mario lopez+leiomy

Le nuove storie sono in alto.

Personaggi: Mario Lopez, Shane Sparks, Lil'Mama, Leiomy
Genere: Humor
Avvisi: Het
Rating: PG 13
Prompt: Scritta per la terza settimana del F3.U.C.K.S. Fest di fanfic_italia (Unknown Fandom).
Note: Sono contenta. Voglio dire, questa storiellina era partita malissimo e già pensavo che dopo una pagina in cui non succedeva quello che doveva succedere, non avrei potuto farmene di nulla e avrei dovuto cestinarla senza pietà. Poi, invece, - forse impietosita – essa si è finita da sola in un modo molto carino e quindi le voglio bene. L'episodio della fontana di sangue è in realtà qualcosa che succede nella quarta stagione (di cui Leiomy fa parte) ma io ho spostato l'episodio in una random fra le serie precedenti, cambiando un po' di dettagli. Oh! Oh! Oh! Immagino che a non aver mai visto neanche di sfuggita un episodio di America's Best Dance Crew ci si capisca ben poco, ma è la sfida dell'Unknown Fandom, quindi amen ;)

Riassunto: C'erano delle cose che non si dovevano mai nascondere ad un uomo. Mai.
DECEPTION


Mario pensava davvero che avrebbero dovuto dirglielo.
Lui non era il tipo che si arrabbiava facilmente o che pretendeva dagli altri un certo tipo di organizzazione ossessivo-compulsiva nei suoi confronti, come certi presentatori che si facevano compilare una scaletta precisa al decimo di secondo, ma riteneva che un certo tipo di informazioni gli fosse dovuta.
Ora, andava bene che lui non era un vero presentatore – quindi immaginava che non gli spettassero proprio tutti i diritti che di solito erano riservati a chi faceva questo mestiere sul serio – e che era uno che reagiva in maniera esagerata anche al più piccolo fuori programma – come quando uno dei ballerini delle passate stagioni si era fracassato la testa facendo un backflip, saltando dalle spalle di un altro. Il sangue era schizzato a fontana da tutte le parti e lui si era messo ad urlare e a correre in giro agitando le braccia, continuando a ripetere Madre de Dios come non ci fosse un domani e anche l'oggi non fosse poi tanto buono, finché non era stramazzato al suolo per la nausea e il doppio pugno sulla nuca da parte di Shane – ma c'erano delle cose che non si dovevano mai nascondere ad un uomo. Mai. Nemmeno se ti passavano di mente perché avevi altro da fare e il fogliettino svolazzante su cui avevi preso nota della faccenda in oggetto era, appunto, svolazzato chissà dove lasciando un povero americano di origine messicana ignaro di questioni potenzialmente gravi e pericolose. Che poi era quello che era successo e lui non riusciva a trovare la forza di perdonare gli altri due giudici che pur sembravano contriti.
“Ti giuro, Mario, che avrei voluto dirtelo,” stava dicendo Lil'Mama per la centesima volta. Aveva addosso tanto di quell'oro quella sera che Mario aveva perso di sicuro delle diottrie nel tentativo di essere educato e guardarla, mentre le parlava, come gli aveva sempre insegnato sua madre.
“In realtà, noi pensavamo tu lo sapessi già,” s'intromise Shane, che era in piedi dietro di lei e aveva tutta l'aria di uno che è lì perché ci è stato trascinato con la promessa di molto denaro. “Insomma, si vede.”
“No, non si vede affatto!” Scattò subito Mario. “Non si vede affatto, è ingannevole.”
“Che cosa c'è di ingannevole in-”
“Sentite,” s'intromise Lil'Mama, che era una donna molto, molto, stanca che doveva dormire almeno otto ore per poter dire di essere un essere umano il giorno dopo. “Non potremmo chiuderla qui? Mario, mi dispiace davvero non averti avvertito in tempo, ma ormai è andata, no? Non puoi passarci sopra?”
“No.”
Lil'Mama chinò il capo e si massaggiò le tempie con movimenti circolari. D'altronde avrebbe dovuto saperlo che non se la sarebbero cavata con delle semplici scuse, non dopo quello che era successo e non quando Mario era quel tipo di persona disposta a spellarsi viva pur di farti contenta, ma che al minimo cenno di tradimento era disposta a spellare vivo te. E, sotto una certa ottica, quello che era successo era paragonabile al tradimento, senza contare che Shane che si metteva a ridere come un pazzo invasato in mezzo al corridoio dove tutto era avvenuto non aveva migliorato la situazione.
Lil'Mama capiva che dovesse essere stato piuttosto imbarazzante trovarsi di per sé nella situazione e che doveva esserlo stato ancora di più scoprire poi di essere l'unico non a conoscenza dei fatti, ma che cosa potevano fare ora loro per farsi perdonare? Non è che lo avessero fatto di proposito – o almeno non lei, su Shane ancora non poteva giurarci. “Che cosa vuoi che facciamo?” chiese alla fine, ben consapevole che fosse la domanda sbagliata. Non bisognava mai chiedere ad una persona che reagiva in maniera esagerata qual era il prezzo da pagare per fare ammenda della tremenda onta subita.
“Non avreste dovuto farlo in primo luogo,” commentò lui, offesissimo, con le braccia incrociate. Se fossero stati in Messico li avrebbe usati come pignatte alla prima festa di compleanno disponibile.
Shane emise un verso contrariato, uno di quegli sbuffi che voleva essere serissimo – anche un po' stufo, volendo, – e che finì per trasformarsi in una risata clamorosa quando gli tornò a mente la scena a cui aveva assistito. Lil'Mama gli tirò uno spintone.
“Lo vedi com'è?” Chiese Mario, indicandolo, quasi isterico. “Non è stata colpa mia! Non-lo-sapevo!”
“Ma lo sappiamo che non lo sapevi!”
“Proprio perché sapevate che non lo sapevo avreste dovuto fare in modo che lo sapessi!” Insistette Mario, confondendo i neuroni già ampiamente provati di Shane, il quale alla fine ne concluse che questa storia andava troncata di netto. Spesso, con Mario, si facevano più danni a dargli retta che a mandarlo a cagare.
“Ora piantala di fare il bambino, in fondo cos'è successo? Niente, no?”
“Niente? Niente?” Sbraitò il moro, agitando le braccia. “E la figura di merda dove la metti? E l'imbarazzo? E... e il pericolo? Eh? Il pericolo!”
“Quale pericolo?” Commentò Lil'Mama con un sopracciglio alzato.
“Il pericolo che lui sapesse che io sapessi come stavano le cose e invece non le sapevo perché voi che lo sapevate non avete fatto in modo che lo sapessi.”
“Ma non è successo niente!”
“Ma poteva!”
“Ma non è successo, e poi se sei coglione non è colpa di nessuno,” concluse Shane, serio.
Lil'Mama provò ad usare un altro approccio. “Si può almeno sapere com'è che andata esattamente?”
Mario sospirò come una diva del cinema muto e scosse la testa come se si apprestasse a raccontare qualcosa di tremendo avvenuto in circostanze tragiche. “Io stavo cercando fra le ballerine,” iniziò con un mezzo singhiozzo.
“Cercavi cosa?”
“Una fidanzata,” annuì compunto. Che altro c'era da cercare fra donne in mutande, d'altronde? “E lei era lì, statuaria, alta come un palo della luce e con due spalle ben tornite...”
“Non ti suona nessun campanello, Mario?” Disse Shane, agitando una mano accanto al cappellino con la tesa a rovescio, giusto per vedere se nel cervello di Mario ci fosse davvero l'eco come si diceva. Lo sguardo vacuo del messicano gli disse che sì, c'era l'eco. Profonda, imperitura e inarrestabile.
“...E insomma, io sono lì, no? Bello come il sole, con la mia nuova maglietta a strisce, tutto impettito e abbronzato, sono una favola!” Continuò Mario. “Lei, carinissima, mi dice che fa parte di uno dei gruppi di ballerini, che si esibirà durante le Live Audition e mi ammicca, quindi io penso: vai, ci siamo!”
“Immagino...” commentò Lil'Mama, demoralizzata, ben sapendo dove sarebbero andati a parare.
“Ho sofferto molto, Mamacita.”
“Mi rendo conto.”
In quel momento rimasero tutti in silenzio, come a contemplare l'idiozia degenerativa che li aveva colpiti all'inizio di quella serata – in cui Mario li aveva trascinati tutti quanti in un camerino per piangere disgrazie che non gli erano mai veramente capitate – e che li avrebbe probabilmente portati tutti ad ubriacarsi selvaggiamente anche solo per dimenticare.
“Quand'è che l'hai scoperto di preciso?” Chiese alla fine Lil'Mama.
“Troppo tardi,” piagnucolò il messicano. “Quando ormai non c'era più niente da fare.”
“Beh l'avrai scoperto un po' prima, no?” Insistette Lil'Mama “Altrimenti sarebbe stato un po' difficile.”
“No, io mi sono svegliato e l'ho visto. Che altro potevo fare?”
Lil'Mama sospirò. “Niente, immagino.”
Fu in quel momento che la porta si apri e Leiomy entrò ondeggiando sui suoi vertiginosi tacchi a spillo; si accucciò di fronte a Mario con aria contrita. Gli altri rimasero a guardarli, non sapendo che fare. “Ascolta, mi dispiace non avertelo detto prima, sul serio,” sospirò. “E' una parte di me che non voglio più ricordare, ma non volevo nascondertelo.”
“Lo so ma è stata dura, capisci?”
“Certo,” la trans si morse un labbro, guardandosi intorno come alla ricerca delle parole più giuste da dirgli in quel momento. “Ma.... ma per me tu sei speciale e io potrei anche farlo togliere se è questo che vuoi.”
Lil'Mama pensò che fosse il caso di tirare fuori i pop corn e Shane le si sedette accanto, continuando ad osservare la scena.
“Lo faresti davvero?”
“Qualunque cosa per te.”
I due si sorrisero dolcemente, poi Leiomy gli promise di telefonare al suo medico di fiducia e uscì in uno sventolio di anche da far impallidire una danzatrice del ventre. Lil'Mama era sorpresa ma anche affascinata ed emozionata, tutto quanto insieme. “Oh, ma è una cosa bellissima!” Esclamò, battendo le mani. “Questo si chiama abbattere le frontiere, superare i limiti! Insomma, cioè, hai fatto la cosa giusta! Bisogna accettarsi, farsi forza, non guardare mai indietro e...”
“...e soprattutto non piegarsi in avanti,” concluse Shane. “Non ho parole. Complimenti, amico! Ti stimo una cifra!”
“Grazie, Shane,” esclamò Mario, ora del tutto dimentico della tragedia che aveva scatenato nemmeno dieci minuti prima. “E' così bello che lei voglia fare questo per me.”
“Bellissimo, tesoro, oh vieni qua!” Lil'Mama si alzò in piedi per abbracciarlo e stritolarlo mentre squittiva di fronte al trionfo dell'amore fra generi di ogni tipo.
“Quanto credete che ci vorrà perché glielo tolgano?”
Shane sollevò un sopracciglio mentre Lil'Mama si scostava un po'. “Beh, è un processo molto lungo. Dovrai avere pazienza.”
“Ma sarà si e no una cosina di qualche centimetro.”
Shane rise. “Non mi stupisce che voglia levarselo.”
Lil'Mama gli tirò un altro spintone. “Non ha importanza quanto sia grande, è una questione molto complicata. E poi ci sono le cure ormonali e un sacco di altre faccende.”
“Cure ormonali? Per una farfallina sulla caviglia?”
Lil'Mama e Shane rimasero immobili, come due cartonati di loro stessi. Come Mario in carne ed ossa che presentava America's Best Dance Crew, per intenderci.
“Farfallina?”
“Sulla caviglia?”
Mario annuì. “Sì, un affarino bianco e blu che si è fatta tatuare quando era ancora un ragazzo, un atto di ribellione contro suo padre che non lo accettava.”
“Quindi tu sapevi che era un uomo,” ringhiò Shane, con gli occhi ridotti a due linee sottili.
“Certo che lo sapevo, è scritto sulla sua scheda,” commentò Mario, lanciando al coreografo una cartelletta con i profili dei ballerini della quarta stagione. “Ma non li leggi mai i resoconti, tu?”
“Quindi il tuo problema era il tatuaggio, non il fatto che è un uomo?”
“Non è un uomo. E' una donna, quindi non ho alcun problema,” concluse Mario. “Ma lo sai che i tatuaggi mi fanno senso, soprattutto sulle caviglie. E soprattutto sulle donne. E' stato un trauma, per questo avreste dovuto dirmelo.”
“Tu piangi, strilli, strepiti per quattro fottute ore e il tuo problema è un tatuaggio di due centimetri che per rimuoverlo ci vorranno un po' di sputo e una strofinata?” Sbottò Shane. “Quello è un trans!”
“Questo dovrebbe essere il tuo problema!” Gli fece eco Lil'Mama, esasperata.
Mario li guardò molto duramente, spalancando la bocca oltraggiato e mettendo le mani sui fianchi, esattamente come faceva sua nonna Maria. Solo che lei era alta un metro e venti ed era così rugosa da sembrare una prugna. “Dovreste vergognarvi! Tutti e due! L'intolleranza non vi porterà da nessuna parte!” Li additò con l'indice. “Io non voglio avere niente a che fare con gente come voi! Tornate da me quando avrete acceso il cervello! Leiomy si merita rispetto molto più di voi!”
Lil'Mama e Shane fissarono la porta che sbatteva, lasciandoli soli e si chiesero cosa, in nome di Dio, fosse appena successo.