Personaggi: Karkat, Gamzee
Genere: Drammatico, Introspettivo
Avvisi: Gen, Angst, spoiler fino all'Act 5
Rating: R
Prompt: Scritta per far guadagnare punti alla squadra dei vampirli Blood Devils, nel Cow-T di MDC (prompt: Oscurità).
Note: Non so cosa dire. No, dunque... visto che scrivere su Homestuck è difficilissimo (ok, per me), ho pensato che fosse meglio non inventarmi niente. Perciò questo è in sostanza il racconto di ciò che succede in un momento ben preciso e molto importante dell'Act 5 che, per non fare spoiler, è riassumibile con... HONK! Vari termini sono stati tradotti, così come alcuni pezzi dei pesterlog.

Riassunto: Questo è probabilmente l’ultimo memo che scriverò. Perché, primo, non c'è molto altro da dire. E secondo, tra poco potrei essere morto. Spero solo che qualcuno di voi idioti lo legga e, anche se credete che io stia sparando stronzate adesso, quando tutto comincera’ ad andare a rotoli, vi ricorderete di quello che ho detto e vi salverete. L’ipotesi peggiore si e’ avverata. Il bardo della rabbia e’ libero.
HONK


“Eridan: Scappa.”


Ad uno come lui la scena non dovrebbe fare effetto, o almeno dovrebbe avere abbastanza contegno da non farsi toccare dalla visione dei corpi straziati e dal sangue che cola ovunque creando striature multicolore sul pavimento. Fa parte della loro natura, pensa. Fa parte del loro essere troll, si ripete. Gli adulti fanno questo, lontano chissà dove. Si ammazzano tra di loro.
Non dovrebbe essere nemmeno una questione da prendere in considerazione adesso, visto che manca solo qualche ora alla fine di ogni cosa. Moriranno tutti comunque, quindi perché sconvolgersi tanto?
E invece lui soffre. Magari è il destino legato al suo nome, ma lui non può saperlo; perciò forse è solo troppo emotivo. Si china accanto al corpo di Kanaya e la scuote gentilmente.
Passa metà del suo tempo ad urlare, eppure adesso non gli esce una sola parola di bocca, deve cavarsele fuori di gola a fatica.
“Kanaya stai bene?” La sua voce è un sussurro che rimbomba fortissimo nella stanza. Se pensa che prima erano in dodici e a stento riusciva a capire qualcosa mentre parlavano tutti quanti insieme e Gamzee faceva suonare quelle sue stupide trombette. Gamzee poi, dove diavolo è? Dove diavolo sono tutti. “Ehi? Oddio, che cos’ha fatto? Kanaya! Kanaya!”
Si guarda le mani e sono verdi del sangue di lei. Il cuore gli batte così forte che se lo sente nelle orecchie e tra il suono del cuore e quello della propria voce che nel suo cervello urla e urla e urla come quando scrive, non riesce nemmeno a pensare. Fa’ che sia solo...Fa’ che sia solo... Fa’ che sia solo... Ma lo sa anche lui che giocare a fingere non serve a niente. Lo stomaco di Kanaya non c’è più, vaporizzato da quell’imbecille fuori di testa. Quando tutto questo sarà finito - ma prima che tutto quanto il resto finisca - lo troverà, lo prenderà e lo strozzerà con quella sciarpa. Ne ha abbastanza di questo casino.
Ma intanto Kanaya è morta e Feferi è morta e Sollux potrebbe pure non svegliarsi per quanto ne sa.

Signor Vantas. Non dia le spalle al corpo.


Karkat guarda lo schermo e si chiede perché quando una situazione è già così assurda, il livello di assurdità debba sempre alzarsi esponenzialmente in maniera proporzionale al grado di ansia che gli stringe lo stomaco.
Ed è un sacco di ansia, sempre. Se ci fosse un termometro per la sua ansia, sarebbe già esploso da un pezzo e tutto l'ansia-mercurio che ci è voluto per misurarla sarebbe già bello che sparso sul pavimento. Insieme al sangue. Di Kanaya. Di Feferi. Di Sollux che è ancora appeso al muro.
Perché a me? Perché devo sempre fare tutto io?
Intanto però lo sconosciuto continua a scrivere. Di bianco, come se lui avesse del tempo da sprecare a selezionare messaggi che non gli interessano in mezzo a questo marasma.
Ma visto che è a lui che parla, è lui che deve leggere. Si sente quasi obbligato.
A quale corpo dovrebbe stare attento, secondo lo sconosciuto? Che razza di consiglio sarebbe? Non è che pretenda che la ruota giri sempre a loro favore – una volta magari sì, sarebbe gradito, ma non è che lo pretenda ecco. Sarebbe bello, comunque – ma che almeno non arrivassero consigli stupidi quando l'unica cosa di cui ha bisogno è che tutti i suoi amici, quelli che sono ancora vivi almeno, ritornino in questa stanza così da poter fare il punto della situazione e non essere più così dannatamente solo ad affrontare la loro fine prima di quella della sessione. Non vuole essere da solo quando finirà.
Decide che inveire contro il misterioso suggeritore di cose inutili è un'azione perfettamente giustificata dalla situazione contingente. Inoltre gli serve a scaricare lo stress. Macchia tutto di verde. C'è sangue ovunque, lo ha già forse detto?
Quando si gira – non è che si stia voltando perché quello gli ha detto di farlo, lo fa perché deve voltarsi. Di certo non potrà stare tutta la vita a fissare lo schermo di Kanaya solo per il gusto di fargliela vedere a quello – quando si gira, insomma, lo fa fingendo di non essere nervoso. Una piccola parte del suo cervello si aspetta di non trovare niente. Una stanza pulita, priva di corpi. E penserà: oh cavolo, sono spariti. E sarà tutto un gran casino perché allora dovrà cercare gli amici morti e quelli vivi. Si sentirà ancora più solo. Il cuore gli batte all'impazzata per dei cadaveri, è pazzesco. Sta davvero sperando che ci siano quando si volterà?
Ma ci sono. Ci sono tutti. Non c'era niente di cui preoccuparsi. Visto?

TC: BENVENUTO AL CARNEVALE OSCURO, FRATELLO.


La sequenza dei suoi honk si fa fastidiosa. E' ripetitiva, insistente e snervante per non dire di peggio.
Come suo moirail Gamzee ha il vantaggio di possedere l'esclusiva sul limitato quantitativo di pazienza che Karkat possiede. Non c'è niente che quel clown non possa fare, Karkat è destinato a sopportarlo e prendersene cura. Ci sono destini peggiori nel mondo, naturalmente; ma in questo momento Karkat vorrebbe soltanto che l'amico non gli desse altri motivi per desiderare di essere altrove. Non ha la minima idea di quanto contrariamente ai suoi desideri stanno per svolgersi gli avvenimenti.
"Sì ho capito, furbone, sei un cazzo di clown, chi se ne importa," digita inferocito più dalla paura che dal fastidio. Quello sparisce per ore, chissà dov'è stato, e adesso eccolo che ricompare come nulla fosse mentre da quella parte si aprono i cancelli della follia. Non può tenere sotto controllo tutto, ma deve tenere sotto controllo almeno lui. Ha già fallito come leader, vorrebbe almeno riuscire in questo. "Piantala con le stronzate da festa di compleanno e porta qui il culo. Sta per piovere merda, e potresti essere in serio pericolo là fuori."
Che qualcosa non va Karkat lo capisce quando Gamzee risponde "Sta' zitto," e lo fa con un'autorità che passa anche attraverso lo schermo e lo trascina lontano nel tempo.
Gamzee non fa mai così, soprattutto non con lui.
E mentre Gamzee gli parla di pentole bucate e di bava velenosa, il sospetto che stia succedendo qualcosa di molto più grave di Eridan che perde la brocca si fa così concreto che si sente gelare le corna.
All'improvviso non è più solo un pazzo che si aggira con una bacchetta in mano, sono cose più antiche, è storia passata che non dovrebbe – non doveva – tornare. E lui non può onestamente pensare di sostenere anche questa, non dopo quello che è successo.
"Ho capito finalmente che razza di figlio di puttana avrei dovuto essere per tutto questo cazzo di tempo," scrive Gamzee.
Karkat pensa no, Dio no, ti prego, no.
Ma è inutile anche sperare. Quante probabilità ci sono che una cosa vada bene quando tutte le altre non lo hanno fatto? Hanno fallito una sessione di gioco, sono rimasti incastrati su un asteroide e stanno solo aspettando di morire. Con la sfiga che hanno, perché pensare che questo non stia accadendo? Certo che accade. Sulle sue spalle, come tutto il resto. Più di tutto il resto perché naturalmente si tratta di Gamzee.
"Ho passato tutta la vita a negare il destino. Discendente di quegli altissimi figli di puttana dei Soggiocolieri. Siamo più in alto di te, fratello. Siamo più potenti di qualunque altro figlio di puttana. Honk."
"Gamzee, ti prego no." Pronuncia le parole prima ancora di scriverle, e la voce strozzata che rimbomba di nuovo nella stanza può essere solo la sua. Di tutti i momenti possibili per trovare la sua vocazione o il suo destino o il percorso che per richiamo del sangue è destinato a seguire, questo è di sicuro quello sbagliato. Anche se sarebbe stato sbagliato comunque.
"Vi ucciderò tutti, figli di puttana," continua Gamzee. "E dipingerò quadri da urlo con il vostro sangue del cazzo. Dalle vostre vene gronderanno i miei miracoli. La polvere delle vostre ossa sarà la mia speciale polvere di stelle."
Karkat ha sempre pensato che la pazzia di Gamzee fosse solo una strana inclinazione del suo carattere, un'indentatura del cervello, come fosse caduto dal bozzolo quand'era solo una larva. Una caratteristica da niente che li avrebbe solo costretti a scansare di tanto in tanto qualche enorme pila di trombette e ad evitare torte fatte di muco. Una pazzia fastidiosa, non una pazzia malata e pericolosa. Una che si potesse arginare con una bottiglia di Faygo, se proprio si doveva. Lui era lì per quello, cazzo. Lui poteva tenerlo a bada.
Poteva, forse. Ma adesso?
Karkat non ha mai avuto così tanta paura. La sente scivolare sotto la pelle, fin dentro le ossa. Teme qualcosa che può solo intuire ma che non può toccare, teme che esca da quello schermo.
Teme di doverlo arginare.

CCG: QUESTO E’ PROBABILMENTE L’ULTIMO MEMO CHE SCRIVERO’.
CCG: PERCHE’, PRIMO, NON C’E’ MOLTO ALTRO DA DIRE.
CCG: E SECONDO, TRA POCO POTREI ESSERE MORTO.
CCG: SPERO SOLO CHE QUALCUNO DI VOI IDIOTI LO LEGGA E, ANCHE SE CREDETE CHE IO STIA SPARANDO STRONZATE ADESSO, QUANDO TUTTO COMINCERA’ AD ANDARE A ROTOLI, VI RICORDERETE DI QUELLO CHE HO DETTO E VI SALVERETE.
CCG: L’IPOTESI PEGGIORE SI E’ AVVERATA.
CCG: IL BARDO DELLA RABBIA E’ LIBERO.


Mentre scrive lo assale la tristezza di fronte alla sconfitta totale.
Finora si era aggrappato alla tenue speranza riposta negli esseri umani – d'accordo, per molto tempo nemmeno a quella dal momento che non voleva averci niente a che fare – e una parte di lui, in fondo in fondo, aveva creduto che ne sarebbero usciti in qualche modo.
Ora però è diverso. In una stanza piena di cadaveri, mentre Terezi non risponde e Gamzee si aggira chissà dove con la promessa di ucciderli tutti uno per uno e dipingere affreschi con le loro viscere, la fine sembra un po' più vicina. Un po' più reale.
Ho davvero sputtanato ogni cosa, pensa. Non c'è ritorno. Puoi mettere pezze fin quando vuoi, ma ad un certo punto devi accettare la realtà di una stoffa che non reggerà più un altro passo. E loro sono così a brandelli che si faticherebbe a rimetterli insieme anche a volerli annodare. Ma che importanza può avere adesso con Gamzee determinato ad ucciderli uno per uno prima del tempo?
A questo punto non sa nemmeno più se ha fatto davvero schifo lui come leader o se una timeline sterile come la loro non può mai essere davvero salvata e questo è solo il modo in cui lo spazio-tempo sta cercando di riparare se stesso e correggere gli errori nel suo DNA.
Mentre scrive, un honk dopo l'altro lo costringe a voltarsi e a scrutare la stanza. E' così spaventato che si è messo a tremare e non se ne vergogna nemmeno. Non ha alcun problema nemmeno a scriverlo, ha bisogno di un po' di supporto e spera almeno nel se stesso dal futuro. Chiunque, davvero, andrebbe bene.
Si pente di quella richiesta non appena tra le sue righe grigie compaiono quelle violace di Gamzee, quello passato. Quello che non cerca di ucciderlo.
Quando lo saluta con le sue lettere scombinate – come la confusione che ha nel cervello, ormai è chiaro – e lo chiama migliore amico, Karkat ha un moto di tenerezza e di affetto che esterna urlando violentemente, perché è l'unico modo che conosce per farlo. "Questo non ha niente a che vedere con te, torna a molestare le tue trombette e a farti distrarre dai colori, inutile coglione."
Gli viene quasi da piangere quando Gamzee ubbidisce e si dichiara ben disposto ad eseguire l'ordine.
Dio, Karkat vuole tornare a 420 ore prima e... non lo sa nemmeno lui cosa. Fermarlo dal diventare un pazzo assassino potrebbe essere una buona idea. Ma anche solo abbracciarlo andrebbe bene.
Lo rivuole semplicemente indietro. Rivuole indietro tutto, perché non ne può più.

honk HONK honk HONK


L'unica cosa che ottiene è di vederlo apparire nella nota, 42 ore nel futuro.
L'orrore che è diventato traspare nel modo in cui distorce ciò che il Gamzee passato ha appena detto.
Oh no, pensa Karkat. No, no, no, ti prego no.
E gli fa rabbia che il suo Gamzee non ci sia più, che sia costretto a scappare da questa versione più oscura, più cattiva e più corrotta di lui. E' come se rovinasse la memoria dell'altro. Ed è incredibile pensarlo come morto, quando Gamzee sarà probabilmente l'unico a restare in vita.
"Sono nel tuo futuro, migliore amico," lo informa e Karkat rabbrividisce. "So dove cazzo sei e cosa cazzo farai."
No, no, no, no.
Karkat si agita, anche se è tutto nella sua testa. Le dita non si muovono dalla tastiera, lui non si muove da quello schermo. Se Gamzee fosse alle sue spalle, potrebbe ucciderlo perché non ha la forza di girarsi.
E se ci fosse davvero? Si chiede. Hai il coraggio di voltarti e di guardare in faccia il tuo migliore amico un attimo prima che ti faccia fuori?
Karkat non ce l'ha. Resta inebetito di fronte allo schermo, mentre strilla nella sua testa, strilla nella pagina, strilla ovunque tranne che nella realtà della sua solitudine lì, in quella stanza.
Gamzee è da qualche parte, ma sta arrivando. Karkat non sa né dove né quando. Non sa quanta gente è già morta, quanta ancora ne può salvare – se si può salvare – e a chi può ancora chiedere aiuto.
E' un tale casino.
Non vado bene come leader, non vado bene come moirail.
Si asciuga le lacrime e si guarda le mani.
D'altronde il suo sangue è rosso, quindi forse non va bene neanche come troll.
Sull'eco dell'ultimo honk :o) Si chiede se a ripeterlo, cambieranno le cose.
Ma non cambia niente, perché quelle da sole non cambiano mai.

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