Personaggi: Bushido, Bill, La crew
Genere: Romantico
Avvisi: Slash, Fluff
Rating: PG 13
Note: Questa è una happy!Fic per Liz. Siccome si lamentava che Bushido e Bill non sono mai veramente felici perchè in ogni storia finiscono male e/o Bushido è stronzo e/o fato li coglie, eccone qua una in cui sono giuoiuosamente felici. Insieme.
Mi rendo conto che tendenzialmente:
a - sono quattro pagine di miele che cola sulla melassa spolverata di zucchero.
b - che non è questa gran meraviglia.
Ma volevo tirare su di morale la Liz e in ogni caso l'ho finita in un giorno (che per me è un gran miracolo). Quindi, criticate pure ma abbiate anche pietà.
Sono un essere umano anche io, a volte. E poi Bushido non muore.

Riassunto: "Dove sei?" "Sono qui."
CALLING ME, CALLING YOU


"Atze, ti squilla il telefono."

In effetti il telefono non sta semplicemente squillando, sta vibrando ed emette suoni estremamente stupidi. Bushido non ricorda di aver mai installato quella suoneria sul suo cellulare. Ne consegue che dev'essere stato Bill e, siccome Bill è egocentrico, dev'essere la suonera che ha messo per se stesso. Difatti il nome che compare sul display con un cuore accanto è il suo. E Bushido pensa che dovrà rinominare il contatto prima che uno qualsiasi dei suoi ragazzi lo veda o nemmeno l'aura da gran leader di cui si circonda lo proteggerà dalle prese per il culo che fioccheranno come banconote da dieci euro negli slip di una ballerina di lap dance.

"Ciao Principessa," esordisce, con un mezzo ghigno alla sua crew.

"Non chiamarmi così solo per farti bello con i tuoi amici," Lo ammonisce Bill, ridendo. Gli amici di Bushido, in realtà, sono anche i suoi. E' bastato che portasse la birra la prima sera che li ha conosciuti. Pensava di doversi imporre, di dover combattere, trovarsi un posto, quelle stronzate lì - come diceva Tom - e invece è bastato pagare da bere a tutti.

"E come dovrei chiamarti?"

"Prova con Bill," ride il moro.

"Nah, troppo banale," Bushido scuote la testa e si alza. Mentre si allontana gli altri ridono e sente Chakuza che lo prende in giro. "Tutti ti chiamano così."

"Non con la tua voce."

Bushido sorride. "Allora dimmi ... Bill," e quel nome glielo lascia scivolare attraverso la cornetta, in modo che goccioli dall'altra parte. E' bravo a farlo: la maggior parte del sesso fra di loro avviene con una cornetta in mano. "A cosa devo la chiamata?"

"Sai che giorno è oggi?"

"Come potrei dimenticarlo. Un anno fa ero ancora libero," risponde.

"Pensavo fossi un uomo che non ricorda gli anniversari," Bill ride nella cornetta. Ed è un suono allegro che ti lascia una bella sensazione addosso.

"Tu non hai fiducia in me."

"Dovrei?" Chiede il moro.

"No."

Sì, ovviamente. E ce l'ha. "Immagino che questi siano i problemi di aver dato il mio cuore ad un uomo del ghetto," sospira Bill, sognante. Poi ride ancora. "Ti manco?"

"Vediamo: ho un letto a due piazze, il dentifricio spremuto dal fondo e non ci sono tracce di fondotinta sulle mie federe da trecento euro. Tu cosa ne dici?"

"Stronzo."

"Mi manchi," pronuncia in un sussurro.

Bill si raggomitola tutto e sorride in maniera frivola. A lui piace essere frivolo e a Bushido piace che lui sia frivolo. Quindi va tutto bene. Bushido è l'unica persona che non abbia mai aperto bocca sul suo lato femminile estremamente palese. Bushido dice che se il suo cuore ha scelto Bill, tra tutte le persone che gli siano mai passate tra le mani, un motivo deve esserci; ma che non è necessario sapere quale sia.

Loro per quel motivo che nemmeno sanno quale sia si sono amati un sacco di volte.

"Se tornassi a casa oggi, cosa faresti?"

"Sei in America," gli fa notare Bushido.

"Ma se fossi qui?" Incalza Bill.

"Faremmo l'amore," risponde Bushido, che il sesso ha imparato a lasciarlo fuori dai discorsi che fa con Bill perché con Bill non è mai sesso. E' un esperienza un po' più complessa, che comprende un sacco di cose: non solo loro, ma quello che sono. Quello che li circonda e quello che significa veramente stare tra le gambe di Bill. Questo Bushido lo ha scoperto la prima volta, quando si è ritrovato un ragazzino sonnolento tra le braccia, un ragazzino che lo ha baciato sul naso e gli ha detto 'Grazie', come se lui gli avesse regalato qualcosa.

E poi ha capito che era il cuore.

E lui il cuore non lo aveva mai dato a nessuno. Così ha smesso di fare sesso per iniziare a fare l'amore, ed é stato una scelta saggia. Perché l'amore é molto meglio del sesso. Se ne fa persino di più

"Allora forse dovresti cominciare a mandare via i ragazzi," dice Bill in un soffio nella cornetta.

"Dove sei?"

"Dove mi vuoi?"

Bushido si guarda intorno. E' nel corridoio e sente ancora gli altri parlare e ridere sguaiati nell'altra stanza. Un brivido caldo gli percorre la schiena, è il brivido di quando sente la vicinanza di Bill anche quando non c'è. Basta la semplice voce, parole pronunciate in un certo modo. Anche se questa volta il brivido è più forte, è come se il retro della sua mente stesse cercando di dirgli qualcosa. "Se dipendesse da me, saresti qui."

"Magari dipende da te. Mandali via."

"Bill."

Ride di nuovo. "Andiamo, Anis, gioca con me."

Bushido resiste a tutto, tranne che a due cose. Una è Bill. L'altra è Bill che lo chiama per nome, chiedendogli di giocare. Quindi si alza in tutta fretta, irrompe in salotto ed esclama a gran voce di levarsi tutti dai coglioni. Un gruppo di occhioni rotondi lo guarda allibito, sotto un tripudio di visiere. "Andiamo, muoversi. Fuori di qui."

"Bravo," sospira Bill dalla cornetta.

"Hey Atze, ma che ti prende?" Chiede Saad, forse un po' confuso da questa reazione, forse anche un po' preoccupato. Un cugino ha dei doveri verso un altro cugino, anche se non c'è legame di sangue.

"Niente gli prende," ride Chakuza. "Ha solo bisogno della casa libera, vero?"

Chakuza gli regala un sorriso furbo, da ragazzino che ha messo le dita nel barattolo della marmellata. E' lo stesso sorriso di Bill quando lo trova a far qualcosa che non dovrebbe. Solo che poi Bill lo guarda da sotto quelle ciglia scure e a Bushido non importa più della marmellata, importa soltanto di lui.

Sono due ragazzini, comunque, Bill e Chakuza. Ecco perchè Chakuza capisce sempre tutto quanto al volo quando si tratta di Bill. Bushido sarebbe anche geloso se Bill non avesse uno spiccato senso estetico da dandy narcisista e Chakuza... beh, la natura lo ha dotato di simpatia. E basta.

La sua crew si dilegua, fra lamentele e borbottii. "In casa ci sono solo io," dice nel telefono.

"Ci sono anch'io," risponde Bill.

"Cosa?"

"Cerca, Anis," gli dice la voce morbida. "Vuoi un indizio?"

Bushido solleva entrambe le sopracciglia. "Direi di sì. Questa casa ha tre piani."

"Cerca quello in cui mi hai baciato la prima volta."

"Bill, eravamo in discoteca."

"Intendo un bacio vero. Quando hai sentito il mio sapore, Anis. E io ho sentito il tuo. Eravamo qui."

Bushido si sforza di ricordare. In discoteca ha sfiorato le sue labbra, ma è stato solo un istante. E' vero. Poi sono usciti, Bushido ha detto Ti va di bere qualcosa da me? Bill ha annuito, ha varcato la soglia e una volta chiusa la porta si sono baciati, così profondamente da stordirsi. "Era l'entrata. E tu eri fottutamente sexy con quei pantaloni di pelle," risponde euforico e si getta al piano di sotto.

L'entrata però è vuota. Ci sono solo gli stivali di Bill a terra.
"Bill?"

"Ricordi quando mi hai detto che mi amavi?"

"Lo faccio sempre," risponde lui.

"Io intendo una volta particolare. Quella che conta più di tutte."

Bushido ci pensa. E ricorda quando hanno detto ai loro amici che stavano insieme e Tom ha dato di matto. E David ha dato di matto, e tutti hanno detto a Bill che Bushido mentiva. Bill è corso a casa sua, sotto la pioggia e ha fatto le scale di corsa. Davanti alla vetrata che dà sul giardino si è fatto dire la verità. Ti amo, ti amo, ti amo.

"Ricordi?"

Bushido sale le scale. C'è una vetrata gigantesca, Bill si perde sempre a guardare la città. Davanti al vetro, però, Bill non c'è. Ci sono la maglietta e i suoi pantaloni. "Sento il tuo profumo," Bushido inspira. E' stato qui da poco. Molto poco.

Ancora quella risata. "Mi hai quasi visto. Sei veloce."

"Dove devo cercarti?"

"Dove mi hai preso la prima volta."

Cazzo. Gli indovinelli. Pensa, pensa Bushido. Ricordare l'anniversario è facile quando hai un palmare in tasca. Ma la prima volta? La prima fantastica volta in cui Bill si è sciolto tra le tue dita ed è stato tuo davvero. E di nessun altro. Ci sono così tante volte che si confondono, tutte ugualmente eccitanti, tutte ugualmente dolci come la prima.

E poi ricorda.

Bill e il suo corpo morbido sul tappeto del salotto. Il fuoco del camino che si riflette sulla sua pelle bianca come porcellana e il gemito sommesso che gli esce dalla gola mentre lo accarezza, mentre lo tocca. Bill gli si stringe addosso e gli mugola sul collo e si tende. Bill non ha mai avuto nessuno prima di lui, non avrà nessuno dopo di lui.
Bill è suo, come neanche suo fratello potrà mai averlo e Bushido lo ama per questo, come lo ama per tutto il resto. "Resta lì," ringhia al telefono. Non è un ringhio cattivo però, è deliziato.

E' pieno di desiderio.

"Non mi muovo," sussurra Bill.

Bushido si fa due rampe di scale praticamente di corsa, infila la porta del salotto come una furia e si guarda intorno senza trovarvi niente. Solo il camino spento e un milione di candele accese. "Dove sei?"

"Sono qui."

La voce è naturale. Bushido sente lo scatto del telefono e si volta. Bill è in piedi con addosso soltanto un lenzuolo nero come i suoi capelli. "Buon anniversario?" Mormora, chinando la testa di lato e poi lasciando andare la presa.

C'è un'altra cosa a cui Bushido non sa resistere.
Ed è il corpo di Bill, quando lo illuminano solo le candele.
Al corpo di Bill e basta.

"Buon anniversario."

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