PURPLE BARD
Gamzee fissa davanti a sé senza riconoscere niente di ciò che sta guardando, ma d'altronde il mondo è cambiato così tante volte negli ultimi dieci minuti che non dà neanche più peso al vorticare dei colori o al fottuto casino di suoni e di odori che gli passa per le orecchie e per il naso. Si lega bene il filo intorno alle mani e tira. Non sa esattamente come sia avvenuto, forse è stato che voleva da bere e da bere non c'era più ma all'improvviso ha aperto gli occhi e ha capito che era l'unico a vedere i miracoli. Doveva fare qualcosa perché li vedessero tutti, i fottuti miracoli. Equius gorgoglia un po', non troppo. Non fa resistenza.
Lo ha sentito il sangue dell'HighBlood che gli risaliva le vene. Bruciava da fare schifo ma era anche un sacco forte, ha visto le stelle. Dei momenti precisi in cui la gente è morta non si ricorda, ma che è morta sì.
Nepeta salta fuori dal nulla, mai saputo dove cazzo fosse la metà del tempo neanche prima. Soffia e ringhia, fa un sacco di fottuto rumore. Per favore, gli viene da ridere. Quando le afferra il polso minuscolo sente le ossa scricchiolare ed è quasi tentato di stritolarle per vedere che effetto fa ridurre in briciole le ossa, ma poi sente la punta degli artigli sfiorargli la faccia e allora preme – ed è bello sentire la resistenza di lei che per qualche motivo tenta di impedirglielo – preme e sente la pelle tendersi – il miagolio di Nepeta si fa interrogativo, poi disperato, poi a lui non frega un cazzo – quando le unghie di acciaio sfondano la pelle non sente niente, così prova a tirarle verso il basso. Magari così il sangue del suo illustre antenato lo lascia in pace. Perché è forte, ma brucia, brucia, brucia.