bill+tom+david

Le nuove storie sono in alto.

Personaggi: David Jost, Bill, Tom
Genere: Erotico
Avvisi: Slash, Lemon
Rating: NC-17
Scritta con: Yulin
Note: Dunque, io questa fanfiction vorrei disconoscerla per due motivi:
a) sono stata costretta con la forza a scriverla.
b) è priva di fiorellini, e quindi sono orripilata.
L'idea originale è di Yul che dev'essersi presentata una mattina (non ricordo bene), saltellando e descrivendomi la faccenda. E che dire? Io la trovavo una cosa molto carina... ma avrebbe dovuto scriverla lei!
Poi mi pianta lì l'inizio già scritto e insomma, una cosa tira l'altra.
Finisce sempre che se lei mi dà due righe, io ci scrivo su venti pagine. *sospira rassegnata*
Sono particolarmente affezionata a questo Bill disadatto che vive nel suo mondo dove tutto è bello e naturale, e dove non esiste il pudore.
E' così alienato che sembra una fata *annuisce convinta*

Riassunto: David impara a sue spese quanto siano insistenti i gemelli quando vogliono qualcosa."
THE SAME THING TWICE



Bill era sempre stato qualcosa di irresistibile.
David poteva andare indietro per anni nella sua memoria ed esprimere sempre quello stesso giudizio su di lui.
Bill era un folletto, con quegli occhioni pieni di gioia che non erano mai cambiati, nemmeno quando era cresciuto. Nonostante le sue arie da diva e i suoi capricci, era capace di scioglierti semplicemente con uno sguardo.
E a volte era talmente... semplice, che David aveva paura per lui; che il mondo potesse fargli qualcosa di male.

Quel giorno, il suo atteggiamento zuccheroso si era triplicato.
Bill era diventato tutto moine e sorrisoni che riempivano la giornata. Il morale generale era migliorato; il suo, nello specifico, era arrivato alle stelle. Vederlo contento faceva contento anche lui.
Era come se Bill sprizzasse gioia da tutti i pori, dispensandola a chi gli stava intorno. Era appunto, qualcosa di irresistibile.

Tom era sempre stato tutta un'altra faccenda.
Il biondo non possedeva quell'aria di fata che nella divisione cellulare era toccata tutta a suo fratello, ma aveva qualcosa - anche lui - che ti impediva di arrabbiarti anche quando ciò che faceva avrebbe dovuto trascinarti fuori dalla grazia di Dio. Probabilmente era la sua faccia da schiaffi.
David non lo aveva mai capito veramente.

Quel giorno, Tom era stato di una disponibilità disarmante.
Non un lamento, non uno sbuffo. Sempre quel sorriso malefico su quella faccia da schiaffi; che ti veniva da sorridere con lui, anche se non sapevi perchè.

Ma David li conosceva da anni ormai e riusciva sempre a capire quando gli stavano nascondendo qualcosa.
E sapeva che quei comportamenti eccessivi erano strani perfino per loro.
Sorrise fra sè e sè. Eppure non avevano la solita aria malefica di quando combinavano un danno.  Sembravano teneri; aveva quasi l’impressione che avessero in mente di fargli una sorpresa.

Perciò non si stupì più di tanto quando la sera sentì bussare alla porta della propria stanza e, aprendo, se li ritrovò tutti e due davanti.
Bill gli stava sorridendo radioso e Tom al suo fianco sembrava fare lo stesso, anche se a modo suo, con le mani ben calcate nelle tasche dei pantaloni.
Il modo in cui riuscivano a guardarti contemporaneamente con lo stesso identico sguardo perforante faceva quasi paura.

“Bene, ragazzi, di che volete parlarmi?” Sorrise affabile, sbattendo gli occhioni azzurri con aria amichevole.

Entrambi gli rivolsero il loro miglior sorriso infantile “Vogliamo venire a letto con te!”

Il sorriso gli si congelò sul viso in una smorfia. “Prego?”

Bill annuì convinto, oltrepassando tranquillamente la porta senza essere stato invitato. David lo guardò sconvolto, per poi tornare a guardare Tom che aveva iniziato a spiegare. “Sì, beh, sai, in realtà il sesso fra noi due alla lunga diventa noioso…”

Bill aveva dato un'occhiata alla stanza con le mani sui fianchi e sembrava soddisfatto. Gli si avvicinò, sbattendo le lunga ciglia e guardandolo eccitato come un bambino che guarda un cucciolo appena ricevuto in regalo “E poi tu ci piaci tanto!” Esclamò, come se questo bastasse a giustificare l'intera assurda situazione. 

Iniziò ad accarezzargli un braccio e David si scostò, deglutendo nel tentativo di ignorarlo. “Il sesso fra voi due?” chiese già sull’orlo di una crisi isterica.

“Beh, avanti. Qualsiasi bambino prima o poi si masturba davanti allo specchio. Cosa credi che facciano due gemelli?” Spiegò Tom pragmatico.

Bill nel frattempo gli si era avvicinato ulteriormente, e stava ormai tentando di circondarlo con le braccia “E non provare a dire che noi non ti piacciamo. Abbiamo visto come ci guardi” lo ammonì, scherzosamente.

David si scostò in malo modo, facendo tre passi indietro, ma ad attenderlo dall’altra parte c'erano le braccia di Tom. “Suvvia, David, siamo tutti maggiorenni e vaccinati, che male c’è?”

L’uomo si girò per affrontare il biondo che, con suo grande orrore, era riuscito a spingerlo nella stanza e a chiudersi la porta alle spalle. “Come sarebbe che male…”

Si interruppe quando si accorse che alle sue spalle Bill aveva iniziato a depositargli baci umidi sul collo. Si voltò di scatto. “Bill, per cortesia! Cosa…”

Il moro lo guardò, sbattendo gli occhioni con fare innocente; ma David non ebbe il tempo nè di finire la frase nè di ragionare sull'espressione del viso di Bill.

Sgranò gli occhi, sentendo Tom che lo stava di nuovo abbracciando da dietro, accarezzandolo làddove... beh, nessuno dei suoi ragazzi avrebbe mai dovuto toccarlo. Questa volta non fece in tempo a dire nulla, perché Bill approfittò del suo attimo di smarrimento per baciarlo.

Prima di registrare che era stato Bill a baciarlo, David si rese conto della morbidezza delle sue labbra. Mugolò, involontariamente, perso nella sensazione e Bill sorrise trionfante.

Il cervello di David riprese però immediatamente a funzionare. Si staccò dal moro e fece per allontanarsi, ma ogni suo tentativo di ribellione veniva bloccato da Tom. Il biondo lo teneva fermo stringendolo sui fianchi, permettendo così al fratello di assalirlo di nuovo e premere le labbra sulle sue, lasciando scivolare la lingua nella sua bocca.

Da una parte i baci di Bill, dall'altra Tom che spingeva il proprio bacino contro la sua schiena; ed era ormai evidente che il biondo stesse iniziando ad apprezzare la situazione.

Bill ridacchiò, lasciandolo finalmente respirare. Insinuò le mani sotto la sua maglietta, iniziando ad accarezzarlo. I suoi occhi, attenti e appena visibili sotto le lunghe ciglia, erano ipnotici. “Ma… entrambi?” pigolò David, in un ultimo tentativo di protesta.

I due gemelli si bloccarono all’istante.

Bill gli mise addirittura il broncio “Perché tu chi sceglieresti?”
E David capì immediatamente che se si fosse azzardato a dare una risposta, Bill non avrebbe più risposto delle proprie azioni.

Tom gli si scostò di dosso e si affiancò al fratello. David si trovava a fronteggiarli entrambi, adesso. “Oh, avanti David, perché vuoi rovinare tutto?” chiese.

Li guardò: avevano tutti e due il broncio.
Tom lo affrontava con lo sguardo annoiato del bambino a cui la mamma ha impedito di saltare sul divano dove si stava divertendo tanto.
Bill lo guardava come un cucciolo abbandonato. I suoi occhioni ambrati erano diventati all'improvviso tondi e acquosi, quasi fosse sul punto di piangere.

David si rese conto, sconvolto, che non aveva la forza di deluderli.

Cogliendo il significato dietro la sua reazione, Tom si lasciò andare ad un sorriso comprensivo, prima che entrambi gli si lanciassero addosso per avvolgerlo in un abbraccio entusiasta.
Bill abbassò il viso sul suo, sfiorando le sue labbra con le proprie.
“Noi siamo una cosa sola David. Non puoi avere uno senza avere l’altro.”

David si lasciò trascinare contro il muro da quattro mani.
Questa volta toccò a Tom baciarlo. Ed armeggiare con i suoi pantaloni.
L’uomo avrebbe voluto davvero fingere di essere superiore, convincerli che le loro assurde attenzioni infantili non sortivano su di lui alcun effetto. Ma era davvero impossibile negare l’evidenza.
E comunque era stato ridotto al silenzio almeno dieci minuti prima: ogni volta che un gemello smetteva di baciarlo aveva subito le labbra dell’altro sulla propria bocca.

E quando iniziarono a baciarsi fra di loro, rimase senza parole per altri motivi.

Era Tom, di solito, ad allungare una mano sopra la sua spalla e ad attirare il gemello a sè. Bill allora distoglieva per un attimo l'attenzione da David e regalava a Tom uno di quei suoi sorrisi languidi, prima di baciarlo.
Erano incantevoli, e non c'era altra parola per definirli; David scoprì che avrebbe potuto perdersi per ore a guardare la curva morbida dei loro visi che si sfioravano e il piercing di Bill che, di tanto in tanto, faceva capolino oltre le labbra di Tom.

Scosse la testa allucinato.
Era pronto a giurarlo su qualsiasi cosa: nonostante fosse gay, non aveva mai avuto nessuna fantasia su loro due fino a quel momento.
Erano troppo piccoli e - cosa ancora più importante - erano sotto la sua custodia.
Farsi filmini su Bill e Tom sarebbe stato deleterio per il suo lavoro.
Non era professionale.

Anche se fosse successo, comunque,  la sua scarsa immaginazione non gli avrebbe permesso di visualizzare una cosa del genere.
Nessuno dei due era sottomesso all'altro: erano semplicemente due pezzi di un puzzle che si incastravano perfettamente tra di loro.
La miscela perfetta di due cose complementari.

I capelli neri di Bill che si confondevano nelle ciocche bionde di Tom.
Quei mugolii pronunciati con la stessa voce,  solo di due tonalità leggermente diverse.
David socchiuse gli occhi soltanto per un istante, e poi si ritrovò ad aprirli di nuovo incapace di allontanare lo sguardo dal ragazzo moro di fronte a sé e dalla sua copia perfetta proprio lì di fianco.

David non avrebbe assolutamente saputo dire come avesse fatto a ritrovarsi nudo in mezzo al corridoio di casa sua; ma lo era.
Il procedimento doveva essersi svolto molto velocemente e mentre la sua testa era tutta da un'altra parte.
Ricordava le mani di Bill che lo aiutavano a sfilarsi la maglia, ma l'azione in sé era del tutto vaga e inafferrabile. Come se l'avesse sognata. Quello che era perfettamente chiaro nella sua memoria, invece, erano i baci di Bill e quello che aveva saputo fare con quella lingua. Ad un certo punto Bill aveva smesso di essere il dolce, quasi elfico Bill per diventare la sequenza di baci più erotica che gli fosse mai capitato di ricevere.

E i suoi pantaloni? La risposta si perdeva nelle sinapsi spente del suo cervello. Forse era stato Tom, perché ricordava vagamente le sue mani sulla cintura, ma come fosse riuscito a sfilarglieli proprio non ne aveva idea.
Anche loro due erano semi svestiti. Tom aveva ancora senza dubbio i pantaloni, ma non la maglia.

Bill gli infilò di nuovo la lingua in bocca; il che significava, in parole povere, che il suo cervello si spense di nuovo. Appoggiò le mani sulla nuca del moro e lo attirò a sè, rispondendo a quel bacio con la stessa foga con cui gli era stato dato. Il suo bacino e quello di Bill si scontrarono, strappando un mugolio ad entrambi.
Un brivido gli attraversò la schiena mentre Tom tracciava con la lingua il percorso intero della sua spina dorsale.

I due ragazzi l’avevano circondato di nuovo. E lo stavano baciando letteralmente ovunque. Scendendo. Entrambi.
David accarezzò lievemente la testa di Bill, affondando le dita tra le ciocche nere per attirare la sua attenzione. ”Ragazzi, cosa state…”
Bill gli sorrise angelico e sapeva che Tom dietro di lui stava ghignando diabolicamente.
David aprì la bocca in un  ultimo tentativo di protesta, ma ciò che ne uscì fu un gridolino strozzato.
Le loro lingue erano su di lui. Da entrambe le parti.

Reclinò la testa e gemette, senza volerlo.
Inspirò ed espirò, cercando di riprendere il controllo dopo che la duplice sensazione lo aveva travolto in quel modo; ma scoprì che non ne era capace.
Era tutto... troppo.

Non voleva davvero farlo, ma non poté trattenersi dall'afferrare Bill per i capelli, spingendolo verso di sè.
Tom reagì all'istante, come se lo avesse tenuto costantemente sotto controllo, e lo morse. “Non fargli male!” Lo avvertì e David poté intuire il suo viso contrarsi in una smorfia incattivita.

Di nuovo la risatina di Bill.
“Non ti preoccupare, Tom. Va tutto bene” cercò di tranquillizzarlo.  Guardò David e gli sorrise di nascosto, alzando gli occhi al cielo come se gli avesse appena svelato un segreto: certe volte Tom era troppo protettivo

“Piantala” Si lamentò il biondo, forse leggermente in imbarazzo. “Faresti lo stesso per me”
David non capì bene perché ridacchiarono, ma infine sentì Tom esclamare “Bill, voglio andare oltre.”

Bill annuì convinto, e David sentì Tom dietro di lui risalire e circondarlo con le braccia.

“Tom, non vorrai davvero…”

Tom gli baciò piano il collo “Sarò bravo, vedrai. E poi c’è Bill.”

“Cosa?”

Il dolore improvviso per l’invasione di Tom fu dimezzato dal piacere, quando la bocca di Bill lo avvolse di nuovo calda, umida  e irresistibile.

David non sapeva quando esattamente il suo cervello avesse smesso di funzionare ma l'aveva fatto, ne era certo; il fatto che non si ricordasse nomi, luoghi e date importanti della sua vita era la riprova che qualche cavo tra le sue sinapsi doveva essersi scollegato.
A dire il vero non si ricordava niente, in generale. Il mondo era una tavola vuota che non aveva nessun desiderio di riempire.

Al momento era molto impegnato a pensare per sensazioni, anche se nel suo caso non si poteva parlare propriamente di pensiero - il quale implicava ragionamenti logici messi uno in fila all'altro - quanto piuttosto di percepire ciò che gli stava intorno attraverso le sensazioni che questo intorno gli procurava.

E intorno a lui c'erano soltanto Bill e Tom; non che riuscisse più a distinguerli comunque. Erano come un corpo unico che lo avvolgeva.

Il rasta alle sue spalle lo teneva stretto per i fianchi e nelle sue dita c'era una forza che avrebbe lasciato i suoi segni viola il mattino dopo. David sentiva il calore del suo corpo sulla schiena e tra le cosce che lo aveva costretto ad allargare per farsi spazio in lui.

Era stato scomodo all'inizio perché era passato troppo tempo dall'ultima volta che si era concesso un piacere simile ma Tom era stato deliziosamente bravo.  I suoi baci sul collo bruciavano ancora.

Tom si spingeva in lui con spinte entusiastiche che non avevano niente di quel controllo e di quella metodicità che aveva spesso trovato in uomini della sua stessa età. Tom era travolgente; David aveva come l'impressione che non si sarebbe lasciato fermare anche se lui ne avesse avuta intenzione.
E non ce l'aveva.

Il biondo era stato silenzioso all'inizio, concentrato, ma adesso i suoi grugnii si univano ai suoi e insieme riempivano il silenzio della stanza. David lo sentiva respirare appena sopra la sua spalla.

Stese il braccio di fronte a sè contro il muro per assecondare l'irruenza di Tom. Il rasta gli sfiato un "Sì" nelle orecchie che gli ridusse le gambe in poltiglia.

David affondò di riflesso le dita nei capelli neri di Bill, in ginocchio di fronte a lui. Il moro si appoggiava alle sue gambe con entrambe le mani, premendo il viso contro il suo inguine, il naso schiacciato contro la sua pancia.
David lo sentiva, ma non poteva vederlo. Guardarlo sarebbe stato troppo da sopportare: pensarlo lo stava già mandando oltre il limite.

Bill era aldilà di ogni definizione a lui conosciuta. David distingueva alla perfezione ogni singolo movimento della sua lingua anche in mezzo a quel caos sensoriale in cui lo avevano scaraventato perchè Bill si muoveva così lentamente che era una tortura; quel piercing, invece, era una benedizione.

Come riuscisse ad essere  così, David non lo sapeva e non voleva saperlo.

Gemette più frustrato di quanto volesse apparire quando Bill si ritrasse un po', scivolando umido e caldo intorno a lui. L'aria gelida lo colpì in pieno, un brivido freddo fin dentro la spina dorsale, ma fece appena in tempo a sentirlo perchè Bill lo strinse delicatamente tra le dita e tra le labbra allo stesso tempo.

"Cazzo!" David reclinò la testa all'indietro, perdendosi nell'intenso succhiare di Bill che aveva  un che di malefico e di premeditato.

Sentì la mano del moro sulla pancia, premere leggermente. Abbassò lo sguardo a quel richiamo muto e cadde nella trappola dei suoi occhi pronti ad aprirgli qualcosa dentro.

Il viso di Bill era indescrivibile. Non aveva perso niente dell'ingenuità che aveva quand'era entrato in quella stanza eppure era tutto diverso.
Eppure riusciva a guardarlo dritto negli occhi ben consapevole di cosa stesse facendo, come se stesse dicendo 'Guardami David, guarda come sono bravo'.

Un attimo solo, poi la sua volontà venne meno e non ebbe neanche più la forza di reggersi in piedi. Quando vide Bill scivolare di nuovo intorno a lui con quella sua facilità, senza mai staccare gli occhi dai suoi, cacciò un gemito e si sciolse sulla lingua del moro che non ruppe l'incantesimo e lo costrinse a guardare ogni cosa.

Mentre lo guardava, sentì la voce di Tom scivolargli nell'orecchio; le sue spinte si fecero più irregolari e gli collassò addosso ansimando, lasciando che fosse lui a sostenerlo.
Crollarono entrambi in ginocchio, mentre Bill si spostava saggiamente di lato.

David colse il bagliore biancastro sul suo musetto e si costrinse a chiudere gli occhi.

Era troppo.

Fu Bill a riavvicinarsi a lui, iniziando a baciarlo sulla spalla e lui non potè fare a meno di accarezzargli i capelli, grato.
Bill rialzò il viso verso su David, gli occhi luminosi ed un sorriso dolce sulle labbra.

“Hai visto? Hai fatto tante storie, ma ti è piaciuto vero?”

David si convinse di essere ormai impazzito, perché non avrebbe saputo spiegare altrimenti il suo leggero annuire, perso in quelle pozze nere che erano ormai gli occhi di Bill.

“Ehi, ma non vi state dimenticando di me?” protestò infine il biondo.

Bill si sporse dalla spalla di David per baciare dolcemente il fratello. “Hai ragione” decretò infine. “Andiamo a letto”.

Entrambi i gemelli presero per mano il loro manager e lo fecero stendere supino sul letto, mettendosi poi a gattoni sul materasso.
Si avvicinarono entrambi al suo viso, studiandolo attentamente.

Bill era struccato e i suoi capelli umidi di sudore stavano riprendendo la loro naturale ondulazione. David non li aveva mia visti così uguali. Gli sembrava davvero di vedere doppio. O forse era ancora lo scombussolamento per ciò che era appena avvenuto a farglieli vedere così.

“Dio, ma è così carino!” Esclamò entusiasta Bill. Lo accarezzò piano sul viso come per sottolineare l’affermazione.

Anche Tom iniziò a far scorrere le mani fra i suoi capelli “Bill, non dovresti parlare di lui come se non ci fosse. Potrebbe rimanerci male.”

“Eh!” Concordò l'uomo.

Bill si chinò a dargli un leggero bacio. “Scusa”
Si rialzò subito dopo, e riprese a guardarlo mentre strusciava il proprio viso contro quello del fratello, come un gattino. “Però non è giusto. Io non l’ho avuto.”
 
“Bill, sei una lagna!” Esclamò Tom ridacchiando; ma si fece subito meditabondo “Però in effetti hai ragione.”

“Eh!?”

Tom si chinò su di lui accarezzandogli i fianchi, fino a trovarsi così vicino da sfiorargli le labbra con le proprie. “Ricordi? Non puoi fare niente ad uno senza farlo  anche all’altro. Ora è il turno di Bill.”

”Cosa?” chiese sconvolto, mentre sentiva Bill spingerlo delicatamente su un fianco.

Tom gli fece i grattini dietro l’orecchio guardandolo come se volesse scusarsi.
Era così tenero che quasi non si rese conto del moro che dietro di lui gli aveva sollevato leggermente una gamba. “Solo che io non riesco davvero a fare ciò che ha fatto Bill. Mi fa senso. Mi spiace.”

David stava per obiettare che non importava, che non gliel’aveva chiesto lui - anzi, ad essere sinceri lui non aveva chiesto a nessuno di loro un bel niente - quando sentì la risata cristallina di Bill.

“Non è vero che gli fa senso. E' solo che non è capace di ingoiarlo tutto come faccio io” gli sussurrò all’orecchio, come un bambino che sta svelando un segreto.

David sgranò gli occhi, all'assoluta mancanza di pudore e, in parte, alla semplicità con la quale entrambi facevano e dicevano esattamente tutto ciò che passava loro per la testa. Era come un gioco.
“Bill!” esclamò il fratello offeso.

Bill ridacchiò ancora allegramente, mentre iniziava a far scorrere le dita lungo il corpo dell’uomo.
In quel momento, uno dei neuroni di David sembrò finalmente trovare la strada del risveglio, e si accese. “Bill, non vorrai… le unghie!”

Ancora quella risata, a cui questa volta si aggiunse quella un po’ più profonda di Tom “Non credo che ce ne sia bisogno…” iniziò il biondo.

“Hai appena avuto dentro mio fratello!” concluse Bill divertito, con quel modo di fare così naturale.

David sentì la mano leggermente ruvida del chitarrista scivolargli lungo il corpo. Mugolò deliziato sporgendosi lievemente indietro e perdendosi nella morbidezza del corpo di Bill.

Stava ancora ridacchiando, quando entrò in lui.

Bill era diverso. David doveva ammettere che era un'affermazione piuttosto strana calcolando che il suo dopplegänger era proprio lì davanti ai suoi occhi con una mano delicatamente appoggiata tra le sue gambe.
Il fatto era che, pur essendo tanto identici, i due gemelli riuscivano a distinguersi alla perfezione non solo nel modo di essere o di fare ma - in un caso estremo come quello - anche nelle sensazioni che riuscivano a generare.

E quindi sì, Bill era diverso.

Era un'eccitazione nuova, tutto un altro tipo di uragano.
O di monsone, se David aveva voglia di fare lo spiritoso.

Se Tom era stato irruento, irregolare e travolgente, Bill era decisamente metodico e preciso, ma incurante. Da Tom aveva percepito la volontà di coinvolgerlo in qualche modo, di trascinarlo nel suo mondo. Bill no, era completamente per conto suo e sembrava volerci restare.

David sentiva le sue mani gentili scorrergli sulla pancia e stringerlo a sé e la sua voce calda e umida nelle orecchie mentre il moro gli sussurrava il proprio piacere, eppure Bill non sembrava totalmente lì, come se faticasse a lasciarsi andare e ad aprirsi.

Probabilmente non lo voleva affatto.

Per qualche strana ragione David sapeva nel profondo che tutto questo aveva a che fare con Tom. Bill non aveva "paura" di lasciarsi andare, semplicemente non lo riteneva necessario.

Tom era generoso, Bill era consapevole dell'attrazione che suscitava sugli altri e dispensava con parsimonia la propria magia. Gli stava dando tutto ciò che serviva e non gli avrebbe dato di più: come in tutte le cose della sua vita, Bill si concedeva agli altri soltanto a piccoli pezzi, per essere completamente se stesso soltanto con Tom.

David non poté fare a meno di eccitarsi a quel punto al pensiero di cosa dovesse essere Bill sotto le dita di suo fratello.

Si aggrappò a Tom, mentre sentiva le spinte di Bill aumentare.
Si lasciò sfuggire un lamento, a cui seguì una lieve carezza del chitarrista
“Sta attento, così gli fai male!” Tom redarguì suo fratello.
Ma il moro ormai sembrava aver perso ogni contatto con la realtà.

David emise un gemito quando sentì le labbra calde di Bill chiudersi intorno alla sua pelle e succhiare dolcemente. Il ricordo di ciò che quel ragazzino aveva fatto solo qualche minuto prima era ancora ben chiaro nella sua testa e riusciva a dargli i brividi.

Percepiva il corpo snello di Bill aderire completamente alla sua schiena e poi piegarsi con grazia a seguire la sua stessa posizione.
Si perse nel suo spingere incessante in quell'uggiolio sensuale che gli scappava dalla gola ed era una via di mezzo tra il ringhio di Tom e il gemito più eccitante che avesse mai sentito.

"Oh Dio..." esalò, serrando gli occhi. Sentì la risata dolce di Tom di fronte a sé e le sue dita stringersi intorno alla sua erezione.

"Lo so..." mormorò il biondo divertito con i suoi occhi da gatto ed il mezzo sorriso di chi ne sa molto più di te. Lasciò scivolare la bocca su quella di David che cercò la sua lingua quasi con disperazione.

Aveva bisogno di aggrapparsi a qualcosa perchè la freddezza di Bill lo aveva lasciato solo ad affrontare quel terremoto ormonale che non si era aspettato.
Afferrò la spalla di Tom e lo strinse a sè, allontanò le labbra da lui per un solo istante e poi le catturò di nuovo incontrando nel biondo il suo stesso desiderio.

La bocca di Tom lo cercava esattamente come la sua e David sentiva il suo bisogno emanare da lui in ondate violente. Tom era tanto semplice quanto suo fratello era chiuso e inviolabile.

L'uomo allungò una mano tra i loro corpi per ricambiare il favore; nella confusione si scontrò goffamente con la mano stretta di Tom prima di riuscire ad accarezzarlo.

"David non è necess-" Tom non fece in tempo a finire la frase che David lo baciò di nuovo, incapace di dire anche solo una parola.
Tom si sciolse sotto le sue dita e nella sua bocca, espirando di piacere e di sollievo e di mille altre cose che però David non riuscì ad inquadrare.

La sensazione di Bill dentro di sè stava diventando troppo da sopportare; il corpo del cantante era caldo e umido contro la sua pelle e Bill non aveva mai smesso - neanche per un istante - di mormorare quella litania sensuale contro il suo orecchio.

E a quel punto bastò un istante.
L'ultima spinta.
L'ultima carezza.
Con un gemito più forte degli altri, dritto nella bocca di Tom, venne tra le sue dita mentre Bill si lasciava andare. Gli ultimi sussulti frenetici, i suoi denti che si stringevano sulla sua spalla.

Poi il silenzio, per almeno dieci minuti.

David si lasciò andare sul materasso.
Entrambi i gemelli si stesero sul suo corpo: uno da una parte ed uno dall’altra, come due angeli custodi molto accaldati.

L’uomo si ritrovò a fissare il soffitto, ascoltando distrattamente i respiri perfettamente sincronizzati dei due gemelli divenire via via più regolari.
E finalmente si rese conto di ciò che aveva fatto.

I suoi ragazzi. Come aveva potuto mettere loro le mani addosso?
Era vero che avevano fatto tutto loro, ma lui aveva ceduto. E senza neanche troppa insistenza, a dire il vero.

Lui, che avrebbe dovuto proteggerli.

Fu Bill ad accorgersi del suo turbamento, probabilmente percependo un cambiamento del suo battito cardiaco.
Si tirò su in modo da guardarlo negli occhi “Dada, non preoccuparti!”

“Ci è piaciuto!” spiegò Tom bofonchiando sul suo petto.

Bill annuì convinto alle parole del fratello, prima di sorridergli quel suo sorriso in grado di sciogliere chiunque.
David era incantato come un topo davanti ad un serpente. Si lasciò baciare ancora.

Il bacio di Bill questa volta fu dolce, e appena accennato.
Tenero, quasi. David percepì le sue labbra e quasi null'altro. Era vagamente rassicurante. Va tutto bene, diceva.

Distrattamente senti Tom sollevarsi a sua volta.
Non appena le labbra di Bill lo lasciarono, quelle di Tom furono pronte a sostituirle.

E David rimase sconvolto da quanta somiglianza ci fosse ora in loro.
Se avesse chiuso gli occhi, non avrebbe saputo dire quale dei due gemelli fosse. Stesse labbra, stessa pressione.
Uguale intenzione. E' tutto a posto, gli stava dicendo.

Gli sorrisero entrambi molto dolcemente, “Va meglio?” chiese Bill, con il faccino preoccupato di chi vuole essere sicuro di aver migliorato la situazione.

David annuì distrattamente. Non aveva avuto scelta: non c'era modo di resistere a quei due, doveva accettarlo e basta.

I suoi gemelli si sorrisero complici fra di loro, prima di baciarsi un'ultima, tenerissima volta.
Si accoccolarono su di lui e David sentì loro mani scorrergli sul petto finché non si trovarono.

Vide le loro dita intrecciarsi.