Personaggi: Fler, Chakuza
Genere: Commedia
Avvisi: Slash, Crack!Fic
Rating: PG
Note: Questa storiella lascia il tempo che trova, ma mi fa guadagnare il punto del Love!Fest su Fanfic Italia e punti per la squadra dei vampirli al COW-T (prompt: Oscurità), quindi – per quanto piccola e sciocca sia – io le voglio bene. Non c'è molto altro da dire, seriamente.

Riassunto: Misteriosi collegamenti tra l'impianto elettrico e la stupidità di Chakuza, passando per le aringhe.
- Perché un'aringa? - Chakuza è seduto sul divano e con questa domanda sta mancando il punto di così tanto che mi trovo costretto a smettere di essere arrabbiato per provare un profondo senso di pietà nei suoi confronti. Non dovrei, perché è una persona orribile che non si merita né il mio corpo né tantomeno la mia pazienza – pur avendole entrambe – ma quando la lampadina che gli tiene acceso il cervello improvvisamente si spegne lasciandolo a brancolare nel buio, io non riesco più a dargli addosso perché sarebbe come trovare un vecchio centenario per strada, togliergli di mano il bastone e dargliele di santa ragione, per poi vantarsi che lui non si è difeso.
Ma andiamo con ordine. Immaginate di riavvolgere questa giornata di un'ora, diciamo fino a quando alle nove di stasera io non rientro dagli studi di registrazione dove con Bushido sto cercando di mettere insieme almeno una canzone che non ci faccia ridere dietro, e apro la porta di questo appartamento fatiscente dove vivo mio magrado, trovandolo buio. Allungo una mano sull'interruttore dell'ingresso, ma quello va su e giù a vuoto e non dà segni di vita. - Chaku, sei in casa? - chiamo, entrando e spogliandomi - Guarda che si è bruciata la lampadina in corridoio. -
Lui però non risponde, così mi tocca andare a cercarlo; è vero che questa non è una reggia, ma è vero anche che Chakuza è molto piccolo ed è facile perderlo. Per raggiungere il salotto brancolo completamente nel buio, perché non arriva luce nemmeno dall'esterno. Questo palazzo si trova in una zona di Berlino talmente disastrata che siamo secondi soltanto ai terremotati, nella via non c'è un lampione funzionante dal 1989. La signora del piano di sotto dice sempre per scherzo che, cadendo, il muro ha fatto tremare la lampadina che si è rotta e nessuno è mai più venuto a sostituirla. Comincio a credere che sia vero.
Avanzo tastando le pareti e scoprendo con le ginocchia mobili che pensavo si trovassero da tutt'altra parte. La casa avvolta dal buio totale è ancora più inquietante di quando è in piena luce. C'è una tale confusione qua dentro, che gli oggetti non hanno più la loro forma originale. Impilati gli uni sugli altri e privati dal buio dei loro singoli contorni, sembrano tanti mostri a più teste, pronti a saltarmi addosso non appena ci passerò davanti. - Chakuza! - chiamo più forte, aggrappandomi alla libreria del salotto mentre cerco inutilmente di abiturarmi all'oscurità. - Si può sapere dove cazzo sei? -
- Fler! - Chiama lui, perso da qualche parte. La sua voce mi arriva lontanissima e disperata, così attraverso il salotto il più velocemente possibile, lasciandomi alle spalle una scia di suoni inquietanti di oggetti che cadono e riviste che si sparpagliano sul pavimento.
Lo trovo seduto sul pavimento del bagno, con la testa rotonda e lucida che fa capolino da dietro la vasca. Non c'è luce nemmeno lì.
- Chaku? - Lo chiamo, aiutandolo a tirarsi su. Immagino che si stesse facendo il bagno perché è ancora umido e ha l'asciugamano legato in vita. Mi scivola tra le mani, quasi finendo di nuovo a terra. - Ma cos'è successo? -
Lui si aggrappa al lavandino e scuote il testone, pensoso. - Non lo so, dammi un secondo. Forse ho battuto la testa, mi sono sono svegliato sul pavimento. -
Mi preoccupo perché ondeggia, così lo metto seduto sull tazza del water mentre mi guardo intorno. - Ti ricordi chi sei? Sai che giorno è oggi? - Chiedo, guardandolo. Quando gli tocco la tempia si scosta con una smorfia, deve aver preso una bella botta. - Mi sa che ti sei fatto male. Sei scivolato? -
- Fler, piano con le domande - si lamenta lui.
- Almeno ti ricordi come mi chiamo – sospiro. - Aspetta qui, vado a cercare una torcia. -
La torcia non la trovo, ma nascosto dietro l'angolo delle piante mummificate trovo il quadro elettrico.
Scopro che in questo appartamento che ha l'acqua calda solo di giovedì e il riscaldamento solo se la congiunzione astrale con venere è favorevole, c'è però un salvavita. La sicurezza è importante.
Così mi basta tirare su quello perché questa casa venga subito riportata nel ventunesimo secolo, dal quale era stata strappata brutalmente.
Chakuza emerge dal bagno ed è una maschera di sangue. Sopra l'occhio ha un taglio che butta come una fontana ma lui sembra non notarlo. - Non mi sento tanto bene – dice solo.
Io lo intercetto prima che si diriga automaticamente in cucina, luogo a lui così familiare che nella confusione del trauma cranico deve sembrargli anche il più logico, nonostante stia sanguinando e sia sostanzialmente nudo.
Lo recupero per le spalle e lo faccio sedere sul divano mentre recupero un asciugamano per tamponargli la testa, che ora sembra un uovo rotto sul bordo di una scodella. - Forse dovremo chiamare un medico - lo avviso.
- No, sto bene - annuisce pensieroso - sono solo un po' confuso. Ho un buco di qualche minuto. Che ore sono? -
- Le nove. -
- Facciamo di mezz'ora. -
- Chakuza, sei hai perso conoscenza per mezz'ora devo portati all'ospedale – ripeto con pazienza. Cerco il suo sguardo e, quando finalmente aggancio i suoi occhi, li trovo abbastanza vivi da non farmi pensare alla tragedia.
Lui annuisce, non so se a me o a cose che sono avvenute nella sua testa. - Sto bene – dice ancora. - E' andata via la luce! Ecco cos'è successo! - esclama all'improvviso, sgranando gli occhi.
Vedo tornare sul suo viso un barlume di coscienza e capisco che quello che ho visto finora non era stato confusionale, era lui che pensava. D'altronde dovevo aspettarmelo che battere la testa per lui non fosse così tragico, non è uno dei suoi organi vitali. Scommetto che con un calcio nelle palle non si riprende più.
- Questo non spiega perché eri disteso sul pavimento del bagno. -
- E' una storia lunga – risponde lui.
Vado a prendere una bacinella con dell'acqua e del ghiaccio. Gli passo l'asciugamano sulla fronte e sugli occhi. - Ho tempo. Dai, raccontami bene tutto. -
- Per qualche motivo che non so, il postino è passato oggi pomeriggio. Io stavo facendo la spesa, per cui l'ho incontrato per strada e, siccome avevo le mani occupate dalla spesa, gli ho detto di darmi la posta in mano, invece di metterla in cassetta, che sennò mi toccava posare la borsa e cercare le chiavi. Così lui mi ha consegnato questa pila di bollette e questa cartolina. La cartolina era la pubblicità di uno di quei centri benessere che compaiono come funghi. Stavo per buttarla, quando mi sono accorto del cuoricino. A quel punto mi sono ricordato che era San Valentino e ho pensato che dovevamo festeggiare, però ero stato al supermercato senza sapere di dover comprare cose per la cena di San Valentino, quindi ho portato su la spesa e sono tornato al supermercato. Mentre ero in coda alla cassa, una bambina mi è corsa incontro, è inciampata nel carrello e mi ha spalmato sulla maglietta un intero cono gelato. Era l'ultima maglietta pulita che avevo, e l'intenzione era quella di usarla stasera a cena, così sono tornato a casa, ho messo via la roba e ho caricato la lavatrice. Erano le cinque e mi sono detto: se la metto su ora, fa in tempo a finire. Poi la metto nell'asciugatrice e il gioco è fatto. Mentre la lavatrice andava, ho cominciato a preparare la cena, ma non mi ricordavo la ricetta. Così ho acceso il computer per cercarla su uno di quei siti che avevo trovato l'altro giorno, e lì ho perso un sacco di tempo su Facebook. Bushido mi ha contattato in chat e si è messo a parlare del più e del meno e non mi riusciva di scollarmelo. Quando finalmente se n'è andato, mi sono ricordato che avevo la ricetta che mi serviva su DVD, quindi mi sono messo a cercare il DVD e ho perso un sacco di tempo anche lì perché sai dov'era? Nel mobiletto del bagno. No, non lo so perché. Insomma, per fartela breve, il lettore DVD aveva problemi, ho dovuto scollegare e ricollegare un milione di spine non so quante volte. Alla fine ho visto questa benedetta ricetta e mi sono reso conto che la base della torta andava cotta prima per mezz'ora in forno. Allora ho fatto la pastafrolla e l'ho messa a cuocere e ho pensato di farmi un bagno mentre quella e il sugo cuocevano. Ero lì a mollo quando è saltata la luce. Mi sono alzato per andare a vedere, ma ero nudo e mi ero dimenticato l'asciugamano, così per prenderlo dall'armadietto sono salito sul bordo della vasca e sono scivolato. -
Io lo osservo così a lungo che anche lui, alla fine, si accorge che se lo sto guardando fisso c'è qualcosa che non va. - Che c'è? - Mi dice. - E' per la luce, vero? Quella non lo so perché è saltata. E' strano, infatti. -
Vorrei picchiarlo, ma non lo faccio perché la natura lo ha evidentemente già punito quando è nato.
- Chakuza... - inizio cercando un punto del salotto su cui posare gli occhi per non guardare lui. - Perché il postino? Perché il supermercato? Perché ti ascolto, santiddio? -
- Me lo hai detto tu di raccontarti tutto. -
Lo guardo intensamente negli occhi, cerco in loro risposte a domande che non ne hanno. Ad esempio come ha fatto a sopravvivere a se stesso per tutto questo tempo, stupido dodo primordiale in un mondo di animali più intelligenti di lui. - Sai Chaku, a volte davvero mi dai da pensare. Io cerco di abbassarmi al tuo livello mentale da ameba, ma sono arreso, mi segui? - Il testone rotondo e ora sanguinolento si scuote facendomi capire che non mi segue, ma non importa più perché io ho appena passato quaranta minuti della mia vita a tamponare la testa sbreccata di un uomo di quasi trent'anni che nel buio di una casa generato dalla sua totale ignoranza del mondo della corrente elettrica, è salito con i piedi umidi, sul bordo di una vasca umida, rischiando di fracassarsi la testa. - Capire come ragioni è come tentare di forzare una serratura con un'aringa bagnata! -
- Perché un'aringa? -
All'ospedale il medico mi rassicura. - Non si preoccupi. I punti guariranno in fretta. -
Non è quello, dottore. E' lo stato confusionale, che mi preoccupa.

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