chris+max

Le nuove storie sono in alto.

Fandom: !Fanfiction, RPF Glee
Pairing:
Personaggi: Chris Colfer, Max Adler, (apparizioni di:) Ryan Murphy, Bradley Buecker, Naya Rivera.
Genere: Romantico
Avvisi: Slash, spoiler s02E06
Rating: PG 13
Prompt: Scritta per il 730!Fest di dietrolequinte (FaeLiz!Set, prompt: "Tempo").
Note: Avevo scritto troppe storie Chris/Darren ultimamente e dovevo riequilibrare la bilancia cosmica. D'altronde, le ship war non vanno bene, ma nemmeno giocare per l'altra squadra, ecco u.ù (anche se Chris non è Kurt e Max non è Dave e Darren non è Blaine, fortunatamente per lui).

Riassunto: C'è un motivo se il bacio in Never Been Kissed è venuto tanto bene.
TIME IS IRRELEVANT


Piano piano, Max gli si avvicina, Chris si aspetta il colpo ma non arriva e le labbra di Max sono leggerissime sulle sue. Sospira. “Max, così non va,” dice, prima ancora di aprire gli occhi. Adler si scosta istantaneamente, anche se non l'ha quasi nemmeno toccato. “No, non va,” concorda e poi, quando ha messo una distanza appropriata fra lui e Chris, ci pensa meglio. “Che cosa non va?”
“Questo bacio, la scena, tutto quanto,” sospira Chris, sedendosi su una delle sedie ammonticchiate in un angolo dello stanzino che hanno requisito per provare. Quando hanno letto il copione della sesta puntata e in quel copione c'era un bacio, si sono subito chiesti come poter rendere il complicato nodo di emozioni che ci stava dietro. Ci stanno provando da ore ma senza risultati e adesso non hanno più molto tempo. Buecker, il regista, li ha già fatti chiamare tre volte e Chris può sentire il piagnucolio isterico di Ryan che permea l'area come una sirena antincendio perfino da lì.
“Sai qual è il problema?” Dice dopo un po', sollevandogli addosso un paio d'occhi che fanno provare a Max un'improvvisa comunanza con il suo personaggio. “Che finché continuiamo a fare finta, non verrà mai.”
Max sente le rotelle del suo cervello girare a vuoto. “Non ti seguo,” butta lì intanto che cerca di capire dove Chris voglia andare a parare.
“E' semplice,” fa lui, tornando ad alzarsi e avvicinandoglisi molto lentamente. “La passione e la voglia sullo schermo sembrano vere solo se lo sono. Anche solo in parte.”
Max emette un mugolio d'assenso, anche se ancora dubbio.
“Dave è frustrato, tremendamente frustrato,” continua Chris, avvicinandoglisi così tanto che Max è costretto a fare un passo indietro fino a battere la schiena contro uno scaffale di cianfrusaglie che si scuote per qualche istante sotto al suo peso. “Vuole Kurt come non ha mai voluto niente in vita sua.”
“Chris...” tenta Max, cercando di sfuggirgli. Ma Colfer avanza e lui non ha più nessun luogo dove andare, perciò resta lì dov'è e si tira indietro, tira indietro perfino lo stomaco, per evitare il contatto con il corpo dell'altro che avanza.
“Lo vuole,” continua Chris, “ma è disgustato dal fatto di volerlo perché Kurt è un maschio e lui non è un maledetto frocio schifoso.”
Max si agita, gli appoggia le mani sulle spalle e sbaglia, perché in questo modo non sono affatto più lontani di prima. Semmai è più facile rendersi conto di quanto Chris sia vicino, ad un braccio di distanza. “Ho capito, va bene,” dice annuendo. “Posso farcela.”
“Ma Dave non riesce a smettere di pensare a lui. Ci ha provato,” insiste Chris, ormai così vicino che gli sfiorerebbe le labbra se Max non tenesse il viso un po' scostato. “Ci hai provato, vero Dave? Ma dimenticare i fianchi che ondeggiano, i suoi occhi pieni di rabbia eppure così fieri quando lo insulti.”
“Adesso basta, Chris. Ho capito.”
Ma Chris non si ferma, fa quel passo in più che gli serve perché il suo corpo magro aderisca completamente al suo più massiccio. Max sente il cuore accellerare i battiti, e li sente moltiplicarsi nell'eco di quelli di Chris. E' a disagio, in imbarazzo per un corpo di cui sta perdendo oscenamente il controllo e irritato perché il collega non la fa finita. “Non c'è niente,” gli sibila Chris all'orecchio, accarezzandogli un braccio con la punta delle dita “niente che ti ecciti di più del corpo di Kurt quando te lo trovi davanti.”
Max non lo sa cosa succede, perché in genere è un tipo tranquillo, ma non gli piace non essere ascoltato. Così quello che voleva essere solo un modo per scostarselo di dosso diventa una spinta poderosa, non abbastanza per farlo finire in terra, ma sufficiente a farlo arretrare di tre passi. “Falla finita, Chris.”
“So che vuoi farlo,” sorride Chris. “Fallo.”
“Mi stai stancando.”
“Fallo, coraggio,” gli si avvicina.
“Stai esagerando.”
“Fallo e basta. Lo vuoi, lo so.”
“Chris!”
“Fallo!” Urla.
Max non lo sa cosa succede, ma lo bacia. Lo prende per le guance e lo bacia, forse solo per farlo stare zitto, per dimostrargli che ha capito, o perché gli si è strusciato addosso e ha bisogno di sfogarsi. Forse per tutte e tre le cose insieme. Il gemito che scappa dalle labbra di Chris non era previsto, però. E nemmeno la presa delle dita di Max che si fa più dolce e si scioglie fino a diventare una carezza.
Si allontanano dopo un tempo assurdamente lungo se Chris deve dar retta all'aria che gli manca e che ha bisogno di recuperare con un gran respiro. Si guardano senza fiato, gli occhi di Max sono così spaesati che a Chris viene voglia di consolarlo. “Andava bene,” dice a mezza voce.
“Andava bene,” ripete Max, con lo stesso tono distante.
Così nessuno dei due capisce davvero perché Max si china a baciarlo di nuovo e Chris chiude gli occhi ancora prima che le sue labbra tocchino le sue con più gentilezza ma con la stessa convinzione, forzandolo ad aprire la bocca per approfondire quel bacio e strappargli di nuovo un gemito che diventano due, e tre, finché Max non trova un muro a cui appoggiarlo per poter avere le mani libere di esplorare il suo corpo.
Il tempo che passa nemmeno lo sentono, chiusi nello stanzino, fra quello che avanza della scenografia della McKinley, mentre Ryan si aggira urlando che né Kurt né Karofsky sopravviveranno alla seconda stagione se non si fanno vivi entro cinque minuti. Ne passano dieci, e poi venti. Ne passano almeno quaranta e Ryan ha ormai lasciato da tempo il set, annunciando nubifragi, cataclismi e inondazioni di querele se quei due non saltano fuori in tempo per il suo ritorno.
Naya li trova che stanno uscendo dallo stanzino: Max è così spettinato che i suoi capelli non hanno più nemmeno un senso e Chris continua ad allacciarsi i bottoni della camicia saltandone uno. “Alla buon'ora,” commenta l'attrice, con un sopracciglio sollevato e la voglia di ridere che le preme per uscire da dietro le labbra. “Ce ne avete messo di tempo a saltare fuori dal nascondiglio. Potevate almeno avvertire.”
“Siamo molto in ritardo?” Chiede Chris, con gli occhi sgranati.
“Le riprese sono finite tre succhiotti fa,” commenta Naya. Chris si porta subito una mano al collo, e lei sorride. “I segni non c'erano, ma hai confermato. Come immaginavo.”
Chris diventa così rosso che perfino la giacca che Max sta indossando impallidisce al confronto.
Il giorno dopo, Ryan li odia. Se ne sta sulla sua sedia accanto a quella del regista e nemmeno li guarda. “Diamoci una mossa, siamo in ritardo,” sputa fuori, girando nervosamente il suo caffé, tanto che più che altro lo schizza di qua e di là e non ne resta molto da bere. “Con tutto il tempo che mi avete fatto perdere, dovrei farlo esplodere quello spogliatoio.”
Ma poi dopo il ciak, e dopo la corsa, e dopo che Kurt lo ha verbalmente aggredito, Max lo minaccia, gli urla, lo bacia e Ryan non sa dove andare a prendere il defibrillatore che improvvisamente gli serve.
“Per me è buona,” commenta il regista. Ryan quasi piange dalla commozione.
Max ci mette niente ad uscire dal personaggio, gli scivola via di dosso come acqua. Prende il viso di Chris fra le mani e lo bacia sulla fronte. “Vorrei ben vedere, con tutte le volte che l'abbiamo provata,” mormora.
Chris sorride e guarda l'orologio. Hanno giusto mezz'ora di pausa...
Fandom: !Fanfiction, RPF Glee
Pairing:
Personaggi: Chris Colfer, Max Adler
Genere: Introspettivo, Triste, Romantico
Avvisi: Slash
Rating: PG
Prompt: Scritta per il 730!Fest di dietrolequinte (FaeLiz!Set, prompt: "No matter how many times you close your eyes and open them. He is nowhere. Nowhere." (Marionette Theater, Hidoh Ren).
Note: Primo tentativo di Colfdler... se mai un giorno riuscirò a scrivere Chris al posto di Kurt e Max al posto di Dave, sono sicura che andrà tutto molto meglio -_-'

Riassunto: Ma anche se chiude gli occhi, anche se li stringe forte e lo invoca sottovoce – ti prego, ti prego, ti prego – lui non c'è sotto il palco.
NON IMPORTA QUANTE VOLTE


Il palco sembra immenso quando deve salirci da solo.
Cammina lentamente fino al centro e aspetta che la luce lo illumini, accecandolo fino a che non vede più il pubblico ma una macchia scura che si muove, un po' come certe ombre nelle stanze buie, solo più calda e accogliente, una cosa in cui potrebbe lasciarsi cadere senza la paura di farsi male.
Il messaggio è arrivato quattro giorni fa mentre era in volo per Boston. Dovevano essere quasi le sei del mattino a Los Angeles e Chris non si è stupito che Max fosse già sveglio a quell'ora; lo ha visto alzarsi anche prima, quando il sole ancora nemmeno era sorto, per andare a correre e portare fuori il cane.
Kurt lo invitava sempre ad ucciderlo piuttosto che svegliarlo a quell'ora fuori dalla grazia di Dio per chiedergli di andare con lui. Max non se ne andava mai prima che lui avesse nascosto la testa sotto il cuscino per non farsi trovare dal giorno che filtrava dalle tapparelle semichiuse, e quando tornava gli portava la colazione.
Sembra passata una vita intera, ma la forza con la quale la nostalgia a volte gli mozza il respiro segna con estrama chiarezza quanto poco tempo sia passato invece.
Canta e si avvicina al bordo del palco, lontano dai riflettori, per vedere chi lo sta ascoltando e cercare gli occhi di Max fra le centinaia di quelli presenti.
Il messaggio era chiaro, cortese e corretto come Max è sempre stato, ma c'è una piccola parte di lui che spera con disperazione che fra quelle parole ci sia una via d'uscita, anche se l'hanno cercata a lungo senza mai trovarla.
Quando Chris ha cominciato a sentire voglia di normalità e lui non ha potuto dargliela, non c'era più molto che potessero fare. Chris ha cominciato a soffocare quando il divieto di parlare di loro è arrivato dall'alto, quando si è messo di mezzo il lavoro, quando la sua vita e quella di Kurt si sono inesorabilmente mescolate fino a non potersi distinguere più.
Chris è stato il primo a stare male ma è stato Max a trovare il coraggio di dirlo. Lo ha fatto mormorando, le labbra appoggiate contro la sua tempia e le braccia strette intorno ai suoi fianchi. Chris ricorda solo quell'ultimo abbraccio triste, ed è la cosa che più lo fa arrabbiare. Sa che ce ne sono stati altri mille prima di quello, ma tutto ciò che la sua mente gli riporta alla memoria è la voce quasi spezzata di Max mentre gli dice che se ne va, e le sue braccia che si stringono un attimo prima di lasciarlo andare.
Era così arrabbiato, all'inizio, che non ha capito. Era così arrabbiato che si è messo ad urlare. Finché non gli è capitato di guardarsi allo specchio e rendersi conto che non aveva più segreti da nascondere e ha ricominciato a respirare.
Il pubblico a Philadelphia è caloroso e lo adora. Quando si allunga a sfiorare l'esercito di mani tese per lui, sorride ma c'è un vuoto a destra del cuore che un tempo si riempiva al suono delle urla e invece adesso resta lì, perfino più pesante e più vuoto, quando tutto il resto di lui si accende per l'entusiasmo. E' come una macchia scura che non se ne va più via. Pensava che l'affetto della gente gli sarebbe bastato, ma la verità è che quello che davvero gli manca è una piccola parte di lui rimasta in quell'albergo pochi mesi fa e, dal momento che non può tornare a riprendersela, resterà incompleto per sempre.
Quando ha chiamato Max la settimana scorsa, lo ha fatto perché sostanzialmente era troppo ubriaco per trattenersi e troppo poco per andare a dormire. Max sembrava distrutto, Chris ha sentito la sua voce tesa perfino aldilà del vino che gli ha fatto credere per tutta la sera di avere ancora diritto alle sue coccole dall'altra parte del paese prima di andare a dormire. Max gliele ha fatte comunque e anche se ci hanno provato, in due non sono riusciti a mantenere il distacco. Chris ha pianto finché Max non lo ha convinto a mettersi sotto le coperte. “Vieni a Philadelphia,” gli ha chiesto Chris, serrando forte gli occhi in attesa del contraccolpo di un rifiuto. “Ti prego Max, è importante. Non ce la faccio più.”
Max ha sospirato. E lì – e soltanto lì – in quel momento, dopo mesi di vuoto, Chris si è ricordato esattamente com'era il suo respiro sulla pelle. Ha fatto male stringere finalmente le dita intorno al ricordo di una sensazione mentre Max gli diceva che fosse meglio non la provassero più.
Nel suo messaggio, in volo da Chicago a Boston, Max gli ha ricordato perché era meglio che non si vedessero per un po'. Chris lo sa che se Max fosse lì, se si potessero guardare abbastanza a lungo negli occhi, nessuno dei due avrebbe più voglia di obbedire agli ordini e tutto ricomincerebbe da capo.
Finché non puoi parlarne – ha detto Max – tu non sarai felice. Ci sarò quando succederà, ma non ora.
Le ultime strofe gli escono a fatica. Le ha strappate alla propria gola di prepotenza, perché non vuole lasciare a metà un'esibizione. Mentre la folla applaude e lui s'inchina, continua a cercarlo, aggrappato alla speranza che Max ne abbia bisogno come ne ha bisogno lui. Ma anche se chiude gli occhi, anche se li stringe forte e lo invoca sottovoce – ti prego, ti prego, ti prego – lui non c'è sotto il palco, là dov'è sempre stato, a fargli l'occhiolino.

Il messaggio lo trova sveglio alle quattro del mattino.
“Sei stato bravissimo stasera. Se non posso avvicinarmi, sarò dove non puoi vedermi. Almeno finché le cose non cambieranno.” Chris comincia a piangere, ma stavolta è felice. Quindi va bene.