IT'S NO CRIME
Dopo averlo baciato, Dave provava un tale misto di disgusto ed eccitazione che il suo cervello si scollegò dal mondo circostante e lo fece girare a vuoto, in cerca di un posto qualsiasi in cui nascondersi e fingere di non aver fatto niente di vergognoso.
Quando si riprese, era già buio e suo padre cercava di raggiungerlo al telefono da ore. Era sicuramente incazzato: odiava che rimanesse fuori senza avvertire.
Non voleva tornare a casa, però. Non mentre aveva ancora in testa gli spogliatoi deserti, il viso di Kurt contratto dall'odio e le sue labbra calde e morbide all'improvviso, come non fosse stato lui a chinarglisi addosso, ma fossero apparse magicamente contro le sue.
Era condannato. Aveva tentato di curarsi, di andare con delle ragazze, ma non gliene fregava niente. Dio! Solo a pensarci, rabbrividiva. Se si fosse saputo, l'intera scuola l'avrebbe messo alla gogna con condanna per direttissima, senza avvocato né giudice a garantirgli un regolare processo.
Si raccolse da terra come un sacco vuoto e, d'altronde, non avrebbe saputo di cosa riempirsi giacchè tutto ciò che era stato si era riversato fuori di lui e su Kurt. Kurt che sapeva ogni cosa.
Percorse i corridoi vuoti col passo rassegnato dell'uomo morto che cammina. Il suo miglio verde lo condusse nello spogliatoio, come se Kurt potesse essere ancora lì dove lo aveva lasciato. Inorridito, con la mano sulla bocca. Tirò un pugno all'armadietto, fracassandolo definitivamente. Se n'era andato, Kurt. E chissà dove, col diritto di emettere la sua sentenza.