FAIDA

I suoi occhiali da sole a terra sono la cosa che mi resta più impressa.
Sono caduti durante la rissa, anche se non ricordo di aver visto il momento esatto in cui è successo. Ricordo però di averli visti poi dopo, quando era già tutto finito e la folla si era diradata. Se n'era già andata perfino l'ambulanza. Non mi hanno fatto salire, forse è per questo che poi mi sono trovato lì in piedi, nel punto esatto in cui era stato lui un secondo prima, e lo sguardo mi è caduto sugli occhiali da sole storti e sulla lente caduta lì di fianco.
E' successo tutto in fretta, come di solito succedono le cose quando vanno davvero male.
Eravamo sul palco un attimo prima e poi c'è stato l'assalto, non abbiamo materialmente fatto in tempo a difenderci. Bushido non lo hanno neanche fatto girare, la coltellata gliel'hanno tirata alla schiena, gli animali.
E dire che lo sapevamo che sarebbe successo. Voglio dire, eravamo stati avvertiti, avremmo potuto non presentarci oppure organizzare le cose in maniera diversa. Il punto è che Bushido è uno orgoglioso, uno che non ci sta a farsi limitare la vita dal primo stronzo che passa. Così quando Ercan lo ha minacciato di tirare su un casino se si fosse esibito a Köln, lui l'ha presa come una sfida e invece di prepararsi – invece di ragionare per una volta, di valutare i fatti per quelli che erano e non per quelli che lui pensava che fossero – è salito sul palco allargando le braccia.
“Sono qui,” ha detto, sfidando la folla di fronte a sé, come a dimostrare che lui non ha paura di niente. E la folla ha, tipo, ruggito e lui si è un sacco esaltato per questa dimostrazione di forza.
Quello che è successo dopo, è soltanto colpa di Arafat e non appena sarò tornato a Berlino, sarà con me che quell'uomo dovrà vedersela. Voglio che paghi, non m'interessa come.
E' stato lui a scatenare questa faida, ben sapendo che poi non sarebbe stato lui a pagarne le conseguenze. Lui lo sa che Anis si crede invincibile e che non ha paura di nulla, lo sa così bene che sono vent'anni che lo manda in giro al posto suo a rischiare le coltellate. Quand'eravamo piccoli, si trattava di droga, ora è più sottile. Ora Arafat spara merda sulla gente e poi tocca ad Anis allargare le braccia e dire Sono qui, coraggio! Colpite!
Sul palco erano in tre, il viso coperto, lo hanno assalito mentre cantava. Io ero dalla parte opposta, non ho neanche fatto in tempo ad avvicinarmi prima che quelli si gettassero in mezzo alla gente con il coltello sollevato per fare paura e non essere fermati.
La lama è andata a fondo, l'ho visto subito. Non ho avuto neanche il tempo di sperare che lo avessero preso di striscio: c'era sangue ovunque. Qualcun altro ha chiamato l'ambulanza, non io.
Io ce l'avevo addosso quand'è arrivata. Mi ha guardato un secondo solo prima di svenire, non ce l'ha fatta a dirmi niente, anche se credo che, se ne avesse avuto la forza, l'unica cosa che mi avrebbe detto sarebbe stata una stronzata. Come sempre. Quel coglione non aveva mira, eh? Oppure, Non è niente, Pat, tranquillo, è solo un graffio. Come se una coltellata al fegato fosse una passeggiata. Ma lui è Bushido, convinto che niente possa davvero fargli del male.
Mi siedo sul bordo del palco e aspetto una chiamata dall'ospedale.
Ci siamo promessi che non moriremo in una sala operatoria, quindi io mi aspetto che quel deficiente si svegli e venga a riprendersi gli occhiali che ha lasciato.
Mi siedo e aspetto.