edward+bella+jacob

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Personaggi: Edward, Bella, Jacob
Genere: Commedia, Parodia
Avvisi: Het, Slash, Threesome, Lemon, What if
Rating: NC-17
Prompt: #37 (Threesome) della Criticombola.
Note: Per la realizzazione di questa fanfiction nessun vampiro è stato maltrattato. E quasi niente è stato inventato, dal momento che la Mayer aveva già pensato a parodiarsi da sola. Credo che questa sarà la prima e l'ultima storia che scriverò mai sull'argomento, ma è stato divertente! :3

Riassunto: Il vampiro sospirò e si fece più vicino, chiedendosi ancora una volta per quale oscura ragione avesse accettato di farsi coinvolgere in questo suicido di massa.
IL LEONE, L'AGNELLO E IL LUPO


Quando aveva detto di essere un vampiro, si era aspettato una certa reazione.
E la sua non era un'ipotesi campata in aria, era una certezza, quella che una volta mostrati i canini e spiegato con le parole più semplici ma meglio grammaticalmente composte che gli riuscisse di trovare che era una creatura della notte, lei avrebbe senza dubbio dato di matto. Questo perché anche dopo quasi duecento anni di letteratura gotica, il genere umano non era ancora pronto ad accettare l'esistenza di creature soprannaturali o, più propriamente, il cervello del genere umano aveva le serrande ancora così ben inchiodate tra loro da rifiutare l'esistenza di una creatura soprannaturale anche quando questa si presentava nella sua vera natura e, a scanso equivoci, spiegava tutto nel dettaglio.
Lui sapeva, per una questione di statistica, che nel novanta percento dei casi la reazione era di tipo violento, con urla, strepiti e gente che si strappava i capelli e, in alcuni dei casi più isterici, perfino gli occhi. Era, per così dire, preparato a dover arginare le conseguenze peggiori di una pessima notizia presa male.
Ora, quando hai centotre anni e hai infranto tutte le leggi della fisica e della chimica morendo, per poi risorgere, per poi campare senza respirare, finisci per aggrapparti saldamente con le unghie e con i denti a qualsiasi cosa tenda a rimanere un minimo costante nel corso dei secoli. Edward aveva scoperto che la paura atavica degli esseri umani per i vampiri era una di queste.
Insieme al fatto che le belle ragazze giovani fossero aggraziate e volessero sposarsi.
Bella Swan, da Phoenix Arizona, aveva infranto tutte le sue certezze nel giro di tre anni. E questo era estremamente seccante.
Punto primo, la sua reazione: di fronte alla scoperta che lui era un vampiro, Bella non aveva gridato. Non era fuggita. Non si era strappata niente. Le avesse detto che faceva la maglia, forse si sarebbe scandalizzata di più. E, sebbene queste reazione avrebbe potuto essere attribuita alla natura docile e intrinsecamente un po' semplice di Bella, era stato comunque un gran colpo per Edward, il quale aveva fatto una gran fatica a mantenersi composto e soprattutto a non saltarle alla gola subito, giacché lei era la sua cantante e il suo sangue profumava come niente al mondo.
Per altro, la sequenza di azioni che lo avevano costretto a rivelarsi era stata alquanto rocambolesca, quindi un po' d'isteria nel momento della rivelazione sarebbe stata perfettamente in tema.
Seconda cosa: la grazia. Bella non era aggraziata. Bella non era capace nemmeno di stare ferma in piedi senza che qualcosa andasse storto e le si accavallasse il nervo sciatico, per dire. Quindi no, niente grazia.
E per finire, come se già questo non fosse abbastanza, non ne voleva sapere di sposarsi, ma nemmeno per idea. E questo perché sua madre aveva fatto l'errore di sposarsi con suo padre – quella buonanima di Charlie – e metterla al mondo, per poi divorziare poco tempo dopo. E allora Bella si era messa in testa, o lo aveva promesso a Reneè, sinceramente Edward non ricordava, di non commettere gli stessi errori della madre. Come se rischiare costantemente la propria vita o, a scelta, la propria anima stando con un vampiro non fosse un errore. A questo punto, pensava Edward, sua madre avrebbe forse preferito per lei un matrimonio in giovane età e anche tre o quattro figli. Meglio sposata che morta, alla fine.
In definitiva, Bella gli aveva rovinato l'esistenza più di quanto lui l'avesse rovinata a lei. In fondo lei non doveva fare altro che inciampare ogni tre passi, arrossire quando la guardava e, tuttalpiù, mentire più e più volte ad entrambi i suoi genitori per volare casualmente in Italia di tanto in tanto. Niente che un qualsiasi adolescente moderno non facesse anche senza un fidanzato vampiro.
Lui invece, da parte sua, aveva dovuto risolvere una serie di problemi non indifferenti. Prima fra tutte la questione della cantante, che era un handicap di una certa portata.
Un conto era vivere ignorando il richiamo del sangue umano per poi buttarsi a fauci aperte sul primo grizzly di passaggio in una stradina di montagna, su a seimila metri. Un altro era passeggiare mano nella mano con la giugulare perfetta e, fra le altre cose, evitare anche i suoi tentativi di sedurti infilandoti la lingua in bocca. Erano stati due anni molto complessi a livello ormonale.
In più sua sorella Rosaline non aveva fatto altro che rompere le palle con la storia che Bella era umana e li avrebbe portati tutti alla rovina; che poi in sequenza, dopo l'arrivo di Bella, si erano abbattuti sulla famiglia: James, Victoria, Laurent e i Volturi e non era stato proprio facilissimo guardarla in faccia e non darle ragione. Bella era, in effetti, una gigantesca calamita per bestie assetate di sangue, ma insomma... se ne stavamo fermi a fare la famiglia perfetta da troppo tempo, un po' di moto non gli aveva fatto che bene. Il baseball durante i temporali non era poi questo gran divertimento, alla fine.
E poi c'era Alice, naturalmente, che con l'arrivo di Bella si era scatenata, decidendo che il guardaroba di chiunque dovesse essere rivoluzionato per ogni singola festa, picnic, pranzo della domenica, merenda delle quattro che casualmente decidevano di organizzare. Edward non era più riuscito a mettere lo stesso vestito due volte, che era una frase molto intrigante da dire alla tua bella giovane umana quando si accorgeva delle tue seicento camicie la settimana, ma nella pratica era una situazione ai limiti del vaffanculo, quando lasciavi un secondo un paio di scarpe lucide a punta quadrata per camminare scalzo sul tappeto da seicento mila dollari del salotto, così per sfizio, e quando tornavi ci trovavi un paio d'infradito e Alice era già pronta con i tuoi nuovi bermuda azzurri a fiorelloni. Erano stati due anni di sofferenza anche a livello famigliare.
Certo aveva avuto dei tentennamenti, questo non poteva negarlo. D'altronde presentare la ragazza a genitori e parenti è sempre un po' complicato, soprattutto se questi rischiano di saltarle alla gola. Letteralmente. Uno non si sente mai a proprio agio se sa che la cenetta intima in famiglia potrebbe trasformarsi in un bagno di sangue. Edward faceva sempre l'esempio del diciottesimo compleanno di Bella quando lei, dando sfoggio di una notevole inadeguatezza alla vita, si era tagliata con la carta di uno dei regali, mandando Jasper ai pazzi.
Risultato: Edward che la schiantava di peso contro un muro fracassandole un braccio e Jasper che ringhiando e sbavando veniva portato via a braccia. Assolutamente inappropriato per un Cullen.
Ora, Jasper era uno con un po' di problemi e, sostanzialmente, uno a cui ancora non bastavano i grizzly. Edward, che era un ragazzo molto sensibile, si era immediatamente posto delle domande quando gli era toccato rompere un'ulna alla sua ragazza per salvarla da suo fratello. Si era chiesto che razza di futuro li aspettava tutti, almeno due volte l'anno – per il compleanno di Bella e per Natale, almeno – se le cose stavano in questo modo. Certo avrebbero potuto presentare a Bella dei regali non incartati, ma di certo lei avrebbe trovato il modo di farsi uscire il sangue battendo troppo forte le mani. A quel punto, ad Edward era sembrato che non ci fosse soluzione. Si era fatto violenza e con un lungo panegirico inconcludente in mezzo alla foresta aveva deciso che il miglior modo per proteggere Bella da tutti i pericoli che la circondavano e dai quali, in pratica, solo lui avrebbe potuto salvarla nel caso si fossero presentati – vedi Victoria, i Volturi e suo fratello – la cosa migliore da fare era andarsene per sempre e fare come se non fosse mai esistito. Ad una più attenta analisi la logica dietro questa sua scelta era poi apparsa confusa anche a lui, ma il punto non era quello. Il punto era che aveva fatto una scelta difficile che gli era costata moltissimo e non solo a lui ma alla famiglia intera. Roba che per convincere Rosaline a non cavarle gli occhi, staccarle la testa e poi ballarci intorno come una menade c'era voluto lo Xanax.
Ovviamente andarsene non era servito perché Bella si era prima strutta in un dolore inconsolabile, che si era poi dimostrato parzialmente consolabile da Jacob Black e poi aveva finito per buttarsi da una scogliera nel tentativo di farsi venire le visioni, quando drogandosi, per dire, ci avrebbe messo molto di meno. Alice lo aveva visto in una delle sue visioni e Rosaline non aveva trovato niente di meglio da fare che riferirlo ad Edward, il quale strutto dal suo dolore personale – stavolta nient'affatto consolabile da Jacob Black - aveva deciso di suicidarsi, correndo nudo in piazza dei Priori a Volterra nella speranza di incorrere nelle ire di Aro che, giustamente, avrebbe anche avuto le sue ragioni per dargli fuoco all'istante. Era stato un anno molto duro anche a livello di profilo pubblico.
In conclusione, il suo fidanzamento con Bella era, sotto ogni punto di vista, uno sforzo non indifferente. Che poi lui fosse totalmente e incondizionatamente innamorato di questa ragazza acqua e sapone con l'encefalogramma illeggibile che non aveva paura di nulla – o che non aveva ancora capito di dover avere effettivamente paura ogni tanto – era indubbio. In tutta la sua vita Edward non aveva mai conosciuto nessuno che lo turbasse in questo modo su ogni livello dello scibile umano. In tutti questi anni di eterna adolescenza, la pubertà aveva deciso di coglierlo proprio con questa ragazza umana che era l'equivalente del suo piatto perfetto, ed era forse più proficuo soffermarsi sulla metafora dell'agnello che s'innamora del leone, piuttosto che rendersi conto di quanta sfiga ci fosse in una situazione simile.
Per lei si era sacrificato e si sacrificava, per lei si struggeva di amore imperituro e passava la notte a guardarla fissa mentre dormiva fingendo che fosse una cosa divertentissima. Perfino più divertente del baseball durante i temporali. Ma Edward Cullen aveva un limite.
E quel limite poteva essere descritto come un aitante giovane diciassettenne che occasionalmente tendeva ad assumere le sembianze di un lupo sotto anfetamine.
Jacob Black rappresentava tutto ciò che Edward odiava o doveva odiare: sarebbe presumibilmente cresciuto e diventato adulto – sempre che non si ammazzasse in moto o non lo ammazzassero i vampiri -, aveva ancora un'anima e anche se andava in giro nudo – cosa che per altro non si esimeva dal fare – non brillava come fosse ricoperto di colla e porporina. In più era un mutaforma, particolare che glielo rendeva automaticamente antipatico per questioni ataviche di sindacato. I lupi avevano il loro territorio, i vampiri il loro e al massimo ci si poteva incontrare sul confine, giusto per tirarsi due insulti, ma non è che Edward ne fosse molto entusiasta visto che Jacob sapeva di cane bagnato e dal momento che era stato colto dalla sua personale versione della pubertà nel pieno della vera pubertà umana, era anche un rompicoglioni di prima categoria e lui, a centotre anni suonati non aveva tempo di stare dietro ai ragazzini. Bella a parte.
Ora, la questione di Jacob era anche un tantino delicata perché era palese a tutti quanti che se il cane era entrato a far parte della vita di Bella in modo così prepotente, parte della colpa era da ricondurre ad Edward stesso; che poi Bella avesse deciso di cercare un po' di conforto invece di accartocciarsi come una foglia e morire, era un altro discorso. Non è che la si potesse proprio biasimare. Edward non la biasimava, infatti. Edward non biasimava nessuno visto che dedicava parte della sua esistenza ad addolorarsi perché era un mostro assassino e quel che restava ad addolorarsi perché avrebbe potuto uccidere Bella – mentre Bella andava a fare shopping con sua sorella, per altro. Comunque, Edward non se l'era presa con la sua ragazza se era divisa fra la bestialità e la necrofilia, ma non poteva certo evitare di avercela con Jacob. Due maschi alfa nello stesso branco non possono mai convivere d'altronde. Ed era se non altro molto ironico che nel caso di Jacob la definizione fosse anche vera.
In sostanza, lui non c'era e Jacob aveva pensato bene di allungare le sue zampe pelose su Bella e quand'era tornato, Jacob non si era assolutamente fatto da parte. Edward non aveva neanche avuto il tempo di affrontare questo problema perché Victoria aveva trovato il modo di farsi viva con un esercito di vampiri neonati alla ricerca, ovviamente, di Bella per smembrarla e spargere parti del suo corpo fino in Papuasia. Per evitare questo aveva dovuto mobilitare la sua famiglia – che ora si muoveva abbastanza di sua spontanea volontà, con l'esclusione della sola Rosaline che si sarebbe probabilmente offerta di fare lei il lavoro, risparmiando a Victoria le spese del viaggio – ma anche il branco di Jacob perché i Cullen erano forti, ma un esercito di giovani vampiri pazzi e con la super-forza poteva ben devastarli tutti fino all'ultimo.
Ci si era dunque dovuti abbassare ad una tregua e anche ad una collaborazione, solo che Edward non era troppo sicuro che oltre alla perlustrazione della foresta da parte di entrambe le specie, l'accordo prevedesse anche Jacob nudo dentro una tenda.
Ora, il ragazzo tendeva ad essere nudo molto spesso per via della trasformazione – e del fatto che se la tirava tantissimo, a detta di Edward, per quei due addominali messi in croce che aveva lì – ma non era mai capitato che fosse nudo vicino a Bella, quand'era nuda anche lei. Senza contare il fatto che Edward Bella nuda non l'aveva mai vista giacché anche solo baciarla senza aggredirla era uno sforzo da superuomo, figurarsi cosa non sarebbe successo a portarsela a letto. Quindi era disturbante che questa cosa dovesse succedere dentro una tenda, alla presenza di Jacob che, a quanto pareva, non correva nessun rischio di aggredire Bella e, per tanto, poteva lasciarsi andare senza un solo pensiero al mondo.
“Fermi,” esclamò Edward, allontanando gentilmente Bella prima che lei riuscisse a coordinare i movimenti abbastanza a lungo per gattonare fino a lui e appoggiargli una mano sul petto. “Questa non è una buona idea.”
Il lupo sbuffò e si lasciò andare seduto mentre Bella lo guardava. “Edward...”
“No, dico davvero,” insistette. “Potrebbe finire molto male.”
“Allora puoi uscire e lasciarci soli,” commentò Jacob, con un sorrisetto. “Sapremo cavarcela anche senza di te.”
Edward lo fulminò con lo sguardo, soprattutto perché Jacob aveva preso a pensare parolacce a caso in modo che lui potesse leggerle. “Quella parola nemmeno esiste,” commentò Edward.
“E' Quileute,” si giustificò Jacob.
“No, è ignoranza,” puntualizzò Edward. “E, tra le altre cose. E' pederasta, con una T sola.”
“Quello che è,” ringhiò Jacob.
“Ragazzi?” Bella li guardò entrambi, ancora più pallida del solito, per via delle temperatura fuori da quella tenda. “Potremmo piantarla? Ho freddo.”
Jacob guardò Edward con un sorriso di trionfo, quindi strinse Bella tra le braccia, avvalendosi dei suoi quaranta gradi di temperatura corporea.
“Edward, vuoi avvicinarti per favore?” Gli chiese Bella, gentilmente.
Il vampiro sospirò e si fece più vicino, chiedendosi ancora una volta per quale oscura ragione avesse accettato di farsi coinvolgere in questo suicido di massa.
Innanzi tutto, Bella era la sua ragazza, quindi al solo sentir parlare del tentativo avrebbe dovuto dare di matto, ammazzare Jacob Black e poi decidere se fosse il caso di ammazzare o meno anche Bella per alto tradimento. Poi, anche se la sua relazione con Bella fosse stata un dettaglio trascurabile – cosa che non era – lui sapeva bene che una cosa a tre era infattibile se i tre erano loro. Nella migliore delle ipotesi lui avrebbe perso la testa mordendo Bella e Jacob avrebbe morso lui di rimando. Oppure lui avrebbe finito per attaccare la giugulare di Jacob per il solo fatto che era un licantropo e la lotta che ne sarebbe seguita avrebbe probabilmente ferito Bella. Nessuno ne sarebbe uscito vivo. E nessuno avrebbe scopato, per altro. Questa era l'idea più assurda che fosse mai venuta ad uno di loro tre.
Bella decise di porre fine alle sue paranoie baciandolo, cosa che lo costrinse a concentrarsi al punto da non poter pensare a nient'altro.
“Tu sei un vampiro, lui un lupo,” sospirò la ragazza. “E io sono del segno della vergine, non fa alcuna differenza. Lo capisci?”
Avrebbe voluto dirle che c'era della differenza nel suo essere del segno della vergine, dal momento che né lei né le bilance mordevano la gente, ma non lo disse.
Si chinò a baciarla, ignorando Jacob e le mani che le lasciava scorrere sul corpo. Cercò di ricordarsi perché avevano deciso di fare questo tentativo e soprattutto perché lui aveva deciso di accettare. L'idea era stata di Jacob, naturalmente, non che ci fosse da dubitarne. Il lupo sosteneva che a Bella servisse un incentivo per capire chi dei due amasse di più, ma naturalmente nessuno dei due aveva voluto lasciare il passo prima all'altro e così Bella aveva aperto bocca senza accendere il cervello: “Non c'è bisogno che vi cediate il passo a vicenda!” Aveva detto. Qualunque fosse il significato intrinseco delle parole di Bella – perché Edward voleva credere che non fosse sua intenzione scatenare questa cosa a tre – era stato completamente oscurato dall'entusiasmo di Jacob che in meno di dieci minuti aveva trasformato quella tenda sul picco della montagna in una specie di boudoir. Vederlo quasi scodinzolare senza effettivamente avere la coda era stato inquietante. Edward aveva provato a fargli notare che erano su quel monte in attesa di Victoria e che solo il cervello di un canide avrebbe potuto pensare ad una cosa del genere, ma Bella gli si era buttata fra le braccia senza un briciolo di cautela, come al solito, e lui aveva dovuto decidere se trattenersi dall'ammazzarla o trattenersi dal farsela. E a livello di priorità, la prima contava di più. Che poi rischiasse di ammazzarla lo stesso era un dettaglio che il suo cervello improvvisamente prosciugato del sangue e invaso dagli ormoni non poteva permettersi di analizzare.
Bella gli si mosse addosso, rabbrividendo ogni volta che lo sfiorava. Edward avrebbe voluto gioire del fatto che il corpo della ragazza stesse incollato a quello di Jacob ma cercasse costantemente il suo. La temperatura era tutto ciò che il ragazzino potesse vantare, a quanto pareva.
Dopo che Bella si fu distesa sui sacchi a pelo sbattendo la testa contro un sasso e poi torcendosi un dito nel tentativo di massaggiarsi il bernoccolo, ne seguì fra lui e Jacob fu un teatrino di “spostati!”, “muoviti” e “lascia!”, mentre cercavano di evitarsi a vicenda, giocando con le dita sull'ombelico di lei. Il tutto mentre Bella cercava disperatamente di zittirli entrambi, meglio che poteva.
Edward le lasciò scivolare le labbra lungo il mento e poi appena sotto l'orecchio, giù fino al collo dove il sangue pulsava più forte e dove l'odore del cane, che il cielo per una volta avesse pietà di lui anche se aveva estinto delle vite umane, era così concentrato da dargli la nausea.
Si spostò più in basso, lungo la clavicola, cercando le tracce dell'odore di Bella, ma sembrava sparito. “Potresti...” sibilò tra i denti al lupo, “... farti un momento più in là? Il tuo odore è sconfortante.”
“Ti assicuro che neanche a me la puzza di morto dà i brividi,” replicò Jacob, recuperando terreno e accarezzando i fianchi di Bella, per infilare le mani tra le sue gambe.
Bella mugolò qualcosa che poteva essere un richiamo ad entrambi, un segno di apprezzamento per le dita di Jacob che l'accarezzavano, o poteva anche darsi che si fosse fatta male di nuovo mordendosi un labbro troppo forte, in ogni caso i due si guardarono in cagnesco e poi Jacob prese a baciarle il collo mentre Edward ne seguiva il profilo col naso.
Edward non sapeva cosa provasse Bella, non nel senso che fosse immobile come un ciocco di legno – anzi! – ma non potendo leggerle nel pensiero, stava andando alla cieca. Le uniche informazioni che gli arrivavano, per altro non volute, era la telecronaca che Jacob si stava facendo da solo.
“Devi commentare ogni volta che raggiungi una base?” Ringhiò.
“Io almeno le raggiungo,” puntualizzò il lupo.
“Non ho bisogno di sapere dove metterai le mani prima che tu lo faccia.”
“Allora smetti di leggermi nel pensiero,” commentò il lupo, senza nemmeno la decenza di alzare il muso dal seno di Bella.
“Lo farei se potessi,” sibilò Edward. “Ma...”
“Allora, già sei morto e, permettimi, non è che questo aiuti il romanticismo qui,” lo interruppe Jacob, tirandosi su a sedere, “ma se poi ti metti pure a fare conversazione, io non so come...”
“Okay, adesso basta!” Bella se li scostò entrambi di dosso, o meglio cercò disperatamente di spingerli via entrambi finché, per pietà, Jacob non si accucciò lì di fianco con le orecchie metaforicamente basse e Edward si fece da parte, lanciandole uno sguardo decadente da vampiro di inizio secolo . “Mi pare ovvio che non può funzionare,” concluse.
Edward guardò Jacob trionfante.
“Con nessuno dei due, Edward.”
“Cosa?”
Bella recuperò a caso vestiti dal pavimento. “Sono stata cieca, molto, finora,” continuò. “Lo siamo stati tutti quanti. Qua non c'entrano niente le leggende Quileute delle donne che si sacrificano per il bene comune e le razze. E i vampiri e i licantropi...”
“Bella, stai vaneggiando.”
“Dev'essere l'ipotermia,” commentò saggiamente Jacob.
Bella li guardò, prima l'uno e poi l'altro, nudi come mamma o madre natura – o qualunque entità fosse che regolava i vampiri e i lupi mannari – li aveva fatti. “E' come Romeo e Giulietta,” commentò alla fine con un sorriso assolutamente privo di ogni logica razione. “Io qua non c'entro assolutamente niente.” Tirò una pacca sulla testa di Jacob e spolverò quei due granelli di polvere che si erano erroneamente posati sulle spalle di Edward pensandolo una statua.
Quando Victoria arrivò con il suo esercito di neonati, li trovò ancora lì, a guardarsi nelle palle degli occhi e a chiedersi cosa diavolo avesse voluto dire.