Personaggi: Chakuza, Fler
Genere: Commedia
Avvisi: Crack!Fic
Rating: PG
Prompt: Storiella scritta per la prima (di quattro) notte bianca del Carnevale delle lande, su prompt di Vogue91: "Da quanto ci conosciamo?" "Da abbastanza tempo perché io mi sia stancato di te". Lei probabilmente non aveva in mente niente del genere quando lo ha proposto, ma il dialogo era semplicemente perfetto per il Flerkuza. Chiedo venia >.<
Note: Quando devo scrivere qualcosa di ridicolo posso sempre contare su Chakuza perché lui in questo senso non mi delude mai, soprattutto quando mi aspetto di scrivere molto in poco tempo.

Riassunto: Fler è convinto di essere pronto a ricevere la notizia di qualunque danno Chakuza stia per confessare, ma si sbaglia di grosso.
NORMAL IS NOTHING BUT A CYCLE ON A WASHING MACHINE

Quando Chakuza si presenta in soggiorno con il capo piegato che riflette la luce della lampada, Fler sa già che ha combinato un disastro. E non un disastro di medie proporzioni – di quelli, cioè, che può combinare ogni giorno – ma uno epico, le cui conseguenze sono virtualmente incalcolabili.
Così posa la rivista che stava leggendo sul tavolino da caffè che è immacolato e sgombro – segno anche quello di una pulizia figlia del senso di colpa – e si prepara all'ennesima dimostrazione del perché dovrebbe fare le valige e sparire, liberandosi di questo nano scappato da qualche libro di favole lasciato incustodito e che probabilmente gli altri sette stanno ancora cercando per devastarlo di mazzate.
“Avanti, togliamoci questo dente,” lo invita. “Cos'è successo?”
Chakuza rimane lì dov'è, sulla soglia del soggiorno, a torturare il cappellino che ha tra le mani. Ha la faccia rossa come un pomodoro e Fler scommette che all'attaccatura del collo, dove c'è un po' più di grasso e la pelle gli fa i rotolini quando piega la testa, è perfino bordeaux. E' tesissimo perché chissà che cosa deve dire, e lo sta trattenendo da ore. Il fatto è che Chakuza sa che non è bravo con le parole, per cui quando trova quelle giuste deve tenersele dentro fino al momento di dirle, perché una volta che gli sono uscite di bocca, se le dimentica. Succede quando dice cazzate – che poi ti guarda con l'aria di chi è appena caduto lì da Marte e non capisce perché lo stai odiando – succede soprattutto quelle poche volte che ha davvero qualcosa di sensato da dire. Alla fine, però, esplode. Tutto quello che ha trattenuto finora gli risale su per la gola e lui apre bocca perché proprio non ce la fa più.
"Da quanto ci conosciamo?" Butta lì, guardandolo con gli occhi rotondi spalancati.
Fler solleva un sopracciglio. "Di tutti gli esordi, questo è il peggiore, Chakuza. Fattelo dire."
"Da quanto ci conosciamo?" Ripete lui, con più urgenza.
"Da abbastanza tempo perché io mi sia stancato di te," risponde Fler, stufo. "Allora?"
Chakuza sembra accettare la risposta, anche perché Fler immagina che tutto il resto del discorso dipendesse da quella per cui se vuole parlare prima di dimenticarsi ogni cosa, deve accontentarsi di quello che ha.
"Esatto," dice annuendo vago e torcendosi le mani mentre avanza un po' ingobbito che sembra Quasimodo, il campanaro di Notredame. "E quante delle volte che ho combinato qualcosa l'ho fatto con la precisa intenzione di causarti dei danni?"
Fler percepisce un tono di gravità nell'aria che nei casi precedenti non c'è effettivamente mai stato. Chakuza ha fatto cose per le quali un qualunque altro essere umano si sarebbe fatto visitare da un bravo medico o sarebbe partito immediatamente per Lourdes, ma lui no – beata ignoranza – , lui tuttalpiù cercava di capire perché intorno a lui tutti quanti fossero tanto furiosi. Ma in questo momento, lo capisce anche lui di aver fatto una cazzata e questo genera in lui disperazione. E genera ansia in Fler, soprattutto.
"Nessuna," risponde cauto e sospettoso. "In genere i tuoi danni sono il risultato del malfunzionamento del tuo cervello."
"Esatto!" Esclama entusiasta lui. "Esatto! Potresti tenerlo a mente anche questa volta?"
Fler vorrebbe dire di no, perché è chiaro che non dovrebbe ma è abituato a dare il beneficio del dubbio a chiunque, quindi perché non anche a Chakuza? "Ci proverò," borbotta.
Chakuza annuisce più volte stupidamente e poi porta una mano dietro la schiena. "Oggi ero in bagno e mi sono detto: perché non fare la lavatrice?" Esclama.
"Chi non se lo chiede, d'altronde? Milioni di persone nel mondo fanno la lavatrice per caso, solo quando inciampano nell'oblò aperto," annuisce ironico Fler.
"Solo che non l'avevo mai fatta prima, perché di solito la fai tu," annuisce di nuovo Chakuza. "Così ho letto le istruzioni. Giuro, ho letto ogni riga... però quello non c'era scritto da nessuna parte."
La vena sopra l'occhio di Fler comincia a tremare. "Quello cosa, Chakuza?"
E' evidente che l'austriaco non sa come dirlo. Tutte le parole che ha trovato non sono bastate ad esaurire l'argomento, perciò non gli resta che tirare fuori un triste ammasso di stoffa rosa che ancora sanguina acqua colorata. Sul tappeto del salotto, per altro.
"Che cos'è quell'affare?"
Chakuza lo fa srotolare, tenendololo per due angoli. La maglietta di 50 Cents, autografata dall'uomo in persona, che un tempo era bianca candida, ora è – a voler essere buoni – color fragola sbiadita. E a quanto pare i pennarelli indelebili per gli autografi non sono poi così indelebili.
Fler resta immobile così a lungo che potrebbe essere morto. Fissa di fronte a sé ma non vede davvero la maglietta, vede l'omicidio che sta per compiere e lo osserva nei minimi dettagli per essere sicuro di non dimenticarsi proprio nulla.
"Fler?" Lo chiama Chakuza dopo un po', preoccupato perché suo zio Franz quando ha avuto l'ictus era rimasto piantato sul divano allo stesso modo. La zia se n'era accorta due ore dopo, quando era finita la telenovela.
"Comincia a correre," dice Fler con una voce che viene direttamente dall'oltretomba. "Ma se ti azzardi a lasciare questa stanza prima che ti abbia preso, quando poi ti prendo ti spezzo le gambe."
Chakuza resta immobile, e si fa abbattere a colpi di maglietta bagnata sulla nuca.
La maglietta, per altro, sembra già sporca di sangue.

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