Personaggi: Tom, David Jost
Genere: Comico, Romantico
Avvisi: Slash
Rating: PG
Note: Questa è la storia che ho regalato a Yulin per Natale.
In teoria doveva essere una drabble (ridiamo tutti quanti insieme), in pratica sono 10 drabble insieme. Mille parole circa. Che posso farci? Radical-Gay-Chic!David è la cosa che preferisco, in assoluto. E credo si veda dal momento che lo infilo veramente da ogni parte. Nient'altro. Spero che vi piaccia ^^v

Riassunto: Questo non è un albero di natale, David.
NATALE CON DAVID
...o dell'embrionale senso artistico di Tom Kaulitz.


"Vorrai scherzare!" Fu l'unico commento che uscì dalla bocca di Tom quando lo chiamò in salotto perché desse il suo giudizio. David proprio non capiva che cos'avesse che non andava il suo albero di natale.
"Questo non è un albero di natale, David," gli spiegò il biondo, indicando la preziosa scultura in legno e metallo di cui si era così faticosamente appropriato quella mattina da Muji, sottraendolo - per altro - ad una checca isterica vestita Dolce & Gabbana che lo aveva seguito abbaiando fino alla cassa, deciso a riaverlo indietro. D'altronde non era colpa sua se il tipo era già ampiamente appesantito dal cenone di natale prima ancora del venti di dicembre.
"Ma si che lo è, guarda!" Esclamò, intenerito dall'embrionale senso artistico di Tom, ancora troppo acerbo per comprendere l'eleganza di forma e struttura che aveva davanti agli occhi. Lo prese per le spalle e lo spostò di fronte alla scultura. Indicò l'oggetto e prese a decantarne le evidenti qualità. "Non devi cercare l'immagine dell'albero Tom, ma ciò che esso rappresenta."
C'era una base rettangolare in legno lucido e, su di essa, quello che sembrava un brutto gomitolo di grossi fili di metallo. Tra le maglie di questo enorme giocattolo per gatti meccanici era intrecciata una comune trafila di lucine di natale bianche. "Questa è una palla," commentò.
"Guarda meglio."
"David, posso anche guardarlo per ore ma quella è una palla," ripeté il biondino. "Se voleva essere un albero di natale, è venuto male."
David sospirò. "Sei di una superficialità imbarazzante a volte," esclamò, per poi avvicinarsi alla sua amata scultura. "Questa è l'essenza dell'albero di natale," spiegò, indicando la sfera nella sua totalità. "La sfera rappresenta il nucleo primario della festa mentre le luci, bianche e soffuse, ne rappresentano il calore, il senso stesso del natale. Capisci?"
Tom capiva che andava a letto con un imbecille. "E, esattamente, come ce li metto gli addobbi sul nucleo caldo del natale?"
"Non servono addobbi!" Esclamò David, entusiasta senza motivo. "E' questo il bello. E' già tutto qui, racchiuso in questa meraviglia."
Tom avrebbe avuto da ridire sul suo assurdo concetto di meraviglia ma preferì soprassedere visto che al momento aveva problemi decisamente più urgenti. "Nel tuo sgabuzzino, che per altro è una piazza d'armi, ci sono adesso tre scatoloni di addobbi natalizi assortiti che ho strappato con le unghie e con i denti a mio fratello che li voleva per addobbare un gigantesco abete nel giardino del suo tunisino, mi segui fin qui?"
David annuì, non comprendendo.
"Bene. Ora, io non faccio a borsettate con mio fratello per quattro palle, per poi sentirmi dire che non avrò un albero di natale su cui appenderle."
"Ma Tom," iniziò l'uomo, con l'occhione ceruleo sgranato. "Questa scultura è alternativa, capisci? E' qualcosa di nuovo e innovativo, qualcosa che non sia il solito albero di natale."
Tom lo ascoltava con le braccia incrociate al petto. "Non è Natale senza un albero di natale," riispose e, prima che David potesse commentare aggiunse: "E quello non è un albero di natale. Quindi adesso, o usciamo e andiamo a comprare un albero vero con i rami e la forma da albero, oppure mi troverò un fidanzato alternativo, possibilmente nuovo e portatore di tecniche innovative. Ci siamo intesi?"
David sospirò. "E della mia scultura cosa ne faccio?"
"Gli troveremo un posto, non preoccuparti."
Quattro ore dopo, nel salotto minimalista in vetro e acciaio di David troneggiava un abete alto tre metri e largo due, ricoperto di palline, festoni e addobbi fin quasi ad esplodere. Per completare questa fiera del pacchiano, Tom aveva comprato un puntale dorato e aveva preteso calze da appendere al camino che David non possedeva. Tom, in quel preciso momento, stava ovviando a questo increscioso inconveniente appendendo le calze ai rientri delle finestre con il nastro adesivo trasparente.
David sospirò, osservando la scena da un angolo del salotto. Scambiò con la sua palla d'arredamento, che ora era un costosissimo ferma-porta, uno sguardo tra il rassegnato e l'intenerito, quindi tornò ad osservare Tom che fischiettava canzoni natalizie in chiave heavy metal, mentre spostava palline colorate con l'occhio critico dell'esperto.
"Contento, adesso?" Chiese l'uomo.
Tom si girò con tanto entusiasmo negli occhi che David non poté fare a meno di sorridere. Gli si avvicinò, passandogli una mano tra i capelli per poi lasciarla scivolare sulla sua nuca e stringere affettuosamente. Tom fece quasi le fusa sotto le sue dita.
"Spegni le luci," gli ordinò, passandogli il telecomando.
David non fece che premere un tasto e le lampade al neon si abbassarono per poi spegnersi del tutto e lasciare la stanza immersa nella calda luminosità delle lucine intermittenti.
Tom gli si sistemò tra le braccia, con uno dei suoi sorrisi a metà. "Ora, questo è quello che io chiamo un albero di natale," commentò.
David si chinò a baciarlo piano sulle labbra. "L'avevo intuito. Sei un tradizionalista: abeti, palline e festoni..."
"Non esattamente," sorrise il rasta. "E' che avevo bisogno di un posto più grande dove mettere il mio regalo di natale."
"E che cosa vorresti, sentiamo?"
Tom lo stese delicatamente sul tappeto da troppe centinaia di euro, appena sotto gli ultimi rami e gli scivolò sopra, con un movimento fluido e collaudato. "Voglio un manager," rispose in un sussurro. "Pensi che lo riceverò?"
David gli chiuse le braccia intorno e nicchiò. "Dipende, sei stato buono?"
"Tu cosa ne dici?"
David chiuse gli occhi e sorrise, perdendosi nel primo di una lunga serie di baci.

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