Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Genere: Comico
Avvisi: Slash, Follia, Spoiler sulla Klaine!Skit di Toronto (se un tale avviso esiste, nel mondo. O esiste anche la sola possibilità che qualcuno ancora non lo sappia).
Rating: PG
Prompt: Scritta in occasione della terza notte bianca di Mari di Challenge (prompt: "RPF, Chris Colfer/Darren Criss, "Toronto? Sul serio?!") e per il 730!Fest di Dietrolequinte (FaeLiz!Set, prompt: "A freak of nature / Stuck in reality / I don't fit the picture / I'm not what you want me to be." (Strange, Tokio Hotel ft. Kerli), perché Colfer in questa storia è tante cose, ma di sicuro non è normale).
Note: Darren Criss (<3), Chris Colfer (<3)... no, non li shippo manco per niente, però il prompt di Meggie era carino, la skit mi aveva fatto molto ridere e comunque loro due mi piacciono in generale nella vita, quindi... perché no?

Riassunto: Toronto? Sul serio?!
E SE NASCE UNA BAMBINA POI LA CHIAMEREMO...

Darren rientra nei camerini esaltato ed euforico, ci manca poco che saltelli per la stanza come un coniglio ma ha ancora abbastanza decenza per lasciarlo fare al più esuberante – non era questa la parola che cercava, ma andrà bene lo stesso – tra loro due.
Chris è seduto davanti allo specchio e si sta struccando da solo, in un modo che ricorda così tanto Kurt che sarebbe inquietante se Darren non lo guardasse ancora con gli occhi di scena. Cioè pieni di ammirazione innamorata, esattamente come lo guarda Blaine.
“Allora?” Gli chiede Chris, guardando il suo riflesso nello specchio, la bocca un po' storta in una smorfia mentre si passa un batuffolo di cotone con il latte struccante sulle guance.
“E' stata una serata stupenda,” dice Darren, lasciandosi finalmente andare su una poltrona. “Esaltante.”
Chris ridacchia. “Non sei nemmeno caduto dal palco, stavolta.”
Darren lo guarda storto, ma poi l'euforia riprende il sopravvento e nemmeno l'idea di fracassarsi di testa al suolo lo preoccupa più di tanto. Ha rischiato, non è successo, chi se ne frega, la vita è bella.
“Piuttosto!” Salta su Chris, facendo girare il panchetto rotondo su cui è seduto e guardandolo emozionato. Si vede dal modo in cui piega le labbra che ha qualcosa da dire e muore dalla voglia di dirlo da un secolo. “Che ne dici della mia idea su Toronto?”
Darren piega la testa di lato, gli occhi lucidi per l'esaltazione più che per altro, ma va bene lo stesso. Chris voleva una reazione teatrale del genere, non importa quale sia la motivazione che la genera. “Sei un genio!” annuisce con grande convinzione. “Non so come tu faccia a venirtene fuori con una cosa diversa ogni volta che cambiamo città, ma sei un genio.”
Chris sorride felice. “Grazie, ma parlavo proprio di Toronto. Dico, che ne dici?”
Darren si è alzato di nuovo, ha tolto la giacca dell'uniforme e l'ha appesa male ad una gruccia. “Te l'ho detto, un colpo di genio. Come ti è venuto in mente?”
Chris sospira e raggiunge l'appendiabiti per sistemare meglio la giacca, mentre Darren litiga con la cravatta davanti allo specchio. Sta cercando di strangolarlo e, a quanto sembra, sta vincendo lei. “Ma, non lo so,” dice Chris, accarezzando una manica con affetto, come se ci fosse ancora il braccio di Darren dentro. “L'ho detto più volte a voce alta e suonava così bene. Non trovi che suoni bene?”
Darren gli lancia un'occhiata interrogativa, ma poi liquida la domanda come una delle stranezze di Chris. “Assolutamente magnifico,” annuisce. Annoda la cravatta quasi con violenza e poi la getta in malo modo sulla toletta.
“E poi è così originale!” Continua Chris, piroettandogli intorno come una ballerina da carillon. “Ci sono un sacco di Dallas, Phoenix, Dakota... ma Toronto no. Quello è insolito.”
Darren finalmente si ferma, il suo cervello perde l'impeto adrenalinico che l'ha portato ad infilarsi nel camerino ballando come un invasato e si volta verso Chris per la prima volta con una certa lucidità. “Chris, ma di cosa stiamo parlando, esattamente?” Chiede.
Chris batte le mani velocemente. “Di nostro figlio, naturalmente!” Risponde lui esaltato.
Darren si ritrova improvvisamente più preoccupato della possibilità di chiamare suo figlio come la capitale dell'Ontario piuttosto che di avere effettivamente un figlio con Chris Colfer.
“Chris, Toronto? Sul serio?!” Chiede esasperato. “Tu non vorrai davvero chiamare così nostro figlio o nostra figlia?"
Chris agita una mano. “Certo che no, sciocco!” Dice con tono paziente ma anche un po' impietosito. “Se è una bambina, la chiameremo Cleveland.”
Darren si spalma una mano in faccia e piange, ma Chris non lo nota perché è già tornato a struccarsi.

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