miguel+manila

Le nuove storie sono in alto.

Fandom: !Originali
Pairing:
Personaggi: La Veggente, Miguel
Genere: Romantico, Introspettivo
Avvisi: Het, Lemon, Fluff
Rating: NC17
Prompt: Scritta per far guadagnare punti alla squadra dei vampirli Blood Devils, nel Cow-T di MDC (Missione 3, Libro, NSFW).
Note: Un'altra storia ambientata nel verse del Cow-T ma questa volta non quello che uso di solito. Niente vampiri, niente angeli, solo esseri umani, bande e un libro di favole (che forse fa a pugni con il porno ma, ehi! E' andata così).

Riassunto: La Veggente riceve Miguel nel suo sgangherato appartamento e cerca di insegnargli la pazienza... con scarsi risultati.
SWEET FRUIT OF BITTER PATIENCE

Sono le cinque meno un minuto quando il campanello suona – proprio come aveva previsto – e fa in tempo a togliere la torta di mele dal forno prima di andare ad aprire. Ridacchia quando trova Miguel appoggiato allo stipite della porta come al solito. “E questo?” Le chiede con un sorrisetto, mostrandole un libricino con la copertina rossa che tiene stretto tra due dita.
“Lo hai ricevuto!” Esclama lei, battendo le mani come una bambina. Dalle sue dita si solleva una nuvola di farina che le rimane incollata alle guance.
Miguel allunga una mano e le pulisce il viso con il pollice, delicatamente. “Me lo hanno portato stamattina,” annuisce.
Lei ride ancora e si libera dalla stretta gentile della sua mano per correre in casa e invitarlo a seguirla. Indossa una gonna cortissima fatta di tulle rosa che non lascia quasi niente all'immaginazione. Se Miguel piega un po' la testa di lato, vede già il bordo delle mutandine. E lui la piega, naturalmente, fin quasi a ribaltarsi, mentre la segue nel labirinto di corridoi che compone quella casa pericolante. “Andiamo, non farti rincorrere come al solito!”
“Smettila di brontolare e trovami!” Dice lei. La sua risata proviene da qualche parte alla sua destra e Miguel la segue, scorgendola passare di corsa da una stanza all'altra, come un folletto. La sua risata riverbera fra le pareti e non ha mai il tempo di spegnersi prima che lei ne faccia un'altra. “Ti muovi? Sei così lento!”
Miguel si mette a correre e prova ad afferrarla, ma lei gli sfugge sempre per un soffio e lo prende in giro, saltando via.
“Ragazzina, comincio ad infastidirmi, ti avverto!” Borbotta lui.
Miguel la avverte sempre, ma poi non fa mai niente per sostenere le sue minacce.
E' uno a cui piace dare aria alla bocca ribadendo quanto sia pericoloso, ma poi non le farebbe mai del male. Ha solo bisogno di sentirsi rispettato perché non è mai sicuro di esserlo davvero. Gli manca l'auto-disciplina di Dimitri per essere posato e non sa prendersi in giro come fa Antonio. Non è nemmeno super-educato come Jake. E' un mezzo disastro, povero Miguel. Ma ha qualcosa che gli altri tre non hanno ed è una cosa che Manila adora: si esalta facilmente, nel bene e nel male, ed è sempre pronto a far confusione. Forse è perché è il più giovane di tutti che Manila qualche volta pensa di non lasciarlo più andare, ma poi scuote la testa e si ripete che non può farlo. Sarebbe troppo noioso, no?
Alla fine decide che ha giocato abbastanza e si butta sull'enorme letto morbido che c'è nella sua stanza, lasciando che lui la raggiunga.
Miguel si arrampica sulla pila di materassi che compone il letto rendendolo altissimo e poi la intrappola tra le braccia, baciandola. A Manila i baci rubati piacciono quasi più di quelli che decide di regalare perché non può mai prevederli e tutto ciò che lei non vede in anticipo la emoziona oltre misura.
“Finalmente!” Protesta Miguel “Pensavo mi avessi chiamato per giocare a nascondino.”
Lei ride. “Potrebbe essere divertente.”
“Mai come fare altro,” sorride lui e le lascia scorrere una mano lungo la gamba, accarezzandola dalla caviglia fino al ginocchio ma, quando tenta di proseguire e affondare la mano sotto la gonna, lei glielo impedisce, scacciandogli la mano e ridendo. “Non ancora! Abbiamo tanto tempo!”
“E' quasi il tramonto,” le fa notare Miguel.
Manila sorride furba. “Vorrà dire che passerai la notte con me,” conclude.
Miguel sorride ed è bellissimo quando lo fa, tanto che Manila si sente rimescolare lo stomaco, ma ha dei progetti per questa serata e ha già visto che li rispetterà, perciò tanto vale mettersi il cuore in pace e procedere come deve. “Lo hai letto il libro?”
Lui solleva la testa e smette di lasciarle piccoli baci sul collo. “Dovevo leggerlo?”
“E' un libro, Miguel, che altro volevi farci?”
Lui si stringe nelle spalle e poi le bacia il mento e il collo, infila il muso nello scollo della sua maglietta facendola sbellicare dalle risate e recupera con i denti la catenina con un ciondolo fatto con la linguetta di una lattina. La lascia andare gentilmente e quindi attacca il primo bottone del gilè che la ragazza indossa sulla t-shirt, ma lei lo ferma di nuovo. “Leggiamone un pezzo adesso.”
“Cosa? Perché invece non posiamo questo bel libro qui sul comodino,” propone lui, “e non ci dedichiamo a qualcosa di più emozionante?”
“Ma leggere è emozionante!” Esclama Manila, recuperando il libro e sottraendosi alle mani di lui che l'hanno afferrata di nuovo per mettersi seduta contro la testiera del letto. “Andiamo, vieni qui.”
Miguel potrebbe insistere, ma sa che sarebbe inutile. Manila non ammette di essere controllata o intimorita, fa sempre quello che le va. In parte può permetterselo perché è la veggente e la reverenza che suscita non sfugge nemmeno ad uno sconsiderato come lui, ma in parte è proprio lei che se ne frega e decide sempre le regole di tutto quanto. In fondo muove le loro bande come soldatini e sta giocando a fare la guerra, quindi non le ci vuole niente a controllarli tutti singolarmente quando sono da soli con lei. Miguel si trascina più vicino ma non vuole lasciarla andare, perciò le si sistema addosso, la testa sulle sue gambe incrociate e una mano a stringerle possessivamente la vita. A lei sembra stare bene così.
“D'accordo,” comincia, aprendo con cura il libro dopo averne lisciato la copertina. “C'era una volta una cornacchia che trovò una brocca d'acqua lungo la strada e, dal momento che aveva sete, c'infilò dentro la testa e provò a bere,” Manila inizia a leggere e sembra così concentrata mentre sfoglia le piccole pagine scritte a grandi caratteri che Miguel pensa bene di esplorare il territorio appena sotto l'orlo della maglietta e, mentre ascolta, si perde tra le ombre del suo pancino rotondo, morendo dalla voglia di passarci sopra le dita e la lingua.
“Ma la brocca non era piena,” continua Manila, apparentemente ignara di quello che Miguel sta facendo. “C'era solo poca acqua sul fondo e, con il suo corto becco, la cornacchia non ci arrivava.”
“Povera cornacchia,” commenta Miguel con un grado di empatia nella voce pari allo zero.
Manila ridacchia. “Ma ella non si perse d'animo e le venne un'idea. Prese un sasso e lo gettò nella brocca. Poi ne prese un altro e gettò anche quello nella brocca.”
A quanto pare i sassi sono parecchi e Manila non ne salta nemmeno uno. Ad ogni sasso che la cornacchia mette nella brocca, Miguel posa un bacio sulla sua pelle.
“Lentamente, la cornacchia vide l'acqua salire,” prosegue Manila, sfogliando l'ultima pagina. “E dopo aver messo un'altra pietra, ecco che l'acqua è all'altezza giusta, così lei può bere e non muore di sete.”
“Sono contento per lei,” mormora Miguel. Piano piano, un centimetro alla volta, ha cambiato posizione ed è scivolato tra le sue gambe aperte, risalendo in alto, verso la sua bocca. Prova a baciarla e lei lo lascia fare, ondeggiando le ginocchia intorno ai suoi fianchi.
“Sai che cosa vuole dirci questa storia?” Gli chiede, passando una mano tra i suoi capelli che sono neri, folti e lucidi come le piume dei corvi.
Miguel le morde il collo, fa scivolare le labbra sui segni rossi che ha appena lasciato e ne disegna i contorni con la punta della lingua. “Riempi le brocche di sassi se vuoi bere?”
La risata di Manila trema sotto le labbra di Miguel che sorride, baciandola ancora e scivolando giù, lungo il profilo dei suoi seni ancora nascosti dalla maglietta.
“No, sciocco,” dice lei, chiudendo il libro e posandolo finalmente sul comodino. “Significa: porta pazienza perché se perseveri alla fine riuscirai.”
Ora che il libro è fuori dai piedi, Miguel si sente autorizzato ad infilare le mani sotto la maglietta di Manila. Lascia scorrere le dita sulla sua pancia, accarezzandola in punta di dita e rimandando ancora di un attimo il momento in cui smetterà di sfiorarla per stringerla veramente, saggiando la consistenza del suo corpo ancora una volta. “E' un velato appunto?” Chiede ridendo.
“Tu non sai aspettare,” dice lei, ma è una protesta gentile che le esce di bocca in un mugolio estasiato quando lui le solleva la maglietta per far seguire alla bocca il percorso delle dita. Miguel divora ogni centimetro di pelle con baci lenti e umidi, strappandole sospiri che si fanno più profondi quando la sua bocca si chiude intorno ai suoi seni.
“Sono stato molto paziente oggi,” le fa notare sollevando soltanto lo sguardo, l'ombra di un sorriso a piegargli le labbra che giocano con uno dei capezzoli.
Lei per un attimo si perde a guardarlo e inarca la schiena, fugando ogni dubbio sul fatto che gli si stia offrendo, nonostante tutto. “Solo perché non ti ho permesso di fare altrimenti.”
Miguel sorride compiaciuto e poi si scosta da lei per iniziare a spogliarla. Manila solleva le braccia per aiutarlo e quando può stringere la maglietta tra le mani, resta con le braccia allungate all'indietro a guardarla pendere dalle proprie dita, canticchiando a bocca chiusa mentre Miguel gioca con il suo corpo, disegnando arabeschi immaginari con le dita sui suoi fianchi e affondando la lingua nel suo ombelico.
Quando alla fine torna ad allungarsi su di lei per baciarla sulle labbra, Manila segue i suoi baci uno dopo l'altro, si permette di perdersi nel suono della sua voce roca che le dice quanto sia bella e allunga le mani sui bottoni della gonna per liberarsene. Ma Miguel la ferma.
Le stringe delicatamente un polso e scuote la testa piano piano, sfiorandole la guancia col naso e sussurrando. “Lasciala su.”
Miguel si inginocchia sul materasso, si libera velocemente della canottiera e la guarda dritta negli occhi mentre le sue dita spariscono sotto il tulle della gonna, agganciano le sue mutandine e le tirano giù.
Manila ridacchia, le guance rosse per l'impazienza più che per l'imbarazzo. Agita i piedini per liberare le caviglie e quindi allunga le braccia per richiamarlo di nuovo a sé. Mugola estasiata quando Miguel la tocca tra le cosce, aprendola con dita gentili ma decise. Solleva i fianchi e va incontro al movimento della sua mano, le dita dei piedi arricciate dai brividi di piacere e le mani che scivolano lungo le sue spalle e seguono il disegno dei suoi muscoli.
Miguel si interrompe soltanto per finire di spogliarsi ma lei si lamenta comunque, sentendolo allontanarsi. “Sono qui,” dice lui dolcemente, liberandosi dei pantaloni. “Non vado da nessuna parte.”
Entra in lei con una cautela eccessiva, a cui lei risponde con un sorriso dolce, quasi infantile, accogliendolo dentro di sé con un sospiro che si spegne caldo sulle labbra di entrambi.
Miguel la guarda a lungo in adorazione, nei suoi occhi c'è un misto di desiderio e dolcezza che gli fa tremare le braccia mentre si tiene sollevato per non gravarle addosso ma che lo aiuta a trattenersi qualche istante, prima di lasciarsi andare completamente.
La prima volta che lo ha invitato nel suo letto è stata sei mesi fa. Da allora molte cose sono successe, e lui non è rimasto l'unico a lungo; ma c'è qualcosa di speciale nel modo in cui si cercano l'un l'altra quando sono distanti e in quello in cui lui la prende quando finalmente riescono a toccarsi. Il desiderio di Miguel non è violento e sfacciato come le sue parole. Ha bisogno di toccare, di accarezzare e stringere per definire i limiti del proprio possesso, ma lo fa con dolcezza, convinto di avere per le mani qualcosa che potrebbe rompersi se solo premesse un poco più forte. A Manila piace perché nel sesso Miguel si concede il tempo che invece non si premura di darsi in tutte le altre situazioni. Non si affretta a concludere, i secondi si dilatano con ogni carezza, con ogni bacio, con ogni sguardo che le lascia scorrere lungo il corpo mentre si fa strada dentro di lei poco alla volta, godendo del suo aprirsi come ne gode lei che lo tiene stretto tra le gambe, che lo avvolge tra le braccia e a volte non vorrebbe lasciarlo andare mai.
La stanza si riempie dei loro nomi ansimati in sussurri continui, della voce di Miguel che arrochita dal piacere sembra molto più seria mentre le dice quanto l'ha desiderata, quanto la desidera, che resterebbe in lei per sempre se solo potesse.
Manila sa che questo non è possibile, per molte ragioni diverse, una delle quali le stringe lo stomaco e il cuore così forte da farle male e l'ultimo gemito non è di piacere, anche se lui non può saperlo.
Lo abbraccia forte, le spinte di Miguel nascondono i suoi brividi, così quando torna a guardarla e le lascia un bacio sul naso, lei può sorridergli ancora.