sole+neve

Le nuove storie sono in alto.

Fandom: !Originali
Pairing:
Personaggi: (personificazioni di) Sole, Neve, Inverno, Gelo
Genere: Introspettivo, Romantico, Drammatico
Avvisi: Het
Rating: PG 13
Prompt: Scritta per far guadagnare punti alla squadra dei vampirli Blood Devils, nel Cow-T di MDC (prompt: Inverno) e per uccidere il secondo animale dello Zodiaco!Challenge
Note: Dunque, se non avete letto l'altra non importa perché ho raccontato di nuovo la storia di Neve e Sole che sono una coppia molto tragica. Pensavo che Sole fosse un bastardo ma ho scoperto che non è così. Egli è giovane e tutti commettiamo degli sbagli da giovani, tipo far sciogliere - letteralmente - giovani fanciulle in fiore fatte di acqua congelata. E poi ho scoperto che Neve ha un fratello e che questa storia ha un seguito infinito e potrei anche andare avanti per secoli.

Riassunto: Neve è morta mentre Gelo non c'era e questo lui non potrà mai perdonarselo.
L'INVERNO DOPO LA NEVE

Re Inverno aveva due figli, Neve e Gelo.
Egli li amava entrambi moltissimo ma era chiaro a tutti che Neve fosse la sua preferita. Re Inverno si era innamorato di lei appena l'aveva vista dentro la culla e l'amava come solo un padre può amare sua figlia. Anche Neve era legata a suo padre dal momento che sua madre era morta dandola alla luce e non c'era niente al mondo che non avrebbe fatto per renderlo felice.
Gelo non era geloso di lei, anzi le voleva bene. Poiché Neve era più piccola di lui e suo padre Inverno diventava ogni giorno più vecchio e più stanco, Gelo si sentiva in dovere di proteggerla e prendersi cura di lei. La scortava ovunque volesse andare, passava del tempo con lei per non farla sentire sola quando non poteva uscire dal castello e se per caso Neve si metteva a cantare, Gelo la stava ad ascoltare per ore, anche perché Neve cantava benissimo e il trillo della sua voce quasi riusciva a sciogliergli il cuore.
Quando arrivò Sole, però, Gelo non c'era e per questo non poté mai perdonarsi. Egli era in giro per le strade a far stringere la gente nei cappotti e a ghiacciare ancora una volta le acque dei laghi e dei fiumi che si stavano sciogliendo. Il regno del padre per quell'anno era finito, ma c'era ancora qualche giorno di cui occuparsi e naturalmente era a lui che toccava. Era uscito di casa di buon mattino e non era tornato che qualche giorno dopo, perciò non aveva potuto vedere quello che stava accadendo.
Sole era arrivato da est dopo un lunghissimo viaggio e, passando attraverso i campi di grano vicino al castello di Inverno, aveva sentito Neve cantare. L'armonia dolce e un po' melanconica della ragazza attraversava i rami secchi e spogli dei pochi alberi nei dintorni e faceva vibrare i ricami di ghiaccio con i quali Gelo aveva adornato ogni pianta secca e morente per rendere più piacevoli le passeggiate di Neve.
Sole l'aveva sedotta e lei si era innamorata, completamente inerme e inconsapevole di quello che Sole poteva farle. Per giorni si era avventurata nei campi e lui era venuto a trovarla nel giardino del castello, sfidando i burberi giganti di ghiaccio che stavano a guardia del portone.
Re Inverno si era preoccupato.
Con suo figlio lontano e la stanchezza della sua età avanzata, temeva che Neve potesse correre qualche pericolo. Così l'aveva chiamata nella sala del trono che era trasparente come gli occhi del sovrano che l'abitava ma anche bianca su ogni superficie dove Neve aveva messo le mani da piccola. E ovunque battesse la luce, si formavano arcobaleni.
“Neve, figlia mia,” le aveva detto re Inverno abbracciandola. “So che ti vedi con Sole, il figlio di Estate.”
Neve era diventata rossa e si era coperta il viso con le mani. “E' vero. Egli è molto gentile con me e io credo di amarlo,” aveva risposto lei.
Re Inverno l'aveva guardata, Neve era bella e dolce esattamente come sua madre. Le somigliava così tanto che al vecchio si stringeva il cuore ogni volta. “So che i tuoi sentimenti sono sinceri e che forse lo sono anche i suoi, Neve” le aveva detto, accarezzandole i lunghi capelli bianchi. “Ma lui è un pericolo per te e non puoi più vederlo.”
Neve aveva pianto e si era disperata, ma era una brava figlia e aveva ubbidito. Il giorno dopo aveva detto a Sole che non potevano più vedersi e Sole aveva finito per prenderla così male che le aveva giurato che l'avrebbe uccisa se non fosse stata con lui. Neve aveva paura di morire. Aveva paura di un sacco di cose ma soprattutto di sciogliersi e non esistere più, così aveva accettato. Ma il calore di Sole l'aveva uccisa comunque quando lui l'aveva abbracciata e di lei non era rimasto più niente a parte una corona fatta da Gelo in persona che Sole era riuscito soltanto a rovinare un po'.
Quando Gelo tornò al castello, dopo aver steso il suo manto trasparente su tutto il territorio, le luci al castello erano spente e i giganti all'entrata erano accasciati su un fianco, in parte squagliati. Gli alberi del giardino avevano i rami bruciati e oltre il ponte levatoio non c'era più un portone che proteggesse la sua casa dagli intrusi. Nel buio pesante e spaventoso che avvolgeva il castello, c'era solo una luce che riverberava all'ultimo piano. Una luce potente e tremolante come quella di un grosso fuoco.
Gelo corse e corse, salendo le scale a due a due fino alla camera di Neve e là, rannicchiato sul pavimento, trovò Sole. A pochi metri da lui, suo padre giaceva riverso, un braccio allungato verso Sole. La sua testa era scoperta, la corona rovesciata a terra. Era morto.
“Che cos'hai fatto a mio padre?” Gridò Gelo, sguainando la spada e avanzando verso di lui.
Sole si abbracciò ancora più stretto. “Non gli ho fatto niente,” esclamò sconvolto. “A lui non ho fatto niente.”
Fu allora che Gelo vide la corona di Neve sul pavimento, tra il corpo inerme di suo padre Inverno e quello tremante di Sole che adesso piangeva.
“No!” Mormorò Gelo e lasciò andare perfino la spada dalla disperazione. “No!” Gridò ancora più forte chinandosi a raccogliere la corona della sorella mentre Sole si faceva ancora più distante, schiacciandosi in un angolo e facendosi piccolo piccolo per non ferire lui o sciogliere il corpo del vecchio Inverno.
“Io non pensavo...” balbettò Sole, guardando fisso di fronte a sé. “L'ho abbracciata, lei era così bella. Non ho potuto fare niente.”
Gelo non lo ascoltava. Si rigirava la corona di Neve fra le dita e la immaginava troppo bene per poter credere davvero che fosse scomparsa per sempre.
“Ho riportato la corona a vostro padre,” continuò Sole, singhiozzando. “Volevo che avesse quel poco che era rimasto di lei e re Inverno...”
Gelo si voltò a guardarlo, lo vide scuotere la testa con lo sguardo fisso nel vuoto.
“Si è sentito male, il suo cuore non ha retto” mormorò Sole. “Io non volevo fare del male a Neve. Ho perso la testa e lei è svanita.”
Gelo ringhiò e si sollevò in piedi. Posò la corona di Neve sul suo letto delicatamente e quindi raccolse la spada. Sole emise un singhiozzo più forte degli altri e nascose il viso nelle braccia. Era terrorizzato ma non implorò di non essere ucciso. D'altronde Neve era morta perché lui non si era controllato abbastanza, perché doveva essergli permesso di vivere?
Gelo gli si avvicinò lentamente, pazzo di dolore per la morte della sorella e per quella del padre, lasciando strisciare la punta della spada a terra e producendo un inquietante stridio; ma quando raggiunse Sole pietosamente schiacciato in un angolo con le mani sulla faccia e un tremore violento che lo attraversava dalla testa ai piedi anche quando avrebbe potuto sollevarsi e scioglierlo senza fatica, pensò che ucciderlo lo avrebbe liberato dal senso di colpa che chiaramente lo sconvolgeva adesso.
“Non ti ucciderò,” disse Gelo e quando Sole sollevò lo sguardo su di lui sconvolto ma anche speranzoso, il suo sguardo si fece ancora più buio. “Ma sarai imprigionato nelle segrete del castello e tenuto in vita affinché ti ricordi per sempre quello che hai fatto.”
Sole si prostrò a terra, implorando pietà ma Gelo aveva già girato sui tacchi e le guardie entrarono per portarlo via.
Fandom: !Originali
Pairing:
Personaggi: (personificazioni di) Sole, Neve, Inverno
Genere: Introspettivo, Romantico, Drammatico
Avvisi: Het
Rating: PG 13
Prompt: Scritta per far guadagnare punti alla squadra dei vampirli Blood Devils, nel Cow-T di MDC (prompt: Ricatto).
Note: Questa storia avrebbe potuto venirmi un po' meglio e non escludo di riprendere in mano almeno il -verse perché mi ispira parecchio e ci sono potenzialmente quintali di cose da dire. Per adesso vi racconto soltanto la storia di Neve e Sole, che credo sia il primo caso di stalker nell'universo degli elementi (wut?).

Riassunto: Neve cammina per le strade della città rischiarate dall'alba e si chiede se sta facendo la cosa giusta.
BALLATA TRISTE DI SOLE E NEVE

Neve cammina per le strade della città rischiarate dall'alba e si chiede se sta facendo la cosa giusta. Ci ha pensato e pensato e pensato per tutta la notte e alla comparsa del mattino è scivolata fuori di casa prima che la sua famiglia potesse svegliarsi. Ha lasciato un biglietto sul comodino e una lettera per suo padre Inverno. Ha provato a spiegargli quello che è successo e il perché sia scappata di casa per non farvi mai più ritorno, ha messo su carta tutto ciò che non ha mai avuto il coraggio di dirgli e se anche questo dovesse bastare a giustificare ciò che sta facendo non sarà sufficiente ad impedire che il suo cuore si spezzi. Ma Neve è convinta di non avere alternative, d'altronde Sole non le ha dato scelta e in fondo, finché resta in vita, c'è ancora la speranza che possa tornare indietro un giorno; magari lui cambierà idea.
Neve ha incontrato Sole una mattina di qualche settimana fa mentre camminava fra i campi. S'è accorta che la seguiva perché il suo manto non si posava bene sull'erba, ma continuava a sciogliersi al suo passaggio.
Poi ha sentito una risata, così si è girata e infastidita ha chiesto chi la stesse prendendo in giro. Lui era là, seduto su un masso sul ciglio della strada, bellissimo e luminoso con i capelli color del grano che risplendevano alla luce di mezzogiorno. Neve si è arrabbiata ma la sua rabbia non è durata a lungo perché lui era gentile ed affascinante. Sono usciti insieme per qualche tempo. Sole la prendeva a braccetto e lei si scioglieva un po', ma non troppo e passavano insieme intere giornate finché lui non doveva andarsene per lasciare il posto alla notte. A Neve piaceva passare il tempo con lui, ma dopo ogni giorno, al calare della notte, era così stanca che si sentiva svenire e non riusciva a fare il suo lavoro.
Quando suo padre Inverno è venuto a saperlo, è andato su tutte le furie. Sole – le ha detto – è una minaccia per te e devi smettere di vederlo. A Neve dispiaceva molto perché Sole sembrava simpatico ed era gentile con lei, un vero cavaliere. Però era una brava figlia e amava suo padre sopra ogni altra cosa, così il giorno dopo ha preso Sole per mano, ignorando la trasparenza improvvisa delle sue dita ogni volta che si intrecciavano con quelle di lui, e gli ha detto che non potevano più vedersi. Ha cercato di essere gentile e di fargli capire che non era colpa sua, ma a quel punto Sole è diventato un'altra persona. Da quel momento ha preso a seguirla ovunque andasse, non la lasciava mai in pace e, ovunque fosse, risplendeva così violentemente da farle venire i giramenti di testa. Quando la notte arrivava portandole un po' di sollievo, lei si sedeva su una panchina al fresco e riprendeva le forze ma ogni volta era peggio e sembrava che questa tortura non sarebbe finita mai.
Poi un giorno peggiore degli altri, Sole l'ha afferrata all'improvviso mentre usciva di casa. Le ha strattonato con forza un polso, l'ha trascinata da parte e le ha detto che se non avesse accettato di stare con lui, lui avrebbe iniziato a risplenderle intorno con tanta forza che lei si sarebbe sciolta e avrebbe smesso di esistere, che se lui non poteva averla, allora nessun altro l'avrebbe avuta.
Neve ha pianto e si è disperata, ha provato ad ignorarlo e ha tentato di fuggire, ma ovunque sia andata, Sole l'ha sempre trovata, stringendola con tanta violenza da ridurla una pallida ombra di se stessa, inconsistente e friabile. E alla fine ha ceduto. Ha pensato che fosse meglio assecondarlo che non morire, chi poteva darle torto su questo?
Neve cammina per le strade della città, il vento ancora freddo dell'alba le accarezza le guance pallide e le scompiglia i lunghi capelli bianchi imperlati di fiocchi cristallizzati. Ha gli occhi tristi quando lo raggiunge, è disperata quanto lui è felice.
Sole l'abbraccia e le sorride, e per un attimo sembra quello di sempre: il ragazzo gentile che la prendeva in giro fra i campi di grano. Ma il suo desiderio è violento e gli brucia dentro come fuoco. Quando finalmente la stringe fra le braccia e le accarezza i fianchi, quando finalmente è libero di baciarle il collo e le labbra piene che hanno il sapore fresco dei mesi più freddi, perde il controllo. E non serve a niente chiudere gli occhi e cercare in sé la calma necessaria, è inutile anche allontanarsi quando sente di non farcela più.
Neve si scioglie tra le sue braccia con un ultimo tenue sospiro bianco e di lei non resta più niente.