Personaggi: Tom
Genere: Introspettivo, Romantico, Humor
Avvisi: Slash,
Rating: R
Note: Io non l'ho veramente scritta. Quella che vi sta parlando è in realtà la mia gemella cattiva. Io non sono nemmeno in Italia, lei si è impossessata del mio computer e ha creato... questo. No, davvero. Non volevo. Non era nei miei piani e non era nemmeno nella mia tabella. E insomma... okay, basta con il paraggio generale di culo. Dunque, tutto è nato da una battuta di Ana, la quale commentò che l'infiammazione al braccio di Tom potesse essere stata provocata dal fai da te. Fedy mi ha riferito la cosa e, insieme - per qualche ragione assolutamente priva di logica -, abbiamo immaginato che Tom fosse costretto a fare da sè perché il fratello lo aveva mollato lì dov'era per darsi al rap e poi Fedy ha detto: la scrivi? *emoticon con gli occhioni che sfarfallano* E siccome io in quel momento stavo litigando con un'altra fanfiction che non voleva farsi scrivere, Tomi ha pensato bene di assecondarmi, così dal nulla. Ed eccola qui, per altro senza che l'infiammazione venga minimamente citata perché non c'è. E' così che funziona con me, generalmente. Stessa cosa vale per le auto-citazioni e l'auto-referenzialità. Non ho saputo trattenermi *shrugs*

Riassunto: Quello con mio fratello non è stato un periodo e non è stato un certo quantitativo di tempo a cui non so dare un nome. E' stata un'epoca, in cui io e lui siamo stati diversi o forse lui è stato finalmente se stesso e io invece sono stato un peluche dedito al trastullo della mia metà esatta.
DO IT YOURSELF


Io non avevo programmato di farmi mio fratello.
Voglio dire, non mi sono svegliato un mattino più immorale del giorno prima e ho deciso che fino a quel momento non avevo vissuto abbastanza fuori dalla grazia di Dio. Anzi, ritenevo che la mia vita fosse adeguatamente sregolata: non troppo noiosa, non troppo eccessiva. Sono una celebrità che non vuole morire giovane io e mi bastano le storie di una notte per dire di aver trasgredito. Sono tradizionalista anche in questo. Insomma, trasgredisco ma solo seguendo le regole della vecchia scuola: quindi groupie, alcol e qualche scatto d'ira con le fan invadenti. Niente di che. E' mio fratello quello che invece è capace di fare le cose peggiori di questo mondo, solo che poi voi non lo venite a sapere perché quello stronzo di Jost insiste con un certo tipo di immagine e allora di me si viene a sapere ogni cosa e di lui niente, tutti lì a proteggere il suo candore. Che poi candore il cazzo, si è fatto più gente Bill negli ultimi due mesi che io da quando ho iniziato a scopare.
Ma andiamo con ordine, perché altrimenti finisce che non capite un cazzo. Il fatto è che io non sono bravo a parlare, non ho mai imparato perché Bill non me ne ha mai data la possibilità, quindi non è che mi venga bene spiegare le cose, comunque stavolta ci provo perché mi devo sfogare oppure esplodo, che poi è il motivo per cui sono seduto sulla tazza del cesso.
Dunque sei mesi fa io ero una persona normale, più o meno. Avevo un lavoro, degli amici ed avevo un fratello gemello che alla veneranda età di vent'anni era ancora capace di piangermi su una spalla per delle ore dopo aver visto morire la mamma di Bambi, una cosa che smetti di fare non appena ti rendi conto che la sopravvivenza di un piccolo di cerbiatto incapace di parlare o di liberarsi di puzzole omosessuali che gli si sono attaccate addosso dopo i primi dieci minuti di film non è un problema tuo. Lui no, però. E' un tipo sensibile. O per meglio dire, lo era sei mesi fa e quando la mamma cerbiatta moriva, anzi appena prima che lo facesse – perché il film lo aveva visto centinaia di volte quindi lo sapeva a memoria – già sentivi i suoi singhiozzi sovrastare la musica. Ti giravi e chiedevi: “Bill, ma-” E lui non ti faceva nemmeno finire la frase, ti si gettava addosso con quel poco di peso che ha, ti incastrava la testa contro una spalle e poi da lì basta. Lacrime a profusione come se fosse morta la sua di madre e non quella di un cerbiatto che a ben guardare era già bello grassottello e sarebbe stato da Dio sulle tagliatelle.
Poi all'improvviso mio fratello è impazzito. Anzi, ad essere precisi, i suoi ormoni si sono svegliati dal letargo in cui erano costretti dal giorno della nostra nascita e hanno fatto di lui una creatura del demonio. Mi rendo conto che a raccontarla, questa storia, non ci si crede eppure è vera, ve lo giuro su quanto ho di più caro su questa terra, che poi è lui, tra l'altro.
So anche che siete già lì a scuotere la testa e a dire che no, Bill è un angelo, Bill cerca l'amore vero, Bill non è gay e il giorno che troverà la ragazza giusta andranno a vivere insieme in un posto pieno di fiori in cui lui le scriverà canzoni e lei si struggerà nell'amore assoluto che non si può non provare per lui mentre sfornerà almeno tre bambini rendendolo un padre orgoglioso e via dicendo. Ecco, sappiate che Bill non è niente di tutto questo e se proprio dovessi descrivervelo con parole non approvate dalla commissione Jost vi direi che mio fratello è così gay che fa due volte il giro e riesce a rimanere comunque gay, senza mai passare dalla casella dell'etero. Vi direi inoltre che non aspetta assolutamente il vero amore, a meno che la sua idea di attesa non assomigli in maniera preoccupante alla mia e allora siamo in due in piedi a questa fermata dell'autobus che inganniamo il tempo scopando gente che non conosciamo, anche se lui più che altro si fa scopare e comunque lo fa dall'altra parte della pensilina, per cui io non lo sto realmente vedendo. Inoltre, tanto per chiarirvi il concetto sulla storia dell'omosessualità, se mai incontrasse la ragazza giusta, questa sarebbe tale solo perché probabilmente gli ha presentato l'uomo perfetto, che poi sarebbe quello che riesce a sopportarlo aldilà dell'orgasmo, cosa che non è ancora mai successa a parte che con il sottoscritto. Anche se io devo sopportarlo in quanto è un mio familiare e come non butto mia nonna dalla finestra perché vuol farmi mangiare gli asparagi, così non butto fuori nemmeno lui che dopo che l'hai scopato prende fiato due secondi e poi ti ammazza di chiacchiere. O magari, questa fantomatica donna perfetta sarebbe tale perché è in grado di distinguere il verde smeraldo dal verde pisello, cosa che noialtri in tre – io, Georg e Gustav – ancora non siamo riusciti a fare e ci sono delle sere che Bill non c'è e gli trafughiamo queste due magliette verdi che ha e cerchiamo di dare un senso all'esistenza di uno spettro di verde che noi non vediamo ma che lui sostiene che esista.
Insomma, a parte questi dettagli che forse avreste fatto meglio a non conoscere, mio fratello non è niente di ciò che pensate di lui. Non importa quante cose abbiate letto sul suo conto. Anzi, dal momento che tutta l'informazione che ci riguarda è opera di David Jost – e Jost è un mostro dedito alla rovina della mia persona –, più avete letto su di lui e meno ne sapete. C'è un altro Bill dietro al Bill che conoscete voi. E adesso ve lo dimostrerò.
Dunque, vi dicevo che un bel giorno gli ormoni di mio fratello hanno deciso che la castità non faceva al caso loro, perché se era vero che condividevano con i miei ormoni buona parte del codice genetico allora forse era il caso che lasciassero le loro celle di clausura e si dessero alla pazza gioia. Solo che, oggettivamente, questi poverini devono essersi guardati intorno e devono essersi chiesti a cosa dovessero saltare addosso visto che di donne, in quel corpo, non se ne sentiva il bisogno e altre nozioni sembravano non averne fino al giorno prima. Ed è lì che devo essere comparso io, per caso s'intende. Io non conosco il momento preciso in cui la decisione sia avvenuta, ma sono quasi certo di essermi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato e che probabilmente ero lì per farmi un caffè, niente di più. Ad ogni modo, i suoi redivivi ormoni hanno lasciato intendere a mio fratello che se di donne non ne voleva e Gustav e Georg non erano di suo gradimento, l'unica era puntare a qualcosa che di certo gli sarebbe piaciuto: se stesso.
Bill non è mai stato uno da mezze misure. Quando cambia vestiti o pettinatura è sempre qualcosa di radicale che ti fa rimpiangere quelle precedenti e ti mette l'ansia per quelle future, per dire, per cui quando ha deciso che voleva venire a letto con il sottoscritto, non è che è venuto da me, mi ha fatto sedere e mi ha detto “Tomi, voglio venire a letto con te. Come si fa?”, nel qual caso io avrei trovato il modo di farlo desistere da questa follia come l'ho sempre fatto desistere da tutte le altre prima di questa, perché ne avrei certo previste le conseguenze a lungo termine. Ma lui no, lui si è presentato direttamente nel mio letto con una bottiglia di vodka e ha detto “Festeggiamo!” e siccome Bill ha sempre dormito nel mio letto quando capitava, io non l'ho trovata una cosa poi tanto strana. E poi non si dice mai di no alla vodka. Quello che so è che sei o sette bicchieri dopo ci stavamo baciando e poi spogliando e poi stavamo facendo sesso, senza peraltro neanche troppi problemi, cosa che, insomma, un po' mi sarei aspettato da lui o da me. O da entrambi.
Io non posso dire che mi sia dispiaciuto, innanzi tutto perché non sarebbe vero, e poi perché ho come la convinzione idiota che se lo dicessi, da qualche parte il cuore di mio fratello si spezzerebbe. Ora come ora, dopo quello che sta succedendo e che ancora non vi ho spiegato semplicemente perché ritengo che abbiate bisogno di una certa premessa e perché, in sostanza, la logorrea fa parte della famiglia, forse non dovrei più pensare cose simili – che mio fratello abbia un cuore, per dirne una. E che si spezzerebbe nel caso io dicessi che fare sesso con lui non mi è piaciuto anche se magari lui è chilometri di distanza e non potrebbe sentirmi, per dirne un'altra – il fatto è che pensarlo mi piace proprio. Mi scalda dentro, ecco. Non so. Il fatto è che io e mio fratello abbiamo ancora delle sensazioni l'uno sull'altro. Se sta male io lo sento anche se non sono nella stanza con lui e so per esperienza che il collegamento funziona anche al contrario, per cui in qualche modo lui sa che mi è piaciuto stare con lui e saprebbe, nel caso, anche il contrario. E non voglio affatto che lo sappia. Comunque, mi sono perso di nuovo.
Quella prima notte con Bill io me la ricordo a tratti perché non eravamo proprio lucidissimi, ma mi ricordo tutte le altre che poi sono seguite. Bill è bravo a farti abituare alle cose, non importa quanto inizialmente tu ne fossi contrario, ha basato la sua vita sulla capacità di far digerire agli altri quello che in nessun modo avrebbero mai pensato di digerire. E se gli è riuscito con milioni di sconosciute, figuriamoci se non ci riusciva con me che, in sostanza, vivo da vent'anni nella consapevolezza di essere qui sulla Terra al suo servizio.
A quella prima notte, dicevo, ne sono seguite molte altre a cadenza quasi regolare perché, a quanto pare, mio fratello del sottoscritto non ha soltanto la faccia ma anche i ritmi e, dopo la prima volta, deve averci preso gusto: con la vodka, senza vodka, in piedi, di lato, con o senza del cibo nel mezzo. E' stata una bella epoca. Voglio dire, oggettivamente non ho motivo di lamentarmi perché mio fratello è proprio bello – e il fatto che sia maschio non conta, perché lui è mio fratello e mio fratello non è esattamente maschio. E' Bill. Nozione che, per altro, condivido con un sacco di gente, poi capirete – ha una discreta quantità di talento che gli viene dal corredo genetico e poi gli voglio bene, il che ha reso tutto speciale e ha messo in secondo piano l'illegalità della faccenda. Non so se mi spiego.
Comunque, epoca, dicevo. Quello con mio fratello non è stato un periodo e non è stato un certo quantitativo di tempo a cui non so dare un nome. E' stata un'epoca, in cui io e lui siamo stati diversi o forse lui è stato finalmente se stesso e io invece sono stato un peluche dedito al trastullo della mia metà esatta. Non lo so. So solo che ad un certo punto è iniziata – e come tutte le epoche quello non è un punto preciso – e poi è finita. La fine, come spesso accade nella storia – perché io ho studiato, un po'. Non tanto, non di gusto, ma ho studiato quindi queste cose le so anche io. E poi faccio un sacco di settimana enigmistica – ha una sua datazione storica precisa.
La data che segna la fine della mia epoca incestuosa e l'inizio di un'altra ben più oscura e medievale risale a due lunghissimi mesi fa, quando, annoiato, mio fratello ha deciso che i miei cd rap assolutamente privi di interesse fino al giorno prima fossero improvvisamente diventati la nuova frontiera del divertimento.
Ora, quando mio fratello decide che qualcosa gli piace, non è che si mette lì con l'oggetto dei suoi desideri e lo scopre, lo analizza, ne impara tutte le sfaccettature e lo fa suo. No. No nella maniera più assoluta, completa e totale che voi possiate immaginare e anche in tutte quelle maniere che proprio non vi vengono in mente nemmeno per sbaglio. Se a mio fratello piace qualcosa – qualunque cosa essa sia – lo deve rendere noto all'universo mondo. E siccome l'universo mondo, generalmente, ha altro da fare ed è pure capace di dirglielo in modi piuttosto violenti, Bill finisce per renderlo noto in particolare soltanto a me che non sono fisicamente in grado di pronunciare le parole adatte a mandarlo in un paese diverso e molto distante dal mio, possibilmente senza nessuna possibilità di contatto con il sottoscritto.
Così, quando lui ha detto “Com'è questo?” Mostrandomi un cd a caso di Bushido che nemmeno ricordo con precisione, io ho tentato di evitare il problema che mi si poneva davanti rispondendo: “Tanto non ti piace.” Che, ora lo so, sono le quattro parole in grado di far fare a mio fratello qualunque cosa, perché a lui sentirsi dire che qualcosa non gli piace senza che lui te l'abbia detto per primo, proprio non va giù. Per tanto mi ha detto “Fammi sentire.” E da lì, il disastro.
Dopo l'ascolto compulsivo di tutti i cd che possedevo a ripetizione per due settimane – una cosa che mi ha seriamente fatto venire voglia di raccogliere tutta la mia collezione in un sacchetto di plastica, portarla nel parcheggio sul retro e poi passarci sopra con la macchina fino a ridurre tutto ad una polvere luccicante di minuscoli pezzettini di plastica – Bill ha avuto la brillante idea di andare a vedere queste persone che cantavano dal vivo.
Quando tu sei una persona normale, diciamo un normale ragazzo di vent'anni, quello che succede dopo aver espresso questo desiderio è che esci di casa, spendi trenta o quaranta euro per un pezzo di carta, aspetti dei mesi se sei stato tempestivo nell'acquisto dei biglietti, quindi ti rechi la mattina del concerto ad un'ora indecente come possono essere le otto del mattino, rimani in attesa fino alle nove di sera, quindi fai a cazzotti con altre centinaia di persone per accaparrarti un posto ragionevole – ossia per finire tra la prima e la terza fila, non di più – e poi, se Dio vuole e ti ha assistito, ti godi il concerto ed urli finché non ti va via la voce. Bill no.
Bill è una diva viziata, uno di quegli artisti che quando ne senti parlare in televisione pensi “Che montato!” perché magari si sono comprati orologi da due miliardi di euro tempestati di diamanti rarissimi cavati fuori dal fondo di una grotta così profonda che riescono ad andarci solo speleologi tibetani strapagati. Per cui, quando ha deciso che doveva andare a vedere questa gente – tutta questa gente – dal vivo, ha telefonato a David, gli ha strillato nella cornetta per dieci minuti, quindi ha riappeso e la settimana dopo io e lui avevamo un posto riservato al concerto di Bushido. Tanto per cominciare.
Io pensavo che Bill avrebbe ascoltato il concerto, tanto per dirne una, perché mi sembrava un'azione che anche una super star viziatissima come mio fratello – che ha due stilisti personali che gli sbavano addosso solo per il gusto poi di poterlo vestire da alien – potesse ragionevolmente fare ad un concerto. E invece, evidentemente, io non capisco le sottigliezze della mente di Bill perché lui, dopo aver accuratamente evitato di ascoltare anche una sola nota – preso com'era a prendere le misure a Bushido, immagino – ha deciso che quello era il momento buono per dirmi che questa cosa dell'incesto non funzionava più.
Ora non vi immaginate che si sia girato e mi abbia mollato lì dove stavo con tanti saluti e grazie, che sarebbe stata una gran cattiveria ma avrebbe avuto una sua logica contorta.
No, assolutamente. Se n'è andato direttamente senza dirmi niente. Insomma, in quel momento lì io non sapevo che si sarebbe fatto una corsa fin dietro le quinte per poi farsi anche Bushido. Pensavo, che so, che avesse da andare al bagno, che si fosse annoiato, che avesse visto Nena, gli alieni, il coniglio bianco. Di certo non potevo immaginare che la mia epoca fosse finita, lì tra le prime file di un concerto di Bushido mentre la gente mi spintonava per uscire o per prendere al volo gli asciugamani sudaticci del tunisino. Io ero ignaro di tutto ciò. Ecco. Sono una vittima.
L'intera faccenda, per farvela breve visto che sono ormai quasi quattro pagine che parlo, è saltata fuori qualche giorno dopo quando io ho chiesto a mio fratello conto e ragione della sua sparizione al concerto e di quelle successive, visto che, ad un certo punto, trovarlo nella fascia oraria dalle nove di sera alle dieci del mattino era diventato impossibile. Lui ha sbattuto le ciglia. “Io non sto tradendo nessuno,” mi ha detto. “Noi non stiamo insieme, no?”
Me lo ha detto con la faccia di chi cade dalle nuvole, per altro. Come se non ci avesse mai pensato minimamente e, in effetti, non è che ci avessi mai pensato nemmeno io. Non mi ero mai svegliato una mattina guardando il soffitto e sentendomi incredibilmente felice e in pace con il mondo per motivi sconosciuti pensando che disteso accanto a me ci fosse il mio fidanzato.
In un certo senso, Bill aveva ragione. Cioè, in generale il fatto che io ci fossi andato a letto con una certa continuità per quasi sei mesi rendeva le cose un po' confuse ma nello specifico, non ci eravamo fidanzati. Anche perché sarebbe stato, credo, tecnicamente assurdo.
Essere fratelli va bene, scopare anche, ma fidanzarsi? Io non concepisco questo verbo nemmeno con le sconosciute, figurarsi con un parente... eppure! Cioè che almeno mi avvertisse, no? Sono un uomo oggetto, mio Dio.
Comunque, tornando a noi, il mio grosso problema non è che mi sono fatto mio fratello – ritengo che se la cosa doveva darmi problemi, avrebbe dovuto darmeli nel momento stesso in cui me lo sono fatto o nelle sue immediate vicinanze ma, siccome questo non è mai successo, amen – né che mio fratello dopo sei mesi di idillio e ogni genere di pratica sessuale conosciuta all'uomo, abbia deciso di punto in bianco di darsi alla sperimentazione straniera. Voglio dire, posso capirlo perché io sono uguale. Mi annoio, devo variare spesso e l'idea di svegliarmi con a fianco la stessa persona per tutti gli anni a venire mi fa venire delle torsioni di stomaco che generalmente tendo ad evitare.
Quello che mi fa seriamente incazzare, però, è che Bill mi ha rovinato la vita per sempre.
Un giorno, qualche tempo dopo ciò che vi ho appena raccontato, l'ho visto per caso con uno dei rapper che fino a poco tempo prima erano solo volti più o meno importanti sulle copertine di cd che avevo poco tempo per ascoltare, sinceramente non vi saprei dire chi fosse esattamente perché dopo Bushido, Bill se li è fatti un po' tutti, nemmeno fosse un album di figurine da completare, per cui poteva essere Bushido come Chakuza, come Sido come – che il buon gusto che sempre lo accompagnava e che d'improvviso lo ha abbandonato in questo deserto di perdizione mi perdoni – Eko Fresh, ma non sarebbe comunque importante, perché il punto è che io l'ho visto. L'ho visto e l'ho sentito mugolare illegalmente addosso a chiunque fosse che se lo scopava come se non ci fosse un domani e non mi toglierò mai più l'immagine dalla testa. Voglio dire, già io non dovrei neanche sapere come sia mio fratello a letto perché ci sono cose che i fratelli non dovrebbero mai sapere gli uni degli altri per una qualche legge divina, che però noi abbiamo infranto e per questo, suppongo, un fulmine ci colpirà quando meno ce l'aspettiamo. Ma, oltre a non saperlo, non dovrei nemmeno immaginarlo o tanto meno pensarlo. E invece faccio tutte e tre le cose e nessuna delle tre di mia volontà.
Ora, non è che io sia solito essere presente mentre mio fratello si fa scopare - con gusto anche! - da uomini che hanno dagli otto agli undici anni più di lui, ma capita costantemente che io sia nel posto giusto e loro nel posto sbagliato. Così loro danno spettacolo e io sono costretto a guardare. Okay, costretto no, magari e magari nemmeno resto ma basta l'attimo, quel poco che vedo e il mio cervello si setta sulle frequenze orgasmiche di mio fratello e niente, e dico niente, riesce più a schiodarlo di lì.
E finalmente siamo arrivati al punto a cui avrei voluto arrivare alla seconda riga, anche perché sarei piuttosto impegnato ed è una cosa che devo fare da solo.
Io non riesco più.
Cioè no, riesco ma non più liberamente.
Non come prima quando il mondo era un posto migliore, libero dall'immagine di mio fratello impegnato a copulare ad ogni ora del giorno e della notte, in ogni luogo e in ogni... antro in cui riesca ad infilarsi con l'uomo che in quel momento gli viene appresso.
Io ero un ragazzo felice che poteva uscire e trovare una donna qualsiasi che gli allietasse la serata oppure starsene in casa e allietarsi la serata da solo, sfruttando la sua potente immaginazione.
E adesso no. Adesso devo chiudermi in un gabinetto, o nella mia stanza d'albergo, nella cuccetta, o quello che è purché sia al chiuso altrimenti niente, chiudere gli occhi e pensare a mio fratello e a quello che si lascia fare quando è convinto che una porta semi-chiusa sia abbastanza per tenere il mondo all'oscuro della sua vita sessuale.
Mio fratello non pesa niente e non è diritto dalle spalle alla vita come dovrebbe essere, essendo lui un maschio. Ha una specie di punto vita, non so, un rientro delle anche, qualcosa che quando lo prendi per la vita e te lo tiri addosso, senti la linea morbida della sua pancia che si allarga verso i fianchi. Ed è profumato, ma non come una ragazza, ha solo un buon odore, che quando gli infili il naso nel collo e inspiri e lo mordi piano, lui si preme contro di te e ti stringe le braccia al collo. Io non lo so come sia possibile che il suo corpo si adatti al tuo come se fosse nato apposta. Ogni curva ha il suo posto su di te mentre tu trovi posto in lui, è come un puzzle, quasi ti aspetti di sentire l'incastro solo che se anche potessi sentirlo, saresti troppo preso da lui perché quando Bill geme, è tipo l'ottava meraviglia del mondo. Tipo, illegale. Tipo che quando mi affonda le unghie nelle spalle e mugola “Tomi!” io potrei anche, non lo so, morire ed essere felice.
“Tomi!”
Esattamente, Tomi. Bill lo dice quando c'è così vicino che non ha nessuna nozione coerente di ciò che gli sta intorno e si agita scoordinato com'è e se c'è qualcosa nel mezzo la butta giù come niente. Non puoi avere soprammobili intorno quando scopi con Bill perché non ne resta uno che sia uno sulle mensole.
“Tomi!”
Me lo grida nelle orecchie quasi sempre, ma sono quei momenti in cui non ti dà fastidio, si vede che già il sangue che migra verso sud ti rimbomba nelle orecchie, quindi sei già sordo e lui non può davvero assordarti di più. Non lo so, però non te ne frega niente e...
“Tomi mi lusinga che tu sia di nuovo in bagno a pensare a come ti grido nelle orecchie, e che tu riesca a starci ancora tanto a lungo, del resto sono uno schianto io, ma se non esci immediatamente dovrà farla qui davanti alla porta e non sarà un bello spettacolo.”
Bill non ha mai avuto un bel tempismo. Penso esattamente questo mentre con la voce squillante viene a distruggere i miei sogni di gloria. La vedo proprio, la mia immagine mentale che si disintegra e frana sul pavimento del bagno mentre io guardo ogni pezzettino agonizzare e morire. Non ho neanche la forza di raccogliergli virtualmente e rimetterli insieme con un po' di colla, giusto per finire quello che ho iniziato, che mancava poco.
“Tomi!”
“Arrivo!”
Perché di venire, proprio, non se ne parla più.

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