Fandom: !Originali
Personaggi: Smile (#teamruby), suo padre e un congelatore
Genere: Comico
Avvisi: Elettrodomestici che fanno quello che vogliono, follia generica
Rating: SAFE
Prompt: Scritta per il Cow-t #8 (prompt: rivelazione)
Note: Non conosco Smile, né suo padre né il congelatore, ma voglio senz'altro bene a tutti e tre.

Riassunto: Smile sta cercando di scrivere quintali di parole per la sua squadra, ma un problema con il congelatore la allontana dalla tastiera.
IT IS A (FREEZING) ACT OF SABOTAGE


Gli avversari non si erano mai trattenuti da simili bassezze, ma perfino Smile doveva ammettere che il congelatore era stato, senza ombra di dubbio, un colpo di genio. Infatti, la verità dietro la sua rottura improvvisa non le era saltata agli occhi immediatamente come avrebbe fatto (e aveva fatto in passato), ad esempio, la linea internet che non funzionava, il PC inceppato e perfino l'influenza.

Quando suo padre – la cui conoscenza tecnologica si limitava all'uso del telecomando, e solo se dotato di pile – aveva cominciato ad urlare improperi dal piano di sotto, lei si era precipitata giù per le scale per capire che cosa fosse successo di tanto grave da spingere suo padre a richiamare a gran voce sulla Terra anche divinità ormai dimenticate da secoli, e lo aveva trovato che inveiva contro il display del congelatore come se quello potesse rispondergli o racchiudesse in sé le motivazioni del proprio non funzionamento. Quello, almeno, secondo suo padre, sarebbe stato un comportamento appropriato. Invece il display non dava nessuna informazione utile. Solo i gradi, poi un messaggio di errore, poi i gradi, ma un numero diverso che non c'entrava niente con quello di prima, e poi, in conclusione di quel momento piuttosto assurdo, anche un bel “Benvenuti, cosa desiderate?” ma scritto in inglese e con un pessimo spelling.

“Pa', cosa c'è?” Aveva chiesto, vagamente preoccupata.

“Il congelatore è impazzito,” aveva risposto suo padre perplesso. “E non vuole dirmi perché.”

“Sospetto che non lo faccia in quanto è una macchina,” aveva giustamente commentato Smile.

“Questo non lo giustifica,” aveva sentenziato lui, stabilendo per altro senza motivo che il congelatore era maschio. La ragazza si ritrovò vagamente a pensare che forse suo padre lo conosceva meglio di lei. D'altronde lo aveva comprato, installato e se ne serviva ogni giorno. Era logico pensare che se ci fosse stato qualcuno che doveva avergli guardato sotto la coda, per così dire, quello poteva essere solo suo padre. “Anzi, è ancora peggio, se è possibile. Tu, macchina, non dotata di intelletto, puoi fare solo due cose: funzionare o romperti. Impazzire non è nel reame delle possibilità. E invece lui che cosa fa? Lui mi informa che siamo a corto di carne surgelata in sumero!”

“E tu sai il sumero perché...?” Lo aveva invitato a rispondere lei.

“Questo non è un dettaglio importante al momento,” aveva detto suo padre. “Per favore, tesoro, non ti distrarre. Questa è una situazione di emergenza.”

Lei in quel momento avrebbe dovuto stare scrivendo, ma non poteva lasciare suo padre ad affrontare da solo il problema – e stava qui il colpo di genio degli avversari, doveva ammetterlo – un po' perché una buona figlia non gira sui tacchi e lascia il padre nel bel mezzo di un improbabile incidente diplomatico con un congelatore sumero, ma anche perché non si fidava troppo di come suo padre avrebbe affrontato tale problema. Aveva giurato alla squadra che avrebbe fatto la sua parte, ma non poteva scrivere se suo padre continuava a prendere a calci il congelatore, perciò tanto valeva risolvere prima il problema.

Il congelatore in questione era un elettrodomestico recente, comprato sì e no un paio di anni prima, uno di quegli affari enormi e super tecnologici, collegabili a qualsiasi cosa, dal proprio telefono cellulare – per controllare lo stato di surgelamento dei pisellini primavera – fino alla NASA. Il display presentava un numero infinito di bottoni e bottoncini e il libretto di istruzioni incluso nella scatola era lungo 548 pagine, come il primo libro di E. L. James. Cinquanta Sfumature di Congelamento. Quando il congelatore era arrivato, si erano divisi il libretto di istruzioni in quattro per fare prima e poi se l'erano raccontato, saltando le parti troppo scabrose.

Smile aveva controllato che i cavi fossero a posto, e lo erano. Aveva controllato che le impostazioni fossero a posto, e lo erano. Però il congelatore continuava a dare i numeri. -50°, Errore, -25°, Cosa desiderate? +5° soleggiato. Lo vuole con ghiaccio o senza? Allerta meteo, prevista neve.
Suo padre ad un certo punto lo aveva pure smontato, rotella per rotella, e rimontato, avanzando qualche rotella, ma quello imperterrito dava le previsioni del tempo e comunicava in sumero cose che suo padre preferiva non riferire giacché, sosteneva, lui era un uomo a cui cose del genere non uscivano mai di bocca. Smile cominciava a rassegnarsi, anche perché erano già passate due ore – due ore in cui avrebbe potuto scrivere quintali di parole con cui sotterrare gli avversari da qui fino alla gara dell'anno prossimo – e invece era lì a cercare di convincere un elettrodomestico a rinsavire.

Era stato allora che il suo telefono si era messo a trillare. Erano arrivati un messaggio dopo l'altro da parte della squadra. Le sue compagne – dodici in tutto – stavano dando l'allarme. Ci stanno superando! Devi venire subito! Noi non molleremo! E in quell'istante l'infido congelatore aveva smesso di dare i numeri. Aveva emesso un discreto beep beep per attirare la sua attenzione e, quando lei si era avvicinata per leggere il display, che ora lampeggiava allegramente, vi aveva trovato sopra una scritta inconfondibile: “Batteteci ora, se vi riesce!”

Sabotaggio!

La rivelazione le era piombata addosso dall'alto – in realtà dal basso perché il congelatore non superava il metro, ma insomma – ed era ora chiara e lampante come niente lo era mai stato prima. Tramite la rete, gli avversari avevano preso possesso del congelatore trasformandolo in un motivo di distrazione. Loro sapevano che suo padre avrebbe avuto problemi e sapevano che lei non avrebbe lasciato suo padre nei guai. L'avevano trascinata con l'inganno lontana dalla tastiera, lontana dalle sue compagne di squadra! Avevano fatto leva sul suo amore filiale, sulla bella persona che era. Questa era un onta da lavare col sangue.

No, peggio, con una storia di almeno ventimila parole.

Con un gesto furente – e anche piuttosto scenico, andava detto – aveva preso il cavo che collegava il congelatore alla rete telefonica e lo aveva staccato dal muro. “Ma cosa fai?” Aveva gridato suo padre. “Così la NASA non saprà mai se qualche forma di vita aliena si è formata nel congelatore dal cibo scaduto che abbiamo lasciato lì due o tre capodanni fa e non potrà avvertirci! Piante carnivore venute da Marte ci mangeranno nel sonno e non potremo evitarlo!”

“Tranquillo,” aveva detto lei, allontanandosi dal congelatore con un sottofondo di musica metal ed esplosioni coreografiche. “E' tutto a posto. Adesso ci penso io.”

Si era seduta al computer, si era tirata su le maniche, aveva scrocchiato le nocche e quindi aveva sorriso, pronta, come sempre a far piovere sugli avversari la sua tremenda vendetta.

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