei, semplicemente. Dirk aveva annuito.
Il matrimonio di Jake e Jane non lo avevano visto. Roxy aveva costretto Dirk ad avere pietà di se stesso e lo aveva trascinato via prima che lo scambio degli anelli potesse spezzargli il cuore definitivamente, anche se lui non lo avrebbe ammesso mai.
Avevano bevuto, stavolta entrambi. Dopo essere fuggito per anni, Dirk aveva ammesso che per una volta – fosse stata anche solo quella – aveva bisogno di mettere il vetro di un bicchiere tra se stesso e la realtà per darsi il tempo di ritrovare il respiro. Roxy non gli aveva chiesto che cosa avesse fatto in tutto quel tempo, né gli aveva raccontato che cosa avesse fatto lei. Perlopiù erano stati in silenzio a fissarsi, come fossero bastati i segni sui loro volti a spiegare tutto quello che era successo mentre non erano stati presenti l'una nella vita dell'altro. In tutto quanto il resto erano scivolati con facilità, come non ci fosse stata altra soluzione.
Nonostante fosse Roxy quella abituata a bere e Dirk quello che aveva bevuto di più, era stato lui a riportarla a casa tenendola sulle spalle e cercando di farle tenere bassa la voce mentre lei cantava a squarciagola, più felice di come non lo fosse mai stata negli ultimi vent'anni. Dirk aveva riso. Roxy non sapeva se era la situazione o il vino, ma le labbra di Dirk si erano piegate in un sorriso vero e l'aria si era riempita della sua risata corposa mentre l'adagiava sul letto dell'enorme casa in cui viveva da sola.
Roxy aveva calciato via le scarpe e lui le aveva tolto il bicchiere di mano prima che potesse rovesciare il Martini sul copriletto. “Basta così, Rox. Abbiamo già fatto un sacco di errori, stasera,” le aveva detto, liberandola lentamente della sciarpa.
Roxy lo aveva afferrato per la maglietta e lo aveva tirato giù sul letto con lei. “Facciamone un altro, Dirk. Quanti anni abbiamo, ormai? Ho perso il conto.”
Dirk aveva passato tutta la notte a ripeterle sulle labbra che era una sciocchezza e avrebbero dovuto fermarsi finché erano in tempo, ma Roxy aveva deciso che finché le mani di Dirk non trovavano pace e continuavano a scorrerle sul corpo, lei non gli avrebbe dato ragione.
Dirk era teso, confuso e l'aveva baciata come avesse bisogno di provare qualcosa a se stesso; che non era più solo, forse. Che in fondo quella era l'unica soluzione che c'era e che l'avevano davvero intuita fin dall'inizio. Era quello che Roxy aveva sempre pensato, d'altronde. Non che non credesse nell'amore di Dirk per Jake, aveva sempre saputo che era vero e forte, solo che aveva capito che era anche impossibile e che nel mondo nessuno mai avrebbe potuto prendere il posto di Jake nel cuore di Dirk, non importava per quanto e fin dove Dirk avrebbe cercato. Non c'era un altro Jake English.
C'era soltanto Roxy. E in qualche strana forma, anche quello tra loro era amore. Di certo era una forma di necessità, ma non del tipo un po' triste che aveva legato Roxy a tutti i suoi mariti perché loro volevano una bella donna e lei era incapace di stare sola. Roxy aveva bisogno di Dirk perché lo amava per davvero e Dirk aveva bisogno di lei perché era l'unica al mondo che sapeva e avrebbe mai saputo cosa aveva dentro ed era disposta ad accettarlo.
Tutto era iniziato con una promessa.
Ma quando Roxy lo aveva chiamato qualche settimana dopo, quella promessa sembrava troppo grande e troppo importante perché loro fossero in grado di mantenerla. Roxy lo aveva lasciato stare per un sacco di tempo dopo quello che era accaduto fra loro, convinta che per quanto quella notte per lei significasse un sacco di cose, forse non era stato lo stesso per Dirk ed era giusto farsi da parte e lasciare che fosse lui a cercarla, anche perché lei gli aveva dato la caccia troppo a lungo per mentire a se stessa e dire di non essere stanca di farlo.
Avrebbe voluto continuare a stare in silenzio e vivere la propria vita in punta di piedi ad un passo da quella di Dirk in placida attesa di capire che cosa avesse deciso di fare lui, ma non aveva potuto.
Quando si era accorta di essere incinta, tutta la sua determinazione era svanita. Non poteva pensare di affrontare il resto della sua vita senza Dirk e con suo figlio, era un pensiero troppo opprimente e lei non era in grado, non lo era proprio, di sostenerlo.
Ci aveva messo due giorni a chiamarlo e decidere che cosa dirgli. Non voleva che Dirk prendesse una decisione sulla base di una gravidanza perché quello sarebbe stato così sbagliato che tutti gli errori che avevano fatto fino a quel momento sarebbero impalliditi di fronte a quello. Dirk non doveva restare per il bambino e forse nemmeno per lei, doveva restare perché non voleva fare nient'altro. Forse solo così poteva funzionare.
Aveva bevuto e l'aveva chiamato. Forse non avrebbe dovuto bere, ma si era promessa che avrebbe smesso se lui fosse rimasto. Erano le quattro del mattino e Dirk era sveglio.
“Rox, che succede? E' tutto a posto?” Le aveva chiesto. La sua voce era calma. Era bastata quella a farle pensare che tutto si sarebbe risolto.
“E' tutto a posto,” aveva detto lei. “Sei ancora in città?”
Dirk era rimasto in silenzio per un attimo. “Sono ancora qui.”
Roxy avrebbe voluto mettersi a saltare, ma il mondo le girava intorno piuttosto violentemente perciò si era accontentata di sorridere al buio. “Questa è una bella notizia,” aveva detto. “E' sempre una bella notizia quando ci sei.”
“E' la prima volta che bevi oggi o non hai smesso da ieri?”
Roxy aveva ridacchiato. “E' la prima volta,” aveva detto, guardando fuori dalla finestra. “Ma il sole non è ancora sorto, quindi è ancora un po' come fosse ieri, no?”
Aveva sentito Dirk muoversi dall'altra parte della cornetta. Lo aveva osservato abbastanza a lungo in passato per indovinare il modo in cui le sue mani si muovevano sul tavolo per recuperare il portafoglio e le chiavi di casa e metterle nella tasca posteriore dei pantaloni. Roxy era sicura che Dirk non indossasse ancora i suoi occhiali e che quelli fossero appoggiati sul tavolo. Li avrebbe presi per ultimi.
“Vuoi che venga lì?” Aveva chiesto lui mentre sicuramente era già in piedi e pronto ad aprire la porta.
“No, voglio che parli con me al telefono. Ci sono cose che dobbiamo dirci.”
Dirk si era fermato. Lui non faceva mai rumore ma Roxy avrebbe riconosciuto ogni suo movimento dal respiro che produceva. Lo aveva sentito esitare. “Forse dovrei venire lì e farti smaltire la sbornia,” aveva insistito.
“Non sono ubriaca.”
“Sto arrivando.”
Roxy si era appoggiata la cornetta alla fronte e aveva ascoltato il rumore del telefono finché la linea non era caduta anche dopo che lui aveva già riattaccato da tempo. Tutto aveva preso a scorrerle intorno senza toccarla e senza che lei avesse alcun controllo sugli avvenimenti. Forse era semplicemente così che andava per lei. Non stava a lei prendere decisioni. Ogni volta che le aveva prese, la sua vita era andata a rotoli. Forse doveva solo starsene lì ed osservare quello che succedeva.
Dirk era arrivato in un tempo incredibilmente breve, o forse lei si era addormentata. Era entrato da solo perché la porta era aperta e prima che lei potesse rendersi conto che lui era fisicamente lì e non soltanto un'ombra della sua mente, Dirk aveva già fatto del tè, aveva aperto le finestre per far cambiare l'aria ed era incredibilmente bello nella luce dell'alba. “Ciao,” aveva detto Roxy, con un mezzo sorriso. “Sei venuto a fare il cavaliere in armatura scintillante?”
“Sono venuto a rimetterti in piedi,” aveva detto lui sbrigativo. L'aveva aiutata a sedersi e poi le aveva passato una tazza ancora fumante. “Bevine un po'. Guarda in che stato sei.”
Roxy aveva obbedito come una brava bambina. Il calore del tè e la presenza di Dirk l'avevano fatta stare subito meglio e per un attimo tutto era stato perfetto come se nella sua vita non avesse avuto bisogno d'altro che di quella tazza e del braccio di Dirk che la teneva stretta.
“Che cosa è successo?”
Roxy aveva scosso la testa, inspirando il profumo del tè. “Niente, sono solo fatta così.”
Dirk non aveva più parlato per un tempo lunghissimo. Le aveva fatto altro tè, poi l'aveva spedita a farsi una doccia e quando lei era tornata, lui le aveva fatto trovare la stanza in ordine. Settimane di confusione erano sparite, la perfetta metafora della loro vita insieme. Dirk aveva sempre messo ordine tra le sue cose.
“Vorrei che tu fossi qui sempre,” aveva mormorato Roxy.
Lui aveva sospirato ma le aveva teso una mano e aveva aspettato che lei la stringesse per attirarla a sé con delicatezza. “Perché? Lo sai che non sarebbe mai come vorresti tu.”
Roxy aveva sorriso stancamente ma con dolcezza. “Io non voglio più niente,” lo aveva informato. “E' solo più facile quando ci sei. Non è così anche per te?”
Dirk l'aveva tenuta stretta e le aveva affondato il viso nei capelli, inspirando l'odore del suo shampoo e ritrovandolo sempre uguale dopo tutto quel tempo. “Sarebbe un disastro,” aveva detto soltanto.
“Perché finora che cosa è stato?” Aveva chiesto lei.
Dirk l'aveva stretta ancora e l'aveva cullata, ma aveva sospirato con rassegnazione appoggiandole il mento sulla spalla. “Sai che non è cambiato niente, non è così?”
“Non mi aspettavo che lo facesse.”
Dirk le aveva premuto il naso contro una guancia e aveva chiuso gli occhi. Roxy era stata tutto il tempo a fissare il loro riflesso nello specchio e non aveva mai visto niente che le fosse sembrato più perfetto della loro immagine in quel momento. “Io non sono un marito.”
“E io non sono una moglie,” aveva risposto lei, scrollando le spalle. “Non dobbiamo sposarci, Dirk. Dobbiamo solo stare insieme a modo nostro. Ti sembra così assurdo, dopo tutto quello che abbiamo passato?”
“Tutto è assurdo con te.”
“E questo ti dispiace?”
Dirk aveva scosso la testa. “Se la tua assurdità mi fosse dispiaciuta, non mi avresti rivisto più.”
“E' la cosa più carina che qualcuno mi abbia mai detto,” aveva sorriso lei, sollevando una mano per accarezzargli il viso con tenerezza.
“Qualcuno avrebbe dovuto dirti cose più carine.”
Roxy aveva continuato a sorridere. “E' così che vanno le cose, Dirk. Non ero destinata ad avere nessuno che me le dicesse, a parte te. E ora mi sta bene così.”
“Lo pensi davvero?” Aveva chiesto lui, improvvisamente serio. “Tu pensi davvero che nel mondo non ci fosse nessuno per noi e che questo era quello che eravamo destinati a fare fin dall'inizio?”
Roxy si era stretta nelle spalle. “Alle volte qualcosa va storto e non tutte le vite sono perfette. Dobbiamo fare quello che possiamo per rimetterle a posto.”
“Ma sarà una vita a metà.”
“Sarà la metà che conta.”
Dirk era rimasto per la notte e per la mattina successiva. La casa era tornata a posto e dopo qualche settimana, Roxy si era svegliata al suono dei beat di Dirk. Mentre lei dormiva, lui era andato a prendere il sintetizzatore e lo aveva sistemato nel vecchio studio del suo terzo marito. Aveva spostato con cura quello che c'era e si era ritagliato uno spazio, come non volesse davvero dare fastidio. Le pile dei suoi vinili erano accatastate con cura accanto alla scrivania e c'era Lil'Cal sul rientro della finestra.
“Hai portato anche lui,” aveva detto lei, apparendo sulla soglia, avvolta nella vestaglia.
Dirk si era voltato, tenendo le enormi cuffie contro un orecchio con la mano libera, mentre con l'altra spostava leve di cui lei non sapeva niente. “Se ti dà fastidio posso metterlo nell'armadio,” si era offerto.
Lei aveva scosso la testa. “No, nessun problema,” aveva risposto. “Anzi, forse dovremmo trovargli un posto tutto suo.”
“Mettilo pure dove sta meglio. Cal non se la prenderà.”
Il cuore di Roxy si era sciolto di fronte al sorriso sereno di Dirk. In quell'attimo perfetto era sembrato che niente potesse andare storto, perciò aveva dovuto dirglielo. Prima o dopo non sarebbe andato più bene. “Pensi che potrebbe piacergli una culla?”
Lo sguardo di Dirk si era sollevato così lentamente da metterci un'infinità di tempo a raggiungere gli occhi di Roxy. “Cosa?”
Lei si era stretta nelle spalle.
A Dirk era caduta la cuffia di mano.
Tutto era iniziato con un promessa che avrebbe potuto risultare amara una volta mantenuta e che invece, così tanti anni dopo, aveva il sapore dolce di frittelle fatte in casa e il suono martellante dei beat che Dirk creava nello studio al secondo piano. Roxy non aveva smesso di bere, la differenza era che ora il bicchiere non gli serviva per affrontare la realtà, ma per dare a Dirk una scusa per prenderla in braccio e riportarla a letto. Dirk fingeva di non sapere che Roxy beveva meno di quello che sembrava, e correva a raccoglierla dal divano molto prima che lei gli chiedesse di farlo.
Una volta riposti in un cassetto i loro sogni impossibili, si erano curati di quelli che potevano realizzare scoprendo che non era poi così difficile e che la tenerezza, a volte, faceva più dell'amore.
Roxy aveva avuto due gemelli e per tutte le ore di travaglio aveva dato la colpa a Dirk, il quale era rimasto pazientemente a farsi insultare, nascondendo la propria ansia dietro le lenti triangolari degli occhiali.
Rose era nata per prima ed era la copia di Roxy, a parte la serietà che aveva preso dal padre. Dave era nato mezz'ora più tardi e somigliava a Dirk in ogni cosa, eccetto che per una certa nota sfacciata che aveva preso da sua madre. Entrambi, con la vivacità dei loro cinque anni, giocavano ora sulla spiaggia a qualche metro da loro dove un tempo erano stati Jake e Jane. Dirk non li perdeva di vista un istante.
“Rilassati, non se ne andranno,” ridacchiò Roxy, appoggiandogli la testa contro il braccio e spingendo un po'.
Lui si chiarì la voce, in imbarazzo. “Non li stavo guardando.”
“No, li stavi osservando come uno convinto che stiano per sparire da un momento all'altro,” rise ancora Roxy, raccogliendo da terra una piccola conchiglia e rigirandosela tra le dita. “In effetti è diverso.”
“E' solo che mi sembra ancora strano che ci siano.”
Roxy piegò la testa di lato. “Sono passati cinque anni, Dirk.”
“Fra dieci o quindi sarà lo stesso,” disse Dirk.
Roxy annuì perché in un certo senso poteva capirlo. Per quanto lontano si fossero spinte le proprie fantasie, non era mai arrivata a pensare che avrebbero davvero avuto dei figli insieme. Sperare di stare con lui era una cosa, formare una famiglia sembrava davvero chiedere troppo. Bastò Dave che scoppiava a piangere perché sua sorella gli aveva tirato i capelli per essere sicura che qualunque cosa avesse chiesto si era assolutamente avverata.
“Vado a vedere che succede,” sospirò sorridendo e spolverandosi la gonna. Fece qualche passo in direzione dei bambini seduti per terra con i loro costumini, uno rosso e uno viola, ma si fermò. “Strider,” chiese voltandosi a metà verso di lui, “Come credi che sarebbe se avessimo un altro figlio, io e te?”
“Sconveniente, principalmente,” rispose subito lui. Poi lentamente si voltò verso di lei, gli occhi spalancati anche se invisibili. “Rox? Rox, torna qui!”
Roxy ridacchiò e basta.