Personaggi: Tom, David Jost
Genere: Comico
Avvisi: Slash
Rating: PG
Note: Missing moment di "Cuteness is not a good reason" di Yulin - collocabile tendenzialmente ovunque nella storia. Ci sono serate in cui mi dici scrivi, e io mi limito a guardare da un'altra parte. Ci sono serate in cui mi dici scrivi... e ci riesco. Il trucco non so dove stia.
Questa è dedicata ad una Yulin col mal di pancia. Sembra che le toast siano meglio della borsa dell'acqua calda!
Riassunto: Tom, vorresti smetterla per favore?
Genere: Comico
Avvisi: Slash
Rating: PG
Note: Missing moment di "Cuteness is not a good reason" di Yulin - collocabile tendenzialmente ovunque nella storia. Ci sono serate in cui mi dici scrivi, e io mi limito a guardare da un'altra parte. Ci sono serate in cui mi dici scrivi... e ci riesco. Il trucco non so dove stia.
Questa è dedicata ad una Yulin col mal di pancia. Sembra che le toast siano meglio della borsa dell'acqua calda!
Riassunto: Tom, vorresti smetterla per favore?
ABOUT A BOY
"Tom, vorresti smetterla per favore?"
"No"
Ecco appunto.
Quando sei il manager di una band di ragazzini, devi mettere in conto cose triviali come i cambi di umore, gli imprevedibili ritorni ad una mentalità pre-scolare, incapacità non solo di abbassare la seggetta ma di pisciare nella tazza, ubriacature, gravidanze inattese.
Potrebbero sembrare molte cose, ma non lo sono.
Quando sei il manager di una band di ragazzini E l'amante di uno di essi, devi mettere in conto molte più cose oltre a quelle già citate.
La polizia, ad esempio; ma non solo.
Dopo tre mesi di relazione con Tom, David aveva capito tre cose:
uno, Tom non era gay, ergo non avrebbe mai imparato a lavarsi i vestiti da solo.
Stava con lui, forse, ma non era gay. Non aveva proprio la struttura mentale per esserlo. L'errore comune è pensare che la struttura mentale di un gay comprenda essenzialmente il fare sesso con un altro uomo. Se non hai questa mentalità, allora non sei gay.
Quanto di più sbagliato.
Sei gay se, sostanzialmente, sei disposto a prenderti cura della casa - e per cura s'intende non solo abbassare la seggetta del cesso, ma anche lavare i vetri delle finestre e spolverare una volta alla settimana - , se hai delle piante in terrazza, se il tuo cane non è un labrador pieno di fango, ma un labrador che profuma di pulito. Se tu, profumi di pulito.
Se non lasci i calzini sporchi per casa.
Ecco, Tom i calzini li lasciava per casa.
A frotte di quindici o sedici paia per stanza.
Era convinto che la seggetta fosse automatizza e non capiva l'utilità di pulire le finestre.
In quanto alla polvere, se ci soffiavi sopra quella si spostava. Problema risolto.
Tom era l'esempio vivente dell'assenza di struttura mentale adeguata.
Faceva sesso con uomo, sì; era forse gay? Assolutamente no.
Due, Tom non capiva in che situazione si trovasse.
Il rasta, fondamentalmente, comprendeva solo qualche concetto semplice: donne, sesso, cibo, grosse automobili prive di stile.
Quello che non capiva era il concetto di abuso di minore.
Non che David abusasse di lui - anzi! A giudicare dalla quantità di tempo che David riusciva a passare in verticale, invece che disteso su un letto, si poteva ben dire che fosse Tom ad abusare di lui -, non che ci fosse da preoccuparsi insomma. Il punto era che Tom non si controllava.
Che ci fossero le finestre aperte, ospiti in casa.... le telecamere.
Riusciva a mettergli le mani nei pantaloni.
Il che per il SexGott poteva essere controproducente.
Il che per DAVID, poteva essere controproducente.
Vai a spiegare ad un giudice che non sei erroneamente scivolato nel ragazzino, quanto piuttosto ti sei svegliato una mattina e ce lo avevi seduto addosso.
Ecco, una roba così.
Si poteva biasimare un uomo ancora nel pieno delle sue facoltà fisiche se un bel giovane gli si gettava fra le braccia di sua spontanea volontà?
David sapeva che lo avrebbero biasimato a tal punto da rinchiuderlo dieci anni in un posto con le sbarre per biasimarlo ancora meglio.
La terza cosa che David aveva capito di Tom, è che non aveva alcun controllo su di lui.
Ne aveva avuto un po', agli inizi, quando andava ancora alle medie; ma era stato un periodo breve.
Tom faceva sempre di testa sua.
E se nel fare quel che faceva, ti irritava.
Allora lo faceva più forte.
Ecco perché, "Tom, vorresti smetterla per favore?"
"No".
Visto? David mugugnò qualcosa di incomprensibile, in una lingua che non era tedesco ma sicuramente lo era stato un tempo, prima che il manager venisse travolto dalla frustrazione.
Provò a concentrarsi, a chiudere fuori tutti i suoni che stavano arrivando dal posto in cui si trovava Tom, tentò disperatamente di leggere oltre la prima riga del suo libro ma niente.
Sempre quel continuo mugolio interdetto.
E tutto quell'ondeggiare. Quei movimenti.
E le imprecazioni.
"Non potresti farlo nella tua stanza?"
"Non è divertente se non mi guardi!"
"Io non ti sto guardando, sto cercando di leggere!"
"Certo, come no" disse, ridendo. "Lo sanno anche i muri che ti piace guardarmi il culo."
"Non essere così volgare."
"Non posso dire muro?" Ghignò.
E poi di nuovo si mosse e imprecò.
E si agitò.
E David era sempre alla prima riga di quel dannatissimo libro. "Tom, te lo chiedo per favore. Vorrei leggere."
"Non è vero."
"Si che lo è."
"Mi stai guardando."
"No, sto cercando di indurti fuori da questa stanza con la sola imposizione delle iridi."
"Bella prova."
Il biondo si mosse impercettibilmente, ipnotizzato dalle immagini di fronte ai suoi occhi. Allungò le lunghe braccia e le ritrasse, la sua figura si stagliava appena appena circondata di luce nel buio della stanza.
David sospirò, poteva starlo a guardare per ore. Vero.
Ma non quando aveva l'ultimo romanzo di Stephen King per le mani.
"To-om!"
"Da-da!"
"Ci sono giorni che vorrei metterti le mani addosso."
"Sarebbe l'ora, devo sempre fare tutto da solo." Gli fece la linguaccia. E poi mugolò, preso in contropiede. "Dio, dio dio..."
"Già, è quel che dico anche io."
"Perché non vieni anche tu?"
"Sono troppo vecchio per queste cose."
"Non dicevi così ieri sera, con mio fratello."
"Tuo fratello ha un altro modo di giocare."
"Perché non vi piace farlo in piedi."
"Già."
Tom già ansimava, senza fiato. "Merda!" Imprecò. E poi un "Sì!!!"
David roteò gli occhi sorridendo e posò il libro: ormai non c'era più verso di leggerlo. King avrebbe dovuto aspettare. Qualcosa di mediamente pesante gli atterrò accanto, sul letto.
"Sono. Un. Grande." Commentò Tom ruotando i fianchi snelli.
"Questa cosa ti ha preso come una droga."
"Puoi dirlo."
David sollevò il controller che era arrivato volando nella sua direzione. "Dovrei dire a tuo padre che la Wii non è stata una grande idea. Non fai altro che giocarci, e non sei concentrato sul lavoro."
"Tu diglielo e io gli racconto come ti deconcentri tu, giocando con me."
"Sei tremendo."
Tom ghignò.
"Tom, vorresti smetterla per favore?"
"No"
Ecco appunto.
Quando sei il manager di una band di ragazzini, devi mettere in conto cose triviali come i cambi di umore, gli imprevedibili ritorni ad una mentalità pre-scolare, incapacità non solo di abbassare la seggetta ma di pisciare nella tazza, ubriacature, gravidanze inattese.
Potrebbero sembrare molte cose, ma non lo sono.
Quando sei il manager di una band di ragazzini E l'amante di uno di essi, devi mettere in conto molte più cose oltre a quelle già citate.
La polizia, ad esempio; ma non solo.
Dopo tre mesi di relazione con Tom, David aveva capito tre cose:
uno, Tom non era gay, ergo non avrebbe mai imparato a lavarsi i vestiti da solo.
Stava con lui, forse, ma non era gay. Non aveva proprio la struttura mentale per esserlo. L'errore comune è pensare che la struttura mentale di un gay comprenda essenzialmente il fare sesso con un altro uomo. Se non hai questa mentalità, allora non sei gay.
Quanto di più sbagliato.
Sei gay se, sostanzialmente, sei disposto a prenderti cura della casa - e per cura s'intende non solo abbassare la seggetta del cesso, ma anche lavare i vetri delle finestre e spolverare una volta alla settimana - , se hai delle piante in terrazza, se il tuo cane non è un labrador pieno di fango, ma un labrador che profuma di pulito. Se tu, profumi di pulito.
Se non lasci i calzini sporchi per casa.
Ecco, Tom i calzini li lasciava per casa.
A frotte di quindici o sedici paia per stanza.
Era convinto che la seggetta fosse automatizza e non capiva l'utilità di pulire le finestre.
In quanto alla polvere, se ci soffiavi sopra quella si spostava. Problema risolto.
Tom era l'esempio vivente dell'assenza di struttura mentale adeguata.
Faceva sesso con uomo, sì; era forse gay? Assolutamente no.
Due, Tom non capiva in che situazione si trovasse.
Il rasta, fondamentalmente, comprendeva solo qualche concetto semplice: donne, sesso, cibo, grosse automobili prive di stile.
Quello che non capiva era il concetto di abuso di minore.
Non che David abusasse di lui - anzi! A giudicare dalla quantità di tempo che David riusciva a passare in verticale, invece che disteso su un letto, si poteva ben dire che fosse Tom ad abusare di lui -, non che ci fosse da preoccuparsi insomma. Il punto era che Tom non si controllava.
Che ci fossero le finestre aperte, ospiti in casa.... le telecamere.
Riusciva a mettergli le mani nei pantaloni.
Il che per il SexGott poteva essere controproducente.
Il che per DAVID, poteva essere controproducente.
Vai a spiegare ad un giudice che non sei erroneamente scivolato nel ragazzino, quanto piuttosto ti sei svegliato una mattina e ce lo avevi seduto addosso.
Ecco, una roba così.
Si poteva biasimare un uomo ancora nel pieno delle sue facoltà fisiche se un bel giovane gli si gettava fra le braccia di sua spontanea volontà?
David sapeva che lo avrebbero biasimato a tal punto da rinchiuderlo dieci anni in un posto con le sbarre per biasimarlo ancora meglio.
La terza cosa che David aveva capito di Tom, è che non aveva alcun controllo su di lui.
Ne aveva avuto un po', agli inizi, quando andava ancora alle medie; ma era stato un periodo breve.
Tom faceva sempre di testa sua.
E se nel fare quel che faceva, ti irritava.
Allora lo faceva più forte.
Ecco perché, "Tom, vorresti smetterla per favore?"
"No".
Visto? David mugugnò qualcosa di incomprensibile, in una lingua che non era tedesco ma sicuramente lo era stato un tempo, prima che il manager venisse travolto dalla frustrazione.
Provò a concentrarsi, a chiudere fuori tutti i suoni che stavano arrivando dal posto in cui si trovava Tom, tentò disperatamente di leggere oltre la prima riga del suo libro ma niente.
Sempre quel continuo mugolio interdetto.
E tutto quell'ondeggiare. Quei movimenti.
E le imprecazioni.
"Non potresti farlo nella tua stanza?"
"Non è divertente se non mi guardi!"
"Io non ti sto guardando, sto cercando di leggere!"
"Certo, come no" disse, ridendo. "Lo sanno anche i muri che ti piace guardarmi il culo."
"Non essere così volgare."
"Non posso dire muro?" Ghignò.
E poi di nuovo si mosse e imprecò.
E si agitò.
E David era sempre alla prima riga di quel dannatissimo libro. "Tom, te lo chiedo per favore. Vorrei leggere."
"Non è vero."
"Si che lo è."
"Mi stai guardando."
"No, sto cercando di indurti fuori da questa stanza con la sola imposizione delle iridi."
"Bella prova."
Il biondo si mosse impercettibilmente, ipnotizzato dalle immagini di fronte ai suoi occhi. Allungò le lunghe braccia e le ritrasse, la sua figura si stagliava appena appena circondata di luce nel buio della stanza.
David sospirò, poteva starlo a guardare per ore. Vero.
Ma non quando aveva l'ultimo romanzo di Stephen King per le mani.
"To-om!"
"Da-da!"
"Ci sono giorni che vorrei metterti le mani addosso."
"Sarebbe l'ora, devo sempre fare tutto da solo." Gli fece la linguaccia. E poi mugolò, preso in contropiede. "Dio, dio dio..."
"Già, è quel che dico anche io."
"Perché non vieni anche tu?"
"Sono troppo vecchio per queste cose."
"Non dicevi così ieri sera, con mio fratello."
"Tuo fratello ha un altro modo di giocare."
"Perché non vi piace farlo in piedi."
"Già."
Tom già ansimava, senza fiato. "Merda!" Imprecò. E poi un "Sì!!!"
David roteò gli occhi sorridendo e posò il libro: ormai non c'era più verso di leggerlo. King avrebbe dovuto aspettare. Qualcosa di mediamente pesante gli atterrò accanto, sul letto.
"Sono. Un. Grande." Commentò Tom ruotando i fianchi snelli.
"Questa cosa ti ha preso come una droga."
"Puoi dirlo."
David sollevò il controller che era arrivato volando nella sua direzione. "Dovrei dire a tuo padre che la Wii non è stata una grande idea. Non fai altro che giocarci, e non sei concentrato sul lavoro."
"Tu diglielo e io gli racconto come ti deconcentri tu, giocando con me."
"Sei tremendo."
Tom ghignò.