Fandom: !Originali
Serie: Paranormal Parisienne
Personaggi: Noël, David, Miranda
Genere: Commedia
Avvisi: Slash, Spin-off
Rating: PG
Prompt: Scritta per dare un sacco di legnate a Batz Kimil (primo animale da battere nella Zodiaco!Challenge di FDP). Prompt: Catastrofe
Note: Ah! Da quanto era che non scrivevo di Noël e David? Tanto, troppo. Questa piccola one-shot non fa parte della storia di Paranormal Parisienne vera e propria. Diciamo che è un what if o uno spin-off... o quello che è. Insomma, una cosa così, tanto per divertirsi.

Riassunto: Se Batz Kimil, la scimmia dello zodiaco Maya, compare all'improvviso nel centro di Parigi, chi chiamerai? ...Di sicuro erano meglio i Ghostbusters.
MONKEY BUSINESS

Il bello di studiare a casa e avere un lavoro con degli orari flessibili era la possibilità di svegliarsi a metà mattina senza doversi preoccupare del suono della sveglia, del ritardo sui viali nell'ora di punta e del generale malumore in cui si rischia di cadere quando si è costretti ad alzarsi dal letto prima ancora che il sole abbia finito di sorgere. Era come se fosse sabato tutti i giorni. Certo, questo aveva radicalmente distorto la sua visione della colazione a letto – per Noël non era un lusso che si otteneva solo in rare e speciali occasioni, ma una routine consolidata, come lavarsi i denti o mettersi le scarpe prima di uscire – ma se non altro evitava che il suo carattere, già indisponente per natura, diventasse insostenibile sotto ogni punto di vista. Quel giorno, però, era sabato per davvero, il che nella sua testa gli dava il permesso di poltrire più di quanto non facesse già nel resto della settimana. Perché era sabato, appunto.
Si rannicchiò sotto il piumone, badando di occupare tutto lo spazio a sua disposizione ora che il letto era tutto per lui, e si girò prima da una parte e poi dall'altra, mugolando soddisfatto, a dispetto del freddo gelido di inizio gennaio che poteva intuire dai ricami di neve intorno alla finestra.
Era sveglio da ore, naturalmente. Ma nel suo caso avere aperto gli occhi ed essere ricettivo nei confronti dei rumori esterni non significava automaticamente che fosse anche pronto ad iniziare la giornata. C'era tutto un periodo di decompressione dal momento in cui usciva dal mondo dei sogni e quello in cui tornava nel mondo reale. Era quello il momento in cui, in genere, sopraggiungeva la colazione.
“Tira fuori almeno la testa. Un giorno di questi finirai per soffocare,” esclamò David, aprendo la porta con la mano che non reggeva il vassoio.
Noël emise un suono lagnoso ma poi allungò il braccio con la mano aperta e, scoperto che c'era abbastanza tepore da potersi avventurare fuori dalla tana, fece capolino prima con la criniera disordinata dei suoi capelli, poi con il naso e infine col resto del muso. “Come facevi a sapere che ero sveglio?”
“Hai delle tempistiche molto precise quando si tratta di poltrire,” lo prese in giro David, sistemandogli il vassoio davanti mentre Noël si metteva seduto. “Il che è ridicolo contando che non sapresti essere puntuale neanche se ne andasse della tua vita.”
“Spiritoso,” borbottò il ragazzino, cercando alla cieca i telecomandi sul comodino lì accanto.
David osservò il vassoio e passò in rassegna le brioche, il latte, la cioccolata, le bustine di tè e tutte le alternative culinarie che dava al suo giovane – ma soprattutto viziatissimo – fidanzato ogni mattina, contrariamente al parere di tutti i suoi amici, famigliari e probabilmente anche di ogni singolo psicologo dell'infanzia della Terra. Sembrava che non mancasse nulla, il che lo lasciava libero di utilizzare il bagno, prima che venisse occupato da Noël e reso inagibile per le successive tre ore. “Cerca di non svernarci in questa stanza,” lo apostrofò mentre usciva. “Abbiamo un sacco di cose da fare.”
“Ci sono centinaia di trentenni là fuori che farebbero i salti di gioia per avermi sempre nel letto,” gli urlò dietro Noël mentre la vecchia televisione catodica che non rientrava negli anni del bianco e nero solo per miracolo si accendeva con uno sfrigolio preoccupante. “Tu invece stai sempre a lamentarti!”
“Dirò loro di venirti a prendere, così almeno potrò rifare il letto, una volta tanto.”
Noël non si abbassò nemmeno a rispondere, consapevole che se anche solo avesse finto di interessarsi a qualsiasi altro essere umano diverso da David, il tedesco si sarebbe fatto saltare una valvola mitralica per l'isteria. Poi si sarebbe fatto le paranoie chiedendosi se un sedicenne come lui non avrebbe dovuto essere lasciato libero di innamorarsi di altri ragazzini della sua età, finendo poi per flagellarsi metaforicamente con il senso di colpa. Ma prima di tutto questo, sicuramente, avrebbe dato di matto per la gelosia.
Si mise a fare zapping svogliatamente, ad una velocità che rasentava l'attacco epilettico. Talk show della mattina, programmi di cucina, talk show sulla cucina, programmi in cui il presentatore più stupido che la storia ricordasse veniva spedito in un paesino sperduto della Bretagna a scoprire com'è che la vecchia signora Amandine, classe 1921 e una vita vissuta tra le montagne a mungere le capre, preparava da quasi ottantacinque anni la soupe d'onion. Anche chi se ne frega, pensava Noël, che la zuppa di cipolle la mangiava solo in casi eccezionali e solo se questo gli avrebbe portato un guadagno a fine pasto, come ad esempio della crème brûlée. Quindi cambiò di nuovo canale e poi ancora e ancora, mentre sbocconcellava brioche e le inzuppava nel latte, i movimenti ancora vaghi e piuttosto approssimativi. Film del secolo scorso, film di questo secolo ma di una bruttezza illegale, una scimmia gigante che terrorizzava Parigi nell'edizione speciale del TG su TF1, un video dei Placebo risalente ad un'era geologica in cui era ancora possibile guardare Brian e fare sogni bagnati.
Noël si fermò con il telecomando a mezz'aria e ci pensò su qualche istante, c'era qualcosa che non tornava. E, per quanto gli sarebbe piaciuto ammettere che si trattava della giovinezza ormai perduta del suo cantante preferito, era quasi certo che il problema fosse la scimmia.
Si sintonizzò di nuovo su TF1 dove l'edizione era ancora in corso. Lo schermo era incorniciato da due bande orizzontali che riportavano ogni genere di dato. Al centro erano trasmesse a ripetizione le immagini preoccupanti di una gigantesca scimmia dalla testa squadrata che terrorizzava la città di Parigi. La voce concitata di una speaker fuori campo informava il pubblico appena collegatosi che la bestia, alta approssimativamente 20 metri, era apparsa dal nulla quella mattina all'alba e aveva iniziato a distruggere la zona nord della città.
“Sei ancora qui? Posso almeno sperare che tu non debba lisciarti i capelli stamattina?” Esclamò David, entrando in quel momento, intento ad abbottonarsi i polsini della camicia. “Siamo in ritardo. In ritardo vero, non in ritardo come quando fingo che siamo in ritardo così ti alzi.”
Noël lo ignorò completamente e continuò a mangiare, gli occhi incollati allo schermo mentre la scimmia, chissà forse vedendosi ripresa, ora guardava in direzione degli obbiettivi mentre usava un sovrappasso per dondolarsi come dal ramo di un albero.
“Hai visto il telegiornale, stamattina?” Chiese, senza scomporsi più di tanto di fronte al disastro che stava avvenendo di fronte ai propri occhi. David, d'altro canto, non s'era girato verso il televisore nemmeno al grido della bestia che si batteva il petto e alla voce terrorizzata della speaker che chiedeva alla popolazione tutta di scappare. Per andare dove, poi, lo sapeva solo lei.
“Non ho avuto tempo. Non sono neanche uscito a comprare il giornale,” rispose l'uomo, facendo il giro della stanza e raccogliendo i vestiti che l'altro seminava ogni volta che doveva cambiarsi.
“Meno male, potevi non tornare.”
“Eh?” David sollevò la testa, fra le braccia una pila di maglioni, pantaloni e t-shirt.
Noël accennò al televisore. “A quanto pare King Kong sta distruggendo Parigi.”
David impiegò qualche minuto per comprendere che quello che stava guardando era il telegiornale. “Che cos'è?” Chiese, sedendosi sulla sponda del letto e inclinando la testa di lato come faceva sempre quando non era troppo sicuro di comprendere il francese. “L'anteprima di un nuovo film?”
Noël si volto e lo guardò con un'espressione così disapprovante che il tedesco si sentì quasi in colpa. “No, è la mia città che viene rasa al suolo da un primate delle dimensioni di un palazzo di quattro piani.”
“E' vera?” David tornò a guardare lo schermo, stavolta con espressione sconvolta. “Ma è una scimmia gigante!”
Noël sospirò da dietro la tazza di cioccolata. “A volte le tue capacità di deduzione mi sconvolgono.”
“Andiamo! E' ridicolo. Non esistono le scimmie giganti!”
“Vallo a dire a lei, magari ti ascolta e sparisce.”
David non si capacitava. “Questa città è priva di logica,” borbottò, tornando ad alzarsi per portare i panni sporchi nel cestone del bagno. “Succedono cose che non dovrebbero succedere nemmeno in un mondo dove la magia esiste davvero.”
“Ben detto!” Annuì Noël senza entusiasmo. E senza nemmeno guardarlo, per altro. “Reclutiamo volontari, raccogliamo firme e protestiamo formalmente contro i fenomeni paranormali non omologati!”
“Giusto!” David si fermò sulla porta qualche istante e poi, lentamente, si voltò verso il ragazzo. “Mi stai prendendo in giro?”
Noël gli sorrise amorevolmente. “Sì, ma con affetto,” ammise. Quindi si stirò con un lungo mugolio liquido e finalmente scese dal letto, grattandosi la pancia. “Comunque ci converrà informarci e trovare una soluzione fin da ora.”
“Perché?”
“Perché a quanto pare l'esercito le sta sparando da ore senza nessun risultato. Una scimmia colpita ripetutamente da un lanciagranate che non vacilla nemmeno vuole dire solo una cosa.”
“Grane in ufficio,” sospirò David.



Quando il sindaco si presentò, Noël si stava ancora lavando i denti.
Così, quando David fece entrare lui e il capo della polizia che lo accompagnava, lo trovarono in pigiama, cosa per la quale ovviamente si guardò bene dallo scomporsi. Orgoglioso della propria maglietta bianca con il fungo della Nintendo, sollevò una mano per salutarli mentre tornava in bagno con lo spazzolino in bocca.
Il sindaco, un ometto basso e rotondo che sembrava una palla da biliardo impazzita, aveva le guance rosse per l'agitazione e il fiatone perché David, indaffarato con le sue cose – e sempre in ritardo per le altre mille che doveva ancora fare fuori di casa – gli aveva aperto la porta e poi era salito al piano di sopra, lasciando ai duo ospiti il compito di stargli dietro. Lui e il capo della polizia osservarono straniti il passaggio di Noël, la sua calma e quella di David contrastavano in maniera surreale con il caos generato dalla scimmia fuori da quelle quattro mura.
“Signor Maier, lei deve ascoltarmi,” esclamò il sindaco, aggirandosi come un'ombra dietro al tedesco che vagava da una stanza all'altra senza sosta. “Qui siamo di fronte ad una sciagura! Un disastro! Un cataclisma! Una vera e propria catastrofe, signor Maier! Abbiamo bisogno del suo aiuto.”
“La sto ascoltando,” annuì David, recuperando al volo un paio di libri sull'esoterismo dei primi del trecento che si erano accatastati sul pavimento del salotto. Non che sperasse di trovare qualcosa sulle scimmie giganti là dentro, ma almeno poteva rimetterli a posto e, già che c'era, dare una prima occhiata nella libreria e vedere cosa riusciva a scovare. “Ma come vede sono molto impegnato e devo uscire, perciò la prego di fare in fretta.”
“S-sì, certamente. Ma ecco, vede...” L'ometto premette nervosamente la punta delle dita insieme, saltellando da un piede all'altro come se fosse incapace di starsene fermo in un punto. Alle sue spalle, il capo della polizia se ne stava immobile, le mani dietro la schiena e lo sguardo arcigno. “Le è capitato, per caso, diciamo, di vedere il telegiornale stamattina?”
David spostò quattro libri per rimettere a posto quello che aveva in mano, e così facendo si rese conto che anche quei quattro erano stati finora nel posto sbagliato. Questo era il motivo per cui non metteva mai a posto, perché quando cominciava poi non ne vedeva la fine. “Sì, le solite cose. Il rincaro della benzina, l'aumento delle tasse, il caro vita...”
“E la scimmia, magari?” Azzardò umilmente il sindaco, con una nota più alta nella voce. “L'ha vista la scimmia?”
“Quella gigante?”
Mentre il sindaco si metteva ad annuire freneticamente, il capo della polizia perse la pazienza. “Veda di non farci perdere tempo, signor Maier. La situazione è critica e noi abbiamo bisogno del suo aiuto. Le faccio presente che se si ostina a fare ostruzionismo, avrà ben poco da ridere quando questa storia sarà finita.”
David sollevò lo sguardo e per abbondare anche il sopracciglio. “Mi sta minacciando?” Chiese. “Una scimmia gigante compare dal nulla nella vostra città, il suo corpo di polizia non sa che pesci prendere, l'esercito è del tutto inutile, e lei viene a minacciare me dopo aver dichiarato di volere il mio aiuto?”
“Le sto solo dicendo che non gradiamo essere presi in giro, specialmente quando la sua situazione corrente non è esattamente ben chiara.”
“La mia situazione corrente?”
Il capo della polizia allargò le braccia come ad indicare la casa mentre, al suo fianco, il sindaco si faceva estremamente più nervoso e blaterava mezze parole senza senso. “Questa situazione, signor Maier. Non è ancora ben chiaro quale sia la sua occupazione e il suo permesso di soggiorno non è mai completamente in regola per un motivo o per l'altro. E non faccia quella faccia, so benissimo chi è lei, sa?” Esclamò, agitando i dito e muovendo i baffoni neri, nell'enfasi del discorso. “Per non parlare del ragazzino che vive con lei. Gradirebbe dirci in che rapporti è lei con il minore?”
“Il minore è il suo assistente personale, nonché apprendista,” intervenne Noël, che si era finalmente vestito e sfoggiava un paio di jeans talmente aderenti da far venir voglia a David di sotterrarsi nel ghiaccio e lì rimanere fino alla morte. Aspettò che il sindaco e il capo della polizia si voltassero verso di lui per sorridere. “Sono uno stagista, in pratica.”
David si coprì il viso con una mano e immaginò che non avrebbe mai visto la fine della scimmia gigante, giacché sarebbe stato estradato prima.
“A questo mi riferisco, signor Maier,” bofonchiò l'uomo, incrociando le braccia al petto. “Il suo assistente dorme in questa casa? E mi faccia capire, quante stanze da letto ci sono? Dove sono i suoi genitori?”
Il sindaco emise un suono inconsulto, spiccicando parole incomprensibili una dietro l'altra mentre saltellava agitatissimo. “Suvvia, suvvia Apollinaire, stiamo perdendo di vista il problema principale,” disse, non riuscendo a trattenere una risatina isterica che gli tirò la bocca in maniera pietosa. “La scimmia, ricordi?”
“La scimmia, certo,” sibilò il capo della polizia, che guarda David dritto negli occhi come se credesse che avrebbe subito fatto qualcosa di illegale non appena avesse distolto lo sguardo.
“Esattamente,” annuì il sindaco. “Sono certo che il signor Maier ha ottime spiegazioni per tutte le tue domande, ma adesso abbiamo questioni più urgenti da sottoporgli. Lei può aiutarci, non è vero, signor Maier? Lei si occupa spesso di queste faccende.”
“Non di scimmie giganti, ma forse posso fare qualcosa.”
“Ci vorrà del tempo, però,” li avvertì Noël, andando ad abbarbicarsi sul bracciolo del divano. “Dovremo fare delle ricerche, pensare a delle soluzioni, questi problemi non si risolvono con uno schiocco di dita. E nel frattempo, per quanto possibile, la bestia dev'essere tenuta a bada.”
“Ma certo, sì, ecco, io credo che si possa fare,” balbettò il sindaco, guardando pensieroso il pavimento, “Certo l'esercito gli spara da questa mattina senza successo, ma immagino che si possa organizzare qualcosa di modo che, non so, la si trattenga, ecco. Tu che dici, Apollinaire?”
“Possiamo tenerla a bada, ma non per molto. Vedete di sbrigarvi.”
“Ogni cosa ha il suo tempo, capitano,” gli fece presente David.
“Naturalmente, naturalmente!” Intervenne il cinguettio isterico del sindaco. “E se questa operazione dovesse riuscire, avrete senza dubbio la gratitudine mia e di tutta Parigi.”
Noël dondolò leggermente, sorridendo un po. “E a che cifra corrisponde, questa gratitudine?”
“Oh, beh, cifra, adesso...” Il sindaco tossicchiò, facendo il vago. “Vedremo, ecco, vedremo.”
David li accompagnò entrambi fuori dalla porta, spingendoli quasi affinché si levassero dalle scatole il più presto possibile. Il sindaco gli strappò di bocca la promessa che la soluzione sarebbe arrivata nel giro di qualche ora, quindi David gli chiuse la porta sul muso e tanti saluti. “A che cifra corrisponde la vostra gratitudine?” Chiese a Noël, facendogli il verso.
Il ragazzo si strinse nelle spalle. “Faccio il mio lavoro, io,” rispose. “Dovresti essere contento, penso al bene dell'azienda.”
“E a quella tavoletta grafica su cui stai sbavando da settimane.”
Noël non si scompose. “Non puoi biasimarmi se penso anche al bene della mia arte.”
David gli tirò un cuscino in faccia. “Forza, Donatello, diamoci da fare.”

*


“Mandalo di nuovo indietro, voglio rivedere una cosa.”
Noël sospirò e premette svogliatamente il pulsante del telecomando per mandare indietro il DVD, mentre con la mano libera si sorreggeva la testa, come rischiasse di cadergli dal collo. Era seduto su quel divano da un'ora e mezzo e non ne poteva già più di guardare e riguardare le immagini del telegiornale del mattino che avevano registrato. “Guarda che non è una puntata di CSI, non posso ingrandire il riflesso che s'intravede negli specchietti di un'auto e farti trovare il colpevole,” borbottò.
“Cerco solo di venirne a capo.”
Noël stoppò e quindi premette il tasto play. L'enorme scimmia riprese a dondolarsi dal cavalcavia, con le enormi zampe tozze che si agitavano convulsamente e sfioravano le cime degli alberi, spettinandoli tutti. C'era una pioggia di rami e foglie che cadeva sulle macchine di passaggio durante tutto il movimento. La scimmia aveva la testa stranamente squadrata, con due orecchie rotonde proprio ai lati e un ghigno che David non poteva che definire ironico. Non sembrava cattiva, in realtà, a parte quando l'esercito le sparava contro. In quel caso, si metteva ad urlare e a battersi il petto, lanciando contro i carri armati e i minuscoli soldatini qualunque cosa le capitasse a tiro. Emblematico era il momento in cui sollevava un camion da trasporto e lo scaraventava alla cieca davanti a sé, schiacciando una lunga fila di macchine parcheggiate. Dopo un po' di volte che riguardavano la scena, sembrava proprio che stesse giocando a bowling.
“Sembra una scimmia assolutamente normale,” commentò David, che sedeva per terra e guardava il televisore da molto vicino, come potesse scorgere più particolari che non dall'altra parte della stanza. “Non ha nessuna caratteristica strana.”
“No, a parte il fatto che è alta venti metri,” concordò Noël.
“Intendo dire che non ha simboli strani sul corpo, o magari una forma strana. Sembra quasi che sia stata ingigantita, mi spiego?”
Noël si raddrizzò, capendo dove voleva andare a parare. “Intendi, come una scimmia geneticamente modificata o roba simile?”
“Esattamente.”
Noël ci pensò su qualche secondo, osservando le immagini che continuavano a scorrere sullo schermo. Dopo un po' avevano dovuto mettere il muto perché il continuo gridare della scimmia, il rumore dei clacson e della speaker che spiegava cose avvenute ore fa cominciava a dar loro sui nervi. Di certo c'era che la scimmia extra large si comportava come qualunque altra scimmia ed era anche altrettanto giocosa. Se si escludevano gli atti violenti scatenati dagli attacchi della polizia e dell'esercito – per i quali Noël era anche portato a darle ragione – non si era aggirata per la città con la palese intenzione di distruggerla. I palazzi rasi al suolo e i monumenti danneggiati erano stati le non volute conseguenze di una qualche specie di gioco. “Non lo so,” ragionò. “A parte che questo esulerebbe alla grande dalle nostre competenze, come mi spieghi allora quell'aurea violacea che le compare intorno quando si arrabbia davvero? Quella sembra magica. Quante probabilità ci sono che sia una scimmia geneticamente modificata e anche magica?”
“Non lo so. E' che non so più dove sbattere la testa. Non ho trovato un solo riferimento a delle scimmie giganti. Tu che mi dici, invece?”
Noël scosse la testa, sparpagliando le decine di libri aperti che aveva accanto a sé. “Niente nemmeno qui. Nel corso della storia si fa riferimento ad ogni tipo di animale magico e le scimmie hanno importanza in diverse culture – pensa ad esempio allo zodiaco cinese – ma da nessuna parte è scritto che ce n'è una fuori misura.”
Furono le sue stesse parole a condurlo sulla strada giusta, anche se in un primo momento più che un'intuizione fu la chiara sensazione di aver appena detto una stronzata. Mentre David tornava a revisionare per l'ennesima volta i filmati registrati nella speranza di un'epifania improvvisa, Noël si fece spazio fra tutti i volumi che aveva già consultato e, non trovando quello che cercava, si alzò con uno scatto dal divano, gettando a terra quello che aveva tenuto in grembo fino al momento prima. David lo vide frugare nervosamente nella libreria fino a trovare un libro in alto, nell'ultimo scaffale dove tenevano i volumi sulle teorie complottiste, la fine del mondo e, in generale, tutta quella serie di fenomeni senza riscontri di alcun tipo e senza nessun fondamento, che sembravano fesserie perfino a gente come loro che aveva visto cadaveri camminare e altre amenità varie.
“Che cosa stai cercando?”
Noël sfogliò velocemente il volume che aveva in mano. “Siamo nel 2012, David,” sbottò, scuotendo la testa. “Come abbiamo fatto a non arrivarci prima?”
“Arrivare a cosa? Possiamo saltare la parte in cui tenti di farmi arrivare da solo ad una qualche conclusione e me lo dici tu, per favore? Sono già stanco e in questo momento dovrei essere altrove.”
“La fine del mondo, David.” Noël gli si avvicinò con il libro aperto e glielo passò, indicando una pagina ben precisa, dove campeggiava un disegno quadrato dal quale, forze strizzandogli gli occhi e con un po' di immaginazione, si poteva ricavare una scimmia. “Lo zodiaco Maya, altro che quello cinese.”
“Batz Kimil?” Esclamò David. “Tu pensi che quello scimpanzé ipertrofico sia il primo messaggero della fine del mondo?”
Noël si strinse nelle spalle. “Perché no? Siamo a gennaio, che è il suo mese. E quella è una scimmia. E perfino più squadrata del normale! Guarda qua.” Si riprese il libro e appoggiò la pagina con il disegno allo schermo. “Si somigliano, no?”
“Ma, ma, ma...” David era confuso. “Questo significherebbe avvalorare la tesi che il mondo sta andando davvero verso la fine.”
“Oppure potrebbe avvalorare solo la tesi che c'è una scimmia enorme con un nome impronunciabile,” replicò Noël. “Insomma, non mi sembra il momento di mettersi qui a discutere della veridicità o meno di teorie apocalittiche in cui non hai mai creduto perché erano oggettivamente idiote. Non farti venire crisi della fede, concentrati. C'è una scimmia. E' Batz Kimil. Eliminiamola.”
“Sì e come? Quello non è mica un personaggio, un Dio o che so io. E' un segno zodiacale,” esclamò David che era, se possibile, ancora più scoraggiato, ora. “E' come avere davanti la Vergine e chiedersi come sconfiggerla!”
Noël si lasciò cadere seduto per terra a gambe incrociate e si mise a sfogliare il libro in cerca di suggerimenti. “Beh, almeno in quel caso sapremmo come farla smettere di essere tale.”
“Noël!”

*


Per risolvere la questione si erano spostati al piano di sotto, in ufficio.
Non tanto perché credevano di trovarvi informazioni che già non avessero, quanto più perché pensavano che un cambio di ambiente, seppur minimo, potesse in qualche modo aiutarli a dare nuova linfa al cervello. Non aveva funzionato granché. Sullo zodiaco non c'era molto da dire, ce n'era meno ancora sulla fine del mondo che poteva o non poteva essere basata su una diversa concezione di “fine” e anche di “mondo”. Per non parlare del fatto che il calendario poteva essere calcolato in maniera diversa e che quindi c'era la possibilità che quello fosse pure l'anno sbagliato. Nemmeno la rete era stata d'aiuto. In giro si trovavano soltanto siti di schizzati paranoici e pronti al suicidio o interminabili enciclopedie improvvisate sui tredici segni dello zodiaco. Niente che potesse servire a mettere a nanna la scimmia.
Erano ormai sul punto di gettare la spugna, chiamare il sindaco ed avvertirlo che facesse costruire una bella gabbia gigante e si preparasse all'idea di avere un enorme gorilla in mezzo alla città, una sorta di succursale monotematica dello zoo. Oppure, in alternativa, che organizzasse l'evacuazione della città.
Erano entrambi seduti sul divano, intenti a fissare la raffigurazione di Batz Kimil come un'immaginetta votiva, quando suonò la campanella della porta e Miranda entrò volteggiando, nel turbinare della sua mantella di lana rossa e con indosso un cappello con le orecchie da volpe.
“Ah! Buongiorno! Come stanno i miei due uomini preferiti?” Cinguettò, lasciando a terra le due sporte colorate che aveva con sé per abbracciare il fratello minore e lasciargli un bacio sulla testa.
Noël strizzò gli occhi e sorrise. “Ehi, pensavo che fossi fuori città.”
“Sono tornata ieri sera,” annuì la ragazza, togliendosi la mantella e appendendola all'attaccapanni. “David, che faccia stanca. Dovresti davvero cominciare a pensare di usare quella crema che ti ho dato.”
“Puzza di morto e non si toglie nemmeno con l'acetone,” protestò lui, senza alzare lo sguardo dal libro e riprendendo a sfogliarlo di nuovo. “Ma grazie per il pensiero.”
Miranda non se la prese, d'altronde raramente ascoltava le risposte a frasi che non si rendeva conto di dire. Le parole le uscivano di bocca come un fiume in piena. Non è che dicesse fesserie, solo che la bocca funzionava più velocemente del cervello e spesso non riusciva a processare per intero la quantità di informazioni che poteva sparare. “Avete sentito di quella scimmia gigante?”
“Tu che ne dici?” Noël sollevò il libro, agitandoglielo sotto al naso.
Lei gli si sedette accanto e tirò su le gambe, incrociandole. “Qualcuno vi ha già contattato per occuparvene?”
“Più o meno chiunque potesse farlo: il sindaco, la polizia, l'esercito...”
“Sapete cos'ho pensato non appena l'ho vista? A Batz Kimil, la scimmia dell'oroscopo Maya,” Miranda rise, affondando la mano in una delle sue borse e recuperando una busta di carta piena di biscotti che offrì ai due uomini accanto a lei. Entrambi ne presero uno, ma la guardarono sconvolti. “Che c'è? Che ho detto?”
Noël scosse la testa. “Niente. E' solo che noi ci abbiamo messo due ore ad arrivare alla stessa conclusione.”
“E pensate che sia quella giusta?”
David si strinse nelle spalle. “Per quanto possa sembrare assurdo, è quella più plausibile. Il punto è che saperlo non ci serve a molto. Come ci si libera di un segno dello zodiaco?”
Miranda ci pensò su qualche istante, tenendosi la testa tra le mani e muovendo incessantemente la bocca a destra e a sinistra. “Dipende da se volete ucciderla o no,” decretò alla fine. E poi si accigliò. “Ma voi non volete ucciderla, no?”
A quel punto David immaginò che no, non volessero ucciderla. Miranda poteva essere una vera spina nel fianco quando ci si metteva con la storia dei diritti degli animali. Specie se gli animali in questione erano scimmie giganti che volevano distruggere Parigi. “No, certo che no. Non sia mai,” borbottò. “Qualche idea?”
“Una creatura del genere non può appartenere a questo piano di esistenza. Che sia divina, magica, infernale, quello che è, di sicuro non è qui che dovrebbe essere. Quindi vi basterà esiliarla. Un cerchio di bando dovrebbe bastare. Posso insegnarvi a farlo.”
“E come pensi di attirarcela dentro?” Chiese David, determinato a fare l'avvocato del diavolo per prevenire qualunque imprevisto ma, in fondo, intrigato dall'idea.
Miranda sorrise. “Datele quello che le piace di più.”
Noël fece una smorfia. “Banane?”
“No, scemo. E' un segno dello zodiaco, devi ragionare per affinità,” disse lei, indicando il libro. “Qual è il segno con cui Batz Kimil va più d'accordo?”
Noël cercò velocemente l'informazione sulla pagina. “Qua dice il cervo.”
“E allora cervo sia,” approvò Miranda. “Ce ne sono di bellissimi allo zoo di Parigi.”
David si alzò dal divano, già scuotendo la testa. “No, aspetta. Fammi capire. Tu vorresti che io utilizzassi dei cervi per far muovere una scimmia gigante in modo che finisca in un cerchio di bando che, correggimi se sbaglio, dovrebbe avere almeno 50 metri di diametro?”
Miranda gli sorrise pacificamente, con l'espressione di una che non vede niente di male in ciò che le è appena stato detto. “Esattamente.”
“Mira, ma fai sul serio?” Commentò Noël, sconvolto. Sua sorella lo aveva abituato ad interessanti esempi di follia al limite della malattia mentale, ma questo superava qualsiasi situazione precedente.
“Perché no? Potrebbe funzionare,” insistette Miranda. “Insomma, non vedo perché no.”
“In alternativa, potremmo farti indossare un abito in stile anni '20 e appenderti alla torre Eiffel per vedere se viene a prenderti.”
Miranda gli tirò uno scappellotto, al quale Noël reagì con un lamento esagerato. “Non essere sciocco, quello succede solo nei film.”
“Ah, perché invece le scimmie giganti sono perfettamente normali,” protestò lui, massaggiandosi la testa.
David aveva iniziato a scuotere leggermente la testa cinque minuti prima e non aveva ancora smesso, per niente convinto. “Non lo so, Mira. Sembra veramente assurdo. Insomma, cosa c'entrano i cervi? E poi dovremmo trovarne uno della sua misura, il che converrai è una cosa un po' impossibile.”
“No, sei tu ad essere impossibile. Non ha importanza quanto sia grande il cervo, è quello che rappresenta che conta. E' questo il problema di voi cacciatori del paranormale,” disse lei facendo le virgolette con le dita. “Non sapete ragionare per simbologie. Il cervo sarebbe un segno, un simbolo, la rappresentazione di un concetto. In questo caso rappresenta tutto ciò che piace a Batz Kimil e che lo rende abbastanza di buonumore da finire nel nostro cerchio.”
“Quindi, in sostanza, potrebbe andar bene anche un cervo di peluche,” commentò Noël.
Miranda ondeggiò la testa a destra e a sinistra. “In teoria sì, ma visto che si parla di una scimmia di venti metri, forse è meglio darle qualcosa che faccia rumore e attiri l'attenzione, tu che dici?”
David sospirò mentre, come al solito, la sua giornata scivolava lentamente nella follia. D'accordo, il suo lavoro non era esattamente dei più normali e se lui si fosse limitato, per dire, a fare fotografie ai matrimoni come faceva un tempo, nessun sindaco pingue ed esagitato sarebbe venuto a bussare alla sua porta per chiedergli di liberare Parigi da un primate fuori misura. Ma era troppo chiedere all'Universo che, per una volta, una soltanto, gli mandassero un caso paranormale che rientrasse nei limiti della decenza? Dov'erano finite le case infestate da semplici fantasmi con affari in sospeso? O i cari vecchi casi di possessione? Gli sarebbe piaciuto, ogni tanto, passare un sano pomeriggio a battibeccare col prete della parrocchia sul miglior modo di esorcizzare un ragazzino con le convulsioni. Non gli sembrava di pretendere troppo quando desiderava indagare incubi normali e non i risultati allucinati di una qualche entità superiore palesemente sotto acido. “Non abbiamo alternative, immagino,” ammise con una punta di disperazione, mentre recuperava la borsa da lavoro e il cappotto. “Noël, chiama il sindaco e recupera i cervi. Io e Miranda ci occuperemo del cerchio.”

*


Recupera i cervi.
Aldilà dell'idiozia dell'ordine, non è che fosse un'impresa facile. Soprattutto perché il sindaco, vedendolo arrivare, si aspettava che avesse già risolto tutto quanto – anche se avrebbe dovuto sapere che così non era dal momento che dalla finestra del suo ufficio, per l'appunto, si vedeva l'enorme sedere della scimmia e la coda passava lì davanti ogni volta che la bestia decideva di agitarla.
Comunque sia, prima di arrivare al sindaco, Noël aveva dovuto passare un custode alla porta del palazzo, la segretaria e infine l'assistente personale, il quale non faceva niente per nascondere in che squadra giocasse e gli aveva fatto venire il mal di mare a furia di ondeggiare i fianchi.
Il sindaco era in uno stato di disperazione tale che le tende del suo ufficio erano tutte tirate e le luci spente, e lui era semi-disteso su una poltrona, con una pezza bagnata sulla fronte e le mani intorno ad una tazza di tè caldo al gelsomino.
“Chiudi la porta, ragazzo, chiudi la porta,” gli disse, non appena fu entrato.
Noël si guardò intorno, cercando di distinguere la sagoma rotonda dell'uomo nel buio. “Va tutto bene?”
“Bene?” Il sindaco scoppiò in una risatina nervosa e rassegnata che si concluse con un lamento doloroso, come se avesse deciso di concedersi il lusso di trovare divertente qualcosa e poi se ne fosse pentito. “Niente va bene, mio caro. La città è persa e io con lei.”
Noël sollevò un sopracciglio. “Ora non le sembra di esagerare?”
“Cos'altro dovrei pensare con una scimmia gigante nel centro di Parigi?”
Noël lasciò andare la borsa su una delle due sedie di fronte alla scrivania e si sedette sull'altra, sospirando. “Tanto per cominciare non è in centro. Anzi, al momento è seduta a Parc de la Villette, il che la pone ben lontana dal centro. E poi non è ancora morto nessuno.”
“Ma potrebbe!” Saltò su il sindaco, agitando le corte gambe in aria prima di tornare a poggiarle sul pavimento. “Potrebbe! Quella bestiaccia potrebbe decidere di smettere di mangiare eucalipto e cominciare a sterminare gli inermi cittadini di Parigi!”
“Tralasciando il fatto che sono i koala e non le scimmie a mangiare eucalipto e che questo la dice lunga sull'istruzione in questa città, le sembra una buona soluzione starsene qui al buio ad aspettare che accada?”
Il sindaco si lamentò nuovamente, cominciando a bisbigliare parole a caso. “Che cosa posso fare io? Sono un sindaco! Io mi occupo del traffico! Della cultura nella nostra bella città!”
“Delle tasse, magari sarebbe utile,” bofonchiò Noël, alzando gli occhi al cielo. “Ci pensi dopo che avremo risolto il problema della scimmia.”
“Non c'è nessun dopo, ragazzo mio. Siamo tutti condannati! Io sono condannato!” Si sollevò in piedi per cominciare a girare come una trottola. “Tu non ti rendi conto dei danni che quell'animale ha provocato! La torre! Oh mio Dio la torre è irrimediabilmente rovinata.”
Si fermò a sbirciare da dietro la tenda nera e nel vedere la torre vagamente piegata a banana, il cuore gli mancò un battito e gli strappò di bocca un altro lamento.
“Se ha finito di piangere miseria, io avrei una soluzione da proporle,” disse alla fine Noël. La diplomazia non era il suo forte, soprattutto di fronte all'uomo che doveva governare la città e invece passava la sua giornata a piagnucolare.
Il sindaco si voltò, saltellando sul posto. “Oh, davvero? Sentiamo! Sentiamo!” Batté le mani impaziente.
Noël sospirò. “So che non mi crederà in qualunque modo io gliela metta, perciò le farò una versione abbreviata così perdiamo meno tempo. Lei cerchi solo di... “ si fermò a guardare l'ometto che era di certo molto speranzoso ma non dava l'idea di essere pronto a capire alcunché. “Facciamo solo che lei cerca di seguirmi e tiene bene a mente che voglio solo aiutarla, d'accordo?”
Il sindaco annuì di gran foga, non facendo niente per apparire più sveglio.
“Allora, a quanto pare quella là fuori non è una scimmia normale, ma Batz Kimil. Ha presente lo zodiaco Maya? No? Immaginavo. Non importa. Lei sappia solo che i Maya contavano tredici segni zodiacali, uno dei quali, indovini un po'?, è una scimmia, proprio così. Ora, per motivi che sfuggono a me, a lei, ma anche alla logica razionale, questa scimmia è comparsa qui. Noi dobbiamo prendere questo animale, portarlo in un cerchio magico e puf! Farlo sparire. Mi segue fino a qui? Dica sì o no, mi faccia un cenno.”
Il sindaco se ne stava in piedi contro la finestra e lo guardava con due occhi tanto spaesati da fare quasi tenerezza. Annuì incerto.
“Bravo. Dunque, come facciamo a far spostare una scimmia di chissà quante tonnellate, possibilmente senza farle fare più danni di quanti non ne abbia già fatti? Semplice, la si attira. Per farle un esempio che le sarà più facile comprendere, ha presente quando noi diciamo che l'Ariete va d'accordo con il Leone ma non con la Vergine? Ecco, in questo caso è uguale. La Scimmia dell'oroscopo Maya va d'accordo con il Cervo. Ci servono dei cervi.”
Il sindaco rimase a fissarlo per molti secondi anche dopo che aveva smesso di parlare, poi dopo un po' cominciò a muovere lentamente la bocca ma non ne uscì alcun suono. Quando finalmente riuscì a dire qualcosa, erano già passati cinque minuti e Noël li aveva passati tutti a guardarsi le unghie in preda alla noia.
“C-cervi?”
“Cervi, sì. Lo zoo di Parigi ne ha sei esemplari e ci servono tutti,” specificò Noël alzandosi. “Ci servirà una gabbia anche e un mezzo per trasportarla. La scimmia la vede, la insegue e finisce nel cerchio. E' tutto molto semplice, se ci pensa.”
“No, no, no è tutto molto complicato invece,” si agitò subito il sindaco. “Non posso fare uscire i cervi dallo zoo. E' una questione di igiene e poi ci sono gli animalisti. Che diranno gli animalisti quando sapranno che abbiamo usato sei cervi per sfamare una scimmia gigante?”
Noël corrugò la fronte e si chiese se avesse improvvisamente iniziato a parlare cinese oppure l'uomo fosse davvero così stupido. “Le scimmie non mangiano i cervi, signor sindaco! E comunque non le ho mai detto che glieli daremo in pasto!” Sbottò. “Ci servono solo per attirarlo in un altro posto!”
“Ma tu non sai come sono gli animalisti! Si arrabbieranno se sfruttiamo gli animali!”
Noël si massaggiò l'attaccatura del naso e cercò di contare abbastanza a lungo da evitare di ricoprirlo di insulti. “Allora li distragga e dica loro che l'esercito sta cercando di abbattere la scimmia con le granate, vedrà che non penseranno più ai cervi e se la prenderanno con i carri armati,” bofonchiò. “Non possono certo combattere tutte le battaglie.”
“E se non si distraggono?”
Noël giurò che David l'avrebbe pagata cara. Lui non poteva discutere con i clienti. I clienti erano persone stupide. Questo era il suo lavoro. “Se non si distraggono, ci penseremo. Va bene?” Esclamò alla fine, esasperato. “Ora mi stia a sentire, se noi non riusciamo a mettere quei cervi in una gabbia e trascinare quell'enorme scimpanzé nel cerchio di bando, di questa città non rimarrà più niente. E allora gli animalisti saranno felici, certo perché probabilmente le gabbie degli zoo si apriranno e centinaia e centinaia di animali tenuti finora in cattività si riverseranno per le strade di Parigi, faranno il nido tra le campane di Notredame, prenderanno possesso del Sacro Cuore. Sarà come tornare agli albori del mondo, o come essere in un film dell'orrore post-apocalittico. Ma sa chi non sarà felice?”
Il sindaco scosse il testone rotondo, guardandolo con gli occhi sgranati e privi della luce dell'intelligenza.
“I governi degli altri paesi, signor sindaco,” rispose Noël. “E questo perché se noi non fermiamo Batz Kimil, lei non si fermerà da sola. E dopo aver mangiato tutti gli alberi di Parigi si sposterà. Sarà la volta di Berlino, Madrid, Milano, Roma. Una dopo l'altra le città del mondo cadranno sotto le enormi zampe di quella scimmia. Le vuole questo, signor sindaco? Vuole forse che il mondo sappia che è stata colpa sua? Perché lo sapranno tutti, non si illuda. Tutto il mondo punterà il dito verso di lei, il sindaco di Parigi che ha permesso la distruzione del mondo!”
Il sindaco guardò terrorizzato il dito che Noël gli puntava con enfasi in direzione del naso e deglutì. “No, non voglio questo. Oh cielo, sarebbe tremendo.”
“E allora sa quello che deve fare,” Noël annuì in maniera molto severa e drammatica.
Meno di mezz'ora dopo, i cervi furono caricati su una gabbia mobile.

*


“Com'è la situazione? Passo.” David si sentiva estremamente stupido a dover comunicare attraverso una radio militare quando possedeva un cellulare perfettamente funzionante che non lo costringeva ad usare parole poco familiari e a premere ogni volta bottoni che, puntualmente, sbagliava; ma il capo dell'esercito era stato irremovibile. Se voleva utilizzare i suoi uomini per disegnare il cerchio di bando, allora avrebbe utilizzato anche i suoi mezzi di comunicazione. David aveva acconsentito a malincuore e ora se ne stava lì, in mezzo ad una strada, ad osservare un intero plotone dipingere il suo quarto di cerchio per terra.
“Ci siamo quasi,” arrivò la voce squillante di Miranda. “Un po' mi dispiace. Alcuni di questi soldati sono davvero carini, dovrò raccogliere qualche numero di telefono. Passo.”
“Si vede che li hai tutti tu quelli belli, perché qua solo mostri. Il fascino della divisa non può fare miracoli, a quanto pare,” s'intromise la voce di Noël. “Passo.”
“Volete concentrarvi?” Sbottò David. “Vediamo di finire questo cerchio e tornarcene a casa. In quanto a te, signorino, facciamo i conti dopo. Piuttosto, dove sono i cervi? Passo.”
Ci fu uno sfrigolare di energia statica e la voce di Noël andò e venne per qualche istante prima di assestarsi. “Stanno arrivando, la scimmia li sta seguendo. Non le senti le scosse di terremoto? Sta correndo. Comunque comincio a sentirvi male. Passo.”
“Significa che il cerchio sta per chiudersi,” spiegò Mira. “L'energia che si sta raggruppando al suo interno è così potente che ho la pelle d'oca. Se tutto va come speriamo, non ci vorrà molto a rispedire Batz Kimil da dove è venuta. Passo.”
David si appoggiò con una mano al muro dietro di lui mentre i passi pesanti del bestione facevano tremare la strada sotto ai suoi piedi. Se alzava appena lo sguardo, oltre i palazzi poteva già vederlo avvicinarsi. “Non appena è in posizione, Mira.”
L'autista del camion incaricato di portare la gabbia piena di cervi non era stato inizialmente d'accordo a prendersi sulle spalle quella missione potenzialmente suicida. Poi il sindaco aveva messo l'autografo su un assegno in bianco e lui si era improvvisamente riscoperto un grande eroe. Era salito sul suo camion ed era partito a tutta velocità, facendo due o tre volte il giro intorno a Batz Kimil, ancora seduto e sonnacchioso al parco, per fargli notare la gabbia.
Batz Kimil ci aveva messo un po', forse reso lento dal sonno, ma quando si era reso conto che nell'enorme gabbia che continuava a sfrecciargli davanti c'erano dei cervi, si era subito alzato e si era messo a correre. Alcune automobili c'erano andate di mezzo e anche un paio di alberi che, per la foga, il bestione aveva preferito sradicare piuttosto che evitare, ma tutto sommato l'operazione era stata priva di danni.
Dopodiché, l'autista aveva imboccato un viale, tempestivamente liberato dalla polizia e aveva dato gas perché la scimmia, desiderosa di raggiungere i cervi, lo stava quasi raggiungendo.
Il camion entrò sgommando nel cerchio. Il rimorchio ondeggiò pericolosamente sulla metà delle ruote per qualche istante ma poi si riassestò, mentre l'autista si gettava fuori dall'abitacolo e correva più forte che poteva per raggiungere il perimetro del cerchio. Due soldati lo presero al volo, portandolo in salvo.
Miranda si era fatta portare in cima al palazzo più alto nelle vicinanze, in modo da poter vedere con chiarezza quando la scimmia fosse entrata nel cerchio. Se ne stava pacificamente seduta per terra, senza le scarpe, come se fosse lì per prendere il sole e sembrava non avere un solo problema al mondo.
Quando l'enorme zampa di Batz Kimil entrò nel cerchio, lei schioccò le dita e il cerchio brillò di una luce argentata. Miranda si sollevò in piedi lentamente, le braccia davanti a sé con i palmi rivolti verso l'alto, la gonna e i capelli scossi da un vento violento che non dipendeva soltanto dall'altezza a cui si trovava. Iniziò a cantilenare in francese, chiedendo rispettosamente alle forze in gioco di ascoltarla e di prendersi cura della creatura che era nel cerchio, poiché era lontana da casa e desiderava tornarci.
Il cerchio brillò ancora, stavolta di verde e da esso si innalzò un cono di luce che avvolse Batz Kimil. La scimmia non sembrò accorgersene. Abbracciava felice la gabbia, nonostante i cervi all'interno non ricambiassero il suo amore per loro.
Mira aprì le braccia e una striscia di luce si aprì in cielo seguendo il movimento. Mira ringraziò tre volte e quindi portò le mani nella posizione iniziale. La breccia nel cielo si chiuse con le sue braccia, e il cono sparì. Di Batz Kimil non c'era più traccia.
Ma neanche della gabbia con i cervi.
Ovunque avessero spedito la scimmia, adesso c'erano sei cervi in più. Tra gli applausi generali e le grida di giubilo dei soldati e della gente che si era fermata a guardare nonostante i divieti, l'urlo del sindaco si alzò straziante, sconvolto e pieno di lacrime. Non era previsto che i cervi sparissero. I cervi dovevano restare. Gli avevano assicurato che i cervi sarebbero rimasti. Oh buon Dio, altri danni che andavano ad aggiungersi a questo cataclisma! David si ritrovò a passargli un braccio intorno alle spalle nel tentativo di consolarlo mentre l'uomo, privo di qualsiasi dignità, gli infradiciava la camicia con la sua disperazione.
Noël alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, lavandosene le mani.

*


Due giorni dopo, Noël trovò David che borbottava smistando la posta del mattino.
“Che succede?” Chiese, entrando in cucina e recuperando un biscotto dalla biscottiera. Non importava quanto avesse mangiato per colazione, c'era sempre posto per un biscotto.
“Indovina un po',” esclamò “per ringraziarci del nostro aiuto, il sindaco ha deciso di farci avere un compenso.”
Noël sollevò un sopracciglio. “Ma va? E dire che avevo pensato male di lui.”
“Facevi bene. A quanto pare si è visto costretto, e qui cito: suo malgrado e a malincuore ma, come sa signor Maier, la nostra bella città richiede dei sacrifici, a detrarre dal nostro compenso il costo dei cervi. Il risultato è questo.”
David gli tirò qualcosa e Noël la prese al volo, rigirandosela poi tra le dita. “Due euro?”
“E' tutto quello che resta,” specificò David. “Ma il sindaco sostiene che siamo indubbiamente già soddisfatti di aver salvato la città.”
Noël si arrampicò su una sedia, sdraiandosi per metà sul tavolo per sfogliare i volantini pubblicitari che David metteva da parte. “Certo, perché noi ci nutriamo di buoni sentimenti e spirito cittadino. Potremmo fargli causa, secondo te?”
David sospirò. “Temo di no. E con la fortuna che abbiamo, finiremmo per essere accusati di avercela portata noi quella scimmia a Parigi, con un'invocazione.”
“In quel caso noi daremo la colpa a Miranda. E' semplice, è lei la strega.”
“Accuseresti tua sorella di stregoneria?”
Noël sollevò entrambe le mani e scosse la testa. “Ah, io non c'entro. Sono stato adottato, ricordi?”
David si mise a ridere e lo colpì sul naso con la lettera del sindaco. “Sei impossibile.”
“Ma bellissimo, il che mi giustifica sempre,” lo liquidò il ragazzino. “Piuttosto, dovremo aspettarci anche gli altri dodici segni? Tipo, invasione o roba simile?”
David sgranò gli occhi, come se fino a quel momento non ci avesse pensato. “Qual è il prossimo segno?”
“Il falcone.”
Il tedesco rimase in silenzio qualche istante, immaginandosi scene apocalittiche di una città appena ricostruita che veniva rasa al suolo dagli artigli di un enorme rapace gigante. Il sindaco di nuovo in lacrime. Loro costretti a lavorare per la gloria. Il film nella sua testa si interruppe bruscamente con lo stridio di un disco rotto a fare da sottofondo. “Vacanza?”
Noël annuì. “Vacanza.”
  1. Ok, since I really, really hate writing twice the same thing, now you’ll have an English comment, just to change something.

    Looovely story, cleverly written. I loved the idea of the kindred sign to pull the villain (?) in the magic circle. And yes, I couldn’t withstand the kill of such a lovely monkey *___*
    So I definitevely support Mira, that is going to be my favourite char. I mean, she so cute, and living in her world, I adore her. And the part when she remarks the soldiers with Nou made me laugh a lot :).

    And Dave stirs me to pity, poor guy. I know taht it’s all his fault, his way to spoil Nou, but, sorrounded by Nou and Mira, has lost any sparkle of epicity. What he has to withstand, poor guy, I want to kindle him. Love when he is jelous *_*

    I have laughed a lot when Nou was at the major’s office. Speaking with idiots is definitely not his cup of tea XD But I laughed a lot even at the breakfast scene, for a very different reason. You know why: the Anne Rice in you. You missed to tell us just the color of that spot in the west wall XD BTW, I am happy you menaged to show that he may be spoiled (shame on Dave) but is definitely not stupid.

    So, may I hope that some other stories will come, since the Maya zodiac is so long :)?

    Kisses,

    Yul (twice)

    Yulin
    25/01/2012 00:38

  2. Quoto appieno: povero Dave XD
    la storia é fantastica (l’ho adorata dal primo momento che ho letto “scimmia gigante” *_* ) poi mi mancavano Noël con la sua routine mattutina, Dave che ormai é rassegnato alle stranezze che il “destino” gli riserva (roba da far invidia ai Winchester..) e anche Miranda :)
    Sequel? Daaaaaaaaaaaaaaaaaiiiiiii….. *_*
    Ps. ma i cervi?

    Leah
    05/03/2012 22:22

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