Kurt osserva il proprio riflesso nello specchio dell'anticamera e si sistema il cappuccio rosso della mantella sulla testa, in modo che cada perfettamente. Ha la pelle bianca come porcellana e le guance rosse come due mele mature. Non c'è nessuno nel raggio di chilometri che sia bello quanto lui e questo, insieme alle sue straordinarie doti artistiche e al suo ineguagliabile senso dell'umorismo, lo rende la creatura più desiderabile di tutto il paese.
“Mi raccomando, non dimenticarti il latte,” gli dice suo padre dalla cucina, “tua nonna ne ha sempre bisogno e con questo freddo non potrà certo uscire.”
“Certo papà, non preoccuparti.”
Suo padre è un uomo apprensivo, perciò non lo lascia mai andare se prima non lo ha controllato dalla testa ai piedi. “Sei sicuro che ti va di farlo? Fuori c'è un tempaccio, la strada è lunga, potrebbe succederti qualcosa.”
“Non preoccuparti, papà,” ripete lui, prendendo il cestino intrecciato, coperto con un bel telo a scacchi rossi e bianchi in tinta con la sua mantella. “Starò via solo qualche ora.”
“E' carino da parte tua portarle la spesa senza che nessuno te l'abbia chiesto, sei davvero un bravo ragazzo,” mormora suo padre orgoglioso, dandogli un'amorevole pacca sulla spalla. Kurt si limita a sorridere, poi prende il cestino ed esce.
La casa della nonna non è molto lontana, ma per raggiungerla bisogna attraversare il bosco. Kurt lo ha fatto molte volte in passato, ma oggi ha un motivo davvero speciale, anzi due.
S'incammina lungo il viottolo canticchiando ed è così bravo che gli uccellini sui rami spogli degli alberi si riscuotono dal torpore invernale e cantano con lui una deliziosa melodia.
Passa un'ora, e Kurt raggiunge il cuore del bosco dove c'è una radura che d'estate è piena di fiori e d'inverno è una distesa morbida di neve bianchissima. Ha camminato così tanto che gli fanno un po' male i piedi. Così si siede e si toglie gli stivali di pelle che sono costati una fortuna. Alle sue spalle sente frusciare i cespugli, ma fa finta di niente.
“Dove vai tutto solo, Hummel?” Dice all'improvviso una voce e, dopo qualche istante, un'ombra immensa lo copre tutto e lui sorride.
“Dalla nonna, Dave,” risponde tranquillo, alzando maliziosamente gli occhi sul giovane che gli sta davanti.
Dave è alto e forte, ma ha gli occhi sottili e furbi, e un paio di orecchie pelose sulla testa che vibrano quando è emozionato. Vive nella foresta perché si vergogna di farsi vedere e ha paura del giudizio della gente, ma Kurt pensa che non ne abbia alcun motivo perché è affascinante e bello e di certo nessuno gli resisterebbe. Però, finché non trova da solo il coraggio di uscire allo scoperto, Kurt è ben disposto ad andarlo a trovare.
“E cosa c'è sotto quella mantella, Hummel?” Chiede Dave.
Kurt scioglie il nastro che tiene legata la mantella e gli sorride. “Perché non vieni a vedere?”
Dave lo stende delicatamente sul prato innevato e, un bacio dopo l'altro, passa un'altra ora.

Con il cappuccio della mantella un po' storta in testa e qualche filo d'erba tra i capelli, Kurt si mette di nuovo in cammino per raggiungere la casa della nonna. E' così felice di aver incontrato Dave e di aver passato del tempo con lui che si mette a ballare ed è così bravo che anche i cerbiatti e i coniglietti e tutti gli altri animaletti escono dalle loro tane invernali per ballare con lui.
Passa un'ora, e Kurt è quasi alla fine del bosco ma a furia di ballare si è stancato di nuovo, così si siede sulla riva del fiume e osserva il tiepido sole d'inverno riflettersi sulla superficie ghiacciata.
Il cacciatore, che a quell'ora passa sempre di lì, lo vede e gli si avvicina.
“Dove vai tutto solo, Hummel?” Gli chiede anche lui, una mano stretta intorno alla tracolla del fucile e l'altra sul fianco. Il cacciatore è molto bello. Ha le spalle larghe e gli occhi attenti, i capelli scuri un po' impomatati e la mascella volitiva. Anche se non è proprio altissimo, ha il viso gentile e delle braccia possenti.
“Dalla nonna, Blaine,” risponde Kurt, con un sorriso.
“E cosa c'è sotto quella mantella?”
Kurt scioglie il nastro che tiene su la mantella e gli sorride. “Perché non vieni a vedere?”
Blaine lascia il fucile, stende delicatamente Kurt sul prato e un bacio dopo l'altro, passa un'altra ora.

Quando Kurt arriva alla casa della nonna, ha le guance tutte arrossate, lo sguardo sognante e la mantella è tutta macchiata d'erba. “Nonna?” Chiama a gran voce, aprendo la porta. “Sono io, ti ho portato la spesa!”
La casa è silenziosa e sembra vuota, ma Kurt lo sa che non è così. Si toglie la mantella rossa e la appende con cura all'attaccapanni, quindi si avvia lungo il corridoio e chiama ancora. “Nonna, ci sei?” Ma non risponde nessuno. Quando arriva in camera, Blaine ha appena finito di legare Dave alla testiera del letto.
Kurt spalanca gli occhi, oltraggiato. “Potevate almeno aspettarmi!” Protesta fingendosi offeso e lasciando il cestino sul tavolo insieme a quelli delle settimane precedenti.
“Ci stavi mettendo una vita ad arrivare,” si giustifica Dave, mentre Blaine scivola con le labbra lungo il suo collo e lo fa rabbrividire. “Coraggio, vieni qua.”
Kurt finisce di spogliarsi e li raggiunge sul letto che è grande abbastanza per ospitarli tutti. Blaine si volta a dargli un bacio e, per un attimo, lui non capisce più niente.
“Glielo dirai prima o poi a tuo padre che tua nonna è partita tre mesi fa?” Ride Dave.
Kurt si stringe nelle spalle e si sistema tra di loro. “Forse, vedremo.”
E un bacio dopo l'altro, passa un'altra ora.