Personaggi: Tom, David Jost
Genere: Comico
Avvisi: Slash
Rating: PG
Note: D'accordo, mi rendo conto che questa era tremenda.
Era tremenda ben oltre la tremenditudine di altre Toast che ho scritto. Mi dispiace, Yul, di più non sono riuscita a fare .__. Sappi, però, che mi ci sono impegnata parecchio. E l'ho pure finita, cioè, miracolo! \O/ E, insomma, buon compleanno!

Riassunto: Quando David aveva chiesto un toast vegetariano, aveva semplicemente desiderato una sottiletta fra due fette di pane ben tostato. Nient'altro.
TOAST - VARIANTE SUL TEMA


Quando David aveva chiesto un toast vegetariano, aveva semplicemente desiderato una sottiletta fra due fette di pane ben tostato. Nient'altro. Non che fosse una richiesta esagerata, come i lamentosi piagnistei di Bill che chiedeva cose impossibili, come cene ad orari improbabili o animali in via di estinzione che, alle volte, era più facile prendere uno shuttle e andargli a prendere la Luna piuttosto che accontentarlo. Ma avrebbe dovuto sapere che chiedere quei due semplici ingredienti montati insieme in una forma quasi basilare ad una persona come Tom avrebbe scatenato conseguenze imprevedibili.
Insomma, lui era David Jost e seguiva quel gruppo male assortito di ragazzini da quasi dieci anni e avrebbe dovuto saperle cose del genere. Non era forse stato presente quando di fronte alla richiesta di un frullato da parte di Bill, Tom aveva ridipinto le pareti dello studio di rosa fragola? Per non parlare del barbecue del fine settimana precedente, che si era quasi trasformato in un sacrificio umano di massa.
Il punto non era che Tom non sapesse cucinare, anzi, tutt'altro.
Se messo in condizione di farlo, era perfettamente in grado di provvedere al cibo per se stesso. Il problema sorgeva quando il cibo che preparava era per qualcun altro. Tom era un cuoco che non funzionava sotto stress. Quindi, starsene disteso sul letto in piena estasi post-sesso e chiedergli, già che era in cucina, se gli preparava un toast era stata una pessima mossa. Non che Tom non avesse reagito con un entusiastico “Certo! Ci penso io!”, era solo che adesso, dalla cucina, provenivano i rumori più strani, tra cui l'inquietante chiocciare di una gallina viva di cui David ignorava totalmente la provenienza.
“Tutto bene?” Chiese, sporgendosi un po' con il corpo in direzione della cucina, come se – a tendersi – avesse potuto vedere dietro gli angoli.
“Sì, tranquillo!” Pentole che cadevano. “E' tutto sotto controllo.” La gallina.
David non era esattamente convinto. “Non vuoi che venga a darti una mano?”
“Assolutamente no!” Arrivò subito da Tom. E poi altri rumori. Era una motosega, quella?
David tornò a distendersi, cercando di rilassarsi. In fondo era soltanto un toast. Vegetariano, per giunta, quindi più semplice: una sottiletta fra due fette di pane ben tostate. Nient'altro.
Tom poteva senz'altro farcela.
Appoggiò la testa al cuscino ergonomico e sospirò, pensando a quello che erano state le ore precedenti: erano entrati in quella stanza che era appena il tramonto e ora, attraverso le tende, David poteva intuire che il sole stava calando di nuovo. Era dai suoi vent'anni che non passava una giornata intera a letto. Era già tanto se aveva avuto voglia di un toast piuttosto che di una bombola di ossigeno. Il fatto era che il suo organismo aveva dovuto adattarsi a Tom, che aveva chiarito fin da subito che non si sarebbe adattato a lui. Era abituato a fare sesso per periodi di tempo non umani e David avrebbe dovuto comportarsi di conseguenza. Il manager aveva scoperto che dieci anni di yoga, alla fine, erano serviti a qualcosa.
“Ci vuoi anche l'uovo?” La voce di Tom arrivò dalla cucina ad interrompere i suoi vaneggiamenti mentali, che per altro comprendevano un Tom quasi nudo fra le coperte di seta in un giardino zen. Che non era più zen e, soprattutto, non era più nemmeno un giardino da quando Tom, per l'appunto, aveva deciso che era un'ottima ambientazione per le loro performance. Lui aveva qualcosa da ridire, soprattutto perché la sabbia s'infilava dappertutto e gli enormi sassi di fiume non erano per niente comodi. Ma Tom era una diva, esattamente come suo fratello, e la sua parola era legge. David avrebbe avuto modo di sfogare la propria frustrazione con Bushido, più tardi, al telefono. Parlare con quell'uomo gli faceva sempre ricordare che c'era chi stava peggio di lui. Il tunisino doveva assecondare le richieste di Bill e niente – niente, nemmeno la sabbia del giardino zen in posti che David non pensava di avere – era peggio di Bill e della sua insana passione per i giochi di ruolo durante il sesso. David, per dire, non avrebbe saputo da che parte girarsi se gli fosse toccato vestirsi da Cavaliere Jedi e cercare di concupire un Tom vestito da giovane Padawan.
“Stai ancora pensando ai giochini di mio fratello su Star Wars?”
David si voltò, sconvolto. “E tu come...?”
“Lo vedo dalla faccia,” commentò Tom, che per altro sfoggiava un meraviglioso completo vedo-non-vedo costituito da un grembiule da cucina, guantoni da forno e... basta. “Quando pensi a noi due nel giardino zen, le sopracciglia ti fanno una virgola verso destra. Quando pensi a mio fratello e Bushido vestiti come due jedi, il viso ti si assottiglia tutto. E, tra l'altro, assomigli un po' all'imperatore Palpatine.”
“Grazie, sempre gentile.”
“Dovere,” commentò Tom, posando sul letto un vassoio con un piatto coperto e fumante. “E comunque il concetto di giovane padawan di mio fratello è ben lontano da quello che io, te e qualunque persona abbia visto anche solo dieci minuti di Star Wars potremmo mai avere.”
“Perché?”
Tom gli passò un tovagliolo e una bottiglietta d'acqua. “I suoi padawan sono vestiti Armani e hanno cinture di brillantini,” Tom sospirò. “E hanno uno strano concetto di potenza della forza.”
“Che cosa...?”
“David, davvero, tu non vuoi saperlo.”
“Non voglio.”
“No, non vuoi,” Tom scosse il capo velocemente, come cercando di allontanare immagini inquietanti dalla sua testa. E David, davvero, preferì non sapere.
“Allora, questo toast?” Chiese, fregandosi le mani.
“Ecco sì, il toast,” Tom si schiarì la voce. “Ho pensato che un toast fosse una cosa troppo, come dire, semplice.”
“Semplice.”
“Sì. Dopo ore e ore di sesso sfrenato e, per altro, anche degno di oscar,” proseguì Tom, privo di modestia, “ci voleva qualcosa di più... elaborato.”
“A-ah?”
“Tipo che il prosciutto cotto non c'era.”
“E' perché sono vegetariano.”
“Infatti,” annuì velocemente e con convinzione Tom, guardando il piatto, ma senza scoperchiarlo. “Così ci ho messo delle carote.”
“Carote?”
“Erano l'unica cosa che ci assomigliasse... per colore.”
“Ma sono arancioni!”
“Beh, l'arancione è quasi rosa.”
David avrebbe voluto dirgli che allora, in paragone, anche Gustav era quasi un chitarrista, ma lasciò perdere.
“E poi la sottiletta, ecco... non lo so. Si è sciolta.”
“Era una sottiletta,” constatò con grande acume il manager.
“Sì ma...” Tom sembrava perplesso. “Comunque, ho pensato ci volesse dell'altro, quindi ho trovato del pecorino. Più solido.”
“Pecorino.... con le carote.”
“E un pizzico di noce moscata!” Aggiunse Tom, giulivo, come se quell'ultima rivelazione potesse in qualche modo cancellare l'abominio appena pronunciato. Tiro via il coperchio dal piatto e David si ritrovò davanti un agglomerato di pecorino semi-sfatto dal quale spuntavano qua e là pezzi di carota bruciacchiata e cruda. Rimase immobile a fissare quella palla appiccicosa per molti, lunghissimi istanti.
“Allora?” Chiese Tom, speranzoso.
“E'...” David sospirò. “Innovativa.” Si schiarì la voce. “E il... ehm, pane?”
“Non l'ho ritenuto necessario,” rispose Tom, serissimo. Nemmeno fosse un cuoco di fama internazionale che spiega al suo pubblico perché nella torta di pere e cioccolato non ha ritenuto necessario inserire delle pere quanto 3/4 di mango rosato delle Ande, venduto al mercato di Lima a 300 euro al kg. “Il pecorino era un collante sufficiente.”
“Collante. Esattamente la parola che stavo cercando,” commentò David, stuzzicando la palla amorfa con la forchetta.
“E poi così è un po' come noi,” commentò Tom, con un sorriso tutto convinto.
David sollevò un sopracciglio.
“Un gran casino di pecorino stagionato,” iniziò indicando l'agglomerato, “e giovani carote novelle! Senza pane, perché non ci serve per stare appiccicati.”
David ci pensò su un istante e poi scoppiò a ridere, tirandoselo addosso mentre cercava di assaggiare quell'abominio culinario. In qualunque forma si presentasse il toast, era sempre una cosa buona, alla fine.

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