Personaggi: David Jost, Bill, Tom, Gustav
Genere: Demenziale
Avvisi: -
Rating: PG
Note: -

Riassunto: Quando Bill fa i capricci e decide che non vuole fare qualcosa, allora non c'è verso di convincerlo. O forse sì?
I DON'T WANT. I WON'T DO IT.

"David sei proprio sicuro che non ci sia niente da fare?"

Tom era stanco.
Quella discussione andava avanti da quella che sembrava una vita e lui non ne poteva più di destreggiarsi tra l'uno e l'altro.
"A due giorni dal concerto?" esclamò il manager con un sopracciglio allusivo sollevato. "No, credo proprio di no."

Tom osservò David che tornava a trafficare sul suo iBook. Qualunque cosa ci facesse su quel trabiccolo. "E io cosa dovrei fare secondo te?"

"Convincerlo" rispose l'uomo, senza alzare gli occhi dalla tastiera.

"Tu saresti il nostro manager, sarebbe compito tuo"

"E tu sei suo fratello. Quando diventa isterico a quel modo sai perfettamente che non mi ascolta" continuò imperterrito David. "E io ho altro da fare che star dietro ai suoi piagnistei inutili"

"Ma se ha paura! Che diavolo ci posso fare?"

"Ha paura di un'idiozia, Tom" David tornò a guardarlo. Sembrava che fosse veramente alterato. Era difficile che urlasse, ma se si arrabbiava lo notavi subito perchè smetteva di ridere.

"Sarà anche un'idiozia, ma ha paura. E io non posso certo entrargli nella testa e spegnere un interruttore per fargliela passare" rispose il chitarrista. Il mal di testa iniziava a farsi sentire. Voleva un moment. O una lobotomia. "Non potresti assicurargli che non gli succederà niente?"

"L'ho fatto, per la miseria!" David tornò a chiudere l'iBook. Si tolse gli occhiali da riposo e si massaggiò l'attaccatura del naso, stancamente. "Ho perfino riorganizzato l'intero piano di sicurezza, in modo tale che Saki e Tobias stiano soltanto dietro a lui"

Tom era già a conoscenza di tale informazione. Suo fratello aveva passato l'ultima mezz'ora ad urlare isterico contro di lui in modo che potesse riferire ogni singola parola a quell'infame del loro manager che pensava soltanto a fare soldi senza preoccuparsi della sua incolumità. Parole sue. "Bill dice che questo non sarà sufficente"

"Georg si è offerto di scortarlo in giro ovunque" aggiunse il manager. "E l'organizzazione dell'evento mi ha assicurato che il vostro camerino sarà a distanza di sicurezza."

"Sì ma lui crede che-"

"Mi ha fatto chiamare la loro casa discografica, Tom!" esplose alla fine David, che aveva un viso tanto provato da far quasi pena. Erano due giorni che andavano avanti così. Da quando Bill lo aveva scoperto e David si era rifiutato di disdire il loro impegno sulla base delle inutili farneticazioni di suo fratello. Quarantott'ore di delirio puro, senza interruzioni. "Lo sai cosa significa parlare con un uomo che fa il tuo stesso lavoro e mantenere una presumibile facciata di professionalità mentre gli chiedi una cosa del genere?"

"Me lo immagino" mormorò Tom.
Anche se avrebbe voluto assistere a quella telefonata.

"No che non te lo immagini!" replicò il manager. "Io... ti giuro non so neanche come ha fatto a convincermi! Dovevi sentire la voce di quello! Avrà pensato che sono deficente! E forse lo sono sai? Lo sono davvero a star dietro alle paturnie di tuo fratello"

Tom sospirò. "Non si potrebbe... che ne so, cambiare la scaletta delle apparizioni" buttò lì, mentre la soluzione gli balenava improvvisa. "Noi in cima e loro in fondo. Con quasi cinque ore di differenza Bill si sentirà al sicuro."

"Sono gli headliner" gli fece notare il manager. "La scaletta gira tutta intorno a loro. Il massimo che possiamo fare è prendere il posto di qualcun altro"

"Eh!"

"Eh, un paio di borchie" commentò David. Si alzò e prese da bere. Una frenata brusca del tourbus quasi lo fece schiantare contro un mobile. "Che riesca a farvi suonare prima o dopo di loro non ha nessuna importanza. Loro saranno già comunque lì... e Bill non vuole neanche vederli."

Tom espirò. Questa era una di quelle che lui chiamava CSR: una Crisi Senza Ritorno. Quando Bill entrava in uno di quei tunnel non c'era verso di risolverla a meno che non si facesse a modo suo. Solo che a questo giro la cosa era un po' impossibile...

"Facci parlare lui!" esclamò all'improvviso.

"Oh ma si certo. Già me lo vedo che chiama il frontman di una band che è in giro da quando lui ancora usava il vasino e gli chiede se gentilmente potrebbe evitare di salire sul palco... perchè lui si sente minacciato!" sbottò il manager, agitando la lattina di coca-cola in qua e in là.

"Io non ci salgo là sopra!" urlò isterico Bill, che aveva ascoltato ovviamente tutta la discussione rintanato nella sua cuccietta.

"Bill, sono esseri umani per Dio!"

"Sono grossi"

"Anche tu hai un capoccione così, ma nessun parrucchiere si è mai spaventato" replicò David, iniziando a litigare con la cuccetta.

"E' ben diverso se permetti. Stiamo parlando della mia incolumità!" arrivò isterica la vocetta di Bill da dietro la tenda.

"No stiamo parlando della tua idiozia!" precisò il manager. "E tanto perchè tu ti rilassi, credo proprio che nessuno perderà tempo a guardare te"

Tom poteva intuire la bocca di Bill che si apriva in una O indignata e perfetta anche senza vederla. "Cosa vorresti insinuare? Che non sono abbastanza affascinante?" sibilò. "Sei un uomo orribile! Ora te lo scordi che salga la sopra, rischiando la mia persona perchè tu possa farti bello con i produttori"

David iniziò a picchiare la testa contro il muro ripetutamente, tanto che Gustav - chiuso in bagno - esclamò un "E' occupato!"

"Bill, non ho mai detto questo...."

"Sì che lo hai detto!" insistette. "A te interessa solo che balli come una scimmia ammaestrata."

"Sicuramente ballerebbe meglio la scimmia" borbottò tra i denti il manager.
Tom trattenne a stento la risatina.

"Ti ho sentito!" sputò subito fuori Bill.

"Non ha senso che tu abbia paura di una cosa simile. Non siamo nella giungla, ma in mezzo ai professionisti. E i professionisti non minacciano gli altri professionisti!" esclamò David. "Quindi piantala di fare il bambino"

"Dicevi lo stesso di Bushido e poi me lo sono ritrovato con una mano sul sedere!" si lamentò Bill, che non si era ancora ripreso dal tremendo avvenimento. Era andato a quella trasmissione con tutta la sicurezza del mondo, convinto che quel cantante rapper non potesse aver davvero parlato sul serio.

Ed era finita con Bill nascosto dentro lo stanzino delle scope, con David che tentava amorevolmente di farlo uscire, dicendogli che Bushido se n'era andato. Ovviamente non c'era riuscito.
Aveva dovuto pensarci Tom a tirare fuori suo fratello, spargendo in terra caramelle gommose per attirarlo passo dopo passo fino al tourbus.

"E poi ci sono stati quegli altri lì.... i Lordi!" sputò Bill, ormai preso nella sua filippica infinta. "Ho ancora gli incubi la notte per colpa loro! E tutto perchè tu se non partecipiamo a qualche dannatissimo festival con un'alta percentuale di metal non sei contento! Se andassimo dove va Nena-"

"Finiremmo al gay pride, Bill!" urlò esasperato David. "Tu e la tua maledetta Nena!"

"Come osi!" la criniera del leone spuntò dalla tendina della cuccetta. "Nena è una bravissima cantante e-"

"E sono vent'anni che canta 99 Luftballons! E noi siamo già abbastanza ridicoli così come siamo per star dietro a lei" concluse David. "Ora esci da quella cuccetta e vai a prepararti. Non voglio più sentire storie"

"No".

Tom si sedette sul tavolo e osservò con aria pacata David che riprendeva a battere la testa al muro.
In fondo al corridoio la porta del bagno si spalancò per lasciare uscire un Gustav irritatissimo. "Ora è libero! Certo che non si può star tranquilli nemmeno al cesso in questo posto! C'era bisogno di continuare a bussare?!?"

"Io non mi esibirò" ripeté il cantante, tanto per ribadire.

"Bill, per favore..." s'intromise Tom.

"Non ti ci mettere anche tu, capito? Lo so che lo dici soltanto perchè ci saranno anche i Lacuna Coil. Se speri che Cristina Scabbia te la dia, stai fresco."

"Almeno io non devo camminare con la schiena al muro!" replicò suo fratello punto sul vivo.

"Io non ne sarei tanto sicuro" rispose Bill, sparendo di nuovo nella sua cuccetta "Tu sei uguale a me, ti ricordo."

Tom sgranò gli occhi, mentre la verità lo colpiva in pieno. Improvvisamente, il suo cervello gli mandò la visione di sè stesso attorniato da cinque o sei omaccioni del peso complessivo di 2 tonnellate che gli sorridevano affabili. "David..." balbettò.

"No!

"Ma..."

"No!"

"Io non voglio più suonare"

"Tu già non lo fai" precisò David.

"Ci uccideranno o.... peggio"

"BASTA!" David si alzò in tutta la sua virile imponenza, che nel suo caso ammontava ad un metro e ottanta di poche ossa e un visino d'angelo. Quindi praticamente a niente. "Tu canterai... e tu suonerai, fine della storia." pronunciò serio. "Anche se mi rendo conto che parlare di canto e di interpretazione strumentale per voi due sia un vero e proprio azzardo."

Tom sollevò un dito per obbiettare, ma non ne ebbe il tempo.

"E se tirate questa storia ancora a lungo, sarò io personalmente a chiedere ai Rammstein di fare di voi due elementi del coro delle voci bianche. Sono certo che ci guadagnerei."

I due gemelli deglutirono.

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