Personaggi: Bill, Bushido
Genere: Introspettivo, Angst
Avvisi: Slash, Fluff
Rating: PG
Prompt: scritta per la seconda settimana del Warning Week Fest di Fiumi di Parole (prompt: Domestic!Fluff). La si può considerare legata a "Il cerchio della vita", ma anche no. Come volete.
Note: La fic destinata a concorrere per la seconda settimana del WWF non era questa, ma d'altronde chi sono io per decidere quale fic deve concorrere per cosa? Decidono loro. Comunque sia, dopo aver scritto "Il cerchio della vita" mi ero sentita molto male, così dovevo rimediare. Ho rimediato. Piace?

Riassunto: Quello non è suo figlio. Ecco che cosa pensa ogni volta che guarda il neonato nella culla.
ACCEPTANCE


Quello non è suo figlio.
Ecco che cosa pensa ogni volta che guarda il neonato nella culla.
Lo pensa da quando sono tornati a casa dall'ospedale, ed è stato strano perché ci sono entrati in tre ed è sempre in tre che sono usciti. Avrebbero dovuto essere uno in più e invece no: sembra assurdo che, per loro, neanche la matematica della maternità faccia tornare i conti. Della madre biologica del bambino non hanno più saputo nulla dal momento stesso in cui lo ha messo al mondo.
Bill pensa: “Non è mio figlio”, ma anche “E' figlio di Anis” che non migliora affatto le cose, e anzi forse le rende più odiose.
Anis è un bravo padre, questo Bill può dirlo anche senza provare qualcosa per il bambino. O forse è un bravo padre perché il neonato è suo, ecco perché Bill invece non riesce neanche a toccarlo. Anis pensa sia ancora a disagio e abbia paura di romperlo – è una paura comune, dice, ti passerà – ma non è così. La verità è che non vuole toccarlo, come non toccherebbe il figlio di un'estranea qualunque che incontra al supermercato. Non è suo.
“Non riesci a dormire?” Chiede Bushido, avvolgendolo in un abbraccio. Bill si appoggia contro il suo petto e socchiude gli occhi, crogiolandosi stupidamente nel fatto che è di nuovo lui, ora, ad essere coccolato.
“No,” mormora.
“Sei ancora in ansia,” Bushido gli sorride contro una tempia, e lascia lì un piccolo bacio.
Sì, sono in ansia. Sono in ansia per colpa di quel bambino. Perché tu potresti andartene. Perché io non ti appartengo come ti appartiene lui. “Non preoccuparti, con il cucciolo andrà tutto bene.”
Il bambino agita le mani e sembra quasi tossire un singhiozzo come se anche piangere fosse una fatica tremenda per qualcosa di piccolo come lui.
“Il tuo bambino piange,” dice Bill con voce monocorde e non si accorge nemmeno di dirlo. E' solo che lo sta guardando e questo è quello che vede.
Bushido è pronto a prendere in braccio il neonato; non gli fa versi, lo prende soltanto in braccio e gli dice che non c'è niente da aver paura. La voce di Bushido da sola basta a farlo smettere di miagolare e Bill non può biasimarlo: funziona anche con lui. “Non è il mio bambino,” dice Bushido e il suo sguardo è severo. “E' nostro.”
Bill vorrebbe dirgli che non è vero ma sa perfettamente quello che Bushido intende; è che non ci crede.
Così sta zitto mentre l'uomo culla il bambino che gli si preme addosso e biascica mugolii.
“Siediti,” ordina Bushido. E Bill si ritrova a farlo senza nemmeno pensare alla possibilità di rifiutarsi. Si siede sulla poltrona e, quando lo fa, Bushido gli passa il neonato che un po' mugola e un po' no, come non fosse convinto di qualcosa.
“Anis io-” ma Bushido gli lascia in braccio il bambino senza aspettare che lui abbia accettato di tenerlo, così Bill lo tiene per non farlo cadere. E quando lo stringe, ed è dannatamente piccolo e leggero, quello si preme anche contro il suo petto e per un attimo – uno solo – spalanca gli occhi grigi su di lui come a riconoscere la sua presenza. Smette di piangere e si addormenta.
Bill non si accorge delle lacrime che scendono finché Bushido non li abbraccia entrambi e allora i singhiozzi sono liberi di uscirgli di gola quasi con violenza. E' il bambino di Anis, pensa. E si è addormentato tra le mie braccia. E' il figlio di Anis, ma è anche un po' mio.

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