Personaggi: Chakuza, Fler, Antonella Clerici
Genere: Humor, Nonsense
Avvisi: Follia, Cervello di Chakuza, Antonella Clerici
Rating: PG 13
Note: Questa storia non ha senso, naturalmente, ma non doveva averne. E' la conseguenza della follia di Liz che di punto in bianco decide di indire challange in onore del twitter, basandole sulle cloud di parole generate random da non si sa quale sito (nello specifico: la mia). La follia, ripeto.
Comunque, questo è quanto. Le parole sono un po' sparse perché erano in gran parte preposizioni, aggettivi dimostrativi e qualche altra particella. Ho cercato di raggrupparle ma ho fallito miseramente. Ci si risente tra tre mesi, immagino ;)

Riassunto: Io non ce la posso fare.
ABOVE THE CLOUDS

Io non ce la posso fare.
Anzi, NCLPF, come dicono i giovani d'oggi, che quando leggo gli sms di mia sorella mi sento sempre mio nonno con tutte quelle abbreviazioni.
Comunque dico sul serio, io non posso davvero farcela. Di tutto quello che mi è successo nella mia vita di più catastrofico ed imbarazzante – e la lista comprende anche il nascere, il mio primo carnevale vestito da girasole grazie alla fantasia di mia madre e la foto di quello stesso carnevale finita poi in mano a gente che mai avrebbe dovuto vedermi quando ancora avevo i capelli e per di più un cappellino coi petali gialli – ecco, di tutte queste cose tremende, questa è la più tremenda di tutte.
Quando questo disastro di proporzioni epiche è iniziato, io ero comodamente seduto nel mio salotto con l'idea di non fare un cazzo tutto il giorno. E quando dico un cazzo, intendo proprio un cazzo, dalla serie che mi sarei messo seduto sul divano a guardare la televisione, magari abbrutendomi di fronte ad uno di quei programmi americani tremendi che parlano di balli di strada, avete presente? Che a me il ballo nemmeno interessa, ma generalmente le ballerine sono mezze nude e quindi alla fine è bello vederle sculettare con addosso soltanto gonne che sembrano cinture. Dunque immaginatemi lì, birra alla mano e, se ben ricordo, stavo anche prendendo per il culo quel Mario Lopez, il presentatore, che per quanto si muove ed è vario nelle espressioni facciali e in quello che dice, tanto varrebbe che il programma lo presentasse il suo cartonato, quando mi suonano il campanello.
Ora, io ho un rapporto conflittuale col mio campanello, nel senso che se potessi lo strapperei dal muro con i denti e ci salterei sopra finché non l'ho distrutto, ma non posso – un po' perché sono in affitto e il campanello, a conti fatti, non è mio e un po' perché sono convinto che se non avessi un campanello, i miei ospiti troverebbero modi ancora più creativi per contattarmi e sarebbero certamente più rumorosi e fastidiosi perché io conosco solo gente tremenda – per cui mi tocca sopportarlo e andare anche subito di corsa alla porta, per evitare che suoni ancora e quindi io finisca per strapparlo con i denti, saltarci sopra e debba poi pagarlo perché il padrone di casa mi farebbe un mazzo tanto. Sulla soglia di casa ci trovo Fler, che già di per sé , nella sua persona fisica sulla mia soglia, significa grossi guai ma, come se non bastasse, ha anche su una faccia che è tutto un programma. Io quest'uomo lo conosco perché lui conosce Bushido e Bushido conosce me, quindi per proprietà transitiva del re dei re, io conosco Fler.
In realtà, però, non è che io e lui si abbia questa grande interazione, del tipo che non siamo diventati amici o robe simili, però ci frequentiamo, nel modo in cui si frequenta chiunque faccia parte della corte del re, o della nostra grande famiglia come la chiama lui. Che poi tutto vorrei tranne che essere imparentato con lui, che è la piaga più grossa che abbia colpito ognuno di noi. Frequentarsi, alla corte del re, significa doversi conoscere tutti quanti perché altrimenti quando sua maestà ti parla di qualcuno, si scazza un casino se tu quel qualcuno non lo conosci e lui ti deve dire chi è. Invece così fa prima, e non c'è neanche la più remota possibilità che ognuno di noi non conosca anche l'ultimo pirla che gli gravita intorno.
Comunque sia, Fler è lì davanti a me e ha la faccia delle grandi occasioni, che secondo il dizionario corrente Fler-linguaggio umano, significa che ha la faccia di uno che sta per coinvolgerti in qualche cazzata delle sue e che tu – nello specifico me – non riuscirai ad evitare di farti coinvolgere. Per cui già mi sento male.
Buongiorno!” Esclama giulivo come fosse primavera e lui fosse una rondine di ritorno dal lungo inverno passato ai tropici.
“Che cosa ci fai tu qui, oggi che è il mio giorno libero da quello schiavista del tuo migliore amico?” Rimango sulla soglia, una mano appoggiata allo stipite nel chiaro tentativo di comunicargli il concetto che non voglio che entri in casa mia adesso – né fra due minuti, né mai, se è per questo – ma lui si guarda bene dal capire. Anzi, forte del suo essere un gigantesco armadio a due ante, fa irruzione in casa mia senza di fatto fare nessuno sforzo.
Chaku!” Mi dice, incurante del fatto che io non abbia risposto al suo saluto e del mio non volerlo in casa, ed entra comunque, spostandomi di peso. “Ho una proposta da farti.”
“Se devi spogliarti, la risposta è no grazie,” rispondo e non è un commento così fuori luogo come sembra. Da quando alla nostra corte, nella nostra grande famiglia, in quell'immenso casino che siamo noi tutti quanti insieme, chiamatelo come volete, è entrato Bill Kaulitz, la nostra vita è diventata un inferno. Bushido, come già sapete e come ho già avuto modo di dirvi più volte, visto che non solo sono logorroico ma mi ripeto anche troppo, un giorno si è svegliato e deve aver deciso che dopo anni di virilità esagerata ne aveva avuto abbastanza e si è preso questo ragazzino piccolissimo, tutto pelle, ossa e glitter, che noi inizialmente non abbiamo nemmeno capito bene cos'era, e ha deciso di farne la sua fidanzata. Bill però non è uno che lo prendi dalla strada, te lo tiri in casa e la cosa finisce lì. No. Con lui ti tiri appresso anche una serie di situazioni che, una volta che le conosci, vorresti aver detto a Bushido “Sai dove te lo puoi infilare quel ragazzino?” quando lui te lo ha presentato come l'ottava meraviglia del mondo… Che poi forse lui ci avrebbe anche riso, perché in effetti è una domanda che si può fraintendere in questo caso.
Ad ogni modo, tra tutte le cose che ci sono piombate addosso insieme a Bill Kaulitz, ci sono le fangirl che, in sostanza, sono ragazzine – ma non sono solo ragazzine, ci sono pure donne fatte e finite da tempo che, per dire, potrebbero trovarsi ben altre attività che coinvolgano i sottoscritti – che hanno la capacità di tirare fuori una storia lunga centinaia e centinaia di parole solo sulla base di un video che hanno visto per caso una sera e nel quale tu magari compari per non più di quattro secondi, di schiena e pure sfuocato. Che poi la cosa non sarebbe tanto drammatica se alla fine scrivessero storie in cui tu sei un eroe epico del ghetto e ti fai un sacco di donne e spari ad un sacco di gente, scrivendo un sacco di canzoni che spaccano. E invece no, generalmente sei sì un eroe di qualche tipo, ma riesci sempre e comunque a farti tutti gli uomini che ti circondano e che fino ad un secondo prima erano etero. Come lo eri tu. Quindi in sostanza, ci sentiamo tutti sotto attacco e camminiamo contro i muri e Fler che mi entra in casa e mi dice che ha un proposta da farmi mi fa paura. Avrò pure le mie ragioni, no? Metti che gli è partita la tramontana e decide di fare una prova, ma anche no, ecco.
Lui, nel frattempo, ha preso possesso del mio divano, della mia birra e delle mie patatine al formaggio. “Non ho nessuna intenzione di spogliarmi né, se per questo, di spogliare te, un'immagine per colpa della quale avrò gli incubi da qui alla fine del mondo. Grazie, Chakuza,” mi dice e ci mette una semplicità nell'offendermi peso che io non trovo la forza nemmeno di replicare, anzi un po' lo stimo. Era un bel giro di parole. “Abbiamo una missione.”
Cont...”
Domani,” mi interrompe come se la mia opinione non avesse granché importanza nella situazione contingente, “io e te prendiamo un aereo e andiamo in Italia.”
“E' una proposta o è un ordine?” Commento.
“Una proposta di Bushido,” fa lui.
Quindi un ordine. Una persona normale, in una situazione del genere, manderebbe a quel paese il suo datore di lavoro e anche il lavoro stesso e magari finirebbe a fare il benzinaio in qualche stradina di poco passaggio in mezzo ad un paesino, che non ti rompe le palle nessuno e vivi felice, ma io non sono una persona normale, pertanto mentalmente sto già facendo la valigia, anche se contemporaneamente gli sto dicendo: “Devo pensarci bene, perché non posso mica prendere e partire così di punto in bianco.”
“Ah, no?” Fa lui.
E fa bene a dirmi così perché è esattamente quello che poi è successo.
La mattina dopo, alle sette, ero all'aeroporto con lui e ora, alle undici di sera, quasi sedici ore più tardi, sono sempre qui con lui, nel camerino di un programma italiano che non ho mai sentito nominare anche se continuano a dirmi che è famosissimo in tutto il mondo e che la comunità italiana in Germania ci va matta – il che non so cosa c'entri visto che io sono austriaco e non è che m'interesso di roba italiana solo perché sono amico di Raf Camora – ad aspettare che il ragazzino di Bushido si esibisca perché poi dobbiamo rapirlo e portarlo a Bushido senza che il suo manager isterico se ne accorga e ce lo impedisca. Io non lo so perché sono qui e perché Bushido non può rischiare una denuncia da solo, ma fatto sta che ci sono e che è il momento più imbarazzante della mia vita, come vi dicevo all'inizio, quando vi ho parlato del mio primo carnevale.
La cosa imbarazzante è che sono seduto in un camerino minuscolo, che non so dove siano Fler e la principessa e che una donna è appena entrata in questo posto chiudendosi la porta alle spalle con aria minacciosa e occupando tutto lo spazio disponibile con una gonna di tulle azzurro che, al confronto, il mio costume da girasole era una sciccheria.
Questa donna è immensa ed immensamente bionda e temo che potrebbe inglobarmi con la sua gonna o con le tette o con le due cose insieme. Quando Fler e Bill torneranno, ovunque essi siano, non mi troveranno più, ci sarà solo lei seduta in un angolo con la sua faccia beata che scuoterà la testa e in italiano, senza che nessuno dei due la capisca, dirà serafica “Io e lui siamo una cosa sola, ormai” e Bill e Fler se ne andranno perché, non sapendo l'italiano, penseranno abbia detto che non mi ha nemmeno mai visto. E invece io sarò lì, avvolto in questa gonna e in queste tette, e starò morendo di asfissia. Mentre la guardo con gli occhi sgranati e, Dio Santissimo, non so cosa fare né come fuggire, lei si siede accanto a me e il suo tulle già mi striscia addosso, appropriandosi di me e del mio spazio vitale. “Piacere, sono Antonella,” mi dice. “Antonella Clerici”. O credo che mi dica così, non lo so, sto inventando di sana pianta, sto andando per assonanza. Spero che in realtà non mi stia dicendo che mangia austriaci poco alti e pelati per colazione. Magari in Italia si usa così. Magari Fler mi ci ha portato apposta, come diversivo, e intanto è scappato alle Galapagos con il ragazzino di Bushido. L'ho sempre sospettato che avessero una tresca.
“Chakuza,” rispondo, perché lei sorride così immobile che sembra una di quelle bambole di porcellana e penso che da un momento all'altro potrebbe trasformarsi in qualcosa di tremendo e assaltarmi alla gola, così le rispondo, cerco di tenermela buona.
Ma lei si sporge verso di me, blatera in italiano e non la capisco. Cerco di liberarmi dal tulle che ormai mi copre quasi per intero ma non ci riesco. L'ultima cosa che vedo è la porta che si apre e forse Fler che entra, non so, credo stia sorridendo anche lui.
La mia vista si appanna.
Se ne esco vivo, penso, cambio lavoro davvero.

Vuoi commentare? »

your_ip_is_blacklisted_by sbl.spamhaus.org