Personaggi: Chakuza, Bill, Bushido
Genere: Comico
Avvisi: Slash
Rating: PG 13
Note: Dunque, innanzi tutto questo è il regalo di Natale per la Liz. O meglio, è 1/3 del regalo di Natale per la Liz. L'idea originale era quella di scriverle una Billshido felice... e mi è uscita fuori Misplaced che di felice ha ben poco. E comunque non sarei mai riuscita a finirla per il 25 dicembre. Yulin mi ha quindi suggerito cinguettando: perché non scrivi delle drabble?
Buona idea, ho pensato. Questo è il risultato: quattro pagine. Di stronzate, per altro.
Anche questa doveva essere una Billshido felice e invece: a) ho rischiato di mandarla clamorosamente in Bikuza (il Chaku è partito in automatico alle prime due righe o.ò); b) è più un'allegra cavolata che è una Billshido. E' tutto quello che sono riuscita a fare, mi dispiace.
Piccolo appunto sul banner fatto da me stessa medesima. Io lo amo oltre ogni dire e senza un motivo giustificato, tra l'altro. Mi piace quella foto di Bushido e, dal momento che sono riuscita a blendarla, mi piace anche quella foto di Bill (la stavo odiando perché non stava appiccata manco a chiederglielo piangendo). E poi mi piace il rosso sul bianco e nero.
Credits per titolo e sottotitolo vanno alla Liz.
Riassunto: Di due uomini asserviti e di una guerra di vicinato.
Genere: Comico
Avvisi: Slash
Rating: PG 13
Note: Dunque, innanzi tutto questo è il regalo di Natale per la Liz. O meglio, è 1/3 del regalo di Natale per la Liz. L'idea originale era quella di scriverle una Billshido felice... e mi è uscita fuori Misplaced che di felice ha ben poco. E comunque non sarei mai riuscita a finirla per il 25 dicembre. Yulin mi ha quindi suggerito cinguettando: perché non scrivi delle drabble?
Buona idea, ho pensato. Questo è il risultato: quattro pagine. Di stronzate, per altro.
Anche questa doveva essere una Billshido felice e invece: a) ho rischiato di mandarla clamorosamente in Bikuza (il Chaku è partito in automatico alle prime due righe o.ò); b) è più un'allegra cavolata che è una Billshido. E' tutto quello che sono riuscita a fare, mi dispiace.
Piccolo appunto sul banner fatto da me stessa medesima. Io lo amo oltre ogni dire e senza un motivo giustificato, tra l'altro. Mi piace quella foto di Bushido e, dal momento che sono riuscita a blendarla, mi piace anche quella foto di Bill (la stavo odiando perché non stava appiccata manco a chiederglielo piangendo). E poi mi piace il rosso sul bianco e nero.
Credits per titolo e sottotitolo vanno alla Liz.
Riassunto: Di due uomini asserviti e di una guerra di vicinato.
"No, non credo che quello andrebbe bene," commentò Bill, da dietro una pila di scatole alta quanto lui. Chakuza espirò frustrato ma si guardò bene dal darlo a vedere e rimise la pallina in vetro di murano blu cobalto dove l'aveva presa. "Vedi se ce n'è una blu oltremare."
Gli occhi di Peter Pangerl divennero due noci rotonde con un puntino in mezzo. Cosa cazzo era il blu oltremare, adesso? Si voltò verso Bill con un sorriso stirato e annuì. "Ora vedo, Principessa," sibilò.
Bushido aveva detto: Chaky, accompagni Bill a comprare gli addobbi natalizi? Che era una domanda senza il per favore, ossia era un ordine. Chakuza aveva dunque annuito, prendendo il suo incarico molto sul serio: prendere in prestito la macchina del capo, caricarci sopra la dolce metà, portarla nel centro per la casa più costoso di tutta Berlino e quindi aiutarlo a selezionare, incartare e impilare quintali di palline, nastrini, fiocchetti e quant'altro.
Lo aveva fatto - Dio gli era testimone - ma erano lì da quattro ore! Quattro! E Bill si aggirava ancora tra gli scaffali. E tutto perché? Perchè aveva già in mente come, dove e in che modo sistemare le cose a casa... ma gli mancava una fottuta pallina blu. Oltremare, per altro.
Si passò le tre enormi buste di decorazioni da una mano all'altra, intanto che frugava tra i cestoni delle palline. Non poteva andarsene lasciandolo qui: uno, perché Bushido lo avrebbe pestato a sangue; due, perché erano mesi che scarrozzava Bill in giro in lungo e in largo e non c'era stata una volta in cui gli fosse riuscito di piantarlo in asso là dov'era.
"Chaku, l'hai trovata?"
"Si!" Ringhiò, tirando su una pallina a caso e mostrandogliela.
Bill storse il naso. "Hmm... sai cosa? Magari è meglio rosso," ragionò. "Un bel rosso tiziano, di quelli pieni."
"E se invece tornassimo a casa?" Propose Chakuza, giulivo come un topo morto.
"Ma è ancora presto!" Piagnucolò il moro, guardando fuori dalla vetrina dove, nel frattempo, era calata la notte e probabilmente era cambiato anche il millennio, pensò Chakuza.
"Atze ha chiamato," s'inventò, spingendolo frattanto verso le casse.
"Perché non me lo hai passato?" Si lamentò Bill con gli occhioni.
"Perchè eri indaffarato a scegliere gli unicorni per la slitta di babbo natale," proseguì Chakuza, prendendogli sacchetti dalle mani e spostandoli sul nastro trasportatore della cassa.
"Sono renne, Chaku," brontolò il ragazzino.
"E' lo stesso," lo liquidò in fretta, quindi tirò fuori la carta di credito che Bushido gli aveva fornito - "Fagli comprare quello che vuole!" - dalla tasca dei pantaloni e la passò alla deliziosa commessa con un sorriso.
"E cos'ha detto?"
"Che ti vuole a casa immediatamente," commentò Chakuza, recuperando carta e scontrino, e caricandosi di tutte le buste mentre Bill saltellava felice al suo fianco, senza un solo pensiero al mondo: soprattutto quello di trasportare a casa i suoi acquisti. Questa cosa degli uomini della crew al suo servizio cominciava a piacergli molto.
Chakuza decise che poteva ben infrangere qualche regola della strada se questo significava togliersi la donna del capo di torno per almeno qualche ora, prima che Bill o Bushido lo richiamassero di nuovo. Col fatto che Bill lo aveva preso in simpatia, il tunisino lo spediva sempre da lui quando c'era bisogno di accompagnarlo da qualche parte.
"Chaku, lo sai che sei passato con il rosso?" Gli fece notare Bill, distrattamente, guardando fuori dal finestrino.
"Non ti preoccupare, sono abituato."
"E perchè io non posso mai farlo?" Piagnucolò il moro. "Anis non me lo lascia mai fare."
C'erano volte in cui Chakuza era più che sicuro che, se fosse spettato a lui, lo avrebbe lasciato volentieri in mezzo ad un incrocio mentre scattava il verde.
Mezz'ora dopo, parcheggiarono sul vialetto della grande casa gialla e, mentre Chakuza rimetteva l'auto in garage, Bill afferrò due buste a caso ed entrò correndo in casa per far vedere i suoi acquisti. "Anis, tesoro! Sono a casa!"
Anis-tesoro si stava godendo gli ultimi dieci secondi di silenzio prima del loro ritorno, seduto tra i cuscini del suo studio, con in mano il narghilé. Completamente dimentico delle buone maniere e delle regole che vigevano non scritte tra lui e Bushido, Bill spalancò la porta con un tonfo e un broncino da manuale: "Anis, tesoro! Ma dove ti eri cacciato? Non ti trovavo più!"
"A dire il vero sono sempre stato qui," commentò l'uomo, riponendo con pazienza infinita il suo narghilé.
Bill non lo stava ascoltando. "Ho comprato un mucchio di cose."
"Non lo metto in dubbio."
"Vuoi vederle?"
"Posso forse esimermi?" Chiese il tunisino, con un briciolo - ma solo un briciolo - di speranza.
Bill gli lanciò un'occhiata infuocata. "Non credo proprio."
"Appunto."
"Dunque," cominciò Bill. E quando le sue frasi iniziavano con dunque significavano ore di monologhi su argomenti di cui a Bushido fregava meno di niente. "Volevo iniziare con le decorazioni dell'albero, ma sono nei sacchetti che sta portando dentro Chakuza, percui passerò alle decorazioni per la casa."
"Per la casa," annuì vago l'uomo.
"La scalinata centrale," illustrò Bill allargando le braccia, "sarà tuuuuuutta... no aspetta, vieni ti faccio vedere."
"Ma veramente..."
Bill lo prese per mano e se lo trascinò dietro fino all'atrio dove Chakuza stava facendo il mulo da soma e trasportando - da solo - le decine di sacchetti pesantissimi che Bill aveva magnanimamente lasciato in auto. "Dicevo..." ricominciò Bill, salendo sul primo gradino della scalinata e allargando le braccia a prenderla tutta, "metteremo dei festoni dorati tutt'intorno ai corrimano e i festoni saranno decorati con delle palline d'argento che ho trovato e che sono un amore. Poi..." saltellò fino alla finestra più vicina e la indicò. "Metteremo neve finta sui rientri delle finestre e anche sui vetri. Adoro la neve finta, ti piace la neve finta?"
"Suppongo di sì," rispose prontamente Bushido che aveva imparato in fretta che se a Bill piaceva qualcosa, allora doveva piacere anche a lui.
"Ma non è finita qui. Vieni!" Bill se lo trascinò dietro fino in giardino e fin sotto all'albero più grosso che c'era. "Ho deciso che questo è l'albero che faremo in esterno."
Ho deciso era un'altra di quelle meravigliose formule portatrici di arcano significato. Ho deciso significava Non puoi ribattere che non vuoi. Bushido poteva soltanto apprezzare la scelta fatta e soccombere di fronte alla follia del compagno. "Ma Bill, amore," iniziò pazientemente. "Quest'albero, che per altro non è un abete, è alto più di 12 metri. Come pensi di decorarlo? Non ho un branco di scimmie ammaestrate da farti usare!"
"Sciocco!" Cinguettò Bill, girando intorno all'albero che aveva un tronco così grosso che non sarebbero riusciti ad abbracciarlo in due. "Useremo un carrello elevatore!" concluse festante.
"Un cosa?"
"Uno di quegli affari che ci monti sopra e ti tirano su," spiegò diligentemente il moro. "L'ho prenotato l'altro giorno. Lo porteranno qui a momenti."
"Ma Bill, tesoro," tentò nuovamente il tunisino, che era ormai un uomo di un metro e novanta ridotto ad un mucchio di disperazione e fustrazione. "Non pensi che sia un tantino eccessivo come albero di natale? Non potremmo che ne so, farne uno in casa?"
"Oh ma faremo anche quello," annuì Bill con convinzione, aggirandosi per il giardino con la camminata decisa del folle. E Bushido dietro, quasi alle lacrime. "Questo è per il vicino."
"Il vicino, passerotto?"
"Quell'uomo è insopportabile!" Decretò Bill, con una luce omicida negli occhi.
Bushido sollevò un sopracciglio. "Ma non vi siete mai nemmeno visti," commentò un po' basito.
"Non ha importanza!" Esclamò ovviamente il cantante. "Non ho intenzione di sottostare al suo Babbo Natale da quattro soldi."
Bushido era un uomo molto paziente, era anche un uomo ragionevolmente disposto a lasciare che il suo ragazzo - carino, dolce, ma soprattutto appena uscito dall'adolescenza - gli riempisse la casa di festoni e neve finta se questo lo divertiva. Era disposto a cercare di capire che cosa gli passasse per il cervello, anche se a volte era del tutto impossibile; però in tutto questo proprio non comprendeva quale problema rappresentasse il babbo natale del suo vicino. "Vuoi spiegarti meglio, gioia mia?" Mormorò esausto.
"Quello!" Ringhiò Bill inviperito, indicando con malcelato sdegno il tetto della casetta del suo vcino - per altro amabile vecchietto prossimo alla novantina. Sul tetto, in effetti, troneggiava un babbo natale di dubbio gusto alto più o meno tre o quattro metri che salutava i passanti con un braccio lento e ondulante.
"Mi rendo conto che non sia il massimo del buon gusto, tesoro," iniziò cautamente l'uomo, ben sapendo che a dar torto a Bill non ci si guadagnava che crisi isteriche, "ma non posso veramente dirgli niente. E' casa sua, in fondo, può rovinarla un po' come vuole."
"No tu non capisci. Io non posso tollerare che quello abbia decorazioni più grandi delle mie! Non esiste proprio," sproloquiò il moro, arruffandosi tutto. "Io sto addobbando questa casa. Quindi questa casa non può essere superata da... da... da un babbo natale che fa ciao ciao con la manina!"
Bushido aprì la bocca, seriamente deciso a dire qualcosa ma fu costretto a richiuderla perché non sapeva cosa dire in effetti. Cosa potevi rispondere al tuo ragazzo in piena evidente crisi premestruale che voleva superare le decorazioni del vicino come una casalinga disperata qualsiasi? Niente. Stavi zitto. Stavi zitto e osservavi, anche con un certo interesse, uno degli uomini della tua crew che scaricava la tua macchina da quanto? Mezz'ora?
"Bill, angelo, ma cosa sta facendo Chaky?"
Bill smise di guardare il babbo natale del vicino in cagnesco e si voltò col musino arrossato dal freddo. "Oh," batté le mani tutto contento. "E' la mia soluzione."
Chakuza stava imprecando in lingue a lui sconosciute e dimenticate da tempo immemore. Più che una soluzione sembrava un uomo molto provato.
"E sarebbe, cucciolo?"
"Questo!" Esclamò trionfante Bill, con la manina protesa.
Solo a quel punto Bushido vide che aldilà di Chakuza e sotto degli immensi teli c'era un'enorme slitta - dieci volte una slitta normale - con sopra un babbo natale in proporzione e sei... no sette bestie inqualificabili ricoperte di glitter.
"Una slitta trainata da unicorni?" Chiese un po' basito prima di potersi fermare in tempo. Chakuza provò ad avvisarlo, ma non servi a nulla.
"Non sono unicorni!" Sbraitò Bill. "Vedi forse il corno?"
"Beh.. quello?" Chiese Anis, anche vagamente spaventato dallo scatto d'ira.
Bill indicò la testa dell'animale. "Anis, queste sono corna. Due. Plurale," replicò. "E' una renna. Sono tutte renne. E' la slitta di Babbo Natale. Chiaro?"
"Chiaro, pasticcino."
Ne seguì un silenzio pesante, durante il quale Bushido rimase in attesa di un possibile secondo scatto d'ira e Chakuza liberò le ultime renne dai propri teli, dichiarando finito il suo lavoro e dileguandosi in silenzio così com'era arrivato.
Alla fine, quando fu chiaro che Bill non avrebbe più parlato, Bushido si schiarì la voce, arrischiandosi a fare la domanda che andava fatta. "E, tesoro," tentò di blandirlo. "Che cosa pensavi di farci con questa slitta?"
"Metterla sul tetto, è ovvio," lo liquidò Bill con un gesto della mano, come se avesse detto una sciocchezza. Quindi strinse il pugno, infiammato dal sacro fuoco della vendetta. "Voglio vedere di chi è la decorazione migliore!"
Bushido sospirò, gli occhi al cielo. "Bill posso farti notare che il tetto non reggerà il peso della slitta e di babbo natale e delle renne? Ce lo ritroveremo in soffitta. E poi come avevi intenzione di portarcela lassù tutta questa roba pacchiana?"
"Col carrello elevatore, che domande fai!" Bill lo baciò di sfuggita e gli batté una mano sulla guancia con fare paternalistico.
"Il carrello elevatore sul tetto. Certo, cosa lo domando a fare," commentò l'uomo, ormai rassegnato al proprio destino.
Quattro ore e molte imprecazioni dopo, Bushido aveva decorato l'albero in giardino sotto le direttive di un Bill dispotico e in piena crisi artistica. Con molto sforzo, altre imprecazioni e un paio di telefonate urgenti ai ragazzi della crew, anche la slitta era stata montata sul tetto che ora scricchiolava in maniera preoccupante. Al momento Bushido era disteso nella vasca, l'acqua torbida per il bagnoschiuma gli lambiva lo stomaco, calda e rilassante. Appoggiò la testa contro il cuscino da vasca e pensò che poteva passare il resto delle vacanze di natale là dentro. Da solo, possibilmente.
La sua pace, manco a dirlo, durò si e no dieci minuti. Dopodiché, Bill entrò in bagno spalancando la porta con uno schianto devastante e gli si avvicinò con in mano una spina elettrica.
"B-bill?" Chiese preoccupato il tunisino. L'ultima cosa che si era aspettato era di morire per mano del fidanzato, elettrizzato in una vasca da bagno.
"Appena avrò attaccato questa," iniziò il moro con lo sguardo folle.
"Adesso mettila giù, d'accordo?"
Bill scosse la testa. "Quell'insulso vecchino saprà con chi ha a che fare! Ah!"
E detto questo, infilò la spina nella prima presa disponibile, accompagnato dall'urlo di Anis. "Bill aspetta!"
Un attimo dopo l'intera casa gialla divenne ancora più gialla, illuminandosi tutta. L'albero dentro casa, l'albero fuori casa, la slitta, le renne, tutto si accese in un'unica soluzione. La casa gialla brillò per un solo istante. E poi si spense tutto, perfino il generatore di emergenza.
"Anis?"
Bill sentì un sospiro nel buio, quindi il rumore dell'acqua che sgocciolava lungo il corpo dell'uomo appena fuori dalla vasca. Intuì che si stava avvolgendo nell'asciugamano, quindi se lo ritrovò addosso il secondo successivo. Anis lo avvolse in un abbraccio un po' umido, ma ancora tiepido dell'acqua del bagno, nel quale Bill si lasciò andare, anche se incerto. Bushido gli nascose il viso nel collo, con aria solenne; poi, lentamente, Bill lo sentì iniziare a ridacchiare.
"Anis?"
"Tutto..." sbuffò l'uomo in una risata, che si tradusse in brividi lungo il collo di Bill. "Hai fatto saltare l'intero impianto elettrico."
Bill si permise un mezzo sorriso confuso. Più che altro perché Anis sembrava ridere.
"Cosa dovrei fare con te?" Gli chiese l'uomo, scuotendo la testa.
A quel punto il sorriso di Bill si fece più furbo e sicuro. Si girò fra le braccia di Bushido e disegno col dito sulla pelle del suo petto. "Per quanto pensi che rimarrà così buio?"
"Hmm.. un bel po', temo."
"E come lo vogliamo passare questo tempo?"
Al buio, il sorriso di Anis era bianco perlaceo. E bello. "Io un'idea ce l'avrei."
"E sareb-"
In sequenza ci fu un CRACK. Poi un BANG. E infine qualcosa di simile ad un KATACRASH portò una delle renne di babbo natale a fare capolino dal soffitto del bagno.
Anis guardò la renna con estrema intensità, quindi tornò a guardare Bill che sfoderò un paio di occhioni così tondi, così acquosi, così schifosamente innocenti che Bushido riuscì a fissarlo male per dieci secondi. Poi scoppiò a ridere.
"Dio, se sei un danno," commentò, baciandolo dolcemente sul collo.