Personaggi: Eko Fresh, Bushido, Bill, Fler, Chakuza, Sido
Genere: Commedia
Avvisi: Slash, Het
Rating: PG 13
Note: Questo è il mio regalo di compleanno per Liz, che diventa legale in tutti gli stati.
E come ogni regalo doveva essere una Billshido e non lo è manco per niente. Perlomeno, stavolta, sono riuscita a non mandarla in Bikuza, il che è un miracolo, e per farlo ho dovuto fare di Chakuza un cretino. No dico, poi Liz, prova a dire che non ti voglio bene (L). Dunque, Eko narratore, è la mia nuova fissa, e l'ho amato moltissimo, perché è patato da morire. E sì, mi sono autocitata. Dovevo farlo, ci stava troppo bene. Se non sapete dov'è che mi sto citando, tanto meglio, vi sembrerò più simpatica :D Il titolo se l'è scelto Liz da sola.
Riassunto: In fondo Bill non era poi così difficile da accontentare.
Genere: Commedia
Avvisi: Slash, Het
Rating: PG 13
Note: Questo è il mio regalo di compleanno per Liz, che diventa legale in tutti gli stati.
E come ogni regalo doveva essere una Billshido e non lo è manco per niente. Perlomeno, stavolta, sono riuscita a non mandarla in Bikuza, il che è un miracolo, e per farlo ho dovuto fare di Chakuza un cretino. No dico, poi Liz, prova a dire che non ti voglio bene (L). Dunque, Eko narratore, è la mia nuova fissa, e l'ho amato moltissimo, perché è patato da morire. E sì, mi sono autocitata. Dovevo farlo, ci stava troppo bene. Se non sapete dov'è che mi sto citando, tanto meglio, vi sembrerò più simpatica :D Il titolo se l'è scelto Liz da sola.
Riassunto: In fondo Bill non era poi così difficile da accontentare.
L’entrata del pub era lurida.
La porta di legno era ricoperta di un tale strato di morchia e di unto che c’era da aver paura a metterci anche sopra la mano. Questo significava grossi guai.
Eko Fresh aveva imparato molto tempo prima a distinguere le discussioni dai luoghi in cui si sarebbero svolte. Le persone avevano svariate abilità, quella era la sua. Certo ce n’erano di migliori, ma c’era poco che lui potesse fare a riguardo. La sottile arte di interpretare i luoghi pubblici l’aveva sviluppata con il tempo, e soprattutto con Bushido, il quale aveva il brutto vizio di scegliere la bettola in cui ubriacarsi a seconda di quanto forte, pesante e imbarazzante dovesse essere l’ubriacatura. C’era una bella differenza, infatti, tra sedersi in un bel bar elegante, di quelli che pretendevano da Eko un completo che doveva farsi prestare da suo fratello, e sorseggiare qualche bicchiere di un costosissimo vino francese che non sapeva nemmeno pronunciare, e ridursi uno straccio, in un locale di Templehof che per raggiungerlo rischiavi di venir derubato quattro volte.
Erano due stati mentali diversi. Nel primo caso non si trattava di una vera e propria ubriacatura, quanto del tentativo di allontanare i problemi con stile. Nel secondo caso era la volontà di annegare il problema sotto un litro di birra e poi rivomitarlo il più lontano possibile da casa.
Questo, ovviamente, era il secondo caso. Bushido lo aveva chiamato con la voce già un po’ impastata e già lamentandosi della piaga di turno, che poi non cambiava mai, da sei mesi a questa parte, ed era sempre Bill.
Eko Fresh era consapevole che il loro mondo di duri era stato ribaltato da un ragazzino, che aveva capovolto tutto senza nemmeno tanto sforzo, per altro. Giusto quel paio di occhioni languidi, la vocina e il suo modo di chiederti le cose come se gli dispiacesse disturbarti, che poi mica era vero ma ci cascavi sempre. La crew era tutta impazzita per Bill. Un branco di uomini adulti agli ordini di un diciannovenne sessualmente confuso che era entrato di prepotenza non solo nella vita di Bushido, ma anche nella loro, e non aveva chiesto il permesso a nessuno. Quando l’universo si era ribaltato per esaudire i suoi desideri, Eko Fresh aveva fatto in modo di trovarsi un posticino ai margini della galassia dal quale potesse vedere, ma dove nessuno sarebbe venuto a chiedergli niente. Non voleva finire come Chakuza, lui, che era ormai asservito a Bill senza ritegno. Gli faceva da autista e da accompagnatore, ogni volta che Bushido non c’era, tanto che avevano finito per prenderlo in giro. E le prese in giro erano state così allusive che Bushido e Bill ci avevano fatto due o tre litigate sull’argomento, perché il tunisino era diventato molto geloso, tanto da toglierglielo quell’autista, finché Bill non gli aveva dato del coglione deficiente – proprio così, coglione deficiente – e Bushido era stato costretto a scusarsi e a notare come Chakuza, per quanto con Bill ci si trovasse tanto bene, aveva un’agendina piena di donne e preferiva di gran lunga continuare a scoparsi quelle.
Non che fosse l’unico disgraziato della crew, comunque. D-Bo, per dire, non aveva più un minuto di pace da quando, una sera, per sbaglio, si era lasciato sfuggire che gli piaceva The Notebook. Adesso non c’era un mese che Bill gli risparmiasse la visione del film. La vita di Kay One era sostanzialmente finita quando Bill aveva scoperto che gli piacevano i giochi da tavolo. Sotto sua precisa richiesta, Saad e Nyze stavano tentando di insegnargli le regole del calcio da almeno quattro mesi, senza successo. L’unica cosa che Bill riuscisse ad imparare erano i nomi dei giocatori, e solo se erano belli, altrimenti nemmeno quello. In compenso conosceva per filo e per segno tutte le case di moda per le quali avevano posato.
Ecco perché Eko adorava il suo posticino ai margini della galassia, lì Bill non poteva raggiungerlo con le sue manine ungulate. Evidentemente questo non era sufficiente a stare fuori dai guai, dal momento che dove non arrivava la Principessa, arrivava il re.
E questo spiegava il bar lurido, Bushido buttato ad un tavolo con la faccia come uno straccio e lui che si sedeva con un sospiro e chiedeva cos’era successo stavolta.
- C’è che questa volta lo butto fuori di casa – rispose il tunisino, che non aveva bevuto tantissimo ancora, ma era come se lo avesse fatto, a giudicare dall’espressione.
Eko non si scompose. Da quando Bill era arrivato, Bushido aveva minacciato di buttarlo fuori di casa almeno quaranta volte, senza mai farlo. Non che in effetti Bill ci vivesse davvero nella Casa Gialla, ma ci passava una considerevole quantità di tempo, tanto che lo si poteva pure buttare fuori con cognizione di causa. Solo che Bushido non aveva mai il coraggio di farlo davvero.
- E perché? – Chiese Eko, facendosi portare una birra. Se proprio doveva stare a sentire, voleva ubriacarsi un po’ anche lui.
Bushido agitò la birra tenendola per il collo. – Ha passato il limite, - disse, con una certa convinzione. Eko conosceva quella convinzione così bene da sapere che era la stessa con la quale due mesi prima Bushido aveva giurato che non ne poteva più e che sarebbe andato con la prima che avesse trovato per strada, tanto non aveva certo bisogno di pregarle le donne, lui. Era finita che lui e Bill erano andati via in vacanza insieme per una settimana e Bill era tornato indietro con un sacco di storie non volute sulla loro vita sessuale.
- Certo, - annuì comunque Eko, dando un’occhiata nel locale fumoso, che era pieno di quel tipo di gente che non vorresti mai incontrare. La situazione doveva essere davvero, davvero grave. – E che cos’ha fatto di preciso? -
- Quello che non doveva fare, - fu la risposta. Molto esplicativa.
La birra arrivò con un bicchiere lurido che Eko decise di ignorare, dedicandosi alla bottiglia. Si tolse il cappuccio, quindi bevve un sorso. – Dal momento che non sei ancora così ubriaco da non comporre frasi coerenti, ti dispiacerebbe essere più chiaro? –
Bushido dovette trovarla una richiesta ammissibile, perché annuì. – Ricordi che la settimana scorsa si è messo in testa di rivoluzionare la mia vita perché, a detta sua, c’erano cose che andavano assolutamente sistemate pena le ritorsioni del karma, o qualche altra cazzata simile? –
Eko, sfortunatamente, ricordava. Non c’era stato niente che gli permettesse di dimenticare la settimana appena trascorsa, durante la quale Bill si era messo in testa di rivestirli tutti da capo a piedi, e di insegnare loro a non imprecare così tanto, e mille altre cose che li avrebbero portati alla pazzia se, da un giorno all’altro, Bill si fosse stancato di loro per dedicarsi - a quanto pareva – interamente a Bushido. – Ha di nuovo spostato tutti i mobili di casa tua secondo le leggi del Feng Shui? –
- No. -
- Ti ha di nuovo stirato il muscolo di una spalla, convinto di saper fare i massaggi? –
- No. –
- Ha tentato ancora di farti il Kebab, fondendoti il frigorifero? – Chiese Eko, quasi con orrore. La faccia da topo si contorse in una smorfia e gli occhi pallati divennero ancora più tondi.
Bushido aggrottò le sopracciglia. – Eko, Bill non ha mai tentato di preparare il Kebab per me, che diavolo vai dicendo? - Commentò guardandolo perplesso.
Eppure Eko era sicuro che fosse successo, comunque non gli sembrava il caso di insistere. Evidentemente non era questo il punto. – Ok, allora dimmelo tu che cos’ha combinato stavolta. Non è che posso passare tutta la serata a giocare agli indovinelli. –
- Hai altro da fare, Eko? -
Magari anche sì, benedetto iddio, pensò Eko. Magari voleva starsene a casa sua a guardare un film stupido. O magari era la volta buona che telefonava a Valezka. Erano mesi che si riprometteva di farlo. Gli occhi di Bushido, comunque, contenevano già la risposta giusta. – Ovviamente no, - rispose con un sospiro rassegnato. – Avanti, Atze, spiegati. –
- Ha chiamato Fler. -
Eko si ritrovò a sputare la birra appena ingerita. – Ha fatto cosa? –
Bushido bevve un secondo sorso per darsi coraggio, o per togliersi lucidità. – Dice che questa guerra è stupida, che è scoppiata per un motivo imbecille e che non risolverla è assolutamente da idioti, - spiegò. – Quindi ha deciso di prendere lui in mano la situazione. –
Dal momento che la rottura con l’Aggro Berlin lo riguardava, l’intera questione lo colse sul vivo e si ritrovò a pensare che forse Bill avrebbe dovuto limitarsi a prendere in mano altra roba, piuttosto che la questione in oggetto. La guerra non era scoppiata per un motivo imbecille, era scoppiata per Valezka. E Valezka non era affatto un motivo imbecille. – E quindi ha chiamato Fler , - ripeté, con voce apatica.
- Non solo, - continuò Bushido, preso bene dalla discussione. – Bill sostiene che basterebbe parlarsi. Parlarsi! No dico, ti pare che a furia di diss non ci siamo parlati abbastanza, io e Fler? -
- Infatti, - fu immediatamente d’accordo Eko Fresh, come l’amichetta del cuore che stava in effetti interpretando. Quella che ti dà ragione perché deve, non perché è così. – Non c’è un bel niente da dire, tranne ricoprirlo di merda. –
- Esattamente. –
- E quindi, che cosa pensi di fare? –
Bushido rimase in silenzio per qualche lungo istante, fissando un po’ di birra caduta sul tavolo. – Ci parlerò, - disse alla fine.
Eko sollevò un sopracciglio: non sapeva se fosse adeguato o meno fargli notare l’incoerenza delle sue scelte, per questo optò per un neutrale: - Ci parlerai? –
- Non ho molta scelta, - commentò Bushido, palesemente rassegnato. – Bill ha organizzato una cena.
- Tra te e Fler? –
- Tra noi e loro, - precisò il tunisino. – Non so da dove gli venga la convinzione che qualche chiacchiera a cena possa risolvere le cose. –
Eko sapeva da dove gli arrivasse, gli arrivava da quel coglione di Chakuza che venendo da una famiglia bene di Linz, Austria, e non dal ghetto come ci si sarebbe aspettato, non ne sapeva assolutamente niente di guerre tra bande. Eko, tra l’altro, questa cosa mica l’aveva mai capita. Se non doveva venire dal ghetto, che fosse extracomunitario, almeno, come lui e Saad per dire. E invece no, quello veniva da Linz, 736 km da Berlino. Uno scandalo.
Con ogni probabilità, doveva aver ripetuto per la milionesima volta – come faceva sempre, per altro – che qualunque questione ci fosse la potevano risolvere di fronte ad un piatto di crauti. Crauti, bah! Se c’era una cosa della Germania che a Eko non piaceva erano i crauti. La Turchia era un paese sufficientemente civilizzato per non mangiarli. Comunque, a parte questa cosa dei crauti, Bill doveva aver sentito Chakuza blaterare e doveva aver pensato che se una qualunque bega interna all’Ersguterjunge poteva essere risolta con del cavolo, allora lo stesso valeva per la guerra attualmente in corso. Di per sé l’intero ragionamento faceva acqua da tutte le parti, ma Bill era pure convinto che il futuro del mondo fossero i supermercati senza cassieri quindi, insomma, non è che Eko si stupisse tanto di questo modo di pensare.
- Io non cenerò con Fler, - fu la prima cosa che disse, comunque, tanto perché fosse chiaro che da chiunque fosse partita l’idea, lui non ci stava.
Bushido, naturalmente, era di tutt’altro avviso. – Fler e Sido hanno accettato l’invito, - sibilò. - Ti rendi conto, sì, che non posso rifiutare? E che, di conseguenza, nessuno di voi può? –
Eko, a differenza dell’Austriaco in trasferta, le sapeva bene queste cose. La loro unica possibilità di salvezza sarebbe stata che Fler e Sido fossero abbastanza seri da non accettare un invito del genere, ma ovviamente Fler e Sido non erano seri proprio per un cazzo e quindi lo avevano accettato. E ora non è che Bushido poteva dire, Ehi, non ci avrete creduto davvero? Scusate, il mio ragazzino quasi minorenne si diverte a fare scherzi telefonici. Scusatelo, sapete com’è, sono bambini!
Non poteva proprio. Doveva pure assecondarla, questa cosa folle, far vedere che i suoi sottoposti facevano esattamente cosa voleva lui, non che prendevano il telefono e chiamavano i nemici giurati a caso di loro spontanea iniziativa.
- Com’è che quei due hanno accettato? - Chiese Eko, finendo la birra per poi ordinarne subito un’altra. Adesso capiva il perché della bettola lurida. Voleva arrivare anche lui a casa così marcio da non capire nemmeno come si chiamava.
- Non lo so, perché, - sospirò. – Probabilmente intendono servirsene dopo. Vuoi mica che vengano lì a conversare amabilmente su un piatto di pasta. –
No, sarebbero venuti lì ad insultare alternativamente tutti quanti, con un interesse specifico per lui, Bushido e la Principessa, quindi uno di loro avrebbe perso la pazienza e ci sarebbe stata la rissa. Forse anche qualche coltellata. Magari il morto. Eko non ci poteva pensare.
- Quando e dove? – Chiese.
- Giovedì prossimo, - Rispose Bushido con voce tetra. – A casa mia. –
La convocazione per l’Ersguterjunge era fissata per mezz’ora prima dell’ora che Bill aveva detto a Fler questo perché Bushido voleva essere certo di averli già tutti in casa quando l’Aggro Berlin sarebbe arrivata. Eko, sulla porta di casa, con un dito sul campanello, era molto puntuale e molto se stesso, il che voleva dire che aveva il suo cappellino preferito, la sua maglia della fortuna e un paio di pantaloni nuovi di zecca con il cavallo che gli arrivava magnificamente alle ginocchia.
Ad aprirgli fu Bill che, tipo, riluceva di luce propria. Dal modo in cui sorrideva contento, saltellando un po’ mentre spalancava la porta, Eko dedusse che dovesse essersi fatto perdonare l’alzata di genio, a modo suo. Eko si impedì di pensare qualunque cosa, a quel punto.
- Eko! – Cinguettò Bill, scostandosi per lasciarlo passare. – Sei il primo sai? -
- Speriamo di non essere anche l’unico, - sospirò il turco, passando alla padrona di casa un vassoietto di Baklava, comprati all’ultimo minuto già che era di strada.
Bill ci sbirciò dentro all’istante. – Devo metterli nel frigo?
- Meglio, sì – Eko sospirò di nuovo. Non era davvero possibile che tutto questo stesse accadendo davvero, era … inadeguato.
- Se cerchi Anis, si è chiuso nello studio, - lo informò Bill, aprendo il frigorifero gigante della cucina. – Starà probabilmente borbottando attaccato al narghilè. –
- Non dovresti sorprenderti che lo stia facendo, Principessa, - si lasciò sfuggire Eko.
Bill riemerse dal frigorifero. – Ancora con questa storia? Prima di essere rapper siete persone, alcuni di voi, almeno. Sarà una cena piacevole. –
Eko preferì non commentare oltre, offendere la Principessa non si poteva. Decise che fra le tante cose che invece poteva fare, tipo tagliare la corda, uccidersi o ubriacarsi prima delle nove di sera, quella più importante era recuperare Bushido dal baratro di autocommiserazione in cui si era isolato, probabilmente in seguito al fatto che Bill se lo era girato di nuovo tra le mani come un calzino facendosi scopare. – Atze? – Chiamò. Dall’interno arrivavano i suoni tetri di una qualche ballata tunisina melensa e datata. Qualcuno avrebbe dovuto distruggere quei suoi vinili da mercatino delle pulci prima che la notizia si spargesse in giro.
- Entra. -
Eko lo trovò come Bill glielo aveva descritto: disteso sui cuscini rossi e dorati, per terra sotto la finestra, abbracciato al narghilè. – Atze, hai un aspetto tremendo. –
- Grazie, Eko. -
- No, dico davvero. Non esiste che ti fai trovare in questo modo, - il turco sospirò e quindi si apprestò a tirarlo su, tutti i settantaquattro chili di tunisino che era, e a spolverarlo un po’. – Quelli arriveranno e si attaccheranno ad ogni minimo particolare, non ti puoi mica far trovare con il colletto storto sotto al maglione, che poi, Dio mio, perché sei vestito in questo modo? –
- E’ stato Bill a scegliere i vestiti, - bofonchiò Bushido, sistemandosi i polsini.
Eko emise un sospiro talmente esasperato da fare quasi tenerezza. – Quel ragazzino dev’essere una bomba a letto per ridurti in questo stato. –
- Anche sul divano, la lavatrice, il tavolo della cucina e quello da biliardo giù in taverna, - asserì il tunisino, con fare un po’ trasognato. – Non so neanche se ho firmato qualcosa nel mentre. -
- Prega di non avergli comprato di nuovo qualcos’altro, - lo ammonì Eko. E poi, borbottando tra sé e sé aggiunse: - Prima o poi gli cederai l’etichetta e ci ritroveremo tutti a cantare canzoni d’amore pop insieme a Tarééc.–
Bushido rise.
Alle nove in punto, quasi spaccando il secondo, Bill aprì la porta a Sido e Fler, il primo con la maschera addosso, il secondo che sorrise infame l’attimo dopo che si fu ritrovato Bill davanti, nella sua scintillante versione Signora Ferchichi. L’Ersguterjunge tutta era alle spalle della Principessa, tesa e pronta a saltare alla gola. Più o meno, Chakuza per dire, era al telefono.
Bill fece evidentemente finta di non vedere niente di tutto ciò, e anzi li invitò ad entrare, chiedendo a Sido se la maschera voleva metterla insieme al cappotto o voleva tenerla su, che tanto per lui era uguale. Dietro di lui, l’EGJ ringhiava.
- Bushido, mi ricordavo che la cameriera fosse tunisina, - commentò Fler, guardando Anis dritto negli occhi. Eko avrebbe voluto strangolarlo anche lì, subito, ma si trattenne, principalmente perché c’erano regole da seguire e poi perché Losensky era alto, tipo, due metri e lui non aveva voglia di farsi ammazzare. Bill intanto, ignaro o finto tale, chiacchierava amabilmente con Sido che, no, non si era voluto togliere la maschera e ad Eko questa cosa non piaceva. In più, non poteva, quel benedetto ragazzino, smetterla di aggirarsi lontano da loro? Non si riusciva contemporaneamente a tenere d’occhio lui e anche Fler.
- Ricordavi bene, difatti ti ha aperto il mio ragazzo, - rispose Bushido. – Le diottrie che ti mancavano sono aumentate. –
- Così tante cazzate in così poche parole, Anis, - annuì Fler che aveva addosso una catena d’oro da un chilo e mezzo. – Alla fine non sei cambiato un granché. –
Bushido avrebbe voluto rispondere, Eko voleva che rispondesse, ma non ne ebbe il tempo. Bill passò tra di loro portando due vassoi, seguito da Chakuza con gli altri tre, entrambi felici come due pasque.
- Fler, potresti smetterla di fare battute sul mio conto e darmi una mano? Grazie, - Bill piazzò in mano alla punta di diamante dell’Aggro Berlin un vassoio pieno di cibo e quindi scaricò l’altro a Bushido. – Anis-tesoro, tu porta questo. –
Anis-tesoro avrebbe voluto cambiare nome, stato e lavoro ma prese il vassoio e lo portò in sala da pranzo, seguito da un Fler molto più basito di quanto avrebbe voluto.
Eko si era aspettato questo tipo di scenario: loro tutti seduti intorno ad un tavolo a guardarsi in cagnesco in un silenzio tesissimo durante il quale nessuno avrebbe mangiato nemmeno un’ oliva. Chakuza a parte, ovvio. E poi, come niente, coltelli a serramanico e offese pesanti. Se si perdeva troppo immaginava anche particolari truculenti come D-Bo in terra con una ferita alla gamba e la principessa con la matita tutta rovinata dalle lacrime. Niente di tutto questo, però, poteva avvenire se Bill continuava a parlare.
Eko aveva imparato a proprie spese – leggasi, con la caduta plurima dei propri timpani – che se Bill iniziava a parlare e decideva di non smetterla, era il male. In questo preciso caso specifico, aveva iniziato a parlare portando i vassoi e non aveva più smesso. Loro, tutti loro, perfino Sido dietro quella cazzo di maschera, avevano dovuto iniziare a mangiare, per lo meno per distrarsi, perché non è che ti venisse bene di guardare in cagnesco la gente con quel ciarlare continuo di sottofondo.
La tavolata era stata decisa da Bill in persona e, dal punto di vista di Eko, era tutto un amorevole disastro, per dirla come l’avrebbe detta Bill, appunto. Bushido era a capo tavola, con alla sua destra il consorte così scintillante da far paura, e alla sua sinistra Fler. Accanto a Fler Chakuza, a seguire tutto il resto dell’Ersguterjunge e quindi Sido, seduto preciso preciso di fronte a Eko che se lo guardava storto con grande impegno.
- C’è un modo per spegnerlo? – Chiese Sido, sembrando non notare tutta la buona volontà di Eko di interpretare la parte dell’acerrimo nemico cattivo.
- No, purtroppo, - rispose Eko sovrappensiero, perdendo il tono quasi subito. – Ce lo hanno dato senza il libretto di istruzioni. Tempo fa speravamo si scaricasse ma abbiamo raggiunto la conclusione che vada ad energia solare. –
Sido scoppiò in una fragorosa risata che interruppe perfino Bill. Il capo dell’Aggro Berlin sollevò una mano. – Scusa, Bill. – disse, - continua pure. –
Bill sorrise adorabile. – Di cosa ridevate? –
- Io ed Eko, qui, ci chiedevamo quando ti saresti fermato per respirare. -
Il moro divenne rosso.
- Eccole, le incredibili doti nascoste di Bill Kaulitz, - commentò Fler.
Il bello era che lo faceva senza guardare Bill, ma guardando altrove, nemmeno qualcuno lo avesse costretto a dirle queste cose. – Sono mesi che ci chiediamo com’è che voi due siate finiti insieme. -
- A me sembra, – lo apostrofò Bill, arricciando il naso, - che a questo tavolo siate tutti molto più bravi di me a trattenere il fiato, visto il genere di canzoni che fate. Devo forse pensare male? -
Fler sbiancò così di botto che divenne quasi verde. Sido scoppiò nella seconda risata della serata.
- Sei una sagoma, sai, ragazzino, - commentò. – Non ti facevo così. -
- Questo perché siete sempre troppo impegnati ad urlarvi tutti contro per vedere come stanno le cose davvero, - commentò Bill.
- Se ti stai riferendo a me, guarda che è stato il tuo principe marocchino a cominciare, chiaro? – Saltò su Fler, improvvisamente punto sul vivo.
Bushido appoggiò sul tavolo il bicchiere. – Sono tunisino, - precisò, come se fosse una cosa estremamente importante, al momento.
- Quello che è, - borbottò Fler.
- E io comunque non ho cominciato un bel niente, - precisò ancora Bushido. – Siete stati voi ad offendere Eko. –
- Ecco! - Esclamò il diretto interessato.
Fler lo indicò a braccio teso. – Quello si era fatto la donna di Kool Savas! – Sbraitò, col tono del ragazzino che si giustifica di fronte alla madre, facendole notare che il fratellino ha fatto un danno maggiore.
- Non mi ero mica fatto la tua! – Protestò Eko, con lo stesso tono, per altro.
- Ma che c’entra! – Fler si agitò tutto, come un’aragosta nell’acqua bollente. – E’ una questione di principio! –
- Quale principio? Quello di rompere le balle a me se mi faccio la donna di uno che nemmeno sta nella tua etichetta? –
Bill si pulì educatamente la bocca. – Scusate, ma di cosa stiamo parlando? Chi è questa donna? –
Bushido, che per altro non aveva mai smesso di mangiare come tutti gli altri presenti a tavolo, sospirò, allungandosi per servirsi di altra carne. – Allora, in due parole. Eko si innamora di Valezka, che è la donna di Kool Savas. All’Aggro Berlin li ricoprono di merda entrambi e io li difendo perché i due si amano. Quindi, di rimando, Fler insulta me. –
- No, no, un attimo! – Fler sollevò un dito, inghiottendo una forchettata di spezzatino e passandosi la lingua sulle labbra. – Tu hai insultato me, e quindi io mi sono difeso. -
- Il fatto è che non erano affari vostri! – Commentò Eko, tra un pezzo di pane e l’altro. – Dovevo vedermela con Saavas, non certo con voi. –
- E Bushido allora? – Insistette Fler, mentre Bill gli passava il vassoio con le verdure.
- Non sarà che eri un po’ geloso del fatto che Bushido si mettesse a difendere uno che conosceva da nemmeno sei mesi, invece che schierarsi dalla tua parte? – Esordì Chakuza, così dal nulla, dopo aver finalmente smesso di messaggiare al telefono.
Fler divenne istantaneamente rosso. – Cazzate, - sibilò.
- Il punto della questione, - iniziò Sido.
- Il punto della questione è che vi siete tutti fatti gli affari miei, - lo interruppe subito Eko, a cui questa cosa non andava giù per diversi motivi. Primo, perché lui ancora ci stava male per Valezka. Secondo perché quella doveva essere una cena per far ragionare Fler e Bushido che, per quanto avessero litigato in occasione della sua fuga d’amore, avevano ben altri motivi per discutere.
Fler sbuffò, alzandogli occhi al cielo. – Riesci a stare zitto un momento? –
- Riesci a farti un etto di cazzi tuoi? -
- Lo devi ripetere ancora per molto? –
- Ragazzi? –
- Fin quando non la smetterai. –
- Ragazzi. – Questa volta la Principessa si era fatta sentire un po’ più severa, così si erano girati tutti, sia i suoi uomini che Fler e Sido. – D’accordo, fatemi capire. Eko litiga per una donna, voi tutti vi ci mettete in mezzo e alla fine Bushido lascia l’Aggro Berlin? –
Messa così la cosa sembrava quantomeno stupida. In quattro finirono a grattarsi la nuca con aria molto imbarazzata.
- Non è proprio così.
- Le cose sono un po’ più complicate.
Bill però non sembrava del loro stesso parere. – Quindi voi avete continuato a litigare per anni, giocando a scarica barile su chi avesse iniziato per primo? Ma quanti anni avete? Quindici? –
I ragazzi rimasero tutti in silenzio, non sapendo cosa diavolo dire.
- E poi, scusami, Eko, Valezka che fine ha fatto?
- Abbiamo litigato, - annunciò Eko. – Ci siamo mollati.
- No, davvero? Fratello, mi dispiace, - questo era Fler.
- Grazie, - mormorò Eko.
Bill aprì la bocca, la richiuse e la riaprì di nuovo tre volte prima di dire qualcosa. – Come sarebbe a dire che ti dispiace? Ma se lo hai ricoperto di merda?
- Sì ma che c’entra? Quando le donne ti mollano è sempre uno sbattimento. Quelle fanno sempre le stronze.
- Ma era sempre la stessa, la donna di Kool Savas! – Bill era sconvolto.
- Sì ma vedi, piccolo, - tentò di spiegargli Bushido, - sono due questioni diverse. Eko che si fa una donna non sua. E quella donna che molla Eko.
- No che non sono due questioni diverse, - insistette il moro. – Com’è che lo hanno insultato perché ci stava insieme e adesso che quella lo ha mollato…
- Che ci siamo mollati, - precisò Eko.
-… che si sono mollati, a Fler dispiace? –
Fler si mise a sbucciare una mela. – Io non l’ho mai insultato perché si era messo con Valezka, ma perché Valezka era la donna di Savas.
- E non è la stessa cosa?
Bill tornò a sedersi su un coro di “No!” e quindi ognuno tornò alla propria cena come se niente fosse. Quattro ore dopo, sulla porta della Casa Gialla, Eko si ritrovò a pensare che alla fine la Principessa aveva avuto ragione, per quanto non c’avesse capito un granché, lei, di tutto quello che era successo. Quella cena era finita con lui che giocava alla playstation con Sido e insieme cercavano un modo per riprendersi Vale. Dal momento che adesso, a Kool, poco importava di lei – se mai l’aveva considerata davvero, cosa di cui Eko dubitava -, Sido e l’Aggro Berlin non avevano nessun problema a dargli una mano. Certo avrebbero dovuto farlo di nascosto, perché la pubblicità, e la politica di mercato, sai Eko… per Eko non c’era problema. A lui bastava riaverla.
Sorrise, salutando la principessa, annoiata, che si spalmava addosso a Bushido nel tentativo di staccarlo dal suo acerrimo nemico senza per altro riuscirci. Era evidente che quella cena gli si fosse ritorta contro ampiamente: Fler e Bushido non si erano più scollati l’uno dall’altro, sembravano due ragazzine, seduti sul divano a raccontarsi chissà quali segreti.
Salendo in macchina, diretto a casa, Eko non invidiò affatto il proprio capo per quello che avrebbe dovuto subire, di lì a qualche ora, quando Bill lo avrebbe costretto a farsi perdonare per averlo ignorato così impunemente. E lui non avrebbe preteso del sesso, no, avrebbe preteso scarpe da centinaia di euro. C’era un’altra bevuta in arrivo, pensò. Magari stavolta solo in un bel bar elegante. In fondo Bill non era poi così difficile da accontentare.