Personaggi: Kurt Hummel, Dave Karofsky, Blaine Anderson
Genere: Introspettivo
Avvisi: Slash, Lemon, Threesome, Flashfic
Rating: PG 15
Prompt: Scritta per la seconda Notte Bianca di maridichallenge, su prompt di Liz (Arcobaleni e unicorni rosa).
Note: La follia, ma non è che il prompt fosse più serio, eh =P
Riassunto: Dave aveva un problema. Erano Kurt e Blaine.
Genere: Introspettivo
Avvisi: Slash, Lemon, Threesome, Flashfic
Rating: PG 15
Prompt: Scritta per la seconda Notte Bianca di maridichallenge, su prompt di Liz (Arcobaleni e unicorni rosa).
Note: La follia, ma non è che il prompt fosse più serio, eh =P
Riassunto: Dave aveva un problema. Erano Kurt e Blaine.
Dave aveva un problema. Ne aveva tanti, a dire la verità, più di quanti avesse voglia di contarne. E quello di non voler ammettere di essere gay pur limonandosi Kurt – e anche Blaine, ora – era solo la punta di un iceberg che andava così in profondità da raggiungere il centro della terra e uscire dall'altra parte, formando probabilmente la punta di un altro problema. Quello, però, aveva imparato ad evitarlo. Bastava non pensarci, spegnere il cervello e vivere in un mondo fatto solo di Kurt – e anche di Blaine, ora – dove non c'era assolutamente nient'altro e lui non doveva rendere conto di niente a nessuno. Kurt continuava a ripetere che quel mondo esisteva e gli sarebbe bastato uscire dagli schemi in cemento armato della sua testa, ma non era così facile. Era più facile non pensarci e vivere spensierato, per poi negare tutto all'occorrenza, che non armarsi di pazienza e buttare giù i muri una parete alla volta.
Quello che proprio non riusciva a sostenere erano Blaine e Kurt quand'erano da soli, o quando erano insieme. Davanti a lui. Il che era indicativo di quanto incasinato fosse il suo cervello dal momento che quei due, un bel giorno, lo avevano preso da parte e coinvolto in qualche loro fantasia erotica che si era perpretrata anche nei giorni, nelle settimane – oddio, nei mesi? – a venire ed era diventata un'abitudine. Una di quelle che lui aveva fatto comodamente entrare nel mondo fittizio della sua testa e che ora costituiva uno di quei diecimila problemi che lui si girava dall'altra parte per non vedere. Ma, appunto, gli dava più fastidio guardare quei due insieme, che non il pensiero di farseli tutti e due. E questo era allucinante.
La questione, in realtà, non riguardava nemmeno il sesso. O l'omosessualità. O il sesso omosessuale, che era un argomento di cui faceva pratica ma del quale ignorava la teoria, nel senso che si buttava a capo fitto nel fare cose, ma poi non ne voleva parlare nemmeno sotto tortura, minacciando cause legali di fronte alle quali Blaine sollevava un sopracciglio ben curato, prima di rimettersi la divisa e andare a cantare con i suoi fringuelli adorati.
La questione, in realtà, era che Kurt da solo era insostenibile, ma grazioso. Blaine da solo era troppo gentile, ma bellissimo. Insieme erano un tale tripudio di arcobaleni e unicorni rosa che, in confronto, quella sparuta borsetta che era uscita fuori dalla bocca di Kurt una volta, non era niente. Niente!
Quei due erano gay. Gay, ma così gay, che Dave aveva problemi perché abbattevano i suoi muri soltanto guardandolo, era come una forza. Era come La Forza. E l'avrebbero usata per strangolarlo, prima o poi, lui lo sapeva. Senza contare che quando parlavano, lui non capiva mai un accidenti. Finché si scopava, tutto tranquillo. Conosceva più o meno il terreno minato in cui si era addentrato. Sapeva dove mettere le mani, i piedi, un po' tutto; ma dopo... dopo era un disastro. Aveva voglia di andarsene, di saltare fuori dal letto, dal bagno, dalla palestra in cui era stato trascinato e scomparire per sempre. Dissolversi nel nulla se era necessario. Prima dell'arrivo degli unicorni.
Di solito Kurt si arricciava su se stesso, tra lui e Blaine e sospirava felice. Blaine lo imitava nemmeno un secondo dopo, provando ad allungare la mano oltre il fianco di Kurt fino al suo e Dave, prontamente, si allontanava di quel tanto che bastava per fargli passare subito la voglia. E lì il disastro. Che fosse un musical, una marca di vestiti, una cantante così vecchia che avrebbe potuto essere la trisavola di Lady Gaga. O Lady Gaga – Dio mio, Lady Gaga – Kurt apriva bocca ed iniziava a fare conversazione, e tutto ciò che diceva era tinto di arcobaleno e generava unicorni, con in bocca cestini pieni di muffin. E Dave aveva voglia di morire, lui che non aveva la minima idea di cosa fosse la metà di quel che Kurt stava dicendo. Non si poteva parlare di sport, per una volta? A Blaine il football piaceva. Ma no. Si finiva sempre a parlare di sciarpe.
“Dave, sei distratto. Che cosa c'è?” lo apostrofò Kurt, allungando una mano per accarezzargli la guancia. Era caldo e morbido e profumava così distintamente di tutti e tre che Dave tornò alla realtà e per un secondo tutto il suo bel discorso non ebbe più granché senso.
Scosse la testa e sospirò. “Niente, mi chiedevo che cosa mangiano gli unicorni.”
Di fronte agli occhioni sgranati di Kurt e al sopracciglio di Blaine si mise a ridere, quindi si chinò a baciare il primo, mentre invitava il secondo ad unirsi a loro con una mano.
Presto, prima che si sentisse il rumore di zoccoli.