Personaggi: Eko, Bushido
Genere: Humor
Avvisi: Slash, language, tavolette del cesso, noci di cocco
Rating: PG 15
Prompt: Scitta in occasione della Challenge: Pesce d'aprile di Fiumi di Parole.
Note: Premessa. Io odio il pesce d'aprile. Lo odio come festa, odio riceverlo, odio farlo e lo odio pure come challange, per cui non sono mica tanto convinta di questa cosa qua. Però! Però in un giorno e qualche manciata di ore ho scritto 5000 parole, quindi anche fanculo al pesce d'aprile, insomma ;)
Il prompt era quello del giullare e forse – dico forse – la storia sarebbe un pelo più comprensibile se si sapesse con assoluta precisione a quale Eko Fresh mi riferisco io. Ma anche qui, insomma, ci siamo capiti.
Riassunto: Il giullare è uno che ha capito tutto della vita
Genere: Humor
Avvisi: Slash, language, tavolette del cesso, noci di cocco
Rating: PG 15
Prompt: Scitta in occasione della Challenge: Pesce d'aprile di Fiumi di Parole.
Note: Premessa. Io odio il pesce d'aprile. Lo odio come festa, odio riceverlo, odio farlo e lo odio pure come challange, per cui non sono mica tanto convinta di questa cosa qua. Però! Però in un giorno e qualche manciata di ore ho scritto 5000 parole, quindi anche fanculo al pesce d'aprile, insomma ;)
Il prompt era quello del giullare e forse – dico forse – la storia sarebbe un pelo più comprensibile se si sapesse con assoluta precisione a quale Eko Fresh mi riferisco io. Ma anche qui, insomma, ci siamo capiti.
Riassunto: Il giullare è uno che ha capito tutto della vita
Un giorno Bushido viene da me e mi dice: spiega al mondo come stanno le cose.
Io non sono uno che si formalizza. Non seguo l'etichetta, non do neanche del lei se proprio non mi serve – e mi serve solo con la polizia per ovvie ragioni che certo non dovrò spiegarvi io – quindi se qualcuno arriva da me a chiedermi un favore, io non è che pretendo che la richiesta mi arrivi in carta intestata con bollo a fronte. Però un minimo di spiegazione, ecco, quella magari sì.
Se io sono lì seduto per i fatti miei nella cucina di questo studio di registrazione – che per inciso cade a pezzi, ci vorrebbe una rimbiancata e magari anche un vetraio che rimetta a posto il pezzo della finestra che D-Bo ha fracassato ormai sei mesi fa una notte che era ubriaco e, per vomitare dalla finestra, non si è preso nemmeno la briga di aprirla ma l'ha sfondata di testa – tu, chiunque tu sia, non è che puoi venire a farmi ombra sul tavolo dove sto cercando di aprire una noce di cocco con il solo ausilio di un coltellino svizzero e pretendere che io ti ascolti e che, soprattutto, capisca di che cose vai cianciando così all'improvviso.
“Non ci sono cose che stanno,” gli faccio notare. “Qualunque cosa voglia dire.”
“Non ho idea di cosa tu stia dicendo,” fa lui.
“E figurati io,” replico. “Stavo qui con la mia noce di cocco, io.”
Bushido è uno con la pazienza intermittente. Generalmente sopporta di tutto. Sopporta quel coglione di Chakuza che ragiona solo alla sua maniera e spesso ti viene da pensare che capirebbe di più se gli fracassassi la testa contro lo spigolo di un tavolo, perché a lasciarlo ragionare da sé non combina mai niente e allora ti domandi se a scuoterle un po' quelle due rotelle allentate che ha, magari quelle riprendono a girare. Sopporta sua madre, per dire, che è una cara signora ma è sua madre, appunto, e se credete che un rapper che gira con la pistola e vive nel ghetto ed è adulto, vaccinato e con un mare di soldi non riceva ogni giorno una telefonata da sua madre che gli dice se è tranquillo e se è andato di corpo, allora vi sbagliate di grosso perché la signora chiama e c'è da chiedersi, signora, come potrebbe non essere tranquillo un uomo che ha la casa circondata da un esercito privato probabilmente illegale. Ma soprattutto, Bushido sopporta Bill Kaulitz che, a mio modesto parere, è una piaga che nessuno nel mondo dovrebbe mai vedersi cadere addosso. Voglio dire, nemmeno la gente davvero cattiva che ammazza i cuccioli di foca a bastonate.
Io a quelli che ammazzano le foche gli strapperei le palle a morsi – beh non io personalmente, diciamo che gli farei staccare le palle a morsi da un cane, ecco – e poi gliele farei mangiare per colazione condite dai loro stessi escrementi. E ancora non mi sembra sufficiente. Però Bill Kaulitz non glielo darei mai, dico come piaga, non da ammazzare come un cucciolo di foca. Non sono mica cattivo, io.
Non è che Bill di suo sia fastidioso, se sta in un punto immobile e zitto. Per largo prende poco spazio, per lungo sì, ma che problema può dare per lungo? Per cui tu lo metti in un angolo, tipo vicino all'attaccapanni che ci assomiglia pure – lungo e stretto – e sei a posto. Non ti dà mica noia. Però lui parla e si agita e chiede e butta giù tutti i soprammobili e le bottiglie di birra vuote ogni volta che per caso si gira a fare qualunque cosa gli passi in mente di fare. E' sfiancante, come quando Bushido ha comprato Skyline e quello era piccolissimo e correva e mordeva tutto e faceva pipì negli angoli anche quando lo sgridavi col giornale. E Bushido rideva, dicendo che era un piccolo teppista. No, era un cane che pisciava sui dischi d'oro, questo era, ma a Bushido di cosa sono veramente le cose non gliene frega mai niente, quindi...
E insomma Bill è come Skyline da piccolo, ma senza la questione della pipì e Bushido dovrebbe smetterla di portarsi a casa cuccioli randagi o cose simili. Però, come vedete, generalmente ha pazienza. Sì, era qui che volevo arrivare, se non sapete seguirmi, imparate. Mica ho tempo da perdere, io.
Ci sono però dei momenti in cui la pazienza non ce l'ha, e sono momenti assurdi in cui invece ti aspetti che un po' di calma possa anche tirarla fuori visto che generalmente, come dicevo, è un uomo capace di contemplare con calma ascetica anche il proprio cucciolo di cane, inseguito dal proprio fidanzato che insieme devastano un salotto da 10.000 euro. Tu non puoi mai sapere quando gli scatta l'interruttore, è una cosa random come il vincitore della lotteria il giorno della befana. Tu sei lì nel salotto devastato a bere birra, e va tutto bene. L'attimo dopo sei in giardino, fai cadere una statuetta in finta-ceramica vera-plastica dell'IKEA e lui mette su un teatrino dicendo che non stiamo mai attenti ed è capace di fracassarti di botte. Poi magari vieni a sapere che la statuetta l'ha comprata Bill e, se si è rotta, lui – e lui solo, anche se non c'entra niente – dovrà pagarne le conseguenze, ma insomma, lì per lì quello che sai è solo che hai rotto una roba che non vale niente e ci hai guadagnato un sacco di botte.
Quindi io mi tengo stretta la mia noce di cocco mentre gli dico che sono qui con la mia noce di cocco – che sembra ridondante, ma potrebbe non averla notata entrando, nessuno nota mai le noci di cocco, per cui meglio chiarire – e aspetto di vedere se è un momento da cucciolo di cane o un momento da statuetta in vera-plastica. Poi deciderò cosa fare.
Lui sospira, il che mi fa ben sperare che si tratti di un momento da cucciolo di cane. “Eko, so che il tuo cervello non è in fase ricettiva in questo momento, ma ho bisogno che tu faccia uno sforzo.”
Io non so perché, quando non mi precipito subito a comprenderli, tutti quanti pensano che il mio cervello non sia in fase ricettiva. Non è così. Io ricevo benissimo, ma capita che in quel preciso istante io stia facendo altro e quindi mi riservi di comprendere in un secondo momento. Come quando esci di casa e lasci la segreteria telefonica. Per ricevere, ricevi. E' che poi ascolti dopo. Però sento avvicinarsi un momento statuetta in vera-plastica e non ho voglia di botte, quindi alzo lo sguardo e lo fisso senza nessuna espressione, che poi penso sia un'espressione anche quella. Una non-espressione...
“Mi accontenterò dello sguardo vacuo,” sospira ancora lui. “Speriamo che almeno tu sia acceso. Dunque, pare che il mondo non abbia compreso quale sia la nostra situazione qui e, siccome si stanno inventando di tutto, qualcuno deve raccontare la verità. Io odio le menzogne, lo sai.”
Annuisco. Le tre leggi fondamentali dell'Ersguterjunge sono: verità, fratellanza e tavoletta del cesso. In realtà all'inizio erano solo verità e fratellanza, ma poi Cassandra ha cominciato a frequentare lo studio e ha preteso che tirassimo giù anche la tavoletta del cesso. L'ha pure disegnata, la tavoletta, nel foglio appeso al muro che illustra le regole della casa.
Tra le altre cose so anche che per mondo, Bushido, intende Germania perché al di fuori del confine nazionale per lui c'è una steppa disabitata in cui, suppongo, proliferi il male. Al che ci sarebbe da chiedergli secondo lui dov'è che si dirige esattamente Chakuza quando va a trovare sua madre una volta al mese. Suppongo che nella testa di Bushido ci sia, tipo, questa visione di Chakuza che avanza nella boscaglia, uccide ghepardi a mani nude, attraversa fiumi a nuoto e finalmente giunge da sua madre, che avrà una specie di casupola in cima ad una roccia, sempre assediata dalle iene. O forse la madre di Chakuza è il male che ha ridotto ad un deserto arido il territorio al di fuori della Germania e Chakuza è la progenie demoniaca. Il segugio infernale.
“Spiega a dovere ma non scendere nei dettagli” prosegue Bushido. “Basterà che tu spieghi semplicemente la questione. Le loro sciocchezze sono talmente lontane dalla realtà che la verità da sola sembrerà sconvolgente.”
Io mi chiedo perché lo sto ascoltando. “E perché io?” Chiedo. “Non sono sempre il nano e l'armadio a due ante a spiegare al mondo ogni dettaglio della loro e della nostra esistenza?”
“Perché l'ho detto io.”
Credo che comincerò da qui, dal perché l'ho detto io, che mi sembra un concetto molto caratteristico della situazione. Bushido è un re, e se la cosa vi può aiutare a comprendere quanto sto per dirvi, potete anche visualizzarlo con una corona di traverso in testa. Qualcosa di enorme, dorato, pesante e con un sacco di diamanti che luccicano illuminando la stanza a giorno. Naturalmente Bushido non è figlio di un re, né di un principe, né di qualsiasi cosa che generalmente genera dei figli e questi figli poi sono re. Lui è figlio di una signora molto gentile ma normalissima e di un signore un po' meno gentile ma normalissimo anche lui. Un giorno questi hanno fatto quello che dovevo fare ed è nato lui, che immagino fosse un bambino normalissimo. Poi, come tutti, è cresciuto e da quel momento niente di ciò che ha detto o ha fatto è stato più normale. In pratica, da un giorno ad un altro, lui ha deciso di essere un re. Forse perché al ghetto non ce n'era uno e lui pensava che ce ne fosse bisogno, non l'ho mai capito. Cioè, non ho mai capito com'è che si sia potuto svegliare una mattina e dire: io voglio essere un re, nemmeno fosse un personaggio della Disney circondato da ippopotami ballerini o robe simili. Uno si sveglia al mattino e pensa, voglio fare il cantante, l'avvocato, lo spacciatore o il pulitore di cessi. Non, voglio fare il re, che poi non è che puoi metterti una corona in testa, stringere uno scettro e dire a chi ti sta intorno che ora tu li comandi. Lui però l'ha fatto.
E noi non è che lo abbiamo guardato per due minuti in silenzio e poi gli abbiamo detto che era scemo, abbiamo solo pensato che non avevamo niente da perderci a dargli ragione, tanto più che aveva un'etichetta discografica e a quei tempi a noi ci sembrava una cosa indispensabile – poi abbiamo scoperto che avremmo potuto anche crearcene una noi senza necessariamente dover passare prima da lui, ma ormai il danno era fatto.
Così il re si è creato una corte, o meglio, ha costretto delle persone con delle velate minacce di disoccupazione a firmare dei contratti e ora siamo tutti qui. Non è che non ce ne possiamo andare, ma poi uno pensa: se rescindo il contratto mi tocca pagare e quando avrò pagato mi toccherà lavorare per recuperare denaro, solo che lavorare sulla scena musicale tedesca dopo aver litigato con Bushido significa dover scrivere un mucchio di diss e nessuno ne ha veramente voglia dopo aver visto quello che è successo con Fler. Va bene lavorare, ma cinque, sei, magari dieci anni a darsi del figlio di puttana sono stancanti. Io voglio stare tranquillo nella vita, e anche gli altri. Quindi niente, se vuole fare il re faccia il re, insomma. Basta che ognuno poi sia libero di pensare alle sue noci di cocco, questo dico io.
Ovviamente non sei un re se non hai una corte. Provate ad immaginare quest'uomo con la sua corona, il suo scettro, il cavallo bianco e tutto il resto della sua roba da vero re in mezzo ad una stanza completamente vuota. Si sentirebbe un cretino, voi che dite? Per cui la corte serve a quello: a dare un senso all'essere re di un re.
Ora, non è che Bushido sia venuto da ognuno di noi, abbia sollevato la sua spada di legno e ce l'abbia posata sulla testa e abbia detto: “Tu sarai questo” e “Tu sarai quello” o robe simili, anche perché se fosse successo probabilmente qualcuno avrebbe chiamato la polizia e ci avrebbero messo dentro per uso di droga, anche se nel caso specifico forse non saremmo stati nemmeno strafatti perché Bushido è capace di uscirsene con trovate simili molto più da lucido che non quando invece è sotto l'effetto di qualcosa, ma lasciamo perdere.
Comunque, questa è una corte che non invidia niente a nessuna corte vera, e lo dico con un certo orgoglio non tanto perché ci sia davvero da andare fieri di questo manicomio ma per una questione di coerenza: non puoi appartenere ad un gruppo e non parlarne bene. E' come giocare a calcio e dire a tutti che è uno sport di merda, insomma che razza di storie sono?
Innanzi tutto, abbiamo i due cavalieri del re. E' vero che Artù ne aveva sette o otto, ma d'altronde lui era pure Re Artù – mica il primo scemo qualunque – e aveva Camelot, noi invece siamo un gruppo di disperati incastrati in una specie di buco con l'affitto più caro di tutta la Germania. All'inizio ovviamente il cavaliere era uno – Fler – e lui e Bushido erano, tipo, fratelli. Erano cresciuti insieme, aveva cacciato i draghi, salvato le donzelle in pericolo, combattuto contro i nemici e un sacco di quelle cose che il re fa col suo amico fraterno nel corso della sua gioventù. Poi un giorno Bushido si rende conto che a vendere i denti di drago non ci sta facendo su molti soldi e quindi decide di mettersi in proprio, lasciando l'amico fraterno al suo destino quale che sia. I due naturalmente diventano nemici e fanno un sacco di casino quando si ritrovano a cacciare lo stesso drago, tanto che alle volte si fermano lì ad insultarsi e quello giustamente scappa e non si fa ammazzare proprio da nessuno.
Nel frattempo il re si era trovato un altro cavaliere, visto che il primo lo aveva lasciato indietro, solo che questo non arrivava nemmeno a salirci sul cavallo, quindi più che altro i due andavano in giro a piedi. Chakuza è arrivato che era un giorno di sole, che non vuol dire che era primavera ed eravamo tutti felici ma che faceva un caldo schifoso e, siccome lui non lo sopporta, è arrivato incazzato come una bestia. Già alla prima impressione non è che Chakuza esprima simpatia. E' piccolo e tondo, d'accordo, ma sta sempre ingrugnito e quella specie di voragine che ha tra i denti davanti non lo aiuta a presentarsi al mondo, quindi immaginatevi che effetto possa fare quando, oltre a questo, arriva pure che è fuori dalla grazia di Dio perché fa caldo, suda e si sente tutto appiccicoso. Non è mica colpa nostra, abbiamo pensato io e Saad che al sole ci siamo abituati, se tu vieni dai monti e a casa tua fa sempre freddo. Tuttavia, il secondo cavaliere non si è poi dimostrato tanto male. Chaku è uno che pensa sempre agli affari suoi, quindi va bene. L'unica cosa che non bisogna fare è aprire il suo frigorifero perché non si sa mai cosa ci puoi trovare dentro. L'avventura è una bella cosa finché non imbocchi la strada che porta all'intossicazione alimentare.
Bushido era felice con questo secondo cavaliere e aveva ripreso anche a cacciare draghi, così quando lui e Fler si incontravano sul campo erano due a uno e Fler perdeva sempre perché stava con gente che non gli dava una mano, a parte starsene seduta su un albero ad urlare “Chakuza merda, Bushido merda, e anche un sacco di altra gente merda”, una cosa piuttosto stupida perché uno come Chakuza – che non ha mai voglia nemmeno di uscire di casa per divertirsi – figurati se si muove solo perché gli hai detto che è un culo.
Poi un bel giorno, che non mi ricordo se fosse di sole o meno ma credo di no perché Chakuza era piuttosto tranquillo, Bushido prende il cavallo bianco – che nel suo caso naturalmente è una macchina, l'avevate capito, sì? – e sparisce per ore e ore. Per un certo periodo di tempo nemmeno ce ne accorgiamo perché non è che stiamo lì a seguire ogni sua mossa poi però cominciamo chiederci se non gli sia successo qualcosa perché generalmente quattro o cinque ore è il tempo massimo che riesce a stare senza dover necessariamente parlare con uno di noi fosse anche per comunicare il suo ultimo risultato a World of Warcraft. Proprio quando Chakuza sta per iniziare ad organizzare le operazioni di ricerca, però, ecco che il re rispunta fuori con il primo cavaliere e ci spiega che ora Fler e dei nostri. E io mi chiedo se la sua gente, la gente di Fler dico, adesso non sia ancora seduta sull'albero a gridare al vento merda anche di lui.
Comunque, i due cavalieri sono inutili. Non è che servano a molto quando passiamo gran parte del nostro tempo seduti in una stanza a non fare niente. I draghi mica vengono a bussarti alla porta, devi andarteli a cercare ma Bushido ormai non ci pensa più ai draghi, pensa a fare filmati in cui si getta dagli scivoli in Thailandia, dove i draghi non ci sono o se ci sono non lo considerano. E in più quei due fanno più danni di quanti ne risolvano. Erano già inutili presi singolarmente, lo sono il doppio se li prendi in coppia, coppia vera per altro, ma di questo non voglio parlare perché mette in discussione certi principi che non andrebbero mai messi in discussione. Come la tavoletta del cesso quando Cassandra è in studio. Tu mica le puoi dire “Oh, Cassandra, ma che palle, mica è casa tua questa!” perché lei ci mette niente a tirarti due sberle per via dei suoi principi messi in discussione. E qui è uguale, una creatura come Chakuza non dovrebbe essere sessualmente attiva, mi seguite? E' come un personaggio di fantasia che tu lo vedi e pensi un mucchio di cose ma non che prima o poi si infilerà nudo in un letto e farà cose con una donna. E invece quello ci si infila un sacco, anzi non fa altro, e nemmeno solo con le donne ma anche con Fler. E io penso: questi sono principi messi in discussione e prima o poi la realtà verrà a tirarmi una sberla, come Cassandra.
Cassandra è la strega.
Non di quelle brutte e piegate in due come sedie a sdraio, col porro e i capelli di stoppa, ma quelle strafighe dei nuovi cartoni animati, che odiano le principesse e fanno i veleni in casa col Miniprimer. La strega generalmente attira il principe perché quello giustamente invece di scegliere la principessa col vestitino chiuso fino alla gola, che prima deve portarla in giro sui tappeti volanti, poi chiedere la mano al padre, poi sposarla e poi forse quella gliela dà ma solo se canta qualche canzoncina stupida, preferisce buttarsi sulla prima donna semi-nuda che passa da quelle parti e che sembra disposta a darla via come il pane. Ora, vorrei chiarire che Cassandra non va in giro seminuda e non la da via come il pane ma, dopo aver avuto una turbolenta storia con il re, si è appunto buttata sull'unico principe che avevamo, non è che sia un granché anche lui, ma questo passa il convento e lei si è accontentata. D'altronde la nostra principessa è un uomo, quindi non è che Cassandra potesse aspettarsi chissà cosa. Le è già andata bene. E d'altra parte, il nostro principe non poteva azzardarsi nemmeno a pensare di potersi fare la principessa, giacché quella è suo fratello. E so che nel mondo esistono persone che vedrebbero la cosa come una benedizione divina ma io non sono tra quelle persone e potrei tornare a ripetermi con la tavoletta del cesso, e voi non volete davvero che io lo faccia. No, non se ne parla nemmeno.
Tom, il principe, in realtà non passa mai da queste parti perché non ama particolarmente vedere suo fratello con la lingua di Bushido in bocca, una cosa che nessuno di noi ama ma noi non abbiamo un altro posto dove andare mentre lui sì. E non ci ospita, il bastardo. Generalmente quello che fa è parcheggiare appena oltre il cancello d'entrata, buttare fuori la principessa, prendersi Cassandra in cambio per poi sgommare via alla velocità della luce, lasciandoci Bill in mezzo al giardino stretto nel cappotto e, quando va bene, con un cestino di cose buone che ci manda sua madre.
Ora, la questione della principessa è un po' più complicata. Se qualcuno chiedesse a me, Saad, Chakuza, Fler, chiunque quand'è che Bill è arrivato, non sapremmo rispondere con precisione. Per quanto mi riguarda è comparso dal nulla, tipo che un minuto prima non c'era, poi ho chiuso gli occhi un attimo e, quando li ho riaperti, lui era lì ad infilare le dita nella panna appena montata, o nella marmellata o in qualunque altro cibo gli passi per la testa. E' sempre con le dita da qualche parte, quello lì, e se le mette in bocca e la gente poi deve guardare da un'altra parte.
La principessa non ha rispetto della libido dei suoi sudditi.
Se si parla di principi messi in discussione, Bill è arrivato a travolgere ogni tavoletta del cesso che avessimo mai conosciuto fino a quel momento. Voglio dire, noi lo sapevamo che esistevano i gay nel mondo, mica viviamo sotto una roccia, lui però arriva e fa come se fosse normale stare con Bushido. E tu giustamente vai lì e gli dici: ma principessa, lui mica è gay! Ma la principessa mica è una che si scompone e ti risponde che a lei non gli frega niente.
E tu scleri, allora, perché in questo posto non frega mai di niente a nessuno!
I cani pisciano, anche Chakuza scopa e la principessa sta con Bushido anche se sono due maschi e tutti e due ne sono consapevoli. La follia!
Così, niente, lui è arrivato ed è stato la principessa fin da subito perché non erano mica sposati lui e Bushido, quindi non poteva essere la regina. E poi la regina sapeva di vecchio e Bill è tutto perfetto che non ha mai un capello fuori posto e ha la pelle liscia liscia che sembra un bambino – poi lo è, ma insomma, noi cerchiamo di non pensarci perché è proprio piccolo piccolo e alle volte a guardargli il culo ci stiamo male. Un po' per il culo e un po' perché è piccolo piccolo, non il culo, lui. Ma anche il culo. – e noi tutti pensavamo che dargli della vecchia lo avrebbe fatto irritare. Quando si irrita Bill non è per niente carino, è tipo una bestia. Tipo Cassandra quando gli lasci alzata la tavoletta del cesso.
Il compito della nostra principessa è sostanzialmente quello di rendere la nostra vita un posto da cui vorremmo fuggire. Non è che lui lo faccia apposta, cioè che si svegli la mattina e dica: ora vado da Eko e lo faccio martire – o almeno spero che sia così – ma lo fa comunque. E' come un suo talento nascosto che lui non sa di avere ma che esce fuori da solo, per così dire. Tipo che se c'è qualcosa che non deve assolutamente dire, in un momento in cui lui potrebbe fare di tutto tranne che aprire la bocca e parlare, ecco che Bill decide di dire la sua. E' una cosa scientifica, provata con un sacco di esperimenti e abbiamo anche dei rapporti stilati da Chakuza sull'argomento. Tipo che noi siamo tutti lì seduti intorno al tavolo del salotto e discutiamo di questioni profondissime e un sacco importanti, tipo che Sido ha fatto uscire quella canzone su di noi e sulla merda, no?, e ci chiediamo come fare a rispondergli per le rime. E Bill è lì seduto con noi perché Bushido vuole che faccia parte del gruppo anche se lui canta proprio altre robe e a lui merda non l'ha mica detto nessuno. Deve stare lì, secondo Bushido, perché è uno di noi in quanto lui se lo porta a letto. E io mi chiedo sempre: ognuno di noi fa parte di noi ma nessuno è mai andato a letto con Bushido, quindi quali sarebbero i parametri per essere quello che siamo? E poi, con tutta la gente che si è fatto Bushido, chissà in quanti siamo nel mondo! Comunque lui è lì, no? E noi stiamo pensando e siamo anche parecchio concentrati perché in cinque non facciamo un cervello e Bill alza la mano e dice: “Ma che problema c'è? Non potreste parlarci?” E noi ci giriamo e lo guardiamo e lui ha questo faccino lì così, innocente e dolce.
Ovviamente poi ci giriamo dall'altra parte, fingendo indifferenza.
Dovete sapere, difatti, che la principessa non può essere contraddetta. Bushido dice sempre che Bill non si sbaglia mai ma che è stato indotto in errore da circostanze ambigue, che poi vorrebbe dire che quando lo contraddici si arrabbia e non glielo dà più – così, come punizione a prescindere, anche se magari ce l'ha con te, mica con Bushido. Punirne uno per punirne cento, uno di quei ragionamenti del cazzo simili – per cui a Bushido conviene che Bill non sia contraddetto e questo porta noi ad annuire a situazioni prive di logica che in confronto il cervello di Chakuza sotto acidi esprime concetti di filosofia induista in grado di dare pace agli spiriti tormentati.
In più la sua presenza è un mistero continuo. Per esempio, prima entravi nel bagno dell'Ersguterjunge, che è tipo una cella di un metro per un metro, e dentro ci trovavi quello che ti aspettavi di trovare: un lavandino, uno specchio e un cesso. E se ti andava bene, anche lo scopettino del cesso. Regolare. Ora no. Ora innanzi tutto il bagno non è mai libero. Con tutto il tempo che passa insieme a noi ti verrebbe da pensare che Bill il bagno non lo usa mai e invece quando devi andarci tu, ecco che ce lo trovi dentro e ti chiedi: ma cazzo, due minuti fa era di là in sala con me! Poi ovviamente dentro ci sta le ore, che, voglio dire, è partito da casa già tutto perfetto, perché devi passare altro tempo in bagno anche qui? C'è gente che deve fare la pipì, mica possiamo fare tutti come il cucciolo di cane! Quando finalmente riesci ad entrare, poi, il bagno è irriconoscibile con tutte le cianfrusaglie che ci ha disseminato dentro, la metà delle quali sono appoggiate sul water chiuso e tu non hai idea di dove spostarle per poi sederti e fare quello che devi fare, per cui vai a finire che rinunci e magari vai a casa tua a farla, casa tua che sta dall'altra parte del mondo, perché la principessa da qualche parte le sue cose dovrà pur metterle no?
E insomma, questa è la vita che facciamo qui, né più né meno e non l'ho abbellita nemmeno un po', perché io qua dentro sono l'unico che dice davvero le cose come stanno, mica come i due cavalieri che, quando non sono impegnati a trastullarsi con le rispettive lance, si preoccupano come due chiocce che Bill abbia da sedere, mangiare, dormire e in generale rompere.
E qui ho chiuso, direi.
Bushido fa scorrere la barra laterale del mio programma di scrittura e sospira.
“Quale aspetto della parola semplicemente ti è sfuggita, Eko?” Mi fa.
“Nessuno,” rispondo. A volte Bushido fa domande prive di senso. Non è che ci voglia una laurea a capire una parola come quella. D'accordo, lui non ha finito nemmeno le medie, ma è una parola davvero semplice.
Lui sospira di nuovo e in qualche modo credo che non siamo affatto in una situazione da cucciolo e questo mi preoccupa perché non sono in vena di botte in questo momento. Né mai, ovviamente, ma io sostengo che ci sono dei momenti della propria esistenza in cui prenderle non è un fatto così eclatante. “Ho detto esattamente come stanno le cose.”
Lui mi guarda come mi guarda sempre quando non capisce quello che gli dico. Un po' mi dispiace vederlo così perché alla fine lui è un uomo buono ed è anche un buon capo, se proprio bisogna averne uno; quindi osservarlo mentre palesemente fa fatica a venire a patti con la sua impossibilità di comprendere un concetto, mi rende triste e affranto. Vorrei fare qualcosa per lui. “Ho detto che sei il re, ho parlato bene della principessa,” gli dico. “Ho spiegato la storia dei due cavalieri. Siamo a cavallo, davvero, ora vedrai che sarà tutto più chiaro.” Bisogna rassicurarlo a volte.
Si siede e con una mano chiude il coperchio del mio portatile, guardando un punto indefinito sul pavimento, che è una cosa che fa quando sta cercando le parole. E' molto concentrato.
“Hai già mandato questa cosa a qualche persona che potrebbe leggerla fuori da queste quattro mura?,” mi chiede.
Io annuisco, mi sembrava la cosa giusta da fare. Lo scrivo, lo spedisco, loro lo leggono, problema risolto.
“Prima che ti ammazzi, Eko,” fa lui, con un tono naturale, così come se stessimo parlando del più o del meno mica della mia vita destinata a finire oggi su una sedia di legno scomodissima. “Tu che cosa saresti in questo mondo dipinto dagli psicofarmaci?”
Gli batto una mano sulla spalla, perché capisco che la mia prosa possa essere complessa per le persone che non hanno mai letto niente di più lungo del manuale di un videogioco.
“Il giullare!” Rispondo. Il giullare è uno che ha capito tutto della vita: innanzi tutto non fatica un cazzo. Okay magari salta e balla, io salto un sacco – per evitare la pipì del cane, per dire, ma anche il mascara di Bill quando gli rotola dalla borsa che se fai tanto di pestarlo, lui tira gli urli ultrasonici capaci di sfondarti le orecchie – ma a parte quelle due o tre volte che deve farlo per contratto, sta anche un sacco sul divano. E poi è uno che tutti lo lasciano stare perché pensano che sia scemo.
Tipo, c'è una questione da sistemare, no? Qualcuno che ha detto qualcosa sulla mamma di qualcun altro – tanto è sempre così, puoi essere e fare quello che vuoi, ma finisce che t'incazzi davvero solo quando ti dicono che tua madre è troia – e bisogna armarsi e partire e scrivere e lavorare, insomma bisogna far vedere che mica ce le hanno solo loro le palle. Ecco, non è che qualcuno viene da me e mi dice “Eko, c'è da occuparsi di questa cosa.” Se la vedono tra di loro. Tanto, pensano, lui riesce a star dietro solo alle noci di cocco. E non è vero, io so tutto, ma così posso stare sul divano. Capite?
In più i giullari raccontano storie, cosa che se sono in vena mi viene anche bene – visto? 7 pagine, mica bruscolini – per cui mi si adatta tantissimo, come ruolo.
“Tu non sei normale,” esclama alla fine Bushido, ghignando e scuotendo la testa e io me ne accorgo solo dopo due minuti perché sono impegnato ad immaginarmi con il cappellino in testa e la scuoto anche, la testa, per immaginarmi i campanellini. “Va bene, lasciamo perdere. Vedremo come reagiranno e poi in caso risponderemo ancora. Ora sparisci con quelle noci di cocco, o giuro che ti ammazzo.”
Io prendo le noci e vado, perché devo anche tornare a casa ad un certo punto della mia giornata. Quando chiudo la porta, lui sta ancora ridendo, ed è anche per questo che sono il giullare.
Quelli che fanno ridere, non li ammazzano mai.